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Apocalypse Zamparini
27 apr 2016
27 apr 2016
Zamparini ormai è totalmente fuori controllo.
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«Avete il diritto di uccidermi, questo sì, ma non avete il diritto di giudicarmi».

Colonnello Walter Kurtz

Mi sarebbe piaciuto iniziare questo articolo trattando gli esoneri di Maurizio Zamparini con il tipo di statistiche che qui su Ultimo Uomo utilizziamo per le questioni "di campo". Calcolare le medie, individuare i pattern dei ritorni, il costo dei tanti cambi, creare indici avanzati, ipotizzare gli esoneri aspettati in base a quelli già avvenuti, ma ho gettato la spugna. Le statistiche nel calcio non sono ancora abbastanza avanti per interpretare a dovere Maurizio Zamparini o forse è Maurizio Zamparini che sfugge a qualsiasi razionalità matematica.

Non è facile capire quanti allenatori abbia esonerato nei 29 anni di presidenza tra Venezia e Palermo, né quanti ne abbia richiamati. Per non parlare dei casi in cui non è possibile definire dove finisca l'esonero e inizino le dimissioni. A metterli uno vicino all'altro, questi allenatori, mi fanno lo stesso effetto dei monumenti ai caduti: una lista di nomi tutti lontanissimi da me, ma che per empatia sento vicino, come se un mio gesto avesse potuto davvero salvare Daniele Arrigoni o Gabriele Geretto dall'esonero. Ferruccio Mazzola Aldo Cerantola Giovan Battista Fabbri Antonio Pasinato Giuseppe Sabadini Alberto Zaccheroni Rino Marchesi Pietro Maroso Giampiero Ventura Luigi Maifredi Gabriele Geretto Giuseppe Marchioro Giuseppe Bellotto Walter De Vecchi Franco Fontana Walter Novellino Luciano Spalletti Giuseppe Materazzi Francesco Oddo Cesare Prandelli Giuseppe Iachini Alfredo Magni Ezio Glerean Daniele Arrigoni Nedo Sonetti Silvio Baldini Francesco Guidolin Gigi Del Neri Giuseppe Papadopulo Renzo Gobbo Stefano Colantuono Davide Ballardini Walter Zenga Delio Rossi Serse Cosmi Stefano Pioli Devis Mangia Bortolo Mutti Giuseppe Sannino Gian Piero Gasperini Alberto Malesani Gennaro Gattuso Fabio Viviani Giovanni Tedesco Gulliermo Barros Schelotto Giovanni Bosio Per contrasto riporterò anche la lista di allenatori cambiati negli ultimi 29 anni dal Manchester United: Sir Alex Ferguson David Moyes Ryan Giggs Louis Van Gaal Eppure sarebbe ingiusto parlare solo male di Maurizio Zamparini vulcanico presidente. Quando rileva il Venezia, la squadra vivacchia in serie C2 ed è sull'orlo del fallimento. Sotto la sua gestione scala le gerarchie del calcio italiano fino alla Serie A, conquistata nel 1998 e difesa per due campionati. Un esperienza che ha avuto il suo picco nei 6 mesi di puro culto di Recoba in laguna, periodo che i tifosi ancora ricordano quando a Venezia c'è l'acqua alta e nient'altro ti scalda abbastanza il cuore. Un percorso simile farà con il Palermo, acquistato nel 2002 lo riporterà nella massima serie nel giro di 2 anni, dove la squadra si toglierà diverse soddisfazioni con tre quinti posti e il passaggio di alcuni dei migliori giocatori espressi dal campionato italiano negli ultimi 15 anni, come vi avevamo già raccontato. Il modo rapsodico con cui Zamparini amministra il Palermo Calcio quindi non sembra tanto quello tipico dell'incapace, anche se Gattuso ebbe modo di apostrofarcelo (forse arrabbiato perché toh… esonerato), ma quello del padre padrone che non agisce in base ad un piano prestabilito, ma viene spinto solamente dal senso del possesso (e non di certo pre-alessandrino). La roba Nell'estate del 2002 Zamparini acquista il Palermo da Franco Sensi. Il giorno successivo la firma del contratto manda un pulmino a Pergine Valsugana nel ritiro estivo del Venezia per caricare 12 giocatori della rosa e trasferirli a Longarone, 119 chilometri distante, dove in ritiro c'era il Palermo. Questo episodio, famoso tra i tifosi veneziani come il furto di Pergine, spiega bene il modo in cui Zamparini vive la sua presidenza (ma potremmo azzardare anche la sua vita tout court): la squadra è una sua cosa, non appartiene ai tifosi, non appartiene alla società, non è un club, è un oggetto che tiene sulla scrivania. In questo Zamparini è molto vicino a Mazzarò, il protagonista della famosa novella di Verga: «Qui di chi è? - sentiva rispondersi: - Di Mazzarò -. E passando vicino a una fattoria grande quanto un paese, coi magazzini che sembrano chiese, e le galline a stormi accoccolate all'ombra del pozzo, e le donne che si mettevano la mano sugli occhi per vedere chi passava: - E qui? - Di Mazzarò -. […] Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell'assiolo nel bosco. Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camminasse sulla pancia.» Dybala di chi è? Di Zamparini. Guidolin di chi è? Di Zamparini. Pastore di chi è? Sempre di Zamparini. Tutto quello che sorge sotto il sole del Palermo Calcio è di Zamparini. Andate a leggervi questo articolo apparso su La Repubblica, così sinistramente agiografico da avere come titolo La lunga strada di Zamparinida povero a ricco castellano, ci troverete molto del Zamparini pensiero: dichiarazioni che lasciano intravedere dove saremmo andati a finire, tipo questa che è la mia preferita in assoluto «il primo pallone di cuoio del paese fu il mio. Me lo portarono dalla Scozia degli zii. Naturalmente ero io a fare le squadre e a scegliermi i giocatori». Oppure quando ci tiene a farci sapere che «le decorazioni alle pareti sono quelle originali. Per riportarle alla luce i restauratori hanno dovuto scrostare sette strati di vernice». La conferma più evidente di questa attrazione morbosa per il possesso del presidente del Palermo la possiamo trovare in un pazzesco servizio di Sky dal nome “A casa di Maurizio Zamparini”.

