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50 giovani da seguire nel 2024 - Seconda parte
10 gen 2024
10 gen 2024
Altri dieci nomi dalla nostra lista, tra cui Yildiz e Vitor Roque.
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IMAGO / HochZwei/Syndication
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Continua la nostra lista di Under 20 da tenere d'occhio nell'anno che si è appena aperto. Ieri avevamo pubblicato i primi dieci nomi (li trovate qui), domani ne pubblicheremo altri dieci e così via. Buona lettura.11. Désiré Doué, 2005, Rennes (Francia)Désiré Doué è l’ennesima ala messa in vetrina dal Rennes, e ci piace così tanto che è il secondo anno di fila che lo mettiamo in questa lista. Dopo Dembélé, Doku, Sulemana e Tel, anche lui sembra semplicemente troppo forte per essere un ragazzo di appena diciotto anni. Se è vero che non tutti i talenti lanciati dai rossoneri hanno reso secondo le aspettative, va detto che Doué rispetto ai suoi predecessori sembra avere maggiore qualità nel tiro, dettaglio che potrebbe aiutarlo a non diventare, in futuro, un’ala fumosa. I suoi numeri non sembrano quelli di un esterno col fiuto del gol (lo scorso anno 3 reti in 26 presenze, quest’anno 2 in 15), ma c’è da dire che ancora si limita ad entrare nei minuti finali degli incontri. Il Rennes, infatti, dispone di una batteria di ali e trequartisti davvero da grande squadra, la migliore in Francia insieme a quella del PSG, e per questo Doué non ha avuto ancora l’occasione di imporsi da titolare.Viste le premesse, però, potrebbe bastare poco per affermarsi, magari già in questa stagione. Il suo metro e ottantuno lo rende più alto e forte fisicamente rispetto alla media delle ali. Non ha la velocità di punta di Dembélé o Doku, ma in confronto agli altri esterni lanciati dal Rennes è più tecnico col pallone tra i piedi. È abile a nascondere il dribbling con i doppi passi e la suola, sa essere preciso nello stretto e l’imprevedibilità gli ha permesso di giocare sia sulla destra, a piede naturale, che sulla sinistra, a piede invertito.

12. Kacper Urbanski, 2004, Bologna (Polonia)Urbanski è al Bologna da quasi tre anni eppure di lui sappiamo ancora pochissimo. Il suo esordio in Serie A risale addirittura al maggio del 2021, quando sembrava che la sua ascesa in prima squadra fosse ormai solo questione di tempo. Le cose sono andate molto diversamente nei mesi successivi. Urbanski ha continuato a giocare soprattutto con la Primavera e anche con Thiago Motta, che non ha certo paura di buttare giovani in campo, almeno inizialmente ha giocato pochissimo. Non a caso la scorsa estate il centrocampista polacco ha ventilato l’idea di andarsene ma poi deve essere arrivata qualche rassicurazione, perché di lì a poco ha rinnovato il proprio contratto con il Bologna.Le promesse estive sono state finalmente ripagate in inverno. Nelle ultime due partite, infatti, Urbanski è stato schierato titolare, dopo la buona prestazione contro l’Atalanta quando, entrando all’inizio del secondo tempo, ha contribuito a una vittoria decisiva per la classifica. Tre giorni prima Urbanski aveva giocato tutti i 120 minuti di gioco contro l’Inter, in Coppa Italia, nella partita che per adesso rappresenta il picco della grande stagione del Bologna. Stranamente, in tutte queste partite Thiago Motta ha deciso però di schierarlo in un ruolo teoricamente non suo, quello di esterno sinistro. «Può giocare esterno anche se non è il suo ruolo di base, sarà sempre usato dove merita, so che all’interno può rendere di più, ma anche all’esterno sa dove muoversi», ha detto l’allenatore italo-brasiliano rivendicando la sua scelta «A San Siro contro l’Inter, ha fatto più di 16 chilometri, sempre in movimento, con grande lucidità. Lui ce l’ha al di là dell’ottima tecnica e della qualità mentale. Ha un futuro promettente