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Sarri alla Juventus, senza preconcetti
17 giu 2019
17 giu 2019
Come cambia la Juventus.
(articolo)
12 min
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Al termine di una lunga attesa, a un mese esatto della nota apparsa sul sito della società che comunicava la fine dell’esperienza di Massimiliano Allegri sulla panchina bianconera, la Juventus ha finalmente ufficializzato il suo nuovo allenatore riportando in Italia, dopo l’esperienza al Chelsea, l’ex nemico Maurizio Sarri. La notizia, però, non è stata accolta con particolare favore da una buona parte della tifoseria bianconera. I motivi sono molteplici e spesso concomitanti.

Lo scontento è alimentato anzitutto dalla speranza disattesa di potere arrivare a Pep Guardiola, ma anche dalla narrazione di un “sarrismo” rivoluzionario (in parte alimentata dallo stesso Sarri, in parte indipendente dal tecnico toscano) diametralmente alternativo all’ordine costituito rappresentato dai bianconeri, e dall’accusa di essere portatore di una “cultura dell’alibi” estranea al DNA bianconero. Più in generale, per alcuni tifosi, Sarri ha un’immagine fin troppo brusca, al di là della tuta indossata durante le partite, sporcata anche dalle frasi omofobe e sessiste.

Oltretutto, fino al suo trasferimento al Chelsea, nella disputa giacobina e inutilmente ideologica tra i sostenitori del bel gioco e “risultatisti”, Sarri è stato preso ad emblema della prima fazione, contrapposto proprio a Massimiliano Allegri, che adesso sostituisce sulla panchina della Juventus. Quest’ultimo argomento però, oltre a una fetta di tifosi delusi da Sarri, definisce all’opposto una porzione di appassionati bianconeri che apprezzano la scelta operata dalla società, ritenuta perfettamente in linea con la necessità di trovare un allenatore con una filosofia di lavoro e di calcio diversa da quella di Allegri.

Circoscrivendo il perimetro al campo da gioco, è interessante cominciare a ragionare su quale potrà essere l’impatto di Maurizio Sarri sul calcio della Juventus.

Le differenze con Allegri

Al di là di ogni insensato fondamentalismo, la cosa certa è che il nuovo tecnico bianconero sia un allenatore profondamente diverso da Massimiliano Allegri. Tra i due estremi teorici che vedono da un lato gli allenatori con un approccio top-down (in cui i principi nascono dall’alto e definiscono, a cascata, il modello di gioco) e dall’altro i tecnici che con approccio bottom-up (che, in maniera induttiva, costruiscono la squadra partendo dalle caratteristiche e dagli incastri tecnici dei giocatori), Sarri occupa una posizione dello spettro vicina al primo estremo e opposta a quella ipoteticamente occupata da Allegri.

L’ex tecnico del Chelsea è guidato dall’ottimismo della volontà e per questo il suo calcio si propone di dominare la partita e di esprimere il proprio gioco sempre e comunque, in maniera quasi indipendente dall’avversario. Allegri è invece guidato dal pessimismo della ragione e filosoficamente accetta fasi del match e addirittura della stagione in cui la squadra deve adattarsi alle esigenze specifiche della partita o del periodo di forma. E concretamente la diversità tra gli approcci dei due allenatori si esprime in diversi aspetti del gioco proposto.

Difensivamente il calcio di Sarri si caratterizza per la ricerca attiva del recupero del pallone tramite meccanismi di pressing strutturato e orientato alla copertura delle linee di passaggio e per l’utilizzo di una “zona” purissima che pertanto utilizza come riferimento per il posizionamento difensivo, in ordine di priorità, la posizione del pallone, quella dei compagni e, solo in ultima istanza, quella degli avversari.

La linea difensiva tende a rimanere alta accompagnando il pressing e mantenendo così le corrette distanze tra i reparti e la squadra tende a compattarsi sul lato forte, concedendo spazi su quello debole. Sia il pressing, con la sua proattività nel provare a recuperare la palla, che la zona, con il suo relativo interesse alla posizione degli avversari, sono perfettamente coerenti con la volontà di giocare la partita secondo le proprie regole.

In questo senso il cambiamento rispetto al calcio di Allegri è piuttosto evidente: in questi anni la Juventus ha utilizzato il pressing in maniera selettiva, in particolari situazioni e fasi delle partite, lasciando sempre porzioni di match in cui ha preferito riposizionarsi con un baricentro medio-basso e difendere posizionalmente con un sistema in cui la posizione dei difendenti era sempre “sporcata” dalla posizione degli avversari.

Foto di Will Russell/Getty Images

In fase di possesso palla il passing-game di Sarri mira, secondo i principi del “gioco di posizione”, a disorganizzare la struttura difensiva avversaria. In fase di costruzione bassa le squadre di Sarri tendono a minimizzare i passaggi orizzontali, ma preferiscono muovere il pallone sul breve con passaggi verticali - avanti e indietro - e diagonali, generando in maniera consapevole gli inneschi per il pressing avversario, facilmente attivabile dalle ricezioni spalle alla porta dei centrocampisti o dai frequenti passaggi all’indietro verso i centrali.