In 2 minuti e mezzo troviamo così tante sfumature di Maurizio Zamparini che mi avvarrò della facoltà di farne un elenco per comodità: - Maurizio Zamparini indossa dei Jeans sformati sopra ad un paio di simil Superga, un cappotto con molte tasche e uno scaldacollo come capello. Zamparini che guarda l'allenamento del Palermo è uguale a mio nonno quando usciva di casa per andare a controllare che l'orto producesse i suoi frutti. A un certo punto ero convinto entrasse in campo per innaffiare Rigoni. - Maurizio Zamparini è il tipo di persona che tratta i propri animali domestici meglio delle persone proprio per il concetto che sono suoi: lui li possiede, loro gli fanno le feste e tutti sono contenti; ma questo non vale solo per cani e gatti, pure il pappagallo gli porta una strana forma di rispetto, forse tipica dei pennuti, oltre ad avere la faccia di chi gli ha consigliato di prendere in prestito Mchedlidze e da quel giorno è costretto a mangiare solo gallette scadenti. - Si ritiene più bravo che fortunato, e questo spiega molto del perché Zamparini caccia gli allenatori: se la squadra va male, non c'è davvero la possibilità che la colpa sia anche la sua o del sistema da lui messo in piedi, la colpa è rintracciabile da qualche altra parte. Sicuramente è bravissimo nel fare le similitudini tra la vita e l'asso di briscola. - Maurizio Zamparini ha in casa dei quadri che raffigurano Pastore, Cavani e Dybala. Ecco di questo fatto bisogna discuterne un attimo. Mi sembra che porti ad un altro livello il concetto di possesso: non potendo tenerli in giardino a palleggiare con le arance, perché purtroppo le persone non sono cose, ne imprigiona l'essenza in dei quadri che terrà in casa per sempre. Pastore, Dybala e Cavani magari non giocano più per il Palermo, ma nella mente di Zamparini sono ancora roba sua. Questo ci fa anche dubitare del fatto che Zamparini voglia davvero vendere i suoi calciatori e che non sia piuttosto costretto dal sistema calcio che permette il libero scambio, oltre a rendere Dorian Gray un pivello. - “questo è il pane che sto facendo io” - “l'etichetta mia” - “queste sono le marmellate che faccio io” “questi sono i sottoli che faccio io” - “le patate mie”. - Come tutte le migliori storie italiane si finisce con uno spaghetto al pomodoro. - Gli ultimi 5 secondi con il pappagallo mi fanno volare proprio: riscattano la figura di Zamparini, che può anche continuare a esonerare tutti gli allenatori del mondo, ma io – che non tifo Palermo- gli vorrò sempre un gran bene. Dopo la visione di questo video mi sembra anche superfluo continuare a spiegare il paragone Zamparini/Mazzarò. La deriva colonnello Kurtz Il problema delle psicologie di questo tipo è che ci mettono un attimo ad impazzire completamente. E la stagione 2015/16 sembra il momento in cui Maurzio Zamparini è passato dall'essere un vulcanico presidente all'essere il colonnello Kurtz che si arrocca nella giungla cambogiana. https://www.youtube.com/watch?v=RvFJMWQ5yrs

