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50 giovani da seguire nel 2024 - Quarta parte
12 gen 2024
12 gen 2024
Kobbie Mainoo, Antonio Raimondo e altri nomi da tenere d'occhio.
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IMAGO / Offside Sports Photography
(foto) IMAGO / Offside Sports Photography
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Continua la nostra lista di Under 20 da tenere d’occhio nell’anno che si è appena aperto. Qui trovate la prima parte, qui la seconda, qui la terza. Domani uscirà il capitolo finale. Buona lettura.31. Kobbie Mainoo, 2005, Manchester United (Inghilterra)Quando ha fatto il suo esordio stagionale, lo scorso 26 novembre contro l’Everton, Gary Neville al commento di Sky ha detto che Kobbie Mainoo «sembrava un giocatore del Manchester City». Il diciottenne di Stockport, nella città metropolitana di Manchester, scendeva tra i centrali, gestiva il pallone in maniera minimale, a volte azzardava a girarsi tra due avversari, dando quel senso di soddisfazione che danno le cose fatte come si deve. «Sembrava il tipo di giocatore da Manchester United», ha detto Roy Keane correggendo Neville «Coraggioso e bello da vedere». Mainoo è un giocatore del Manchester United da quando ha 9 anni e questo a Old Trafford non passa mai inosservato. Il suo arrivo in prima squadra è stato però lento e inesorabile, come un fenomeno naturale. Quasi esattamente un anno fa l’esordio tra i professionisti, in una partita di Coppa di Lega contro il Charlton, poi le prime sparute apparizioni in Premier League, fino all’aggregazione in prima squadra quest’estate, durante il tour negli Stati Uniti. Mainoo ha rimediato un brutto infortunio alla caviglia contro il Real Madrid, nell’ultima partita del tour, ma questo ha solo rimandato di poco il suo approdo tra i titolari. Da quando ha esordito contro l’Everton, solo due volte è rimasto in panchina. Tutte le altre volte, ad esclusione solo della Champions League, è sempre partito titolare. Pochi giorni fa, contro il Wigan in FA Cup, è stato eletto migliore in campo.

Mainoo è un vertice basso di centrocampo che, per parlare in termini platonici, vive della luce riflessa dell’idea di Busquets. Raramente forza una giocata per accelerare, e il suo gioco è sempre razionale, che sia giocare a parete con la difesa o trovare un compagno tra le linee. È difensivamente però che la sua comprensione del gioco risplende con maggiore lucentezza. Nonostante sia piuttosto basso (un metro e 75 secondo Transfermarkt) e non particolarmente veloce, superarlo in dribbling è un incubo. Mainoo sembra sempre sapere in anticipo dove andrà l’avversario, come rimbalzerà il pallone, se gli avversari si stringeranno per un uno-due. Certo, contro avversari di più alto livello, come il Liverpool, ha fatto più fatica, ma insomma non mi sembra una grande notizia per un diciottenne alla sua prima vera e propria stagione tra i professionisti. Nonostante il campione di partite sia inevitabilmente piccolo, Mainoo è già il primo centrocampista dello United per intercetti aggiustati per possesso (1.34 per 90 minuti) e il secondo per precisione di passaggi (85%). Come ha detto Roy Keane: «Non vogliamo esaltarci troppo, ma sono sicuro che lo faremo». 32. Lucas Bergvall, 2006, Djurgardens (Svezia) Dopo aver debuttato in prima squadra nel Brommapojkarna (che letteralmente significa “i ragazzi di Bromma”: giustificato visto che ha uno dei migliori vivai scandinavi) a 16 anni nel luglio 2022, Bergvall è passato più di un anno fa al Djurgardens (una delle tre grandi squadre di Stoccolma) assieme al fratello Theo di due anni più grande. Dopo un periodo di ambientamento ha chiuso la stagione da titolare inamovibile e giocatore più osservato del campionato svedese. Preso per 900mila euro adesso già vale come minimo cinque volte di più e si dice sia seguito dall’Inter, dal Manchester United e dal Barcellona. Bergvall è considerato in patria il centrocampista svedese più talentuoso almeno dai tempi del giovane Kim Källström (curiosamente anche lui passato per il Djurgardens prima di lasciare la Svezia), il talento su cui ci sono maggiori aspettative assieme a Roony Bardghji (di cui abbiamo parlato qui).

