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50 giovani da seguire nel 2024 - Quinta parte
13 gen 2024
13 gen 2024
Matija Popovic, Gianluca Prestianni e gli ultimi nomi da tenere d'occhio.
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IMAGO / Aleksandar Djorovic
(foto) IMAGO / Aleksandar Djorovic
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Ultimo capitolo della nostra lista di Under 20 da tenere d’occhio nell’anno che si è appena aperto. Se ve le siete perse: qui trovate la prima partequi la seconda, qui la terza e qui la quarta. Buona lettura.41. Nicolò Tresoldi, 2004, Hannover (Germania)Se vi piacciono gli attaccanti che lottano su ogni pallone come se fosse l’ultimo disponibile per salvare il pianeta allora Nicolò Tresoldi è il talento che fa per voi. Nato a Cagliari da un ex calciatore professionista italiano e da una hostess argentina, Tresoldi si è trasferito in Germania dal 2017, quando la madre ha trovato lavoro all’aeroporto di Hannover, abbandonando, insieme all’Italia, anche il percorso iniziato nel tennis, in cui pare avesse qualche possibilità (uno dei suoi compagni era Luca Nardi, che al momento è numero 115 nel ranking ATP). Dal 2018 - da quando aveva quindi 14 anni - Tresoldi fa parte dell’Hannover 96, attirando le attenzioni delle selezioni giovanili tedesche, che l’hanno convocato sia per l’Under 19 che per l’Under 21. Dalla scorsa stagione ha cominciato a giocare spezzoni di partita con la prima squadra, ma è da questa che ha iniziato davvero a mettersi in luce. Il suo nome, in particolare, ha iniziato a circolare durante le prime cinque giornate della 2. Bundesliga (la Serie B tedesca), durante le quali Tresoldi ha messo a segno tre assist e due gol. Un bel tap-in di piatto sotto la traversa a chiudere un cross basso dentro l’area piccola, e un altro (molto simile a dire la verità) di punta, comparendo alle spalle di una difesa non così attenta.

Dopo quelle cinque prime giornate la spinta propulsiva di Tresoldi sembra essersi esaurita. Da quel momento (parliamo dei primi giorni di settembre) ha giocato solo tre partite da titolare e nel frattempo la stagione dell’Hannover 96 ha preso una brutta piega (solo una vittoria nelle ultime 7 partite). D’altra parte, Tresoldi è uno di quegli attaccanti che si carica di tutto il lavoro oscuro fuori dall’area di rigore e per cui il gol sembra solo un gradito optional. Già con un’ottima capacità di proteggere il pallone spalle alla porta, vedrete Tresoldi combattere con i difensori avversari già sulla trequarti, provare a scappare sulla fascia, lanciarsi il pallone in profondità, e solo in un secondo momento inserirsi in area dalla seconda linea. Per il 2024 il primo proposito è riprendersi il posto da titolare poi si vedrà: a 19 anni non dovrebbero esserci limiti all’immaginazione. 42. Jamie Bynoe-Gittens, 2005, Borussia Dortmund (Inghilterra)Se volete sapere di Bynoe-Gittens, forse chiedete a Davide Calabria. Il terzino del Milan, dopo aver contenuto Kvaratskhelia e, comunque, non aver sfigurato contro le migliori ali del nostro campionato, è stato semplicemente surclassato dalla nuova grande speranza del Borussia Dortmund, in quella che finora è stata la sua miglior partita in stagione. Il Borussia Dortmund l’ha pescato in Inghilterra, come Sancho e Bellingham prima di lui e potrebbe aver fatto centro per la terza volta. La sua caratteristica più evidente è un cambio di passo fuori dal comune e una certa confidenza con il dribbling. «Jamie è quasi più veloce con la palla che senza», ha detto un suo allenatore delle giovanili. In Bundesliga è il giocatore che ne prova di più (6.75 per 90’, quasi uno in più del secondo) con una riuscita intorno al 50% (3.16). Capirete che è un giocatore tutt’altro che timido.