Maurizio Zamparini spiega a Iachini il suo esonero.

Tutto comincia l'8 novembre 2015 quando il Palermo batte il Chievo per 1 a 0 e NATURALMENTE due giorni Zamparini esonera Giuseppe Iachini. La squadra non è in zona retrocessione, non gioca particolarmente male e tutto sembra sotto controllo, ma giunto al cinquantatreesimo allenatore cacciato, Zamparini non ha neanche bisogno di giustificare le sue scelte, rivendica solamente il suo diritto all'abisso. Nelle sue dichiarazioni possiamo ritrovare l'atteggiamento di chi ha semplicemente deciso di mollare la guerra della serie A, come Kurtz la guerra in Vietnam, e creare il proprio spazio dove esercitare un potere supremo e ancestrale. «È una serata triste perché lasciare a casa un tecnico come Iachini è ancora un trauma che devo digerire. Devo prendere però delle decisioni nell'interesse del Palermo calcio, come ho sempre fatto.» https://www.youtube.com/watch?v=iIHfKAIF7tg

A 1:10 la filosofia di Zamparini: «o a te per cortesia te lo dico, ma non ti devo spiegare niente».

Zamparini oramai non agisce neanche più come il presidente del Palermo, interpreta il personaggio presidente del Palermo, ma è evidente che è un puro espediente narrativo. Mette in scena i conflitti e ci rivela i misteri del personaggio Iachini al momento opportuno, svela ciò che è inconfessabile. Come il colonnello Kurtz si mette al di sopra delle cose: «Iachini pensava che ce l'avessero con lui gli stranieri, questo lo credeva degli italiani. Ha visto complotti che non c'erano». L'esonero cala dall'alto, quasi fosse un segno della divina provvidenza, e irrompe nelle vite delle genti meccaniche e di piccolo affare del Palermo Calcio. Enzo Maresca è il personaggio a cui è affidata la reazione istintiva, di pancia «Insieme dal gennaio 2014 abbiamo stravinto il campionato di B battendo tutti i record possibili, abbiamo fatto quasi 50 punti al primo campionato di A, ne avremo fatti altri 50 quest'anno... Oltre ad aver portato nelle casse del club più 60miloni di euro! Non sei tu a dirlo, nemmeno io, e la realtà che sanno tutti. È stato un piacere leone». Se la reazione del centrocampista è conforme a quanto possiamo aspettarci dal personaggio Maresca, che probabilmente chiama leone anche il suo barista di fiducia, il successivo tweet di Vazquez, uno che chiamano il muto, ci aiuta a capire meglio il senso di impotenza rimandato dalle decisioni di Zamparini. https://twitter.com/mudo_vazquez/status/664018087918858241

È Vazquez, poteva essere Lucia Mondello.

