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Ma ve lo ricordate Quaison?
26 giu 2020
26 giu 2020
L'ex Palermo sta facendo grandi cose in Bundesliga.
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Anche se non esiste da ormai oltre tre anni, la presenza del Palermo di Zamparini si può ancora avvertire in questa realtà. Un’ombra che continua ad essere proiettata ogni volta che qualcuno si chiede se l’Ilicic che stiamo vedendo con Gasperini è davvero lo stesso che qualche anno fa ciondolava al Barbera, ogni volta che il cappello da baseball di Beppe Iachini compare sulla panchina di una squadra che non vuole scendere in Serie B. Come le radiazioni della centrale nucleare di Pripyat, anche il Palermo di Zamparini continua ad avere effetti sul presente anche ad anni di distanza.

 

Il Palermo di Zamparini è un tesseratto all’interno del quale l’universo che tutti noi percepiamo - quello in cui Cavani va al Napoli per diventare uno dei più grandi attaccanti del calcio contemporaneo e Miccoli viene condannato per estorsione - convive con tutti quelli in cui invece la realtà ha preso altre strade. Con le Top XI dei migliori acquisti della sua gestione possiamo per esempio possiamo volare nello spaziotempo fino al punto in cui il Palermo non vende nessuno dei suoi giocatori migliori e diventa una contendente fissa allo Scudetto. Oppure possiamo semplicemente viaggiare di fantasia scambiando i ruoli tra promesse mantenute e disattese, e immaginare che Abel Hernandez si trasformi nel nuovo numero 10 della Juventus mentre Dybala

.

 

A volte, però, il muro tra realtà e immaginazione sembra cedere, e può succedere che una realtà si contamini con un’altra. Alla fine stiamo parlando di una creazione di Zamparini, quindi è normale che a un certo punto le cose diventino un casino. E così Emerson Palmieri può diventare un terzino del Chelsea dopo aver fatto 9 partite in Serie A in rosanero, e Joao Pedro trasformarsi nel giocatore brasiliano con più gol nei cinque campionati europei dopo aver indossato la maglia del Palermo per appena 135 minuti. Il battito d’ali di una farfalla a Ballarò può provocare l’acquisto di Lazaar da parte del Real Madrid.

 

In questo modo, chissà magari proprio letteralmente in questo modo, se adesso si scorre la classifica dei capocannonieri della Bundesliga al sesto posto si troverà Robin Quaison, dal 2014 al 2017 al Palermo senza lasciare tracce rilevanti, oggi stella polare del Mainz, con cui ha segnato 13 gol, quanti

 (arrivato in Germania a gennaio) e uno in più di

.

 

Se Haaland e Havertz giocano in squadre che competono per un posto in Champions League, però, Quaison sorregge le sorti offensive di una squadra che anche quest’anno lotta per non retrocedere e che è aggrappata con le unghie e con i denti alle poche occasioni da gol che riesce a crearsi. In campionato il Mainz ha segnato appena 44 gol, meglio solo di altre cinque squadre, e di questi Quaison ne ha segnati il 30%. È solo alla luce di questo contesto che si può dare il giusto peso alla sua grande stagione, paragonabile tra le squadre sfigate della Bundesliga solo a quella di Rouwen Hennings, il Vieri della bassa classifica tedesca, che ha segnato ben il 42% dei miseri 36 gol del disgraziato Fortuna Düsseldorf (cioè 16 gol), secondo peggior attacco del campionato tedesco.

 



Robin Quaison è sempre stato accompagnato da aspettative esagerate, sin da quando qualcuno in Svezia ha deciso di chiamarlo “Xavi scandinavo” per ragioni che rimangono ad oggi ancora ignote. La sua presentazione al mondo, come si dice con i predestinati, è avvenuta nell’estate del 2013 quando era ancora un giovane prospetto da poco salito nella prima squadra dell’AIK Solna durante un’amichevole estiva con il Manchester United a Stoccolma. I “Red Devils” stavano attraversando la prima delle tante ricostruzioni dell’era post-Ferguson, con Moyes in panchina e Wayne Rooney rimasto a casa a cercare di forzare la mano per trasferirsi al Chelsea. In campo uno stuolo di giocatori che associamo a un’epoca molto più lontana di sette anni fa, come Vidic, Evra, Giggs, van Persie, Carrick e Zaha.

