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Rifinitura: Borussia Dortmund - Monaco
11 apr 2017
11 apr 2017
Cosa aspettarci dal quarto di Champions League sulla carta più divertente.
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La sfida tra Borussia Dortmund e Monaco è il quarto di finale maggiormente ricco di hype per la contemporanea presenza in campo di tanti giovani già talmente forti da giocare le fasi finali di Champions League e potenzialmente in grado di diventare, in un futuro nemmeno troppo lontano, stelle di prima grandezza del calcio mondiale.

 



La stagione del BVB però non presenta solo luci, ma anche più di un'ombra. In campionato i gialloneri sono quarti in classifica; se il Bayern può ragionevolmente essere considerato troppo forte per i ragazzi di Tuchel, essere dietro a RB Lipsia e ad Hoffenheim è indice che il percorso di crescita della squadra è ancora lungo. In maniera a prima vista controintuitiva, ma a ben vedere abbastanza prevedibile, il BVB ha fatto meglio in Champions League e contro avversari di livello superiore. Nel girone eliminatorio è finito davanti al Real Madrid,

con la squadra di Zidane, e agli ottavi ha eliminato il Benfica mostrando una netta superiorità nel doppio confronto. L'ottimo cammino in Champions League, confrontato con quello meno brillante in Bundesliga, è indice di una squadra pronta a far fruttare il proprio talento in specifiche occasioni, ma che ha ancora difficoltà a mantenere costantemente alto il livello del proprio gioco.

 

Oltre che una sfida tra giovani talenti, quello con il Monaco sarà un confronto tra due dei tecnici attualmente più brillanti d’Europa. Al suo arrivo al BVB, Thomas Tuchel era stato davvero troppo frettolosamente indicato come un allenatore che avrebbe proseguito il calcio “Heavy Metal” del predecessore Jürgen Klopp, basato sul gegenpressing come playmaker, ritmi elevati e gioco verticale in ogni fase delle partite. Il calcio del BVB di Tuchel è invece estremamente più sfaccettato e cerebrale del puro gegenpressing tedesco. Tuchel opera una sintesi tra diversi contributi: se il gegenpressing è ancora presente, sebbene in maniera meno ossessiva, è evidentissimo il contributo del “gioco di posizione” di origine spagnola nel gioco della squadra. In fase di attacco posizionale il BVB segue in maniera piuttosto ortodossa i principi del gioco di posizione costruendo dal basso cercando di avanzare compatto generando progressive superiorità posizionali alle spalle della linea di pressione del pallone avversaria e

altrui.

 

Non ha però paura di allungarsi e di rischiare di perdere le distanze tra i calciatori in fase di transizione positiva, in cui la scelta primaria e attaccare velocemente in verticale sfruttando la velocità di Aubameyang, Ousmane Dembélé e di tutti gli attaccanti. Quella di Tuchel è una sintesi originale che non disdegna persino aggiustamenti specifici in funzione del singolo avversario di scuola italiana. Per il tecnico del BVB la coerenza del suo calcio risiede nei principi di gioco da applicare e non nei moduli, che variano infatti di partita in partita e all’interno delle stesse.

 

Il BVB può giocare con moduli che presentano 4 difensori, come il 4-3-3 e il 4-2-3-1 e schierare una linea di 3 difensori centrali nel 3-4-3, nel 3-5-2 o nel 3-4-1-2. Quale che sia il modulo di partenza, è abbastanza usuale un’interpretazione fluida dello stesso, che può variare senza soluzione di continuità tra la fase di possesso e quella di non possesso qualora le migliori strutture posizionali per le due fasi siano differenti. Un esempio originale è la

mostrata nel match di Berlino contro l'Hertha. Transitando dalla fase di non possesso a quella di possesso, l'esterno sinistro

, utilizzato per la sua tecnica e intelligenza praticamente in ogni posizione, tagliava dentro il campo alle spalle del centrocampo avversario, creando dinamicamente una traiettoria di passaggio tra la linea difensiva e quella mediana avversaria e occupando la posizione di mezzala sinistra. Il movimento del portoghese innescava una serie di spostamenti a catena, con la punta Schürrle che si apriva nello spazio liberato da Guerreiro, Castro che lasciava Weigl solo in posizione di mediano posizionandosi sul centro destra e il trequartista Kagawa che affiancava Aubameyang nel nuovo 3-5-2.