Fisico statuario e ciuffo biondissimo, gioca sempre a testa alta e per stile di gioco può essere messo ovunque nella fascia centrale del centrocampo, dalla trequarti in giù. Nel Djurgardens ha la libertà di avanzare sulla trequarti e anche di inserirsi in area. Più che un regista o un rifinitore si potrebbe definire un facilitatore della manovra: ha grande eleganza in conduzione e aiuta la circolazione del pallone con una tecnica pulitissima. Bergvall sa anche sfuggire facilmente al pressing avversario con un elegante protezione del pallone e insospettabili picchi di creatività nei dribbling. Idealmente il suo sviluppo potrebbe essere facilitato da una squadra che vuole avere il pallone, magari giocando in un centrocampo a due che gli lascia libertà di muoversi. Anche difensivamente non è male, avendo un buon intuito nel recupero immediato. Vedremo se tutta questa completezza verrà testata in un campionato di più alto livello quest'anno.33. Amara Diouf, 2008, Génération Foot (Senegal) Se il repentino declino e la fuga in Arabia Saudita di Sadio Mané vi ha messo tristezza non disperate, perché sta arrivando un nuovo attaccante senegalese elettrico, tecnico e carismatico pronto a raccoglierne l’eredità. Diouf ha il talento, la mentalità e l’aura per diventare una delle stelle del calcio del futuro, e già ora è considerato forse il miglior giovane talento in Africa. Nonostante i 16 anni ancora da compiere ha già debuttato con la Nazionale maggiore del Senegal, diventando il più giovane di sempre a farlo (a 15 anni appena compiuti). A livello giovanile poi è incontenibile: ha trascinato il Senegal alla vittoria della Coppa d’Africa di categoria e solo un infortunio nella partita contro il Giappone nell’ultima del girone l’ha tolto di mezzo dal Mondiale Under 17, dove ha giocato due anni sotto il limite d'età. La sua doppietta aveva segnato la vittoria contro l’Argentina all’esordio e non appena lui è mancato, il Senegal è uscito agli ottavi.

Come a suo tempo Mané, è cresciuto e gioca per l’accademia Génération Foot di Dakar e come Mané ha una struttura potente in un fisico compatto (175 cm). Destro di piede, preferisce partire dalla fascia sinistra per accentrarsi. Gli piace avere il pallone tra i piedi: lo cerca, lo chiama e quando lo riceve si accende. Da qualsiasi posizione può creare un pericolo grazie ad una tecnica di calcio già pulita. Lo scatto e il controllo del corpo, unito alla tecnica nello stretto e alla creatività lo rendono un giocatore adatto sia a giocare in campo aperto che in spazi ristretti, sia in fascia che sulla trequarti. Diouf sa che con una giocata può risolvere la partita e questo a volte lo rende fin troppo testardo nel cercarla. Spesso però ha ragione lui. Non ha nascosto di voler giocare un giorno nel Barcellona, ma intanto farà lo stesso tragitto di Mané visto che ha già un accordo per andare al Metz una volta compiuti 18 anni (giugno 2026). La strada insomma è ancora lunga. 34. Julio Enciso, 2004, Brighton (Paraguay)Guardate questo gol: fatelo da tutte le angolazioni, se potete. Questo bolide da 25 metri di Julio Enciso è stato eletto, nella stagione scorsa, MOTD Goal of the Season (ed è stato messo nel terzetto di finalisti per il Premio Puskas) per un sacco di motivi: perché è stato segnato al City, una delle squadre più forti al mondo in quel momento; perché ha suggellato la qualificazione del Brighton, per la prima volta, a una competizione europea; perché celebra il talento di questo paraguaiano sfortunato, sbocciato nella stagione scorsa come tutta la squadra di De Zerbi e fermo da cinque mesi per una lacerazione del menisco.Julio Enciso è un calciatore appassionante, vistoso, maleducato. Si è abbattuto sulla Premier League come una palla infuocata, facendoci innamorare per come parte, a testa bassa, come un toro nell’encierro di Pamplona, arrogante come una motocicletta sul circuito; per come si incunea tra le linee, apre spazi, trova la conclusione – per le sue conclusioni; per come balla nello stretto, e tocca il pallone, trascinandolo come la mazza di un hockeysta fa con il disco.

