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Il Bayern Monaco non è perfetto
20 ago 2020
20 ago 2020
I suoi limiti sono stati evidenziati dal Lione nella partita di ieri.
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Foto di Franck Fife/Pool via Getty Images
(foto) Foto di Franck Fife/Pool via Getty Images
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Sarebbe facile raccontare la semifinale tra Bayern Monaco e Lione mettendole attorno la cornice più prevedibile, quella della squadra con più talento, forse la più forte in Europa in questo momento, che ristabilisce la normalità battendo in modo chiaro la squadra sfavorita, l’intrusa arrivata in semifinale ribaltando i pronostici contro la Juventus e il Manchester City. La partita è finita 3-0 ed è difficile sostenere che il Bayern non abbia meritato la vittoria. Ha tenuto la palla per la maggior parte del tempo (66% di possesso palla), come al solito ha creato molto (19 tiri, di cui 8 in porta) e quando è stato in difficoltà ha potuto contare sul talento superiore dei suoi giocatori. A piegare la sfida dalla parte del Bayern è stata infatti la giocata di Gnabry al 18’, dopo un inizio di partita in cui la squadra di Flick non riusciva a far arrivare la palla negli ultimi metri con la consueta facilità. L’azione si sviluppa sulla destra, la zona dove per il Bayern era più facile creare diverse linee di passaggio formando triangoli o rombi. Di solito Kimmich e Gnabry, posizionati in verticale, erano i giocatori più esterni, mentre Müller occupava il mezzo spazio. In realtà le rotazioni erano frequenti, anche con il contributo di Lewandowski, che poteva abbassarsi e lasciare a Müller il centro dell’attacco. A non cambiare era la regola di occupazione degli spazi, con due giocatori nel corridoio esterno e uno o due in quello intermedio, che dovevano attirare la pressione e verticalizzare velocemente dietro la difesa. In particolare era il movimento coordinato dei giocatori più avanzati, quello in ampiezza e quello nel mezzo spazio, a muovere la difesa e a disegnare tracce per il passaggio in verticale nello spazio che veniva a crearsi. Un esempio chiaro di questa strategia è appunto il primo gol segnato da Gnabry. Il Bayern sta costruendo da dietro e non riesce ad avanzare finché Thiago Alcántara non allarga a destra su Kimmich, che non è pressato. Davanti a lui si muovono allora Gnabry, che taglia dietro Cornet, e Müller, che invece tiene impegnati Marcelo e Marçal. Se è vero che era studiata la creazione dello spazio tra i difensori centrali e Cornet, quello che fa Gnabry sul lancio di Kimmich è solo frutto del suo talento. L'esterno tedesco con il primo tocco non si allunga la palla in verticale per andare sul fondo, ma rientra sul sinistro e si accentra fino a calciare, circondato da cinque avversari. Un gol da ricordare soprattutto per l’idea controintuitiva di accentrarsi fin dal primo controllo, anche se, essendo destro, per Gnabry è più naturale pensare a quella giocata quando viene schierato sulla fascia sinistra.

Gnabry che prima scappa dietro Cornet e poi segna arrivando a tirare dal limite dell’area, circondato da avversari.

La grande giocata di Gnabry ha reso più semplice la partita del Bayern e ha fatto prendere alla partita la direzione più prevedibile, ma lo sviluppo sarebbe stato diverso se il Lione avesse sfruttato una delle occasioni costruite prima del gol. Prima che l’equilibrio si spezzasse la squadra con il piano migliore era sembrata infatti quella di Rudi Garcia, a cui è però mancato il dettaglio che ha fatto la differenza nelle eliminazioni della Juventus e del Manchester City, cioè l’abilità nel ricavare il massimo dai pericoli creati. Per limitare il potenziale offensivo del Bayern, Garcia aveva anche modificato il suo schieramento, con l’obiettivo di ridurre le ricezioni di Davies e impedirgli di avanzare palla al piede senza pressione. L’attaccante destro del suo 3-5-2, Toko Ekambi, restava infatti largo per chiudere il passaggio su Davies o, se la circolazione della palla raggiungeva il terzino canadese, per stargli abbastanza vicino da pressarlo subito, evitando con il suo posizionamento di farsi superare dal passaggio dei giocatori del Bayern dal centro verso la fascia sinistra.

Toko Ekambi resta largo a destra e si posiziona in modo da evitare che il pallone raggiunga Davies.