Lo scopo, chiaramente, è quello di creare spazi alle spalle della pressione da utilizzare per avanzare, dilatando le distanze tra le linee avversarie. Più avanti, l’evoluzione del calcio di Sarri, ha sviluppato una manovra offensiva che ricerca la superiorità posizionale per mezzo in un’elevata densità in zona palla e un massiccio utilizzo degli half-spaces.

Infine, la fase di rifinitura e finalizzazione, diretta conseguenza di quella di costruzione, prova a sfruttare gli spazi creati sul lato debole dal sovraccarico del lato forte e, più in generale, gli spazi generati dalla destrutturazione del sistema difensivo avversario.

Anche in questo caso appare evidente come i principi di gioco riflettano la volontà di controllare attivamente gli sviluppi della manovra e di disegnare in prima persona il contesto della partita.

Ancora una volta, anche in fase di possesso palla, il calcio di Sarri si distanzia da quello di Allegri, più legato alle letture individuali dei singoli giocatori che alla ricerca sistematica di trame funzionali al principio generale e, specie negli ultimi periodi, caratterizzato da una fase di rifinitura centrata sul “crossing-game” quasi del tutto estraneo al calcio del nuovo tecnico bianconero.

Sarri è cambiato di continuo

È quindi inevitabile che la Juventus di Sarri sarà diversa da quella vista negli ultimi cinque anni: l’utilizzo della zona in una versione molto più pura che nell’esperienza di Allegri, l’adozione di meccanismi di pressing più strutturati e costanti, saranno verosimilmente le novità più evidenti in fase di non possesso palla e la sfida maggiore cui dovranno rispondere i calciatori della rosa bianconera.

In fase offensiva la transizione più evidente sarà quella verso un calcio più cerebrale in cui la manipolazione della struttura difensiva avversaria sin dalle prime fasi di impostazione è il faro che orienta le scelte di gioco. In linea più generale la mutazione della Juventus potrebbe condurre verso una squadra che vuole attaccare in un campo piccolo e difendere in spazi più ampi, in maniera opposta a quanto fatto nelle ultime stagioni.

Nel dettaglio non è però semplice immaginare la Juventus che verrà, sia perché la rosa dovrà essere definita dal calcio mercato sia perché Sarri ha cambiato più spesso di quanto si creda il modulo di gioco e ha, nel corso della sua carriera, implementato e modificato i principi cardine del proprio calcio.

Ai tempi di Empoli, nella piazza che lo lancerà verso il grande calcio cioè, Sarri è arrivato come un allenatore che giocava un 4-2-3-1 parecchio propositivo, però abbandonato presto e abbastanza sorprendentemente per il 4-3-1-2 che gli è valso la promozione in serie A, la vetrina nella massima serie e, in definitiva, la chiamata al Napoli. Se la zona e il pressing erano già chiaramente presenti nel calcio dell’Empoli, i meccanismi offensivi erano in parte diversi da quelli che successivamente ha sviluppato a Napoli.

L’impostazione di gioco dell’Empoli mirava, anche se in maniera meno strutturata, ad attirare il pressing avversario, ma il passaggio dalla fase di costruzione bassa a quelle successive era molto più diretta è verticale, e prevedeva il passaggio diretto verso le due punte o il trequartista. Più che un continuo movimento del pallone in ogni zona del campo per disordinare la struttura difensiva avversaria, l’Empoli di Sarri usava il passing game per attirare il pressing, per poi accelerare vorticosamente negli spazi liberati dalla pressione avversaria.

A Napoli i tentativi di riproporre il 4-3-1-2 di Empoli sono durati lo spazio di due pareggi e una sconfitta nelle prime tre giornate di campionato, e hanno lasciato spazio al 4-3-3, più adatto ai giocatori in rosa, e a una fase offensiva che, rispetto a quella di Empoli, era più ragionata e faceva un uso più massiccio della ricerca della superiorità posizionale in ogni zona del campo.

Infine, al Chelsea, pur mantenendo il 4-3-3 come modulo di gioco di riferimento, il calcio di Sarri si è fatto più diretto rispetto a quello del Napoli, adeguandosi ai giocatori a disposizione e alla Premier League stessa.

Che Juve sarà?

Insomma, la storia dell’allenatore toscano pare indicare quindi che la difesa a quattro è intoccabile, coerentemente coi principi di difesa a zona “pura” che, vista la necessità di occupare il campo in maniera il più possibile omogenea, mal si conciliano con la difesa a tre. Più avanti le scelte di Sarri potrebbero essere invece meno prevedibili di quanto si possa immaginare.

Le voci di mercato suggeriscono che la priorità della Juventus sia quella di acquistare un centrocampista di qualità per rinforzare il reparto di mezzo dopo avere già preso Ramsey a parametro zero dall’Arsenal. Immaginando la Juventus schierata con il 4-3-3 adottato da Sarri nelle ultime stagioni, il centrocampo potrebbe avvalersi delle doti di Pjanic che ha le qualità tecniche necessarie per svolgere il lavoro chiesto dal tecnico dal vertice basso del reparto, fondamentale per muovere il pallone, attirare il pressing e disordinare gli avversari.

