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Flavio Fusi
Innamorati di Julian Weigl
05 mag 2016
05 mag 2016
Abbiamo aggiunto ai nostri giocatori Preferiti il giovane centrocampista del Borussia Dortmund.
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Flavio Fusi
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Quando nell’estate 2015 il Borussia Dortmund ha acquistato Julian Weigl dal Monaco 1860 per 2,5 milioni di euro, sia Tuchel che il direttore sportivo Michael Zorc, erano consapevoli di essersi assicurati un giovane dal grande potenziale, ma in una stagione di così profondo cambiamento per il club era difficile prevedere quale sarebbe stato il suo impatto sulla squadra. Zorc in particolare aveva

l’acquisto del classe 1995 come un’operazione in prospettiva: con Sven Bender, Ilkay Gündoğan, Nuri Şahin, Oliver Kirch (poi venduto al Paderborn in agosto) e il nuovo acquisto Gonzalo Castro già in rosa, Weigl avrebbe dovuto vedere il campo saltuariamente, dividendosi tra la prima squadra e la seconda squadra del Borussia Dortmund.

 

La sorprendente maturità calcistica e umana del giovane centrocampista nato a Bad Aibling ha però scompaginato i piani del club. Tornato dal Mondiale Under 20 neozelandese disputato con la Germania, Weigl ha firmato un contratto fino al 2019 con il Borussia. Durante la preparazione estiva si è gradualmente guadagnato la fiducia di Tuchel, rimasto tanto colpito da affidargli le chiavi del centrocampo già in occasione del suo esordio ufficiale sulla panchina dei gialloneri nel preliminare di Europa League con il Wolfsberger. È vero che Şahin aveva saltato la preparazione e che Kirch era stato appena venduto, ma lasciando in panchina Sven Bender, Tuchel aveva dimostrato tutta la fiducia che già aveva nel giovane Julian.

 


 
 

Ecco come Weigl si è fatto apprezzare fin dagli inizi con la sua nuova maglia: gegenpressing, recupero palla e creazione dei presupposti per il gol di Kagawa contro l’Odd Ballklubb.


 

Fiducia ripagata alla grande da Weigl, che all’esordio in Bundesliga, la vittoria per 4-0 con il Mönchengladbach, di fronte a 80mila tifosi gialloneri, dimostrò di non soffrire assolutamente la pressione, completando con naturalezza il 94% dei suoi passaggi e toccando il pallone per 91 volte. “Sapevamo che Ju era perfettamente in grado di offrire una prestazione del genere, altrimenti non lo avremmo mandato in campo” furono le

orgogliose di Tuchel.

 

https://www.youtube.com/watch?v=aAq2ZEQVmfY

Vedendo come Weigl ha gestito il pallone al suo esordio in Bundesliga, si stenta a credere che ancora non avesse compiuto 20 anni.


 

Da quella partita Weigl non ha praticamente più lasciato il campo, rivelandosi ad appena 20 anni un elemento chiave della formazione del Dortmund: ad oggi ha già collezionato 49 presenze, una in meno di Mkhitaryan, il giocatore del Borussia con più apparizioni in campo in questa stagione, mentre è terzo per minuti giocati in tutte le competizioni (3663). Soprattutto ad inizio stagione Tuchel non perdeva occasione per

i progressi e la rapidità di apprendimento del suo pupillo, anche perché era spesso sollecitato sull‘argomento “Sta crescendo giorno dopo giorno, e si diverte. Ecco perché lo facciamo giocare così spesso. Julian ha destato una grande impressione sin da quando è arrivato. Non sente la pressione e allo stesso tempo ha tanta voglia di imparare. E' un ragazzo cordiale e molto aperto.”

 

Se è vero che un impiego così massiccio non se lo aspettava

(“Pensavo che questa stagione avrei avuto solo un assaggio della prima squadra, giocando qualche minuto di quando in quando”), è altrettanto vero che Weigl è uno abituato a bruciare le tappe: nell’agosto del 2014, ad appena 18 anni di età, l’allora tecnico del Monaco 1860, Ricardo Moniz, lo nominò capitano della squadra. “Adesso Julian è un uomo” furono le parole di Moniz in sala stampa.

 

Ma il regno con la fascia al braccio del più giovane capitano del club più antico di Monaco fu di breve durata. A conclusione di una serata libera, Weigl e altri tre compagni, forse un po’ alticci, tornarono a casa in taxi, lasciandosi andare a qualche commento irrispettoso nei confronti del club. Parole in libertà, che nessuno avrebbe mai saputo, se il tassista non fosse stato un accanito tifoso dei Leoni che, piuttosto indispettito, andò a spifferare l’accaduto alla società, che gli tolse la fascia e lo sospese temporaneamente. Purtroppo per lui la storia non finì lì: quell’anno il Monaco 1860 era letteralmente sotto i riflettori dopo che l’amministratore delegato Markus Rejek, il direttore sportivo Gerhard Poschner e lo stesso Moniz avevano dato il proprio benestare alle riprese di un documentario sulla stagione della squadra, intitolato “

” e il caso assunse sempre più risonanza. In pratica non c’era giorno in cui Weigl non fosse protagonista sui quotidiani locali, che a suo dire scrissero anche cose non vere ingigantendo la vicenda.

