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Dario Vismara
La difesa di Minnesota ha spento Jokic e i Nuggets
07 mag 2024
07 mag 2024
In gara-2 una delle prestazioni difensive più impressionanti degli ultimi anni.
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Dario Vismara
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IMAGO / ZUMA Wire
(foto) IMAGO / ZUMA Wire
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A un certo punto del secondo quarto, dopo l’ennesimo stop difensivo confezionato dai Minnesota Timberwolves, Reggie Miller non si è trattenuto: «Sembrano essere in sette in campo». Sembra una frase fatta, ma effettivamente quando i T’Wolves difendono come hanno fatto questa notte sul campo dei Denver Nuggets ti fanno pensare che sia inutile cercare di segnare contro di loro, tanto il risultato sarà un errore o una palla persa, e puoi solo sperare di raccattare qualcosa dalla spazzatura della partita per provare a cavartela.

Dopo aver già vinto in maniera per alcuni sorprendente gara-1 con un grande finale di partita targato Anthony Edwards, i T’Wolves potevano permettersi di approcciare con leggerezza gara-2, sia per il fattore campo già rubato ai campioni in carica sia per l’assenza dell’ultimo minuto di Rudy Gobert, chiamato ad assistere alla nascita del suo primo figlio. Senza quello che molto probabilmente vincerà il premio di Difensore dell’Anno, coach Chris Finch ha scelto Kyle Anderson nel quintetto base, mantenendo Karl-Anthony Towns in marcatura individuale su Nikola Jokic e chiedendo a “Slow-Mo” di giocare in aiuto ignorando quasi completamente Aaron Gordon, come fatto anche in gara-1 e nel corso della regular season.

Il risultato è che Gordon ha provato a punire questa scelta difensiva segnando 13 punti nel solo primo quarto (saranno 20 alla fine), ma ha completamente anestetizzato la circolazione di palla dei campioni in carica, che hanno avuto più palle perse nel primo tempo (9) che canestri dal campo che non fossero realizzati dal loro numero 50 (8 a fronte di 25 tiri sbagliati, tra cui 2/11 da tre punti). E in ogni caso, con Gordon in campo i Nuggets hanno avuto un rating offensivo di 73.4, talmente basso che si fa anche fatica a trovare un paragone per rendere l’idea. Mettiamola così: l’attacco dei derelitti Memphis Grizzlies, il peggiore di tutta la stagione, viaggiava a 107.7 quest’anno.

I Timberwolves senza Gobert sono riusciti in quello che prima di questi playoff sembrava impossibile: entrare nella testa di Jokic e mandarlo fuori giri. I Nuggets sono al loro meglio quando giocano col pilota automatico, quando con i loro set offensivi mandati a memoria riescono a creare quel vantaggio che poi Jokic riesce a capitalizzare in proprio o creando un tiro ad altissima percentuale per i suoi compagni. Nella partita di questa notte, e in particolare nel primo tempo, non c’è stato neanche un canestro che sia nato da un vantaggio tattico creato dall’attacco di Denver, tenuto a soli 80 punti realizzati. Per trovare un’altra partita nell’era Jokic da soli 80 punti bisogna tornare alla bolla di Orlando del 2020, ma in quella gara-7 contro gli Utah Jazz i Nuggets riuscirono a spuntarla complice un tiro dentro-e-fuori sulla sirena di Mike Conley. Per dirla in parole povere: da quando Jokic gioca in NBA, nessuno era riuscito a fare quello che hanno fatto i T’Wolves hanno fatto stanotte — per di più senza il loro teorico miglior difensore.

Un assaggio di quello che hanno fatto stanotte.

Il segreto della difesa di Minnesota è che, a differenza di quanto avveniva agli Utah Jazz, Gobert è la ciliegina e non la torta intera. Per anni abbiamo visto i Jazz dominare difensivamente in regular season grazie a un calcolo quasi matematico (io mi prendo più triple di te, tu tiri solo da due punti e sempre contestato), salvo schiantarsi ai playoff quando le squadre avversarie riuscivano a esporre la loro porosa difesa perimetrale e, di conseguenza, Gobert era costretto sia a proteggere il ferro che a lasciare un tiratore libero sul perimetro (qualcuno ha detto Terance Mann?). Questi T’Wolves, invece, hanno difensori di alto livello su tutti i cinque i ruoli, e anche quelli che teoricamente non lo sono (Towns) o non possono più esserlo (Conley) si dannano l’anima per non essere dei minus difensivi, resistendo quel tanto che basta per aspettare l’aiuto di un compagno e far scomparire ogni svantaggio.

