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Fabio Barcellona

Analisi Mondiali: Germania – Portogallo

La partita tra due potenziali semifinaliste è durata 37 minuti, ma la Germania vinceva già…

 

L’ATTESA

A casa, di corsa, per vedere Germania-Portogallo. Saltando pure qualche impegno. Perché il mio interesse per questa partita era davvero tanto. Primo, perché scendeva in campo la mia favorita del torneo, la Germania; secondo, perché la mia favorita è anche una squadra di cui avevo scritto la “Guida” ed ero proprio curioso di vedere le scelte di Löw; terzo, perché poi avrei dovuto scrivere questo pezzo; quarto, perché in effetti, assieme a Spagna-Olanda, questo era il vero big-match della prima giornata dei Mondiali. Anche per questi motivi la mia già scarsa simpatia per Pepe è di molto aumentata dalle 19:37 di ieri, quando, facendosi espellere ha di fatto concluso dopo nemmeno un tempo la partita e mi costringe adesso a commentare meno di quaranta minuti di match.

 

LE SCELTE DEGLI ALLENATORI

Löw conferma che Khedira è un insostituibile del centrocampo e lo mette in campo; tuttavia l’allenatore tedesco vuole anche un maggiore controllo del pallone e un equilibrio in fase offensiva che si rifletta nella successiva fase di transizione difensiva. Per unire le due esigenze abbandona il collaudatissimo 4-2-3-1 e propone il 4-3-3 adottato solamente nell’ultima amichevole contro l’Armenia. Lahm è schierato in mezzo al campo in posizione di mediano, con Khedira alla sua destra e Toni Kroos alla sua sinistra. In attacco Müller gioca in posizione centrale, con Götze che parte da sinistra e Özil da destra. L’ultimo dubbio, quello sul ruolo di terzino sinistro, è risolto a favore di Höwedes.

 

Paulo Bento non riserva sorprese: il suo 4-3-3 vede in attacco Hugo Almeida centravanti con Cristiano Ronaldo e Nani sugli esterni, mentre a centrocampo Miguel Veloso è confermato nel ruolo di mediano e il giovane William Carvalho dello Sporting rimane in panchina.

 

Le scelte in fase di non possesso dell’allenatore portoghese sono piuttosto aggressive. Infatti i lusitani pressano alti sulla circolazione bassa del pallone della Germania. Le fasi iniziali della manovra tedesca sono gestite da Kroos e Lahm che vengono presi alti nella loro metà campo rispettivamente da Moutinho e Miguel Veloso. Il primo gioca con estrema energia e non disdegna, abbandonando Toni Kroos, di alzare ancora di più la propria pressione per andare a pareggiare, assieme ai tre compagni d’attacco, i quattro difensori tedeschi, cercando di mettere in difficoltà, in parità numerica, la circolazione del pallone della retroguardia della squadra di Löw.

 

Moutinho molla la sua zona e il controllo di Kroos e va a pressare altissimo Mertesacker, sul centro-destra della difesa della Germania.

 

Veloso non rimane a protezione della propria difesa a schermare le ricezioni delle punte tedesche, ma attacca Lahm quando questi riceve il pallone, anche nella metà campo tedesca. E proprio da una pressione altissima di Veloso nasce, al settimo minuto, un’occasione da gol potenzialmente molto netta per il Portogallo, con il tiro di Ronaldo da posizione defilata parato da Neuer.

 

Veloso pressa alto Lahm e gli ruba il pallone. Si crea un 3 vs 2 a favore dei portoghesi che, non proprio gestito al meglio, porta al tiro da posizione troppo laterale Cristiano Ronaldo.

 

Oltre che con la ripartenza corta dopo avere riconquistato il pallone in posizione avanzata, il Portogallo nei primi minuti riesce a rendersi pericoloso con una ripartenza lunghissima sfruttando le non perfette marcature preventive dei difensori tedeschi: al minuto 5 lancio che parte nei pressi della linea di fondo di Bruno Alves recuperato a centrocampo da Hugo Almeida di petto, con Mertesacker troppo distante; scambio Hugo Almeida con Cristiano Ronaldo e 2 vs 2 in campo aperto che si conclude con un debole tiro del centravanti verso Neuer.