davanti».Effettivamente la tecnica di base di Urbanski è talmente buona da permettergli di fare anche l’esterno, soprattutto se non ci si vuole prendere troppi rischi. Le gambe piccole e la creatività quasi assente non permettono al centrocampista polacco di superare l’uomo con uno strappo, e quindi anche di perdere la palla provandoci, ma quando c’è da conservare il possesso il suo lo fa sempre. Con il destro il primo controllo è al velcro e nello stretto è uno di quei giocatori che sembrano avere un pilota automatico per la coordinazione del corpo. Insomma, non è facile togliergli il pallone. Certo, questo non è ancora sufficiente per un campionato competitivo come la Serie A, e per una squadra come il Bologna in cui improvvisamente la concorrenza è diventata agguerrita. Urbanski è ancora piuttosto acerbo e non è chiaro se i suoi margini di crescita possano portarlo in dimensioni che ora ci sembrano irraggiungibili. Speriamo che il 2024 ci faccia vedere alcune delle carte che tiene ancora in mano.13. Jorne Spileers, 2005, Club Brugge (Belgio)A 18 anni Jorne Spileers gioca titolare nella difesa del Club Brugge, ultimo prodotto di uno dei movimenti più costanti nello sfornare difensori centrali affidabili. Figlio di un ex calciatore e di un ex calciatrice, quando deve descrivere il suo stile di gioco dice “energico”. Ha tatuato la data di nascita di sua madre («Perché è mia madre») e la parola “pazienza” («Perché non ne ho»). Pochi giorni prima del suo esordio in prima squadra era stato sospeso da scuola per aver lanciato delle castagne ai compagni di classe. È un nome automatico, quando si parla di giovani difensori. È alto e non particolarmente veloce, ma è sempre concentrato e tecnico (il suo primo gol tra i professionisti lo ha segnato con un tiro di interno da fuori area). Specialmente nel gioco lungo, stiamo parlando di una sensibilità tecnica d’élite - sia nei cambi di gioco diagonali che nelle verticalizzazioni dirette dietro la difesa avversaria. Ha giocato sia in una difesa a tre (dove ricopre preferibilmente il ruolo di centrale) che in una a quattro. È destro di piede, ma ha giocato sia a destra che a sinistra. Ricerca spesso l’anticipo in modo aggressivo, ma non è un difensore dominante fisicamente: è alto ma non particolarmente strutturato. È più veloce di quanto sembri, però, ed è piuttosto a suo agio quando deve coprire la profondità - il che lo rende adatto a fare il centrale di una difesa a tre che gioca alta.

«Abbiamo del vero talento in questa squadra», ha detto Domenico Tedesco quando ha convocato Spileers per la prima volta nella Nazionale maggiore del Belgio.14. Sverre Nypan, 2006, Rosenborg (Norvegia)La new wave scandinava non accenna ad arrestarsi. Anzi, stiamo entrando già nella sua era derivativa: Sverre Nypan, 17 anni, è infatti definito da tutti il nuovo Odegaard (che di anni ne ha 25). Come lui Nypan è norvegese e come lui ha esordito tra i grandi giovanissimo, a 15 anni, come lui ama muoversi in quella terra di mezzo tra il centrocampo e l’attacco. In una stagione molto difficile per il Rosenborg, Nypan è stata l’unica buona notizia. Ha giocato 23 partite e segnato 5 gol, mostrando una naturalezza col pallone tra i piedi che stride con il suo fisico acerbo e la faccia da bambino. A inizio stagione veniva schierato come seconda punta, ma poi è stato spostato a centrocampo, come mezzala sinistra, in una posizione di campo che sicuramente gli compete di più. Nypan interpreta il suo ruolo in maniera molto verticale: appena può ama partire in conduzione, cosa che gli riesce molto bene pur non essendo fisicamente prestante, ma grazie a un’ottima tecnica che gli permette di avere il pallone incollato al mancino (vederlo correre palla al piede è davvero piacevole). Arrivato sulla trequarti, poi, non disdegna il filtrante o comunque una giocata mai conservativa.