 

Di recente Weigl ha definito quella storia come “un’esperienza”, di quelle che aiutano a crescere. Che siano state parole di circostanza o meno, è indubbiamente vero che oggi sembra difficile immaginarlo di nuovo protagonista di una situazione del genere: adesso Julian va a letto presto, rispetta la sua dieta con un’attenzione maniacale e anche quando è

, nel trilocale che divide con la fidanzata, sfrutta il tempo libero per rivedere le sue partite e studiare i punti deboli degli avversari.

 

A Dortmund la vita di Weigl non è cambiata solo fuori dal campo, ma anche sul terreno di gioco. Con Moniz giocava come vertice alto in un centrocampo a tre. L’allenatore olandese lo aveva definito “un giocatore fantastico”, ma qualche tempo dopo aveva cambiato opinione: in un frammento di “57, 58 , 59, Sechzig” lo si vede arrabbiarsi con il suo centrocampista  che non si inseriva in area di rigore come avrebbe voluto. Con l’esonero di Moniz e l’ingaggio di Torsten Fröhling, Weigl ha continuato la stagione da centrocampista centrale, anche se il suo allenatore preferì non schierarlo titolare in nessuna delle due gare del decisivo play-out retrocessione vinto all’ultimo minuto con l’Holsten Kiel.

 

Né Moniz, né Fröhling avevano compreso pienamente le qualità e le potenzialità di Weigl, ma Tuchel non ha fatto lo stesso errore e fin da subito lo ha piazzato nel ruolo di regista davanti alla difesa, in una posizione leggermente decentrata sul centro-sinistra, a fianco di Gündoğan e Kagawa. Anche quando nella seconda parte di stagione Tuchel ha virato dal 4-1-4-1/4-2-3-1 al 3-4-2-1, il ventenne ha sostanzialmente mantenuto la propria posizione, anche se le dinamiche di gioco sono un po’ cambiate.

 

Se prendessimo in prestito la classificazione dei ruoli dei centrocampisti adottata dall’allenatore del Liverpool Under-21,

, Weigl sarebbe lo “spider in the web”, il ragno nella tela che con i suoi passaggi, ma soprattutto con i suoi movimenti, bilancia la struttura del centrocampo e dell’intera squadra. Un ruolo di per sé fondamentale, ma che assume ancora maggiore rilevanza nello schema di

implementato da Tuchel, in cui l’interpretazione del proprio ruolo in possesso e il corretto mantenimento delle distanze fanno realmente la differenza. Appena arrivato in squadra, Weigl veniva paragonato a Sven Bender (e al gemello Lars) che come lui proveniva dal vivaio del Monaco 1860, ma si è dimostrato decisamente più efficiente nella costruzione del gioco rispetto al compagno, che non a caso è stato arretrato in difesa.

 


 
 

Weigl si propone per ricevere palla da Castro ed effettua una finta di corpo che gli permette di eludere il suo diretto marcatore e contemporaneamente fa sì che l’esterno sinistro avversario esca su di lui, aprendo la linea di passaggio per Schmelzer.


 

Gli esordi nel Borussia hanno lasciato a bocca aperta anche

: “In seconda divisione, è tutta una questione di duelli aerei e lanci lunghi, dinamiche su cui deve ancora lavorare. Con il Dortmund sta mostrando le sue vere qualità in un campionato che glielo permette. Chiede sempre il pallone, ha un coraggio che non ho mai visto in un giocatore così giovane” .

 

Weigl raramente si abbassa a costruire l’azione sulla stessa linea dei centrali, ma si posiziona davanti ad essi, spesso tra le prime due linee di pressione avversarie: anche rimanendo più avanzato riesce indirettamente a coadiuvare l’uscita del pallone, costituendo un punto di riferimento per i compagni, oppure cercando di attirare su di sé il proprio marcatore, in modo da liberare lo spazio per i compagni.

 


 
 

Weigl si propone per ricevere palla, velocizza la manovra con un passaggio diagonale, si smarca nuovamente ed infine verticalizza il gioco.


 

Durante tutta la stagione, la sua presenza in mezzo al campo è stata fondamentale nel permettere a Hummels di mettere in mostra le sue abilità di play-making.

 


Con la copertura di Weigl, Hummels ha potuto esercitare la sua influenza nella costruzione del gioco anche nella metà-campo avversaria.