In questa stagione i T’Wolves hanno concesso 107.8 punti su 100 possessi con Gobert in campo, ma nei minuti senza il centro francese hanno subito appena 111.3 punti, comunque un rendimento migliore rispetto alla seconda miglior difesa della lega, quella degli Orlando Magic (111.5). Questo non significa che senza Gobert possano vincere il titolo NBA, ma che la loro difesa è molto più versatile, completa e soprattutto connessa rispetto a quello che si pensa, e che con Gobert viene ulteriormente elevata a un livello superiore. A differenza delle altre squadre che si dannano l’anima per trovare anche solo due giocatori da poter opporre al pick and roll più pericoloso della NBA, i T’Wolves hanno il raro lusso di avere multiple opzioni da poter mandare sia contro Jamal Murray che contro Jokic.

Un’altra delle cose che i T’Wolves riescono a fare come nessun ’altro: togliere il pocket pass tra Murray e Jokic, uno degli inneschi chiave dell’attacco di Denver.

Le prestazioni di Jaden McDaniels (78.8 di rating difensivo, facendo andare Murray fuori di testa tanto da rischiare la squalifica per gara-3) e Nickeil Alexander-Walker (87.9) sul punto di attacco sono da tramandare ai posteri, e anche quando Edwards o Conley vengono chiamati in causa hanno abbastanza energie nel serbatoio — essendo impiegati su due attaccanti meno pericolosi come Kentavious Caldwell-Pope e Michael Porter Jr. — per poter difendere in maniera competente. Sotto canestro, poi, Towns ha i chili necessari per non farsi spostare dalle spallate di Jokic, di Gobert già sappiamo ma soprattutto Naz Reid ha disputato due partite fenomenali tanto in difesa quanto in attacco, tirando col 50% da tre (6/12) per punire le scelte conservative di Jokic che non vuole seguirlo a otto metri dal canestro.

Già dopo gara-1 veniva sottolineato come i lungi di Minnesota riescono a fare quello che sembrava impossibile: costringere Jokic a muoversi in maniera più affrettata, togliendolo dal suo ritmo naturale cadenzato.

I tempi in aiuto del giocatore in “marcatura” su Gordon, che sia Anderson, Towns o Reid, sono sempre perfetti: i Nuggets hanno segnato appena 16 dei 35 tiri tentati al ferro in gara-2 e 1/9 nel resto del pitturato, che è la zona di campo dove normalmente Jokic impone il suo dominio e dove Denver di conseguenza preferisce attaccare, visto che il tiro da tre punti è una risorsa poco esplorata dai campioni in carica — anche perché normalmente non ne hanno così bisogno contro il resto della lega. Per provare a rimettere in piedi questa serie, però, i Nuggets dovranno snaturare il proprio gioco: quello che funziona contro le altre 28 squadre non ha funzionato nelle prime due partite della serie, e se allarghiamo lo sguardo anche al primo turno contro i Los Angeles Lakers ci accorgiamo che questa squadra è andata sotto in doppia cifra in tutte le 7 gare di post-season finora affrontate. Contro i Lakers sono comunque riusciti a vincere in cinque partite, ma contro una squadra attrezzata, convinta e soprattutto preparata come questi T’Wolves non basta più.

I Nuggets dovranno probabilmente provare a essere più “cinici”, andando ad attaccare maggiormente l’unico punto debole della difesa di T’Wolves (le gambe lente del 36enneMike Conley, che però rimane comunque una mente superiore di pallacanestro) e aumentare il numero di tiri da tre punti dal palleggio, in particolare con Jamal Murray che non è nelle condizioni ideali per via di un problema a un polpaccio, ma è comunque in campo e quindi deve prendersi maggiori responsabilità, così come Jokic.

Già lo scorso anno i Nuggets erano usciti piuttosto scossi dalla serie del primo turno contro i Timberwolves, che con l’andare del tempo avevano trovato le misure agli avversari ma senza McDaniels e Reid si erano ritrovati un po’ a corto di talento per allungare la serie oltre le cinque partite che è durata. Ora questo lusso non c’è più, e i Nuggets devono trovare il proverbiale “cuore dei campioni” per rimettere in piedi una serie che dopo gara-2 è totalmente nelle mani dei loro agguerriti avversari.

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