 

https://www.youtube.com/watch?v=m4DFCMxIYxY

 

Al 50esimo Quaison disorienta un Vidic evidentemente appesantito dalle vacanze estive e dall’età, lo manda a vuoto fintando un movimento incontro sulla trequarti per poi ricevere fronte alla porta al limite dell’area mentre il centrale serbo si muove come Superpippo alle sue spalle. Arrivato sulla lunetta dell’area di rigore, Quaison tira a giro con il destro sul palo più lontano, in maniera talmente precisa che Lindegaard sembra troppo piccolo rispetto alla porta che dovrebbe difendere.

 

Non sappiamo se sia stato questo gol a convincere il Palermo a puntare su di lui, in ogni caso i numeri di Quaison in Svezia non sembravano promettere chissà cosa, con 5 gol e 4 assist segnati nelle 33 partite disputate in Svezia tra il 2013 e il 2014. Forse, come

Benedetto Giardina, era solo un modo per rinverdire la grande tradizione di giocatori scandinavi con origini esotiche della gestione Zamparini, dopo Mehmeti (svedese-albanese arrivato nel gennaio del 2012) e prima di Aleesami e Stefan Silva (rispettivamente norvegese-marocchino e svedese-cileno arrivati tra l’estate del 2016 e il gennaio del 2017).

 

Il primo anno Quaison gioca solo spezzoni di partita e viene ricordato principalmente per

dopo essere entrato a 38 minuti dalla fine, che comunque non evita una rocambolesca sconfitta per 4-3 al Palermo. Nonostante ciò, l’hype rimane inspiegabilmente alto. A febbraio del 2015, durante una conferenza stampa prima di una partita con la Lazio, un giornalista

se può diventare un giocatore come Stankovic. A luglio, dopo la sua prima stagione insapore, Zamparini

che: «Quaison è un giocatore che quando si accende diventa devastante».

 

L’estate del 2015 rappresenta però la proverbiale calma prima della tempesta, l’ultimo momento in cui la realtà ha ancora senso per come l’abbiamo sempre conosciuta. Beppe Iachini ha terminato l’ultima stagione della sua carriera né iniziata né conclusa con un esonero, Quaison sembra essere in rampa di lancio dopo un anno di rodaggio, tanto più che ha anche vinto l’Europeo Under-21 con la Svezia. Sembra, perché, come

Marco D’Ottavi qualche tempo fa: “La stagione 2015/16 è il momento in cui Maurzio Zamparini è passato dall’essere un vulcanico presidente all’essere il colonnello Kurtz che si arrocca nella giungla cambogiana”.

 

Il Palermo cambia 9 allenatori, Beppe Iachini e Giovanni Bosi vengono esonerati due volte, e i rosanero si salvano dalla retrocessione per un pelo. Quaison rimane l’oggetto misterioso che è arrivato due anni prima: appena 2 gol segnati tra Serie A e Coppa Italia in 32 spezzoni di partita giocati.

 

Le cose sembrano migliorare nella stagione successiva, nonostante la strada verso l’inferno per il Palermo è già tracciata. Dopo un infortunio che ne pregiudica i primi mesi, Quaison riesce finalmente a diventare titolare all’inizio di dicembre del 2016. Da quel momento segna 3 gol in 8 partite, tra cui un’incredibile bomba sotto la traversa dal limite dell’area dopo una bella progressione diagonale sulla trequarti. La sua carriera sembra finalmente decollare.

 

https://youtu.be/oWFUqBoq2GI?t=64

 

Per lui

addirittura di un interessamento della Juventus, che vorrebbe girarlo all’Empoli per la seconda metà di campionato, ma poi non se ne fa niente. Quaison nell’ultimo giorno di mercato si trasferisce al Mainz, saltando dalla nave un attimo prima che affondi. La sua esperienza palermitana termina così come l’aveva iniziata: senza fare rumore.

 



Al Mainz la carriera di Quaison riprende come l’aveva lasciata, anche letteralmente, dato che appena arrivato deve saltare subito la prima partita per un’ammonizione presa nell’ultima partita giocata con il Palermo che

sapevano che dovesse scontare. Le partite sono incolori, i gol pochi. Le aspettative deluse sembrano guardarlo come gli avvoltoi del Libro della Giungla e assumono la consistenza fisica di Bojan Krkic, che viene acquistato dal Mainz negli stessi giorni.

 

https://www.youtube.com/watch?v=cU4LplfS9bU

La prima intervista da giocatore del Mainz di Quaison con la trasposizione tedesca dell’uomo dei fumetti dei Simpson.