In questo preciso istante gli esoneri di Zamparini smettono di essere una cosa come le spiagge, i cartelli stradali o la pasta al dente, per diventare entità intangibili come l'odore della pioggia, lo Stato-che-ruba o la morte. Anche la scelta del sostituto, Davide Ballardini, non è casuale. È infatti un ritorno di fiamma (strano), in quanto allenatore del Palermo nella stagione 2008/09, finita con delle dimissioni verbali. BOOOM. Ballardini è considerato un allenatore fuori dal sistema, usa frasi al limite del paranoico «Comunicazione e visibilità contano più di merito e serietà» e rappresenta abbastanza fedelmente il profilo di allenatore voluto da Zamparini, un po' aziendalista un po' schiavo, proprio come i Montagnard di cui si serve Kurtz nella giungla. Come loro accetta tutte le scelte del proprio signore della guerra, anche quando sono cruente e ingiustamente punitive. Dopo la sconfitta in Coppa Italia per 3 a 2 contro l'Alessandria - squadra di Lega Pro – Zamparini, con l'assenso di Ballardini, mette fuori rosa fino al termine della stagione Enzo Maresca, Luca Rigoni e Fabio Daprelà. Il primo viene punito per le dichiarazioni pro Iachini, il secondo viene definito vecchio, mentre il terzo paga l'inevitabile regola del punirne uno per educarne cento. https://www.youtube.com/watch?v=gmmvZ_iTow0

Coloro che han traghettato

Con occhi diritti, all'altro regno della morte

Passano 2 mesi, arriva il freddo anche in Sicilia, e Maurizio Zamparini è sempre più risucchiato nel suo personale abisso. Il 10 gennaio 2016 il Palermo batte il Verona per 1 a 0 e NATURALMENTE il giorno dopo esonera Davide Ballardini. È in questo momento che inizia realmente a perdere contatto con la realtà: «Io sono vittima di queste situazioni, ho sentito Sorrentino che in televisione esternava la situazione e non ho potuto fare altro. Ballardini si è un po' suicidato, si è esonerato da solo. Non è che l'ho fatto fuori io: l'ha esonerato il portiere, non io». Ballardini viene sacrificato dai calciatori del Palermo sull'altare pagano dell'esonero, come il bue sacrificato dai Vietcong in Apocalipse Now, il tutto mentre Kurtz/Zamparini guarda dall'alto e anche se non partecipa è evidentemente la mano divina che tutto muove. http://www.dailymotion.com/video/x36fcsi Dopo il licenziamento di Ballardini, Palermo diventa un labirinto in cui Zamparini inizia a muovere i suoi allenatori dentro panchine metafisiche, chiama Gulliermo Barros Schelotto che non può allenare e passa il tempo come un personaggio di Kafka muovendosi all'interno della burocrazia della UEFA. Sul campo viene sostituito da Fabio Viviani prima, Giovanni Tedesco poi per finire con un altro Giovanni, Bosi, che allena la squadra per una sola partita dopo l'addio di Schelotto. Date Cuore di Tenebra in mano a Thomas Pynchon e avrete più o meno questo:

La grafica di Eurosport rimanda in maniera abbastanza accurata il livello di tragedia della stagione del Palermo.