Il Brighton l’ha prelevato dal Club Libertad di Asunción, dove nel 2022 aveva fatto le fiamme e segnato 11 gol in 14 presenze giocando da seconda punta, al fianco di Roque Santa Cruz. Nella prima stagione inglese ha segnato meno, soltanto quattro reti, ma tutte prestigiose, e tutte molto belle (dopo il battesimo al Bournemouth ci sono state Chelsea, Arsenal e infine, per la prima volta davanti al suo pubblico, il famoso gol al City).Dopo la rete fantastica al Chelsea De Zerbi lo aveva criticato apertamente: «Ha smesso di giocare dopo il suo gol, e non voglio vedere cose del genere. Deve pensare prima alla squadra, e poi a se stesso. Migliorare a livello di mentalità». E la mentalità sembra in effetti il suo punto debole, quello su cui costruire: abbattere l’ego sacrificandolo al gioco di squadra può non solo farlo crescere, ma lasciare che le sue capacità possano brillare in tutta la lucentezza. De Zerbi ci crede tantissimo, tanto da essersi opposto a un suo trasferimento in estate, nonostante l’arrivo di Ansu Fati, e da avergli affidato la maglia numero dieci.Magari l’infortunio lo avrà responsabilizzato: con tutta quella vitalità, Enciso può diventare uno di quei trequartisti esaltanti, capaci di svariare dalle fasce alle spalle del centravanti.35. Bilal El Khannouss, 2004, Genk (Marocco)Forse vi sarete accorti di lui in Conference League, dove nell’ultimo turno ha affettato la difesa del Curaricki con dei filtranti geniali da chi sembra nato per far segnare il prossimo. I più attenti magari hanno fatto caso alla sua presenza nella finale per il terzo e quarto posto in Qatar, dove El Khannouss ha esordito, portato da Regragui per fare esperienza, considerato il futuro della Nazionale.El Khannouss ha innanzitutto un grande stile. Fa le cose semplici e quelle difficili allo stesso modo, e cioè senza sforzo. Pare giocare col ghiaccio nelle vene, la testa sempre alta, il campo sempre perfettamente scansionato. A livello di efficacia questo si traduce in un giocatore bravo a far progredire il gioco, che sa mandare in porta i compagni anche dalla propria metà campo, ma anche di trovarli tra le linee, in posizioni pericolose. Nella partita contro la Fiorentina abbiamo potuto ammirare la sua freddezza sotto pressione, la sensibilità del suo piede, la sua visione di gioco. Dopo la partita Vincenzo Italiano lo ha definito un giocatore di prospettiva, e lui ha dovuto scansare questi elogi e dire che non è ancora pronto per la Serie A («Mi ispiro molto a De Bruyne ma devo stare calmo»). Ci mette sempre molto poco a leggere le linee di passaggio davanti a sé; ha sviluppato un’intesa speciale con i giocatori più veloci della squadra, come Yira Sor o Fadera.