 



Quello appena descritto è solo un esempio dei tanti modi in cui Tuchel manipola la struttura della sua squadra per avere vantaggi posizionali in fase d'attacco. Così il BVB tende a dominare il possesso palla che con percentuali superiori al 58% è il secondo in Bundesliga e il quarto tra le squadre rimaste in Champions League, dietro Bayern, Barcellona e Juventus. Il gioco di posizione in fase offensiva e la ricerca di ripartenze veloci in transizione positiva hanno generato un attacco capace di produrre tanti gol, ma i problemi sono nelle altre fasi di gioco.

, ad esempio, c'è tutto il BVB: perde palla e subisce una pericolosa ripartenza mostrando i suoi limiti in transizione difensiva. Riconquistato il pallone riparte in verticale a tutta velocità con Dembélé, Kagawa e Aubameyang.

 

Nonostante il gioco di posizione provi a tenere compatta la squadra, il gegenpressing giocato dal BVB al momento della perdita del possesso, lascia troppo facilmente spazi dietro la linea di pressione: le marcature preventive e le letture dei difensori sono spesso errate e

è un grosso problema. Gli stessi scompensi sono mostrati durante le fasi di pressing e persino in situazioni di difesa posizionale. In generale il BVB mostra enormi carenze quando il pallone è in possesso degli avversari. Nonostante il lavoro di Tuchel, la fragilità difensiva è tuttora il difetto maggiore della squadra e il sospetto è che il livello tecnico dei difensori non sia pari al talento diffuso nei rimanenti reparti. Troppo spesso Sokratis, Ginter, Bartra

e cadono spesso in errori individuali.

 


Il BVB ha inoltre sofferto un numero elevato di infortuni che hanno di volta in volta privato Tuchel di più di un giocatore. Nella disastrosa sconfitta di sabato contro il Bayern mancavano Reus, Kagawa, Weigl, Schürrle, Durm e Piszczek. Tuchel conta di recuperare i primi tre e in particolare Julian Weigl, il vero fulcro della squadra con la sua capacità di indirizzare tempi e direzione della manovra secondo i principi del

.

 

Per il BVB la capacità del Monaco di ribaltare velocemente il fronte d'attacco dopo la riconquista della palla potrebbe rappresentare un grosso problema, mettendo a nudo

della squadra di Tuchel.

 

Il controllo della velocità e della tecnica di Mbappé, Falcao, Dirar e Bernardo Silva è la questione su cui si possono decidere le fortune del BVB nella sfida con il Monaco. Oltre alla diffusa presenza di giovani talenti, BVB e Monaco sono accomunati dalla maggiore efficienza delle fasi d'attacco rispetto a una una fase difensiva di certo migliorabile. Chi riuscirà a minimizzare le inefficienze della fase di non possesso potrebbe giungere a una inattesa semifinale di Champions League.

 

 





 

Il Monaco è nel pieno di una delle stagioni più incredibili della sua storia recente, almeno da quel 2003-2004 in cui perse in finale di Champions League contro il Porto di Mourinho: è a un passo dalla vittoria della Ligue 1 nonostante il PSG ricchissimo dei fondi qatarioti; è in semifinale della Coppa di Francia; ed è ai quarti di Champions League contro un avversario non insormontabile, dopo aver eliminato il Manchester City di Guardiola. Dopo l’ultima sosta delle nazionali, però, si è entrati nella fase in cui la differenza tra una vittoria e una sconfitta è anche la differenza tra un trofeo e una finale persa. Quella fase in cui una stagione straordinaria, per colpa delle aspettative, può ancora trasformarsi in un fallimento.

 

In Francia, la squadra di Jardim è alle battute finali per la supremazia nazionale con il PSG di Emery: ha perso il primo round (la finale di Coupe de la Ligue, per 1-4, lo scorso primo aprile) ma il bello deve ancora venire. A sette giornate dal termine del campionato, il Monaco ha tre punti di vantaggio, e le due squadre si incontreranno di nuovo il 25 aprile per le semifinali della Coppa di Francia. In Europa, invece, tutto passerà per il Borussia Dortmund.

 

La brutta figura rimediata dal Monaco contro il PSG, in finale di Coupe de la Ligue.