Come tutte le ali con le sue caratteristiche a questa età, Bynoe-Gittens deve ancora trovare stabilità nelle prestazioni, migliorare nel contributo senza palla e diventare più incisivo nelle scelte. Per farlo ha bisogno di giocare, e il ritorno di Sancho - più la presenza di tantissima concorrenza tra ali e trequartisti al Borussia - non lo aiuta, anche se Terzic sembra avere grande fiducia in lui e nel suo contributo. Forse non sarà il 2024 l’anno della sua consacrazione, spesso ci vuole tempo per gli esterni, ma quella leggerezza nel passo, la capacità di pattinare sull’erba (in questo ricorda un po’ Leao) e la sua elettricità non si incontrano tutti i giorni.43. Samu Omorodion, 2004, Alavés, in prestito dall’Atlético (Spagna)In questa stagione i difensori della Liga stanno scoprendo che incubo sia marcare Samu Omorodion. Il possente centravanti (193 centimetri di altezza) domina i duelli individuali, che siano aerei o a terra, e la potenza nell’allungo lo rende imprendibile in campo aperto. Omorodion è anche autosufficiente nel crearsi occasioni da gol, oltre a lavorare tanto negli smarcamenti. Basta un pallone ben calibrato nella sua zona e troverà il modo di metterlo giù e puntare la porta. Basta perderselo di vista un secondo per trovarselo in area, pronto per battere a rete. Ne sa qualcosa la difesa del Barcellona, che lo ha visto segnare dopo appena 19 secondi, prima di una partita di rincorse continue ai suoi tagli in profondità.

Certo, è ancora nella fase della carriera in cui non sempre prende la scelta giusta al momento giusto in area e quindi non sempre tutto il suo lavoro si traduce in gol (ha chiuso il girone d’andata con 4 gol in 17 presenze) - a dire la verità, al momento ha più gol clamorosi sbagliati che fatti. Ma insomma ritrovarsi così spesso davanti alla porta non può essere un caso e anche questo fa parte della sensazione di pericolo costante che restituisce quando è in campo. Con la maturità quelle occasioni verranno convertite in gol, questo è quello che deve aver pensato l’Atlético Madrid. Nato da genitori nigeriani nell’enclave spagnola di Melilla sulla costa del Marocco, è cresciuto nella provincia di Granada. Proprio nella squadra andalusa ha esordito a 19 anni contro l’Atlético nella prima partita di campionato, arrivando subito al gol del momentaneo pareggio. La dirigenza dell’Atlético impressionata si è sbrigata a fare l’offerta per prenderselo a 6 milioni e poi l’ha girato in prestito all’Alavés per giocare questa stagione da titolare. Dalla prossima magari farà il vice Morata, vedremo.44. Luis Hasa, 2004, Juventus (Italia)Con la maglia di una taglia più grande infilata nei pantaloncini, Luis Hasa somiglia un po’ a un giocatore di un’altra epoca, un po’ a un giocatore troppo minuto per poter stare tra i professionisti. Protagonista assoluto con l’Italia campione d’Europa Under 19, quest’anno sta affrontando la sua prima stagione tra i grandi con la Juventus Next-Gen nel girone B di Serie C. La sua prima parte di stagione è stata condizionata da qualche acciacco di troppo e al momento ha collezionato 14 presenze, 1 gol e 2 assist.La Juve oggi si ritrova in zona playout, al diciassettesimo posto. Nonostante la stagione difficile per i bianconeri, però, Hasa ha saputo regalare dei lampi di talento, grazie a una tecnica sopra la media rispetto al campionato. Ha giocato sia da mezzala che da trequartista, mentre con l’Italia Under 20 è solito partire largo a destra per poi ricevere nel corridoio intermedio.Durante l’Europeo Under 19 Hasa aveva fatto la differenza in zone avanzate di campo, dimostrandosi decisivo palla al piede anche in conduzione. Alla Juve, invece, visto il maggior livello fisico del campionato di Serie C, è costretto ad abbassarsi di più. Per quello che si è visto con l’Italia, Hasa è un giocatore che con la sua tecnica potrebbe fare la differenza accelerando dopo aver ricevuto tra le linee. Liberarsi in quelle zone in Serie C, però, è molto più complicato. Il livello atletico di Serie B e Serie A, eventualmente, sarà ancora più alto, per cui questa stagione gli servirà soprattutto per capire come adattare la sua tecnica al calcio dei grandi, visto che dà ancora l’impressione di essere un po’ troppo leggero. 45. Alan Matturro, 2004, Genoa (Uruguay)Alan Matturro, il suo metro e novanta, la sua melena riccia, hanno fatto irruzione in un tutt’uno turbinoso in una serata di settembre, a Genova: i grifoni hanno maciullato la Roma, sconfitta per 4-1, e il giovane difensore uruguayano – che però quella sera non ha giocato da difensore centrale – è rimasto in campo per tre quarti di gara, sufficienti per confermare la fiducia che Gilardino riponeva in lui, ma non sufficienti evidentemente per garantirgli una riconferma. Non lo vediamo in campo in Serie A, infatti, se non per scampoli ridicoli, da quella sera.Il Genoa lo ha prelevato dal Defensor nel gennaio dell’anno scorso, quando sulla scia del Frosinone inseguiva la promozione. Di lui avevano colpito – e avrebbero colpito anche nel Mondiale Under 20 disputato in estate, a promozione raggiunta, quando aveva annullato in finale Casadei, laureandosi Pallone d’Argento della manifestazione – l’eleganza, la sicurezza nei suoi mezzi, a volte fin troppa, la compostezza – che non è maturità, ma capacità, anche ingenua, di adattarsi al contesto. L’abilità di saper prendere una decisione sensata anche in una circostanza confusionaria – basta vedere il gol con cui l’Uruguay ha sigillato la finale del Mondiale Under 20, in cui Matturro con un palleggio elegante ma caciarone propizia la rete di Luciano Rodríguez. E poi anche – soprattutto – la versatilità.

