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Foto di Maurizio Lagana/Getty Images
Calcio Timothy Small 20 gennaio 2016 6'

Se questo è un fro*io

Mancini e Sarri: alcune domande sulla correttezza politica e sull’omofobia nel calcio italiano.

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La versione parallela della società italiana nella quale ci siamo svegliati oggi è una società nella quale, a quanto pare, è diventato effettivamente un problema usare insulti omofobi, o meglio, per usare il termine che ha usato Roberto Mancini in conferenza stampa, “razzisti”. Le parole in questione sono “frocio” e “finocchio”, epiteti che l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri ha rivolto verso quello dell’Inter ieri sera. Si è parlato, in mattinata, di una potenziale squalifica di quattro mesi per Sarri. E poi è venuto fuori che la squalifica non sarebbe applicabile perché, udite udite, Roberto Mancini è “notoriamente eterosessuale” e quindi Sarri non è stato “razzista” ma solo “offensivo”.

 

Ma la cosa più surreale di tutte è questa: se Sarri fosse stato trovato colpevole, la squalifica gli sarebbe stata conferita dalla Giustizia Sportiva, che fa riferimento alle norme della FIGC, organo capitanato da Carlo Tavecchio. Lo stesso Tavecchio di “Optì Pobà che mangiava le banane in Africà”, lo stesso Tavecchio delle “donne handicappate rispetto agli uomini”, lo stesso Tavecchio de “Non ho niente contro gli ebrei ma vanno tenuti a bada”, lo stesso Tavecchio di “Non ho niente contro gli omosessuali ma teneteli lontani da me.” Ma fortunatamente, Sarri non è stato trovato colpevole, perché, secondo la Gazzetta, Mancini è eterosessuale, e quindi non c’era “razzismo”. Tutto chiaro, no?

 

Insomma: una situazione che ha così poco senso da essere quasi incommentabile. Come si fa? Ovviamente, si comincia col dire che le frasi di Sarri sono inaccettabili, che si deve scusare, pubblicamente, e deve fare ammenda, deve fare un corso, o qualcosa del genere, per dimostrare che, semplicemente, non capisce un cazzo dell’argomento, deve studiare, e capire di più della storia e della società e prendere il problema sul serio. Perché una cosa è dire frasi da vecchietto di provincia quando alleni una provinciale, un’altra è quando dici quelle frasi su un palcoscenico internazionale. Perché poi trovi le tue frasi riportate da media inglesi, spagnoli, francesi, americani. Paesi dove queste parole hanno pesi diversi. Perché da noi esiste ancora il concetto di omertà (es. “certe cose devono rimanere in campo”, Sarri, non dirlo mai più), e il concetto di “visto che rubano tutti rubo anche io”. Non oso pensare al danno d’immagine che questa figuraccia ha fatto fare alla società Napoli in paesi più socialmente avanzati del nostro.

 

Sarri ha sbagliato gravemente. Ma,lo dico da ex bordocampista, se tutti facessero come @robymancio sarebbe squalificata mezza serie A.

— enrico varriale (@realvarriale) January 19, 2016

Visto che rubano tutti…

 

Prima di continuare, però, fermiamoci a considerare l’illogicità della possibile giustificazione della mancata squalifica. È come se l’insulto fosse pesato sulla veridicità dello stesso. Quindi se, per dire, io dicessi che una donna è una “puttana” perché, che ne so, si veste scollata, o si mette le gonne corte, per esempio, oppure ha semplicemente un approccio sano verso il sesso, potrei non essere “sessista”, ma solo “offensivo”. La differenza tra le due starebbe nell’effettiva precisione delle mie parole. Se la donna in questione non fosse effettivamente una prostituta, questo renderebbe il mio insulto meno sessista? Il che, poi, fa subentrare tutta una serie di logiche contorte, secondo le quali se Mancini oggi dicesse che è effettivamente omosessuale, allora Sarri sarebbe sì punibile con quattro mesi di squalifica. E se Mancini dovesse dichiarare di essere bisessuale, cosa succederebbe? Solo due mesi di squalifica? Fossi in lui, un pensierino ce lo farei. Potrebbe evitare i preliminari di Champions.

 

“In Inghilterra non avrebbe mai più visto un campo d’allenamento,” dice Mancini, che però non si fa troppi problemi a difendere i cori razzisti contro i napoletani. Come se non ti dessero trecento anni di squalifica per una frase razzista, in Inghilterra.

 

Queste qui sopra sono le frasi di Mancini ai microfoni della RAI dopo la partita. Prima di tutto, c’è da considerare quanto sembri effettivamente scosso l’allenatore dell’Inter. E poi c’è da commentare il breve strafalcione di Mancini che, per quanto visibilmente fuori di sè, dice testualmente, “Lui ha iniziato a inveire contro di me, urlando, dicendo “frocio”, “finocchio”. Io sono orgoglioso di esserlo, se lui è un uomo”. Non voglio fare facili ironie sulla frase “io sono orgoglioso di esserlo”, perché non mi pare che sia, come “simpaticamente” detto da molti tra ieri notte e stamattina, un coming out da parte di Mancini. Vorrei invece soffermare il discorso su una breve analisi di queste parole.