 



I gialloneri sono per molti versi una squadra simile al Manchester City di Guardiola, che cerca di controllare il ritmo e disordinare l’avversario con il possesso, contro cui quindi il Monaco probabilmente riproporrà un canovaccio altrettanto simile rispetto al turno appena passato: un baricentro decisamente basso, un uso spregiudicato delle transizioni veloci, una pressione alta e intensa solo in caso di necessità.

 

La cattiva notizia per il Monaco è che, collettivamente, il Borussia Dortmund è una squadra con meno squilibri rispetto al City: fa un gegenpressing più efficace (ed è quindi meno vulnerabile alle transizioni), soffre meno le palle inattive (un altro cavallo di battaglia dell’attacco del Monaco: il gol decisivo contro il City arrivò proprio su palla inattiva) e ha un’uscita del pallone dalla difesa più pulita. Se a questo aggiungiamo i difetti strutturali del Monaco nel mantenere corte le distanze tra i reparti e nel difendersi posizionalmente contro squadre che riescono a creare superiorità alle spalle delle linee avversarie (come confermato anche dalla finale di Coupe de la Ligue contro il PSG) le prospettive all’orizzonte si fanno più cupe.

 

Il Monaco, tatticamente, avrà meno possibilità di applicare l’unica strategia a sua disposizione, e cioè quella di segnare un gol più dell’avversario (o almeno un gol in trasferta in più rispetto all’avversario). Un obiettivo ancora più difficile da raggiungere contro una squadra molto prolifica come il Dortmund, dato che è prima tra le squadre rimaste in Champions per Expected Goals fatti (15,8) e seconda per gol effettivamente realizzati (25, meno solo del Barcellona che ne ha fatti 26).

 



La buona notizia per il Monaco, invece, è che il Borussia Dortmund è in grado di esercitare un controllo tecnico e fisico sulla partita molto minore rispetto al City.

quanto gran parte dell’eccezionale riuscita offensiva dei monegaschi passi per la vittoria dei duelli individuali, e in questo senso il Dortmund è l’avversario più abbordabile che l’urna di Nyon potesse regalare alla squadra di Jardim, con la sola esclusione del Leicester. Il Monaco è superiore ai suoi avversari in quasi tutte le zone del campo: Bernardo Silva può far impazzire Schmelzer, Mbappé con i suoi tagli ha il potenziale per far soffrire molto Papastatopoulos, Bakayoko può imporre la sua dittatura atletica sul centrocampo di Tuchel, e due terzini molto fisici come Sidibé e Mendy possono arginare le ali velocissime del Dortmund, che siano Dembelé, Pulisic o Mor.

 

Certo, questo non è necessariamente vero per tutte le zone del campo (penso soprattutto a quanto potrebbe soffrire una coppa di centrali lenta e macchinosa come Glick-Jemerson contro una forza della natura come Aubameyang), ma è anche vero che il Borussia Dortmund per adesso si è dimostrata particolarmente vulnerabile contro squadre tecnicamente e fisicamente di alto livello: tra le squadre rimaste in Champions League è la peggiore per Expected Goals subiti (8,7, contro i 5,2 del Monaco), mentre in Bundesliga in questo dato è addirittura seconda.

 

Una fetta dei destini del Monaco passa anche per le condizioni di Falcao, che sta recuperando solo adesso dall’infortunio alla coscia rimediato tra l’andata e il ritorno dell’ottavo col City (in campionato è tornato solo all’ultima, contro l’Angers, segnando il gol vittoria). La punta colombiana, nonostante fisicamente non sia più nei suoi giorni migliori, è ancora in grado di donare un riferimento nel gioco lungo alla propria squadra, un’uscita facile per il possesso basso in caso di pressione alta avversaria (Falcao è l’attaccante del Monaco che vince più duelli aerei, 1.88 ogni novanta minuti, con la sola esclusione della riserva Carrillo; Mbappé, per intenderci, ne vince appena 0.59); ma soprattutto un set di movimenti in attacco molto più ampio e articolato rispetto a Mbappé, che appiattirebbe davvero il gioco del Monaco quasi esclusivamente sulle transizioni.


Il ritorno di Falcao, in grande stile.



 

Per battere il Borussia Dortmund e superare il discrimine tra una stagione indimenticabile e una delusione cocente, Jardim avrà bisogno di tutti i suoi giocatori più forti e rappresentativi, a partire dal suo capitano.

 

 

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