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Perché il Monaco segna tantissimo
08 feb 2017
08 feb 2017
Siamo solo a febbraio e la squadra di Jardim ha già sfondato il tetto dei 100 gol.
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L’attacco del Monaco ha numeri senza senso.

 

Con il 3-0 di domenica contro il Nizza, e il 2-1 in trasferta a Montpellier, la squadra di Jardim ha già sfondato il tetto dei 100 gol stagionali, e siamo solo ad inizio febbraio. In campionato ne ha segnati 70, più di qualunque altra squadra del campionato francese, 23 in più rispetto al PSG, 14 più di Napoli e Barcellona, 17 più dell’Arsenal, 24 più della Juventus, 26 più del Bayern Monaco.

 

Ogni partita di Ligue 1 il Monaco segna in media 2.91 gol, unica squadra europea a sfiorare la soglia delle tre realizzazioni ogni novanta minuti nel proprio campionato (la seconda, il Real Madrid, arriva a 2.68). Se prendiamo in considerazione le vittorie del Monaco in tutte le competizioni troviamo quattro 3-0, tre 4-0, un 5-0, un 6-0, un 6-2 e due 7-0. Insomma, al Louis II ci si diverte.

 



La prima cosa che balza agli occhi guardando le statistiche che riguardano il Monaco è l'incredibile efficienza rappresentata dal rapporto tra produzione offensiva e gol segnati. Se prendiamo i tiri da dentro l’area a partita, ad esempio, il Monaco è appena 22esimo tra le squadre dei cinque principali campionati europei, e in Francia è superato anche da Lione e PSG (senza Expected Goals a disposizione per la Ligue 1, dobbiamo fare affidamento su dati più rudimentali).

 

Per dire, il Monaco fa all’incirca lo stesso numero di tiri da dentro l’area del Siviglia (8.50 contro 8.57) con la differenza che il club andaluso realizza circa un gol a partita in meno (2.05).

 

La squadra di Jardim non aumenta le probabilità di segnare moltiplicando le occasioni da gol: è una squadra estremamente pragmatica, verticale, che attacca posizionalmente solo se il suo primo possesso non viene ben pressato, e che spesso e volentieri fa affidamento alla transizione per arrivare alla porta avversaria.

 

Certo, se gli si lascia occupare la propria metà campo diventa una squadra anche molto spregiudicata. Una cosa che il 4-4-2 del Monaco sa fare molto bene, ad esempio, è occupare tutti i corridoi verticali. A volte persino con 6 giocatori (i due terzini quelli esterni, le due ali quelli intermedi e le due punte quelli centrali).

 

È una situazione di per sé già molto difficile da difendere per gli avversari, che si trovano a fronteggiare contemporaneamente ampiezza, profondità alla spalle della difesa e lo spazio tra questa e il centrocampo. Il tutto con movimenti asincroni: se il terzino viene incontro a ricevere, l’esterno attacca la profondità nel mezzo spazio. Controllare sei giocatori offensivi allo stesso tempo è difficile anche solo numericamente.

 

Un atteggiamento del genere ha effetti molto concreti: il Monaco sovraccarica l’area avversaria di propri uomini e a volte anche una semplice respinta del portiere può diventare fatale. Uno dei topos dei gol del Monaco di quest’anno sono proprio quelli nati in mischia da rimpallo o altro rimbalzo apparentemente casuale. Apparentemente, perché quando ne segni parecchi anche in questo modo non può essere un caso.

 



Ma il Monaco è una squadra  diversa dalle altre non è solo per

attacca ma anche per i giocatori con cui attacca. È difficile trovare in Europa una squadra con una tale quantità di singoli in grado fare la differenza sulla trequarti avversaria. Solo prendendo in considerazione il “sestetto offensivo” titolare si può trovare una quantità di soluzioni d’attacco impressionante: c’è la fisicità quasi irrefrenabile dei due terzini Sidibé e Mendy, la progressione col pallone di Lemar, i movimenti senza palla di Germain, il gioco aereo di Falcao e il genio di Bernardo Silva.

 

Il che significa che le difese avversarie non possono preparare sistemi difensivi orientati su un unico uomo: se prevedi un raddoppio su Bernardo Silva, tanto per fare un esempio, significa lasciare spazio a Sidibé sulla destra e a Germain centralmente, decisamente una pessima idea. Non è solo questione di varietà del gioco offensivo, ma anche di capacità diffusa di fare gol. Il Monaco è una squadra in cui ci sono appena quattro giocatori tra quelli che hanno giocato almeno dieci partite con un’accuratezza di tiro minore al 50% (e uno di questi è Sidibé, terzino destro, che attualmente è su un 43%), e appena cinque ad aver segnato meno di 3 gol.

 

Per dire, anche Kamil Glik - che ha sempre segnato in maniera più che sufficiente per un centrale difensivo - da quando è a Monaco fa gol del genere.