 

Pensateci un attimo. Dire, “io sono orgoglioso di essere frocio se Sarri è un uomo” implica che gli “uomini” non possono essere “froci”. Che quindi i “froci” sono qualcosa di diverso dagli “uomini”, il che implica a sua volta che i valori tradizionalmente associati alla mascolinità—forza, potenza, virilità, sicurezza, affidabilità, responsabilità, coraggio, sacrificio—sono ascrivibili in base al sesso della persona con la quale vogliamo andare a letto. Come se ci fosse, in poche parole, una differenza tra la mascolinità e l’omosessualità, cosa che mi pare completamente ridicola, come a dire che gli omosessuali siano tutti efebi effeminati e inaffidabili. Come a fare ancora finta che la mascolinità non sia una costruzione culturale. Come a negare quarant’anni di studi nel campo della sessuologia. Come se anche i sassi non sappiano che gli omofobi sono semplicemente degli omosessuali repressi. Ma, come direbbero gli inglesi, let’s move on.

 

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E dire che pure il governo certe cose basic sembra averle capite.

 

Dopodiché, Mancini ha detto tante cose giuste. Ha detto che “le persone come Sarri non possono stare nel calcio, se no non migliorerà mai.” Ed è vero, ed è condivisibilissimo. Il mondo del calcio è un mondo pieno, anzi, strapieno, di ignoranza, di bigottismo, di razzismo, di arretratezza socio-culturale, di modelli di genere e di vita assolutamente fuori contesto col mondo di oggi, di omofobia e di sessismo. E se vogliamo che questo mondo migliori, che diventi meno una vergogna dire in pubblico sì, mi piace il calcio, allora non è il caso che il mondo del calcio cambi? Oggi, Sarri può provare a cambiarlo, esibendosi in una performance di scuse pubbliche talmente ispirate e potenti da lasciarci tutti a bocca aperta. Oppure può non dire niente, fare finta che non sia successo niente, e permettere all’argomento di finire in secondo piano appena Sky Sport 24 troverà altro di cui parlare, tipo, che ne so, il ritorno di Luiz Adriano al Milan.

 

Certo, se deve cambiare, in che modo ci possiamo augurare che cambi? Forse non deve cambiare nel modo in cui si prospetta Ulivieri, quando dice cose che erano di cattivo gusto nel 1950, cose come “Ho ricevuto lo stesso tipo di offesa e ho risposto: ‘Portami tua moglie e poi lo domandi a lei.’ Allora questo diventa maschilismo e non va bene neanche, ma oggi non si sa più cosa dire”. Perchè il presidente della Assoallenatori non capisce che oggi si sa benissimo cosa dire. E cosa non dire. Ad esempio, la cosa che ha detto lui è una di quelle che non andrebbero dette. Nè tantomeno pensate, anche se ci accontenteremmo di un mondo in cui gli uomini di una certa età se ne stanno semplicemente zitti su certi argomenti, liberi di pensare le loro cose razziste, sessiste e omofobe, senza dirle mentre ricoprono cariche istituzionali. Certo: questo vorrebbe dire vivere in un mondo nel quale il presidente della Assoallenatori ha meno di 74 anni. Magari trent’anni di meno. Un mondo dei sogni, insomma. Ma non sarebbe un bel mondo?

 

Il mondo del calcio non dovrebbe cambiare nel senso in cui Mancini dovrebbe smettere di giustificare gli insulti razzisti in campo, dicendo che “sono cose che in campo succedono”? Forse non dovrebbe minimizzare cori come “Vesuvio lavali col fuoco“? Non è tutto il sistema che andrebbe rivisto? Perché Damiano Tommasi, Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, può dire che il coming out è sconsigliato? La FIFA può assegnare i Mondiali in Qatar, dove l’omosessualità è illegale? E poi dire che i tifosi gay dovrebbero “astenersi” durante il Mondiale? Non dovremmo smetterla di difendere i cori razzisti, i cori omofobi, i cori sessisti—tutti quanti, una volta per tutte, in modo inequivocabile? Non dovremmo smetterla di dare la colpa del nostro razzismo, del nostro sessimo, e della nostra omofobia alle vittime del razzismo, del sessismo, dell’omofobia? Quanto ci costa fare un piccolo esame di coscienza? Quanto ci costa cambiare? Lo chiedo a Mancini, Tommasi, Sarri, Tavecchio. Ma lo chiedo anche a noi stessi.

 

Tags : intermaurizio sarrinapolirazzismoroberto mancini

Timothy Small vive a Milano. Head of Content di Alkemy digital enabler, ha diretto VICE Italia fino al 2012. Giornalista e film-maker, ha co-fondato l'Ultimo Uomo nel 2013 con Daniele Manusia e nell'aprile del 2015 ha fondato Prismo, rivista online di cultura contemporanea. Scrive regolarmente per GQ, L'Uomo Vogue, Linus, e ogni tanto anche per IL, Undici, The Paris Review e Studio.

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