Rispetto al connazionale Ounahi, ha meno facilità nel portare palla, ma è un passatore migliore. Può giocare da trequartista centrale o esterno, o anche da mezzala di un centrocampo a tre. Quest’anno si è preso la numero 10 del Genk e ha messo insieme 3 gol e 5 assist stagionali. Batte punizioni e calci d’angolo. Su Trasfermarkt il suo valore è già sopra i venti milioni. Lui è nato in Belgio ma in Marocco il suo nome è circondato da un hype spropositato. El Khannouss ha già 2 milioni di follower su Instagram e le sue prestazioni individuali vengono registrate e studiate nel dettaglio, come per ricercare un’eccezionalità che potrà rendere grande la Nazionale dei "Leoni dell’Atlante". Questa per esempio è la sua prestazione contro il Brasile del marzo scorso. Durante la partita ha servito un assist, bisticciato con Militao perché si è permesso di fargli un tunnel di tacco a gioco fermo, e poi si è lasciato trascinare in qualche errore da un eccesso di sicurezza.

La vostra nuova fissa se vi piacciono i centrocampisti marocchini eleganti.36. Lewis Miley, 2006, Newcastle (Inghilterra)In queste settimane - lanciato da Howe per via dei tantissimi infortuni, ma anche per la fiducia che l’allenatore ripone in lui, avendolo fortemente voluto in prima squadra - Lewis Miley sta infrangendo tutta una serie di record di precocità del Newcastle. A 17 anni è diventato titolare del club in cui è cresciuto, a pochi chilometri dalla città dove è nato e tutti sono pronti a giurare sulla luminosità del suo futuro.Nello staff del Newcastle sono tutti stupiti del “cervello da calciatore” di Miley, della maturità che mostra da un punto di vista atletico, tecnico e fisico. Sono frasi spesso di circostanza per i giovani che emergono presto, ma nel gioco di Miley è difficile non notare una certa intelligenza naturale, anche solo per come si è inserito rapidamente nel gioco di un Newcastle in emergenza o per come sembra trovarsi a meraviglia nei ritmi forsennati della Premier League, una cosa che semplicemente non dovrebbe succedere a 17 anni (e a guardarlo sembra anche più piccolo).

Miley è una mezzala squisitamente inglese. In campo mostra un dinamismo e un’intensità che sembra ce ne siano due. Non ha la tecnica delle migliori mezzali di possesso, ma ha ottime letture senza palla ed è sempre in movimento. Questo gli permette di essere già un riferimento per la manovra del Newcastle, che si appoggia spesso a lui per risalire sul lato destro del campo. Certo, a 17 anni non può essere lui la soluzione ai problemi di una squadra che nelle ultime settimane è sprofondata in classifica. Con il ritorno dei titolari, probabilmente, Miley perderà un po’ di spazio (anche se, principalmente, sostituisce Tonali, fermo per squalifica). In ogni caso Howe sembra avere grande fiducia in lui ed è difficile non pensarlo come il futuro di una squadra che vuole fare grandi cose - con i soldi dei sauditi, certo, ma anche puntando sull’identità e sui giovani. 37. Antonio Raimondo, 2004, Ternana prestito dal Bologna (Italia)Antonio Raimondo è una delle più belle novità del campionato di Serie B. Cresciuto nelle giovanili del Bologna, squadra proprietaria del suo cartellino, dopo aver segnato 15 gol in 30 partite nello scorso campionato Primavera quest’anno ha deciso di mettersi in discussione tra i professionisti alla Ternana. Si tratta di uno dei migliori 2004 italiani – nonostante non abbia preso parte alla vittoria dell’Europeo Under-19 – e in questo momento, forse, è la punta dalle prospettive più interessanti del nostro calcio.Raimondo è alto un metro e ottantacinque ed è un attaccante dalle spalle larghe e forte fisicamente. Nonostante ciò, però, non si tratta di un giocatore che si limita a battagliare coi difensori o a far sentire il suo peso in area. Al giocatore di scuola Bologna piace svariare lungo tutto il fronte d’attacco, sia venendo incontro sia aprendosi in fascia per associarsi ai compagni. Si tratta di una punta autosufficiente per fisico e tecnica, qualcosa di raro per il calcio italiano. Nonostante gli piaccia partecipare al gioco, quest’anno sta dimostrando di avere un ottimo rendimento anche sottoporta. Al momento sono 7 i gol segnati in 19 apparizioni, numeri tutt’altro che scontati se si pensa che la Ternana è impelagata nella lotta salvezza e che ha iniziato a raccogliere risultati positivi solo nel mese di dicembre, in cui Raimondo ha segnato 5 gol in 5 partite.Dispone di un sinistro secco e preciso nel tiro, e probabilmente il fondamentale migliore del suo repertorio è il modo in cui prepara la conclusione. Il suo gol più bello, fino ad ora, lo ha segnato al Lecco, una girata sotto l’incrocio dal limite dell’area dopo essersi alzato il pallone in palleggio, in maniera simile ad un celebre gol di Thierry Henry contro il Manchester United.