 

In questo contesto va ovviamente inserita anche la rinascita di Radamel Falcao, che nonostante non abbia più la brillantezza fisica degli anni migliori rimane il terzo capocannoniere della Ligue 1 con 14 gol segnati, nonché uno dei più profondi conoscitori dei movimenti offensivi. Jardim gli ha affiancato Germain, tornato alla base dopo un anno di prestito al Nizza e al momento a quota 12 gol e 4 assist in tutte le competizioni.

 

Ma anche in panchina Jardim ha molte frecce alternative al suo arco, il che aggiunge imprevedibilità al Monaco. C’è Dirar, ala destra che mantiene una grande progressione col pallone tra i piedi; c’è Boschilia, ala sinistra brasiliana molto tecnica, teoricamente sostituto di Lemar, che è uno specialista delle punizioni dal limite (ne ha già segnate tre quest’anno); c’è Guido Carrillo, prima punta argentina che fa il vice Falcao, molto abile spalle alla porta e nel gioco aereo (ha segnato 7 gol in 590 minuti di Ligue1); c’è Mbappé, che può ricoprire tutte e tre le posizioni del tridente, che è uno dei prospetti (classe ’98) più interessanti in Europa per tecnica ed elasticità fisica.

 

La caleidoscopica varietà tecnica della rosa a disposizione permette al Monaco di essere efficace praticamente in qualunque modo. Se l’avversario cerca di difendere basso lo spazio, la squadra di Jardim può alzare il baricentro attaccando posizionalmente, magari mettendo Moutinho tra i due di centrocampo per far girare più velocemente il pallone da una parte all’altra in attesa che qualcuno sulla trequarti superi l’uomo e crei superiorità.

 

In questo caso, il Monaco cerca di sfalsare la difesa avversaria passando per i corridoi verticali (di solito quelli esterni, per poi convergere al centro con un cross o un passaggio veloce a tagliare l'area) con movimenti complementari: sulla sinistra, Lemar tende a venire incontro chiedendo la palla sui piedi, quasi aggiungendosi al centrocampo, mentre Mendy si sovrappone andando in profondità. Oppure centralmente, Falcao si propone tra le linee giocando di sponda mentre Germain gli gira intorno attaccando le spalle della difesa avversaria come un pesce pilota.

 

Se l’avversario cerca invece di pressare la prima costruzione, il Monaco cede volentieri il possesso e gioca in transizione, con un’incredibile quantità di giocatori con una conduzione palla al piede quasi sovrannaturale (Bernardo Silva, Lemar, Sidibé, Mendy, Mbappé, persino Bakayoko). Questo è il contesto in cui il Monaco è più a suo agio, per via delle caratteristiche tecniche della sua rosa: non bisogna dimenticare che anche i due centrali (Glik e Jemerson) sono a loro agio nel gioco lungo e che i due mediani titolari (Bakayoko e Fabinho) sono molto più abili a sciare tra gli avversari che a mettere i propri compagni davanti al portiere con una verticalizzazione.

 

In questo senso, il Monaco ha anche la possibilità di lanciare lungo direttamente dalla difesa per risalire il campo sfruttando il gioco aereo di Falcao o Carrillo.

 

Questo senza dimenticare che la squadra di Jardim può anche fare affidamento sui calci piazzati, sia diretti che crossati, con una grande quantità di specialisti (Boschilia, Sidibé, Bernardo Silva, Moutinho): non è un caso che il Monaco sia anche la squadra tra i cinque principali campionati europei ad aver segnato più volte da palla inattiva (14 gol rigori esclusi, a parimerito con il West Bromwich).

 



Il Monaco esercita un dominio non solo attraverso il proprio sistema di gioco: mina alla base la sicurezza delle squadre che affronta di controllare il ritmo della gara, dando l'impressione di poter segnare praticamente in qualunque momento e in qualunque modo: quest’anno è successo solo due volte - su 23 partite totali - che il Monaco non segnasse. Ne sa qualcosa il Tottenham, che si è giocato il passaggio agli ottavi di Champions League subendo il gol della sconfitta immediatamente dopo aver raggiunto il pareggio nell'ultima partita del girone, quando la partita sembrava ormai sotto controllo, mentre la regia televisiva stava ancora mostrando il replat del gol inglese.

 

Va detto, però, che il Monaco punta molto sul suo strapotere tecnico, e il più delle volte fisico, nei confronti dell’avversario, che tende a diminuire mano a mano che si sale di livello: lo si è visto in Champions League dove, con un girone non banale (Tottenham, CSKA e Bayer Leverkusen), i numeri offensivi sono tornati alla “normalità”, seppur sempre in overperforming: 9 gol segnati in 6 partite, da un totale di 7.6 Expected Goal creati.

 

Quella espressa quest'anno dal Monaco di Jardim è un’idea di calcio che magari non gli permetterà di entrare nell’Olimpo delle squadre europee, ma se persino il PSG ha subito quest’anno 4 gol in due partite, senza mai riuscire a vincere, forse anche Guardiola, che affronterà i monegaschi in Champions League, dovrebbe iniziare a preoccuparsi.

 

 

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