L’ottima tecnica individuale gli permette di trovarsi a suo agio anche spalle alla porta o negli spazi stretti. I controlli orientati, i dribbling, la capacità di resistere alla pressione, gli inserimenti senza palla: Nypan sembra avere tutto quello che serve a una mezzala offensiva moderna. In Premier League, sembra, gli hanno messo già gli occhi addosso. Così giovane è difficile dire se crescerà abbastanza da poter riporre lo stesso calcio in contesti molto più stressanti e intensi, dove non avrà il tempo neanche per pensare. È la sfida che attende praticamente tutti i giovani in questa lista. Nel 2024, intanto, a Nypan si chiede di tornare a far brillare la stella spenta del Rosenborg. 15. Vitor Roque, 2005, Barcellona (Brasile) Preso in estate per 40 milioni come risposta all’acquisto di Endrick da parte del Real Madrid, il Barcellona inizialmente voleva farlo rimanere a giocare in prestito in Brasile fino a quest'estate. Il club blaugrana, però, per via dello stato di forma di Lewandowski e in generale del reparto offensivo, alla fine ha deciso di accelerare i tempi e portarlo in Catalogna da subito. Evidentemente Xavi lo considerava un’aggiunta necessaria alla squadra e questo inevitabilmente cambia il carico di aspettative nei suoi confronti. Adesso tutti, tra i tifosi del Barcellona, si aspettano che Vitor Roque cambi la stagione dei blaugrana. Per fortuna del Barcellona, le caratteristiche di Vitor Roque sembrano incastrarsi bene con quello di cui necessita il Barcellona in questo momento: è un attaccante destro che può giocare come punta centrale o partendo dalla fascia, che oggi si distingue soprattutto per intensità, capacità di finalizzazione e nel creare pericoli attaccando la profondità. Può giocare quindi sia a sinistra per finire accanto a Lewandowski, che al posto del polacco per farlo rifiatare. Per Romario è il giovane attaccante brasiliano più completo al momento e il livello delle prestazioni è tale (16 gol in 33 presenze tra campionato brasiliano e Libertadores) da aver fatto nascere in primavera un dibattito in Brasile su chi sia più forte oggi tra lui e Endrick. C’è chi lo accosta a Luis Suarez, chi a Lautaro: insomma il prototipo è quello della punta indiavolata che mette continuamente sotto pressione la difesa avversaria con e senza palla, e che gioca anche fuori dall’area senza perdere freddezza sotto porta. Proprio come Lautaro, Vitor Roque non è alto (172 cm) ma ha una forza nelle gambe fuori scala e ha un ampio ventaglio di soluzioni in area: può segnare di tecnica, di potenza, ma anche gol sporchi. Gli piace partecipare alla manovra e anche se non è ancora così pulito tecnicamente da riuscire in tutto quello che pensa di poter fare, tra qualche tempo chissà magari avrà un impatto su tutto il fronte offensivo esattamente come i giocatori a cui viene accostato. 16. Kenan Yildiz, 2005, Juventus (Turchia)Kenan Yildiz è l’ultimo prodotto della “cantera” juventina, un settore giovanile che - da storicamente poco florido - oggi sembra plasmare talenti su base mensile. Tra tutti Yildiz era forse il più atteso: strappato al Bayern Monaco, di lui si diceva gran bene e il passaggio nella Juventus Under 23 è da subito apparso una formalità, tanto che ancora prima di entrare fisso nel giro della prima squadra Yildiz ha esordito con la Nazionale maggiore della Turchia segnando anche un gran gol alla Germania, con Montella che sembra pazzo di lui (ed è difficile non esserlo).Alla