 

Per il Portogallo il problema sarà che l’errore di Lahm sulla pressione alta di Veloso e l’anticipo a metà campo di Almeida su Mertesacker, avvenuti entrambi nei primi minuti di gioco, saranno in sostanza gli unici due errori in tutta la partita della Germania. Che semplicemente si rivela troppo forte per i portoghesi che, però, si rendono complici del dominio tedesco successivo al decimo minuto e al rigore provocato da João Pereira.

 

UNA SPLENDIDA GERMANIA: TONI KROOS E THOMAS MÜLLER

Proprio sul rigore che porta al vantaggio emerge una delle tantissime capacità della squadra tedesca: la capacità di giocare con estrema qualità sul breve a ridosso dell’area avversaria.

Nell’azione che porta al fallo da rigore su Götze, la Germania ha tutti i suoi giocatori d’attacco più Khedira sullo stesso lato del campo e la difesa portoghese stringe tantissimo sul lato del pallone con il terzino destro sul lato sinistro del campo. Nonostante gli spazi ridotti e le marcature strette la Germania riesce a mettere Götze in area in 1 vs 1 con João Pereira.

 

Dopo essere andata in vantaggio la Germania sembra giocare più sciolta: In fase di possesso palla la pressione alta del Portogallo viene gestita dai tedeschi con estrema tranquillità, mentre in fase di non possesso la scelta di Löw è quella di schierare il proprio centrocampo nei pressi della linea mediana e da questa posizione attuare una ricerca attiva del pallone sui portatori di palla avversari. Con il pallone in possesso dei portoghesi non si ripropone, a parti invertite, il duello Lahm-Veloso perché il giocatore del Bayern rimane basso a protezione della difesa e il mediano lusitano viene disturbato nel suo possesso palla dall’infaticabile Thomas Müller che viene da dietro.

 

La fase di possesso palla portoghese è ordinata, ma senza acuti. Veloso non mostra velocità di pensiero e gambe e, tutto sommato, nemmeno grossa capacità di scelta sul corto-lungo, orizzontale-verticale. Le mezzali provano a cucire, i terzini si alzano, ma il contributo di Cristiano Ronaldo è troppo periferico.

 

Il precoce vantaggio acquisito mette la Germania in una situazione tattica ideale per mostrare tutte le proprie capacità. In mezzo al campo Lahm gioca basso, davanti ai propri difensori e gestisce il pallone con economia di sforzi e semplicità. Khedira si aggiunge alla linea offensiva, inserendosi da dietro con continuità nella zona di centro destra. Ad equilibrare le corse verticali di Khedira ci pensa Toni Kross che invece si muove orizzontalmente e va in appoggio ad ogni compagno in possesso del pallone.

 

Kroos gioca una partita a mio parere semplicemente perfetta. E’ la valvola di sfogo per qualsiasi compagno in difficoltà e, in possesso di palla, gestisce perfettamente il gioco corto e il gioco lungo. Grazie alle sue capacità di gestione del pallone e alla sua posizione in campo, vicino e a supporto di Lahm, la Germania risolve il potenziale problema della vulnerabilità in fase di transizione difensiva: i tedeschi perdono molti meno palloni e quando questo succede lo perdono “bene” con la squadra equilibrata dalla posizione in appoggio di Lahm e Kroos. Gli squilibri visti col doppio mediano Khedira-Scweinsteiger, entrambi meno abili nel possesso palla e portati agli inserimenti profondi sembrano svaniti.

 

Kroos sbaglia solamente 3 dei 79 passaggi effettuati. Oltretutto, uno dei tre passaggi sbagliati è in realtà il cross che porta al secondo gol di Thomas Müller, praticamente un assist. Fino a quando c’è stata una partita, fino all’espulsione di Pepe, Kroos non sbaglia nemmeno un passaggio.