Nel primo acerbo tratto della sua carriera, Matturro è stato due giocatori: difensore centrale in una difesa a quattro, nel Defensor, e laterale basso – sempre in una difesa a quattro – nell’Under 20 uruguayana. Per questo Alan Matturro può essere utilizzato tanto come centrale puro quanto come braccetto di una difesa a tre, ma anche terzino, e carrillero, e laterale di centrocampo: la heatmap delle sue posizioni medie in campo trae in inganno, perché sembra davvero quella di una mezzala. Oltre a essere piuttosto maturo già nei contrasti, nel gioco aereo, nel posizionamento, Matturro è soprattutto molto reattivo negli anticipi, e propulsivo: quando riconquista il pallone raramente non riparte palla al piede, impostando la manovra e generando superiorità. Un approccio offensivo che – sostiene lui – allena giocando alla Playstation (una ludodipendenza decisamente trascinante che ha costretto la fidanzata a stilare un contratto con delle condizioni ben precise).Qualcuno lo ha paragonato a Lugano, qualcun altro ad Araujo, forse paragone più calzante: Bielsa lo sta lasciando maturare nelle selezioni minori, senza bruciarlo subito, e lo ha convocato per il Preolimpico che si terrà nelle prossime settimane: il Genoa però ha negato il suo nullaosta, forse anche perché con Dragusin in partenza un suo utilizzo potrebbe tornare decisamente utile. Chissà che questo tratto di stagione non possa fornirgli un’occasione d’affermazione.46. Matija Popovic, 2006, Partizan (Serbia)Con l’arrivo del 2024, Matija Popović si è ufficialmente svincolato dal Partizan, la squadra in cui era cresciuto. Se fino a qualche settimana fa sembrava certo un suo approdo al Milan, ora i rossoneri si trovano a far fronte alla concorrenza del Manchester City. Un giocatore con caratteristiche come le sue, del resto, non può non attirare le attenzioni dei grandi club europei – in passato lo avevano cercato anche due squadre eccellenti nello scouting come Ajax e Borussia Dortmund.Popović gioca da trequartista o da seconda punta e, nonostante misuri un metro e novantatré, cerca di districarsi nello stretto come se fosse alto venti centimetri in meno. Ha dei controlli palla raffinatissimi, soprattutto con la suola, e usa le gambe lunghe per confondere gli avversari con le finte. È innamorato del pallone, ma sa anche essere essenziale con precisi scarichi di prima che velocizzano il gioco.Oltre alla dimensione estetica del suo calcio, nel 2022/23 con l’Under 17 del Partizan ha siglato 20 gol e 5 assist in 24 partite di campionato. Agli Europei Under 17, poi, si è rivelato decisivo in campo aperto, dove la falcata lunga gli ha permesso di compensare la scarsa velocità. Tra i grandi, però, potrebbe esserci qualche problema per un giocatore sì alto ma anche esile. Come si evolverà Popović? Rimarrà un trequartista dinoccolato e leggero, oppure riuscirà a mettere muscoli al suo gioco senza snaturarsi?47. Gianluca Prestianni, 2006, Benfica (Argentina)Lo scorso Luglio, mentre usciva dal centro di allenamento del Vélez, Gianluca Prestianni è stato aggredito da un drappello di banditi. Hanno teso, a lui e ai suoi compagni, un vero e proprio agguato: quando, un po’ stupito, ha tirato giù il finestrino è volato anche qualche schiaffo. Il Vélez se la stava passando piuttosto male, e Prestianni, pur diciassettenne, pur essendo la stella più brillante della squadra, non è stato esentato dalla critica. Come fa un movimento a rigenerarsi e a crescere, in condizioni del genere?Gianluca è tifoso del Vélez: il Fortino di Villa Luro è il patio di casa sua, e ha le stimmati del predestinato. Ha esordito in Libertadores a sedici anni, tre mesi e ventidue giorni – il più giovane nella storia dei "fortineros". A marzo ha segnato il primo gol con il Vélez, contro il Central Córdoba: il padre, ovviamente, l’ha vissuta così. Il controllo con cui ha mandato il portiere fuori giri sull’uscita dice molto di come Prestianni tratta la palla, e il racconto che ne fa restituisce la dimensione di un ragazzino che ha un sacco di dubbi su quello che succede in campo e sembra stupirsi di come sappia lucidamente cosa fare.