 

Insieme a Gündoğan, Weigl si assicura che il pallone giunga ai giocatori offensivi del Dortmund: pur non possedendo le grandissime qualità tecniche del turco-tedesco nel tagliare a fette le linee di pressione avversarie o nel dribbling, è in grado di compensare con la sua grandissima intelligenza tattica che gli consente di scegliere sempre la traiettoria di passaggio ideale. Non a casa è quarto in Bundesliga per precisione di passaggi (91,6%) e nella top-5 dei passaggi completati per 90 minuti (81,2).

 



 

Weigl prima indica a Kagawa di chiudere su Firmino, poi senza nemmeno controllare il pallone vagante effettua una verticalizzazione che taglia fuori Lovren e fa correre Aubameyang.


 

Ciò che stupisce sempre è vedere questo centrocampista con il viso da ragazzino giocare sempre a testa alta, analizzando lo spazio intorno a sé allo scopo di massimizzare l’efficienza della sua prossima mossa, che sia giungere in soccorso di un compagno isolato sulla fascia o prodursi nel suo

diagonale liftato. Per questa sua fierezza con il pallone tra i piedi, su

è stato paragonato addirittura a Der Kaiser, Franz Beckenbauer.

 



 

Weigl si posiziona intelligentemente in mezzo ai due avversari in modo da aprire la linea di passaggio al compagno. Prima di ricevere si è già guardato attorno tre volte e appena gli arriva il pallone serve Schmelzer sulla corsa.


 

La consapevolezza tattica di Weigl gli è molto utile anche in fase difensiva. Così come è consapevole di alcuni suoi limiti tecnici, il centrocampista del Dortmund sa che pur essendo alto 186 centimetri, non è particolarmente forte fisicamente visti i suoi 71 kg di peso, ma neppure veloce. Non potendo contare su fisicità ed atletismo, anche in fase difensiva si affida al suo acume. E’ molto bravo negli anticipi (effettua in media 2,6 intercetti per 90 minuti) e completa comunque circa i due terzi (2,0) dei contrasti che tenta (3,1) ogni 90 minuti, ma forse può ancora mettere su qualche chilo di muscoli in più e migliorare il suo approccio nei contrasti. Un po’ di forza in più lo aiuterebbe anche a difendere meglio il pallone sotto pressione, circostanza in cui a volte lascia ancora a desiderare. Può contare su leve abbastanza lunghe per cui non disdegna nemmeno la scivolata, ma probabilmente, anche e soprattutto per il ruolo che occupa in campo, è preferibile quando tenta contrasti in piedi.

 


 
 

Ai tempi del Monaco 1860: Weigl intuisce che l’avversario avrà un controllo difficile e gli ruba palla creando un’occasione per il compagno.


 

Quando la squadra attacca nell’ultimo terzo di campo non fa mancare il proprio supporto, ma spesso rimane leggermente più arretrato per coprire i compagni più avanzati. Il Borussia è sempre alto e corto sul campo quando attacca in forze, allo scopo di creare superiorità numerica e favorire l’attuazione del gegenpressing quando il pallone viene perso. Anche in queste situazioni Weigl è molto utile, poiché ha un’ottima scelta di tempo sulle seconde palle ed è bravo a condurre il portatore avversario verso la fascia, dove è più facile recuperare il pallone.

 



 

Weigl ha un feeling particolare nell’intervenire sulle seconde palle: qui viene anticipato ma recupera palla sbarrando la strada al proprio avversario.


 

Nemmeno

è rimasto indifferente di fronte alle prestazioni di Weigl “Non lo conoscevo, è un giocatore davvero importante per il Borussia Dortmund: senza di lui sarebbero una squadra differente. Nel suo calcio ci sono tutti i prerequisti per giocare a centrocampo. Un giorno lui e

giocheranno in Nazionale.”

 

“Senza di lui il Dortmund sarebbe una squadra differente” questa è la chiave per capire il vero valore di Weigl. Il suo contributo offensivo e difensivo nell’arco dei 90 minuti è spesso poco appariscente (ma decisamente concreto) eppure è innegabile che ogniqualvolta non è in campo, la sua assenza è ben evidente. Senza di lui il Dortmund ha sempre avuto qualche difficoltà strutturale in più ed è forse proprio questo il motivo che ha spinto Tuchel a non lasciarlo praticamente mai in panchina.

 

Proprio per queste sue doti, un paragone maggiormente calzante rispetto a quello coi gemelli Bender è quello con un altro grande facilitatore del centrocampo: Sergio Busquets. Weigl ha ancora diversa strada da fare per consolidarsi ai livelli del mediano del Barcellona, ma entrambi hanno compreso pienamente i propri limiti e forse questa è la loro forza più grande: non sono i più abili tecnicamente, non sono i più forti fisicamente né i più veloci, eppure la loro intelligenza e il loro senso tattico li rende indispensabili per le loro squadre.

 

 

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