 

 

Le capacità di Kroos sono esemplificative di quelle dell’intera squadra: i tedeschi sono in grado di giocare sul corto, gestire il possesso palla e avanzare compatti verso l’area avversaria dove possono essere letali con combinazioni strette e giocate con dall’alto contenuto tecnico; ricordandosi anche delle precedenti edizioni della squadra di Löw sono fenomenali a ripartire fulmineamente e in verticale, giocando ripartenze letali per il Portogallo. Il calcio d’angolo da cui nasce il secondo gol della Germania nasce da una ripartenza velocissima nata da una splendida palla verticale dalla propria trequarti campo di Kroos per Özil.

 

Sia negli scambi ravvicinati nei pressi dell’area avversaria che come fulcro avanzato delle ripartenze veloci, Özil tagliando dall’esterno all’interno col suo piede mancino, appare più a suo agio che nel ruolo di mezza punta centrale nel 4-2-3-1 che lo costringe a giocare 10 metri indietro e a una gestione più “sicura” del pallone.

 

E poi c’è la questione “nove”/”falso nove”. Che viene risolta da Thomas Müller, che è contemporaneamente “nove”, “dieci”, “sette” e “undici”. Müller gioca al centro dell’attacco ed è sempre in movimento. Sempre. Ma in aggiunta a ciò, questo perenne movimento è semplicemente perfetto. Spazi attaccati continuamente e sempre con tempi corretti. Pericolosità in profondità e capacità di giocare in appoggio. Presenza in area, gioco sugli esterni e qualità da rifinitore. Se a questo ci aggiungiamo le doti di fare gol come un vero centravanti (in particolare nel secondo gol c’è la pressione sul difensore da vero sgobbone quale è Müller, e il riflesso di tiro da bomber di razza) la questione “nove”/”falso nove” non ha più ragione di esistere.

 

PROSPETTIVE

La partita è durata trentasette minuti e in quei trentasette minuti la Germania vinceva già 2-0. Esce rafforzata la convinzione che siano i più forti e i più seri candidati alla vittoria. Il talento è indiscutibile e ben distribuito. I problemi di equilibrio sembrano risolti dalla scelta di mettere a centrocampo Lahm e Kroos che gestiscono magnificamente spazio, palla e tempi di gioco e compensano gli inserimenti continui del dinamico Khedira. In particolare Toni Kroos appare sempre più forte, completo e in controllo del proprio gioco di partita in partita. In attacco Thomas Müller più che una soluzione all’età di Klose è un miglioramento deciso del reparto grazie alla sorprendente completezza del giocatore del Bayern Monaco. La squadra è capace di giocare con la stessa elevatissima efficacia su spazi stretti e quindi contro squadre chiuse e con mortifere ripartenze in spazi aperti. Di netto la squadra più convincente di questi Mondiali.

 

Dall’altro lato del campo la partita ha rafforzato la convinzione che il Portogallo debba trasformarsi in una squadra essenzialmente reattiva e giocare un calcio basato sulle ripartenze. La presenza di Cristiano Ronaldo e una tradizione di calcio palleggiato fanno probabilmente credere ai portoghesi di potere giocare alla pari con tutti. Ma non è così: ad alti livelli questa squadra è inferiore complessivamente a molte altre. La difesa va meglio protetta e invece di cercare un ipotetico centravanti da mettere davanti a Ronaldo si potrebbe lasciare al fuoriclasse del Real maggiore spazio davanti dove liberare le sue energie compresse da un gioco troppo piatto e tutto sommato con interpreti di qualità non eccelsa. Potrebbe sembrare una soluzione di corto respiro, ma tutto sommato appare l’unica realistica. Il problema per Paulo Bento è che ha perso i suoi due migliori difensori e che il compatto, preciso ed energico 4-4-2 degli USA di Klinsmann è una cattiva premessa per le esigenze tattiche del Portogallo, atteso già dalla prossima da una partita da dentro/fuori.

 

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Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.