38. Kim Ji-soo, 2004, Brentford (Corea del Sud)Di Kim Ji-soo sappiamo che ha 19 anni, che in Corea era seguito già dal Bayern Monaco, che è stato appena convocato dalla Nazionale maggiore per la Coppa d’Asia, e poco altro. Bastano questi tre indizi per fare una prova? Di tracce più concrete ne abbiamo davvero poche. Quest’estate il Brentford ci ha puntato, bruciando la concorrenza del club bavarese, ma poi, dopo uno spezzone di un’amichevole estiva contro il Lille in cui ha ben figurato, l’ha parcheggiato nella propria squadra riserve. Forse non la prima stagione in Europa da sogno che Ji-Soo si era immaginato, ma comunque un salto quantico rispetto al modello ideale a cui è paragonato, quel Kim Min-jae che è arrivato in uno dei cinque principali campionati europei solo a 26 anni.

Il nome di Ji-soo è iniziato a circolare tra i tablet degli scout europei dopo i sorprendenti Mondiali Under-20 della Corea del Sud, dove tra le altre ha battuto la Francia, l’Ecuador e la Nigeria (prima di venir eliminata alle semifinali da quella punizione di Pafundi che ricordiamo bene). Di quella Nazionale Ji-Soo era il centrale di sinistra, schierato stranamente a “piede invertito” visto il suo destro molto dolce nell’impostazione da dietro. Ji-Soo non ha la velocità mostruosa di Min-jae nella copertura della profondità ma, alla luce del suo metro e 92, rimane un difensore comunque piuttosto rapido e per questo adatto a un calcio contemporaneo che chiede alle proprie difese di stare sempre più alte. Certo, va testato in un contesto un pochino più competitivo del Mondiale Under 20, e sappiamo quanto un difensore giovane possa soffrire un livello atletico troppo alto, figuriamoci in Premier League. Da questo punto di vista, tra l’altro, il suo impatto con il calcio occidentale era stato piuttosto traumatico. Nell’estate del 2022 Ji-soo partecipò a una strana amichevole tra Tottenham e una selezione all-star del campionato coreano in cui entrò nel secondo tempo. La partita finì 6-3 per la squadra di Londra e Ji-soo causò l’ultimo gol della partita, di fatto passando la palla a Son dentro l'area (chissà, forse un omaggio all’idolo nazionale). Speriamo per lui che il 2024 porti con sé nuovi ricordi con le squadre della Premier League. 39. Badredine Bouanani, 2004, Nizza (Francia)Badredine Bouanani era stato uno dei giovani più interessanti della scorsa stagione di Ligue 1, dove era spesso partito da titolare nel girone di ritorno. Quest’anno i rossoneri sono saliti di livello e occupano il secondo posto in classifica. Con l’arrivo di Francesco Farioli in panchina, però, il minutaggio di Bouanani si è ridotto drasticamente, tanto da aver perso la convocazione con l’Algeria per la Coppa d’Africa.A questo ragazzo nativo di Lille non manca niente nel rapporto col pallone, basta un tocco a capire quanto sia forte tecnicamente. Il problema, però, è che deve formare ancora tutto il resto del repertorio. Il suo tiro è debole ed è troppo innamorato dell’uno contro uno per poter emergere in una squadra dalla chiara identità collettiva come il Nizza di quest’anno.Il modo in cui tratta la palla, però, è speciale ed è un’ottima base di partenza. La tecnica di Bouanani è quasi da