Accanto a lui Emre Can potrebbe muoversi in verticale, facendo valere le sue doti di incursore e la qualità della sua pressione sugli avversari. Il tedesco è un giocatore che la scorsa stagione è parso a disagio nel centrocampo a tre di Allegri, sia da mezzala che nei rari impieghi da mediano, e che invece ha fornito il meglio nelle poche occasioni in cui ha giocato in coppia con un altro interno o come terzo di difesa.

Tuttavia, in un contesto più strutturato e con compiti definiti e chiari potrebbe utilizzare al meglio le sue qualità anche da mezzala in un triangolo di centrocampo. Con caratteristiche diverse, e dalla parte opposta del campo, la stessa funzione potrebbe essere svolta da Matuidi; e a completare il reparto dovrebbe quindi essere un giocatore maggiormente capace di sostenere il palleggio della squadra. Il compito potrebbe essere assegnato a Ramsey, all’universale Bentancur, capace potenzialmente di occupare ogni ruolo e svolgere ogni funzione del centrocampo di Sarri, o dall’eventuale nuovo centrocampista (per il quale si fanno i nomi di Pogba e Milinkovic-Savic).

In attacco, ovviamente, si parte dalla posizione di Cristiano Ronaldo. Il fuoriclasse portoghese non pare poter occupare con continuità la posizione di esterno d’attacco, per i compiti difensivi assegnati al ruolo da Sarri, ma al contempo non pare volere giocare da punta centrale rinunciando così alla libertà posizionale che ama riservarsi. Probabilmente, salvo altri cambi di mercato, Dybala dovrebbe reinventarsi, ancora una volta in carriera, tornando al ruolo di centravanti occupato al Palermo e partecipando attivamente coi suoi movimenti verso il pallone a muovere la linea difensiva avversaria o sviluppando con continuità un’efficace gioco nell’half-spaces di destra, occupando la posizione di esterno offensivo da quel lato del campo.

In quest’ottica, potrebbe essere interessante la soluzione del 4-3-1-2, in cui Ronaldo e Dybala potrebbero occupare con maggiore libertà e compiti difensivi semplificati la posizione di attaccante, e in cui il ruolo di trequartista dinamico e con capacità di inserimento, utile a sfruttare i movimenti della coppia di punte, potrebbe essere ricoperto da Ramsey, particolarmente a suo agio con i compiti ipotizzati. O anche da Bernardeschi, che potrebbe trovare, con una funzione meno legata al raccordo e più all’inserimento, la sua dimensione. O infine, perché no ipotizzandone l’acquisto, da Milinkovic-Savic.

In realtà, ogni ipotesi di gioco dettagliata è ancora prematura, sebbene i principi di gioco di Sarri siano conosciuti e saranno riproposti sulla panchina bianconera. Quello che è certo, invece, è che la Juventus di Sarri sarà profondamente diversa da quella vista nelle ultime stagioni e guidata da Massimiliano Allegri. E sarà particolarmente interessante osservare la reazione di un gruppo di giocatori estremamente qualitativo come quello bianconero a metodi di lavoro e principi di gioco differenti da quelli degli ultimi anni e, specularmente, l’evoluzione tattica di Sarri sulla panchina bianconera.

Al di là di alcuni limiti insiti nel sistema di gioco adottato - quali, ad esempio, il trade-off tra difesa compatta del lato forte e spazi concessi sul lato debole in fase di non possesso; o quello tra presidio degli spazi e libertà concessa agli avversari difendendo a zona i cross che giungono dalle fasce, nella sua esperienza a Napoli - tra i meritatissimi elogi, il gioco di Sarri è stato talvolta accusato di prevedibilità, specie contro le difese chiuse, imputata alla rigidità del modulo di gioco e alla perfetta conoscenza, da parte degli avversari, di ciò che la squadra provava ad ottenere dal suo passing-game (Mourinho, in tv, descrisse bene come ormai in Inghilterra tutte le avversarie del Chelsea ambiziose finissero per pressare il lato sinistro di costruzione).

L’esperienza alla Juventus, che fornirà a Sarri una rosa di certo più ricca numericamente e più varia tatticamente di quella avuta a Napoli e al Chelsea, potrà fornire al tecnico toscano l’opportunità di mostrare, all’interno della cornice di principi di gioco non derogabili, quanta della presunta difficoltà a variare i propri calciatori, il modulo di gioco e lo spartito tattico, sia figlia delle sue più intime convinzioni e quanto invece il perimetro delle possibilità tattiche fosse definito in maniera determinante dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione.

Antonio Conte all’Inter, Maurizio Sarri alla Juventus, senza trascurare Paulo Fonseca alla Roma: il campionato italiano si arricchisce di nuovi tecnici dalle idee chiare e dalla qualità indiscutibili.

Tatticamente potrebbe essere la serie A più interessante degli ultimi anni.

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