Juventus gli è bastata la prima partita da titolare, col Frosinone, per segnare il suo primo gol e farlo in grande stile, passando in mezzo a tre avversari e calciando forte sul primo palo. Con la Salernitana si è ripetuto, segnando un gol simile ma ancora più bello. https://twitter.com/DAZN_IT/status/1738597912437793225 Contro la Roma, alcuni suoi controlli orientati e un paio di dribbling hanno fatto vedere in maniera abbastanza lampante che tipo di giocatore sia, uno di quei talenti che prosperano giocando tra le linee, che sanno manipolare gli avversari col fisico e con la tecnica, che sanno naturalmente accendere il gioco in verticale, ma anche rallentare, leggere i momenti. Nel 3-5-2 di Allegri Yildiz gioca seconda punta, con una propensione ad allargarsi a sinistra per ricevere ed entrare dentro al campo col destro. In area di rigore si trova bene, soprattutto calcia molto bene, ma il suo ruolo in futuro non è l’attaccante bensì trequartista o partendo dal centro o largo a sinistra. C’è infatti nel suo talento qualcosa che gli impone di toccare tanti palloni, di farlo tra le linee, di dettare il gioco e provare la rifinitura o di mettersi in proprio. Nel 2024 proverà a ritagliarsi il suo spazio alla Juventus e non mi stupirei se ci riuscisse. Pur partendo dietro nelle gerarchie, è forse il più adatto nella rosa per fare la seconda punta. Al momento è difficile mettere un freno a un talento che sembra speciale. 17. Patrick Dorgu, 2004, Lecce (Danimarca)Il Lecce è una squadra unica nel panorama italiano, una società che investe quasi più nel settore giovanile che nella prima squadra. È l’influenza di Pantaleo Corvino, un DS che con i giovani ha un occhio speciale. Patrick Dorgu è, finora, il fiore all’occhiello di questa politica. Pescato in Danimarca, campione di Italia con il Lecce Under 19 l’anno scorso, oggi si sta ritagliando uno spazio in prima squadra.Patrick Dorgu è un terzino sinistro dalla grande esuberanza atletica e da una sicurezza nei propri mezzi abbastanza eccezionale per un diciannovenne. Ha impressionato soprattutto nelle prime uscite della stagione, mostrando una maturità notevole all’esordio. Il Lecce non è forse il contesto ideale dove far vedere il suo talento - Dorgu è infatti un terzino più adatto a un gioco di possesso o, comunque, di spinta offensiva. In estate, si dice, lo volessero Liverpool, Manchester City e Barcellona, questo per dire che tipo di scout attira Patrick Dorgu. Il Lecce ha però resistito alla tentazione di cederlo per provare a valorizzarlo in prima squadra. Non giocherà magari sempre, perché Gallo davanti a lui è un terzino affidabile e più pronto per una squadra che si gioca la salvezza domenica dopo domenica, ma il 2024 rimane un anno importante per lui, di crescita e arricchimento del proprio bagaglio tattico. E se c’è un buon posto per farlo, quello è la Serie A. 18. Hamdiou Makalou, 2006, Guidars (Mali)Ci siamo accorti di Makalou al Mondiale Under 17 di qualche mese fa, dove ha contribuito a portare il Mali al terzo posto, vincendo il pallone d’argento come secondo miglior giocatore della competizione. In una squadra ricca di giocatori interessanti, come spesso succede al Mali di recente, Makalou ha rubato l’occhio col suo incredibile gol all’Argentina. Nell'inaspettato 3-0 della Nazionale africana, Makalou ha avviato l’azione permettendosi di fare un tunnel al difensore argentine, prima di saltare il portiere e scaricare nella porta vuota.