futsal, quando riceve esegue il primo controllo di suola. Mancino naturale, gli piace puntare l’uomo e toccare tante volte la sfera per disorientarlo, cambiando spesso idea e direzione in pochi secondi. La sua sensibilità gli permette di spostare il pallone con tutte le parti del sinistro e con il suo corpo esile sa ingannare il diretto avversario.Al momento l’algerino gioca quasi solo alto e aperto sulla destra. Non sembra, però, avere potenza e qualità balistiche sufficienti essere un’ala. Sarebbe interessante saggiare la sua tecnica nello stretto in zone più centrali, dove potrebbe ricevere il supporto dei compagni e rendere più utile la sua capacità di sfuggire agli avversari.40. Assan Ouedraogo, 2006, Schalke (Germania)Assan Ouédraogo è diventato un nome noto al pubblico italiano da quando lo scorso novembre ha iniziato a circolare la notizia di un interessamento del Milan nei suoi confronti. Nato a maggio 2006, è stato uno dei punti di forza della Germania vincitrice dell’Europeo Under 17 a giugno 2023: nella finale contro la Francia si è incaricato di battere il rigore decisivo. Compirà diciotto anni solo a maggio, ma il tedesco sta già vivendo la sua prima stagione tra i professionisti. La retrocessione dello scorso anno è stata una tragedia per lo Schalke 04, ormai da troppo tempo nobile decaduta del calcio tedesco. La Zweite Liga, però, è diventata l’occasione per lanciare quello che sembra a tutti gli effetti uno dei talenti più eccitanti d’Europa, con caratteristiche che sembrano perfette per il calcio degli anni a venire. Ouédraogo è un freak di centrocampo. Secondo il sito ufficiale della Bundesliga misura 191 centimetri, ma dà l’impressione di essere anche più imponente. Si tratta di un assoluto privilegiato dal punto di vista atletico, e su un fisico da titano ha sviluppato grande sensibilità tecnica. Ouédraogo non è solo un box to box abile in conduzione, ma è anche un centrocampista capace di risolvere palla al piede situazioni complicate, che ha l’ambizione di uscire da ogni strettoia con un virtuosismo. Tocca il pallone sul corto con grande frequenza e precisione, alternando tutte le parti del destro. Gli piace appoggiarsi all’avversario e fare perno sulla suola per girarsi sfruttando il contatto. Nonostante le leve lunghe, ha una grande elasticità sulle caviglie con la quale riesce a sterzare all’istante per mandare fuori strada l’avversario. Consapevole della sua superiorità fisica e tecnica, delle volte si compiace e ovviamente non tutte le giocate possono riuscirgli.

Detto che si tratta di due giocatori con funzioni diverse, soprattutto perché Ouédraogo parte da posizione più arretrata, ditemi voi se questo dribbling in area e questo tiro non sembrano eseguiti da Musiala.

A diciassette anni, con quella combinazione di atletismo e sensibilità nei piedi, è davvero difficile ipotizzare quali siano i suoi orizzonti. Oltretutto, si tratta di un giocatore intenso, che già da ora vince con tranquillità anche i duelli difensivi grazie al fisico: dovesse specializzarsi nelle letture anche in quel senso, ci troveremmo di fronte ad un centrocampista di completezza sbalorditiva.

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