«Chiedo perdono per questo mese di caos, che eventi paradossali hanno provocato, con l'auto allontanamento di Ballardini e Schelotto: spero che non tutti i mali vengano per nuocere poiché il caos, dovuto anche a mie errate valutazioni ed incomprensioni con Iachini, ha permesso di ricomporre un matrimonio con lo stesso Beppe, che spero, con la massima collaborazione di entrambi, ci riporti ai successi che Palermo merita». Il ritorno di Iachini ha in se stesso i caratteri del fallimento: Zamparini non ha nessuna intenzione di fare qualcosa per il Palermo, vive all'interno delle sue paranoie, richiama Iachini, ma le premesse con cui lo riaccoglie sono queste: «Tenere Iachini amato dai giocatori? Non l’ho ripreso perché secondo me ha perso un po' d’umiltà quando è arrivato a un certo livello e ha fatto la fine di Craxi, che era un ottimo governante ma aveva perso la misura, e potrebbe essere ancora vivo. Poi io voglio bene a Iachini perché è figlio mio». Il rapporto tra i due si regge su di un filo sottilissimo, sembra la danza mortale tra il colonnello Kurtz e il capitano Willard mentre aspettiamo che uno dei due muoia. In tutto questo la squadra sprofonda sempre di più, in questo periodo arriva una sconfitta in casa per 3 a 1 contro il peggior Torino degli ultimi anni e una sconfitta per 5 a 0 contro la Roma, in cui in un Olimpico semi deserto i giallorossi sembrano poter segnare in ogni singola azione. La fragilissima tregua salta dopo le dichiarazioni del presidente del Palermo, seguenti la sconfitta con l'Inter, «Il modo di giocare di Iachini non lo approvo in maniera assoluta. Deve capire che il Palermo deve giocare a calcio, noi non stiamo giocando a calcio» prevede che nella partita successiva, contro il Napoli, avrebbero sicuramente preso cinque gol. Zamparini non ha più filtri, è convinto di essere un semidio, ma – come ogni epica ci ricorda – l'eccesso di hybris ad un tratto si paga: dopo queste frasi Iachini presenta la sue dimissioni. Passare dall'essere il martello ad essere l'incudine fa saltare l'ultimo appiglio di Zamparini con la società civile. Rilascia un intervista al programma radio La Zanzara che è palesemente il manifesto della sua pazzia: «Iachini? Non so perché si è incazzato, motivi suoi. Ora se ne vuole andare, stiamo cercando di fermarlo insieme ai giocatori. Non vuole dialogare con la società, è impazzito, non è più Iachini. È un anno così, Schelotto è andato al Boca, lui andrà via e mancano solo le me mie dimissioni e abbiamo finito». Se l'obiettivo di Zamparini è quello di bloccare Iachini, quello che dice dopo – incalzato da Cruciani - è invece l'ennesima e definitiva pugnalata alla schiena dell'allenatore: «Un proprietario non può parlare della sua squadra? Ma siamo impazziti? Perché difendete sempre gli allenatori? Perché devo avere una squadra e stare zitto? Iachini è un deficiente che fa giocare male la squadra, perde le partite e nelle ultime 13 ha fatto una media di 0,7 punti a partita e non accetta nemmeno che gli diciamo, cerca di mettere bene la squadra in campo. Iachini mette la squadra male in campo. Ha una mentalità perdente e non gliene frega un cazzo. È in scadenza di contratto e avrà già un accordo con un'altra squadra». Quello che accade dopo è l'orrore: Iachini rifiuta di rimettersi alla guida della squadra nonostante i giocatori siano con lui, Ballardini rifiuta di prenderne il posto e Zamparini decide allora di affidarsi a Walter Novellino, assente dalla serie A da ben 8 anni, il tutto mentre la squadra è ormai in piena lotta retrocessione. La scelta di criticare Iachini per il gioco e poi affidarsi a Novellino sembra figlia di ragioni puramente esoteriche, non c'è infatti ragione tecnica per pensare ad un miglioramento delle prestazioni del Palermo con questo cambio e l'unico motivo per scegliere Novellino appare puramente scaramantico: al 10 marzo 2016 è l'unico allenatore a non essere mai stato esonerato da Zamparini. Quando ho iniziato a scrivere questo pezzo Novellino era l'allenatore del Palermo, e ora che lo sto terminando ovviamente non lo è più. Da pochi giorni è tornato Ballardini, andando a ritoccare ulteriormente una serie di record che oramai appartengono saldamente al Palermo di questa stagione e dai quali Zamparini prova a distanziarsi «Dicono che sono impazzito ma non è vero. Hanno sbroccato loro. Io sono la vittima. Ho esonerato solo Iachini». Forse Zamparini è davvero la vittima in questa storia, come quella di Kurtz, anche la sua è una ribellione. Una ribellione forte, verso questo calcio sempre più mercificato, ma al tempo stesso è una ribellione ingenua: Zamparini si è affacciato nell'abisso degli esoneri e ne è stato risucchiato. Non può far altro che spingersi sempre di più verso una natura primordiale, terrificante ma stupenda, fino alla morte. L'ultima domanda che resta, quella che si fanno i tifosi del Palermo, è: chi ucciderà il colonnello Kurtz?

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