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Faccia tosta e taglio di capelli da pibe cresciuto nelle villas miserias, Prestianni è un’ala funambolica, spesso dirottato sulla fascia sinistra per giocare a piede invertito, dotato di una balistica importante e un’abilità nelle gambetas sullo stretto tutte pisaditas e carezzevolezza. Un calciatore, insomma, entusiasmante.Dopo il brutto episodio di luglio aveva chiesto la cessione: il Porto e il Benfica si erano fatte sotto, ma Prestianni aveva comunque deciso di fermarsi e conquistare la salvezza con e per il suo Vélez. A missione compiuta, però, si è deciso a fare il grande salto: da gennaio sarà un giocatore del Benfica, sull’orma di tutta una pletora di ali funamboliche che l’hanno preceduto, da Di Maria a Gaitán a Cervi a Di Maria ancora, sotto la cui ala, magari, Prestianni potrà crescere senza l’ansia di dover dimostrare da subito di essere pronto per il calcio europeo. Peraltro ha – oltre che le chiare origini – anche il passaporto italiano, e sarebbe il caso che Spalletti, quantomeno, ci facesse un pensiero – ammesso che le ali funamboliche ancora ci piacciano.48. Habib Diarra, 2004, Strasburgo (Francia)Nonostante abbia compiuto da poco vent’anni, Mouhamadou Habib Diarra ha già messo alle spalle quasi due stagioni complete tra i professionisti, oltretutto quasi tutte passate tra i titolari. Certo, la Ligue 1 è il campionato migliore tra i cinque principali europei per farsi le ossa e lo Strasburgo magari non avrà la rosa più competitiva del continente, ma insomma pochi tra i suoi coetanei possono dire lo stesso. Diarra è iniziato a comparire nella distinta della prima squadra dello Strasburgo alla fine di agosto del 2022 e da quel momento è diventato parte integrante di una squadra che comunque galleggia a metà classifica. La sua prima stagione tra i professionisti, da questo punto di vista, è stata una specie di apparizione. Oltre 1600 minuti giocati solo in campionato, tre gol segnati e tre assist. Non sorprende che per tutta l’estate il suo nome sia comparso tra i rumor di mercato, con il Wolverhampton che sul gong della chiusura della sessione estiva ha presentato un’offerta da 25 milioni di euro. Lo Strasburgo però ha deciso di fare una scommessa importante su di lui, rifiutando l’offerta e rinnovandogli il contratto a novembre, senza riuscire però a dissipare del tutto le voci che gli ronzano intorno.

Il gol più bello segnato nella scorsa stagione.

Diarra è una mezzala estremamente offensiva che ruba l’occhio per l’incredibile velocità in conduzione, o forse sarebbe meglio dire la leggerezza con cui sembra correre come sollevato da terra. Proprio per la sua rapidità, e per l’attrazione fatale che prova verso il dribbling (0.89 per 90 minuti su 1.61 tentati, numeri buoni per uno che di solito gioca nei corridoi centrali del campo), Diarra a volte ha giocato anche sull’esterno, da ala pura, dove con la protezione della linea del fallo laterale alle spalle può mascherare meglio i suoi limiti tecnici. Il centrocampista dello Strasburgo ha un primo controllo rudimentale, da vedere quanto migliorabile con il tempo, e spesso quando gli spazi si restringono diventa confusionario. Nel 2024 dovrà innanzitutto raddrizzare una stagione che, a livello personale, finora non è stata esaltante come la scorsa, e poi chissà, forse lo vedremo correre per gli spazi aperti della Premier League, dove la sua velocità potrebbe esaltarsi.49. Luka Vuskovic, 2007, Hajduk (Croazia)Se non sapete nulla dell’hype intorno a Luka Vuskovic vi basterà sapere che il Tottenham ha pagato quasi 14 milioni di euro per un centrale di difesa che deve ancora compiere 17 anni e che con i professionisti ha giocato meno di 800 minuti di gioco. Basta questo come assicurazione sul suo talento? Quando le aspettative sono queste viene naturale andarci con i piedi di piombo.

