Alessio Di Chirico ha combattuto cinque volte in UFC negli ultimi tre anni, con un record 3-2 che al momento è il migliore tra i fighter italiani nel roster della più importante promotion mondiale. L’UFC di recente sembra aver deciso di puntare con più convinzione sui nostri atleti, mettendo sotto contratto nell’ultimo anno solare Carlo Pedersoli Jr (1-2), Alen Amedovski (0-1) e Danilo Belluardo (0-1) – che si aggiungono a Mara Borella (2-1) e Marvin Vettori (2-2-1), quest’ultimo tra l’altro combatterà il prossimo 13 luglio. Insomma sarebbe il momento perfetto per dare un segnale di forza importante battendo Kevin Holland, all’interno della main card di questo sabato (UFC Fight Night 154).
Ma Di Chirico non combatte da quasi un anno e viene da un’operazione al bicipite del braccio sinistro (il suo forte) e sa di avere di fronte un avversario complicato, oltretutto mediaticamente e caratterialmente all’opposto di lui.
Ho intervistato Di Chirico la prima volta prima che esordisse in UFC. L’ho intervistato in palestra, al bar e persino a casa sua, dopo aver guardato insieme una partita della Roma. Quando guardo i suoi incontri ormai sono coinvolto a livello personale ben oltre il coinvolgimento che accompagna gli altri atleti italiani (lo sono anche con Vettori, seppur in modo diverso) e prima dell’incontro mi sento teso. Io. Figuriamoci Alessio.
Eppure mi sembra rilassato come sempre, gentile e distaccato. Siamo a pochi giorni dalla partenza per gli USA ma sembra stia per andarci in viaggio di piacere, a Greenville, in Carolina del Sud.
Sono passati 11 mesi dall’ultima volta. In questo periodo è successo di tutto: prima è saltato l’incontro con Jared Cannonier (che nel frattempo è arrivato tra i primi 10 del ranking ufficiale UFC ndr), poi ti sei infortunato. Come ha vissuto questo periodo?
Dopo sono rimasto due o tre mesi fermo, ho ricominciato ad allenarmi con calma. È stato veramente duro, forse anche per colpa mia. Già da prima di quel match avevo preso delle abitudini sbagliate. Dormivo male, mangiavo male, recuperavo male. Che secondo me hanno causato gli infortuni.
Quanto sbagliate? Molto, poco, leggermente?
Immagino anche che avessi anche iniziato a prepararti per l’incontro con Cannonier, e che quindi hai speso dei soldi a vuoto.
E l’infortunio al gomito come l’hai vissuto?
Peggio di un incontro perso per KO?
L’operazione come è andata?
Se avessi aspettato che sarebbe successo?
Capodanno a casa, quindi.
Come ti ha cambiato fisicamente l’infortunio?
A me adesso sembri meno “esagerato” muscolarmente, più leggero, più essenziale. A te non sembra? Che ne so, non ti senti più rapido?
Questo però lo dicono tutti prima di un incontro.
Quanto tempo dopo essere tornato ad allenarti hai accettato l’incontro con Holland? Come ti sei preparato?
Per affrontare Holland hai allenato qualcosa di specifico?
No perché tanto so che non me la dici.
Però per un fighter come te mi sembra sia molto importante anche interpetare i diversi momenti, no? La chiave della tua ultima vittoria con Julian Marquez, ad esempio, mi pare sia in quei momenti che hai interpretato col giusto tempismo, uscendo magari da quelli fasi in cui lui stava facendo bene anche grazie ai take-down.
Prima di incontrarti ho riguardato il match. Ne sottolinei la durezza, ma a me guardando davi l’impressione di assorbire anche i colpi più duri molto bene. Hai preso anche un head-kick al collo molto duro, credo nel terzo round, senza scomporti…
Sui segnali o sulla stanchezza?
Ma dopo i primi due round eravate consapevoli di avere un vantaggio?
A parte il dolore, che ti sei portato via dall’incontro con Marquez?
Che vantaggio dà arrivare con quei due chili in più?
Ti debilita?
Che ne pensi delle sconfitte recenti di atleti che tagliano molto peso, tipo Darren Till con Masvidal che era molto più piccolo?
Pensi che anche il pubblico italiano sottovaluti un po’ il valore dei tuoi avversari? Holland è un avversario di livello, la sua unica sconfitta negli ultimi due anni è con Thiago Santos, il prossimo avversario di Jon Jones…
Dana White ha soprannominato Kevin Holland “Big Mouth”, ti preoccupa questo piano dello scontro? Non sei mai stato un fan del trash-talking.
Ti chiedi mai come ti vede l’UFC?
Pensi che l’UFC giudichi anche le prestazioni o guardi solo al record?
L’ultima volta che ti ho intervistato mi hai detto che non si combatte per soldi. Ma allora perché combatti?
Far nascere una vita nuova è una cosa quasi all’opposto, però, di far male a un altro uomo.