 

Nonostante ciò, Quaison è comunque forte abbastanza per diventare titolare fisso del Mainz, che d’altra parte da quando è tornato in Bundesliga nel 2009 non è mai andato oltre il quinto posto e non ha quindi troppe pretese. Con la continuità, poi, l’attaccante svedese trova anche una lenta ma graduale crescita, proprio nel momento in cui nessuno sembrava più aspettarsi qualcosa da lui. Nella stagione 2017/18 i gol in tutte le competizioni sono 4 in 26 partite, nel 2018/19 diventano 9 in 30, nella 2019/20 sono 13 in 32. Nei tre anni in Germania gli Expected Goals per 90 minuti passano da 0.14 a 0.41, i

da 0.18 a 0.42. Più che un’esplosione, è un’impercettibile lievitazione.

 

Al Mainz, Quaison è diventato un giocatore più ricco e oggi è a tutti gli effetti il leader tecnico della squadra. Non più solo una lepre da progressioni verticali che cerca il dribbling in isolamento per impressionare ma anche un giocatore completo. Che ad esempio viene a giocare al centro della trequarti, partendo spesso da sinistra, per aiutare la propria squadra a costruzione. Oppure in profondità,

alle spalle della difesa avversaria, quando l’azione arriva nei pressi dell’area di rigore, magari scambiandosi la posizione con la prima punta che viene incontro a ricevere.

 

Quaison quest’anno ha giocato formalmente da ala sinistra ma spesso molto vicino alla prima punta, forse proprio per sfruttarne il piede caldo sotto porta. E così l’attaccante svedese ha segnato in tutti i modi: di testa, di destro, di sinistro, stoppando il pallone in corsa di tacco alla Cassano (più o meno), girando intorno agli avversari al limite dell’area, penetrando in area dopo un dribbling, o tirando una bomba dalla trequarti.

 

https://www.youtube.com/watch?v=01RFOQjc7Qg

Il gol più bello di Quaison in questa stagione, e il gol d’ottobre per la Bundesliga.


 

Soprattutto è passato da essere il giocatore elegante ma sempre al limite dell’inconsistenza a l’uomo su cui fare affidamento quando la palla arriva sulla trequarti avversaria. Appariscente solo a sprazzi, ma sempre costante nel riempire le proprie partite di movimenti e giocate, anche nelle partite di sofferenza. Addirittura con la malizia di segnare ingannando il diretto marcatore facendo finta di allacciarsi le scarpe.

 

https://www.youtube.com/watch?v=FDT85AFlBMY

 

Quaison ha raggiunto uno status all’interno della propria squadra che gli permette di avere dei

a lui del tutto dedicato in cui prende in giro Boëtius perché non gli passa abbastanza il pallone. Sembra a suo agio nella sua nuova dimensione di eroe di provincia, dove non è nemmeno costretto a considerarsi un pesce troppo grande per lo stagno in cui è immerso. Nelle interviste continua ad essere piuttosto dimesso, come qualcuno che sembra soddisfatto di quello che ha fatto nella vita nonostante tutto, e anche i rumor di mercato che lo riguardano rimandano a un’idea di sostanziale medietà (il massimo che sono riuscito a trovare è

di un anno e mezzo fa che lo accosta al Newcastle).

rimpiangere troppo il suo passato in Italia quando ci si aspettava molto da lui, come quasi tutti i giocatori passati dal Palermo.

 

Quaison non si è trasformato nell’immagine del talento che spacca le partite che Zamparini aveva proiettato su di lui, ma è comunque riuscito a ritagliarsi un ruolo da attore non protagonista in uno dei cinque principali campionati europei in un contesto che gli ha permesso di crescere con tranquillità. Forse per uno che veniva chiamato lo Xavi scandinavo può sembrare poco, ma alla fine è qualcosa che la stragrande maggioranza dei calciatori professionisti può solo sognarsi. Quaison, in definitiva, è esattamente ciò che vi aspettate da un attaccante che segna 13 gol in Bundesliga in una squadra di bassa classifica. Non il giocatore che riesce a sopravvivere anche nell’inferno societario e tattico del Palermo facendo svenire i tifosi in tribuna con i suoi numeri, ma comunque un talento interessante e completo.

 

Alla fine, per farsi una street cred a Quaison più che un soprannome enfatico basterebbe riciclare il suo secondo nome ghanese, cioè Kwamina. Un nome esotico e fico che significa semplicemente “nato di sabato”.

 

 

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