Vuskovic viene da un’incredibile dinastia familiare di calciatori, tutta cresciuta nell’Hajduk Spalato. Suo fratello, Mario, ha recentemente lasciato la Croazia, comprato dall’Amburgo; il padre, Danijel, ha giocato nell’Hajduk e adesso è l’allenatore delle giovanili; il nonno, Mario, ha iniziato nell’Hajduk prima di trasferirsi in Olanda (Go Ahead Eagles e Heerenveen); il bisnonno, Marko, anche lui ha giocato con l’Hajduk. Deve esserci qualcosa di speciale nei geni dei Vuskovic oppure il nepotismo a Spalato è andato totalmente fuori controllo. In ogni caso, si è iniziato a parlare insistentemente di Luka Vuskovic quando, nell’ottobre del 2022, è diventato il più giovane croato di sempre prima a giocare e poi a segnare in Youth League. Era una partita contro il FK Qabala e allora Vuskovic aveva ancora 15 anni. Da quel momento la sua ascesa dentro l’Hajduk è stata inarrestabile. A febbraio del 2023 è arrivato il debutto tra i professionisti; a marzo il primo gol ufficiale, che lo ha trasformato nel più giovane di sempre ad aver segnato per l’Hajduk in una partita ufficiale; a settembre l’accordo con il Tottenham, che lo aggregherà alla propria squadra nell’estate del 2025. È strano ed affascinante per un centrale di difesa che la propria storia sia così legata al gol, eppure questo qualcosa di Vuskovic ce la racconta. Dal poco che si è visto, infatti, Vuskovic è un difensore atipico, più a suo agio con il pallone che senza. Il suo destro sembra già a livello dell’impostazione dal basso di una squadra d’élite e quando la sua squadra è in possesso restituisce quel senso di controllo che danno i difensori quando ostentano tranquillità. Vuskovic gioca già con sicurezza eccessiva e questo lo porta a volte a commettere errori banali quando la palla ce l’hanno gli avversari. A 16 anni nulla di particolarmente grave, se non ci fossero tutte queste aspettative su di lui. Il 2024 sarà il suo ultimo anno nel caldo nido croato prima di spiccare il volo tra i gelidi e infidi venti inglesi. 50. Dean Huijsen, 2005, Roma prestito dalla Juventus (Olanda)Il 2024 si Huijsen è appena iniziato (come quello di tutti d’altronde) e già è arrivato un grande cambiamento. Dopo non essere riuscito a entrare nelle rotazioni difensive della Juventus, Huijsen è passato in prestito secco alla Roma, fortemente voluto da Mourinho. Nel derby non è stato fortunato nell’episodio del rigore, e quel tipo di concentrazione per non sbagliare mai forse ancora gli manca, ma c’è un motivo se una squadra che ambisce al quarto posto e a vincere l’Europa League sceglie nell’emergenza di puntare su un giovane di 18 anni con appena 12 minuti in Serie A che perderà a giugno. Questo perché il talento di Huijsen sembra speciale già oggi.

Un difensore capace di fare questo, per la cronaca.

Huijsen è nato in Olanda (il padre era un calciatore con un passato nello Jong Ajax) prima di trasferirsi a cinque anni in Spagna. Nella sua crescita, quindi, c’è la scuola olandese per genetica e quella spagnola per formazione, e si vede. Col pallone è già un calciatore sicuro, sia nella gestione ragionata del palleggio difensivo che nel prendersi i suoi rischi quando si tratta di avanzare palla al piede o cercare il lancio. Da questo punto di vista farà la fortuna del sistema che lo impiega. Nella fase difensiva pura è più a suo agio nel difendere in avanti che in lunghe fasi di difesa posizionale. Non è velocissimo, ma ha leve lunghe che infastidiscono gli attaccanti. L’errore con la Lazio potrebbe essere dovuto a un po’ di distrazione, a una capacità non ancora fenomenale di difendere in area di rigore o comunque dovendo controllare tutto quello che succede intorno. In ogni caso, un difensore che a 18 anni viene ritenuto in grado di fare il titolare in una squadra di Serie A è una rarità così unica che non possiamo non stupirci. Come non possiamo non stupirci della sua maturità, di come tutti ne parlano benissimo. Il 2024 per Huijsen sarà un anno di crescita rapida, come essere buttati in acqua per imparare a nuotare: la sensazione è che sia già in grado di farlo.

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