Nella stessa partita ha sfiorato la rete con un tiro a giro dopo cinque minuti. Alla fine invece ha preso una traversa su punizione tirando una bordata terrificante tipo Adriano in amichevole contro il Real Madrid. Per dire quanto è giovane, il suo idolo è Bellingham ed esulta come lui: come un formicaio gigante con le braccia larghe. Come lui nasce mediano ma viene spostato sulla trequarti per sfruttare le sue capacità tecniche intorno alla porta: Makalou dribbla usando soprattutto l’interno del piede e in spazi stretti. Fisicamente è basso e non formato, nonostante abbia una buona intensità. Gioca ancora in Mali. Non è chiaro che tipo di sviluppo tattico fargli prendere, ma non pare avere una tecnica di tiro d’élite per giocare davvero così vicino alla porta, nonostante ci provi spesso, e nemmeno forse le qualità fisiche. Però è un giocatore velocissimo sui primi passi, creativo, tecnico; se cercate un giocatore africano per cui prendervi una cotta non dovreste andare molto lontani da Makalou. Potete giocarvi pure la casa su un suo trasferimento in qualche squadra Red Bull.19. Estevão, 2007, Palmeiras (Brasile)Il Palmeiras cede al Real Madrid il più grande talento brasiliano, Endrick, e ha già pronto il suo erede. Si chiama Estevão Willian, le maglie gli stanno troppo larghe, i calzettoni restano a mezza gamba; è mancino e ha un tocco di palla da sturbo. La sua signature move è il sombrero alzato sopra la testa degli avversari anche quando la palla è ancora al suolo. Parte da destra e dribbla accentrandosi, è rapido e creativo. Vederlo correre è uno spettacolo. Nei campionati giovanili brasiliani ne dribbla anche quattro o cinque alla volta. È soprannominato “Messinho” - cringe ma affascinante: «Tiene la palla sotto al piede ma ha grande velocità». È uno specialista dei calci piazzati, che tira a giro sopra la barriera con un taglio piuttosto tradizionale.È l’ultimo prodotto di una generazione incredibile del Palmeiras, con Endrick, Luis Guilherme e Fabinho. Sanno già tutti che si tratta di un fenomeno, e un grosso hype ha circondato il suo esordio da titolare contro il Cruzeiro a inizio dicembre (la squadra con cui peraltro ha iniziato a giocare da bambino). Nel 2018, quando non aveva ancora 11 anni, ha firmato un contratto di sponsorizzazione con Nike: il più giovane brasiliano a farlo, battendo il record di Rodrygo. In giro è pieno di foto di lui bambino con medaglie al collo e trofei tra le mani. Insomma, il classico predestinato brasiliano che il Real Madrid di solito razzia ancora nella culla. Diversi mesi fa il PSG ha provato a prenderlo con un’offerta combinata con Endrick (50 milioni più 30 di bonus), non riuscendo a portarlo via; mentre ora il Barcellona sembra vicino al suo acquisto per 50 milioni solo per lui. Dopo una doppietta alla Nuova Caledonia al Mondiale Under 17 AS ha titolato: “Il Brasile ha un nuovo genio”.20. Cristhian Mosquera, 2004, Valencia (Spagna)Lo scorso anno Gattuso ne aveva lodato la mentalità da professionista, quest’anno il nuovo allenatore Ruben Baraja si è convinto dopo poche partite (complici i problemi fisici degli altri difensori) che Christian Mosquera fosse pronto per giocare titolare. Già nella selezione del Guardian per i migliori 2004, convocato in tutte le selezioni spagnole fino a poco tempo fa (al momento c’è un po’ di mistero su quale strada voglia prendere lui, con genitori colombiani e a quanto si dice corteggiato dalla Colombia, e su cosa voglia fare la federazione spagnola), Mosquera è un difensore longilineo, oltre il metro e novanta, con grandi potenzialità atletiche e ottime letture.Non ci sono molti difensori di diciannove anni in grado di prendersi le responsabilità che si prende lui come centrale di una difesa a quattro. Sia in campo aperto, con movimenti a chiudere le linee di passaggio e a coprire la profondità, sia in area di rigore, dove difende più di posizione che sull’uomo. Un profilo atipico proprio per la squadra italiana che quest’estate sembrava vicina a prenderlo per pochi milioni, l’Atalanta così attenta alle marcature e alla difesa in avanti. Forse di Mosquera a Gasperini piacevano le qualità tecniche con la palla, oltre che la forza naturale e la tecnica con cui vince i duelli. Adesso che è diventato titolare nel suo Valencia il prezzo si sarà alzato e chissà che presto non esordisca anche in Nazionale maggiore (una delle due). Nel 2024 compierà vent’anni e, se tutto va come deve andare - o meglio: se tutto continua ad andare come sta andando e Mosquera continuerà a mostrare la calma e la compostezza di un veterano - sentirete di nuovo parlare di lui.

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