Al centro dello schieramento del Lione si apriva quindi un buco in cui potevano avanzare Alaba o Thiago, un rischio minimizzato, nei piani di Garcia, dalle uscite di un centrocampista. Spesso di Caqueret, ma anche Bruno Guimaraes lasciava di frequente la sua posizione davanti alla difesa per alzarsi in pressione. Scegliendo di tagliare il passaggio verso Davies, il Lione puntava a indirizzare il possesso del Bayern nelle zone in cui poteva controllarlo meglio: al centro, appoggiandosi alle abilità di Caqueret e Bruno in pressione e nel leggere le linee di passaggio, o sulla destra, facendo scivolare lo schieramento nei secondi che impiegava la palla a girare da un lato all’altro. Non era solo un’idea difensiva che doveva escludere dalla manovra uno dei giocatori più importanti del sistema del Bayern. Scegliendo di indirizzare in un certo modo l’uscita dalla difesa del Bayern, il Lione si era preparato a invitare determinati passaggi, che una volta intercettati innescavano contropiedi in campo aperto, con la difesa del Bayern alta e sbilanciata dall’assenza dei terzini, entrambi avanzati per partecipare all’azione. È capitato ad esempio al quarto minuto, quando Thiago Alcántara, dopo aver dribblato Bruno alla sua maniera, a un tocco con l’esterno fintando con il corpo di andare in un’altra direzione, ha provato a raggiungere Goretzka sulla trequarti sinistra. Caqueret ha intercettato il passaggio e subito dopo ha mandato Depay alle spalle di Boateng e Alaba con una verticalizzazione immediata e precisa. Arrivato in area, Depay si è allargato a destra per evitare Neuer ma il suo tiro è finito fuori.

Caqueret intercetta il passaggio di Thiago e poi trova subito Depay dietro i difensori centrali del Bayern. Arrivato davanti a Neuer, però, l’olandese non riesce a segnare.

Forse era prevedibile che il Lione avrebbe attaccato cercando velocemente la profondità dietro la difesa alta del Bayern, di certo non era scontato che sarebbe riuscito a bucarla così facilmente. All’undicesimo Depay ha tagliato ancora tra Alaba e Boateng, stavolta a sinistra dopo che la linea difensiva del Bayern era scivolata verso destra su una punizione battuta in fretta dal Lione nella sua metà campo. L’attaccante olandese è entrato in area dal lato corto, è rientrato sul destro ma il suo tiro cross non ha trovato la deviazione di Toko Ekambi sul secondo palo. Due minuti dopo Cornet è arrivato in area sul lato sinistro dopo una ripartenza innescata da un brutto controllo di Davies vicino all’area di Lione, ma il suo cross è stato intercettato da un grande intervento in scivolata di Boateng, che ha impedito a Toko Ekambi di spingere il pallone nella porta spalancata. Al diciassettesimo, un minuto prima del gol di Gnabry, è arrivata un’altra grande occasione con Toko Ekambi, bravissimo a disorientare Davies e a smarcarsi alle sue spalle su una verticalizzazione da destra di Dubois. L’attaccante camerunese è entrato in area e, dopo un primo tiro respinto da Davies, ha messo a sedere Alaba e calciando con il sinistro ha colpito il palo.

Toko Ekambi si smarca alla grande dietro Davies ma poi in area conclude sul palo.

Una volta in vantaggio, il Bayern ha potuto gestire il possesso in modo più conservativo e controllare meglio i ritmi, forzando meno verticalizzazioni dalla difesa alla trequarti e quindi riducendo le possibilità della squadra di Garcia di recuperare la palla e andare subito in verticale. Nel secondo tempo il Lione ha avuto una sola grande occasione attaccando gli spazi dietro la difesa bavarese. Ancora con Toko Ekambi al minuto 58, dopo che Dembélé ha respinto un rinvio di Süle e Aouar, dal corridoio interno a sinistra vicino all’area, ha trovato Toko Ekambi sul secondo palo con un passaggio in orizzontale. Neuer, però, è uscito in modo tempestivo e ha bloccato la conclusione. Forse le cose non sarebbero cambiate nemmeno se il Lione avesse segnato una delle occasioni avute prima del gol di Gnabry. La forza offensiva del Bayern è davvero spaventosa, e le soluzioni che ha per risolvere i problemi, anche quando Davies non riesce a portare la palla in campo aperto, o Thiago è impreciso e rende più fragile l’avanzamento della manovra dalla difesa alla trequarti, sono troppe per essere controllate tutte. In Champions la squadra di Flick ha segnato 42 gol in 10 partite, diciassette in più del Paris Saint-Germain, che ha il secondo miglior attacco del torneo con 25 gol. È vero quindi che la facilità con cui sommerge di gol e tiri gli avversari giustifica ampiamente i rischi presi e le occasioni lasciate agli avversari. Però basta davvero poco per trovare il Bayern sbilanciato, con i terzini in avanti, non solo perché è facile trovarli fuori posizione sulle ripartenze avversarie ma anche perché durante il pressing coprono molto campo in verticale spezzando di continuo la linea difensiva lasciando Boateng e Alaba soli a difendere un’intera metà campo. Bastano anche pochi minuti in cui una squadra riesca a tagliare la trasmissione della palla dalla difesa alla trequarti, come è riuscito al Lione a inizio partita, o una situazione in cui le prime linee di pressing vengono saltate, e con un solo passaggio in verticale gli attaccanti avversari vanno in porta.

Il Bayern ha creato molto ma ha anche concesso diverse grandi occasioni al Lione.

La squadra di Garcia non è riuscita a sfruttare questa debolezza per dare una piega diversa alla partita, ma immaginando la finale con il Paris Saint-Germain non c’è forse giocatore più pericoloso di Mbappé a cui concedere l’intera metà campo alle spalle dei difensori. La sua connessione con Neymar, quel passaggio in verticale da sinistra con cui il brasiliano riesce almeno una volta a partita a trovare il taglio di Mbappé dietro la difesa, sarà uno dei temi su cui probabilmente si giocherà la partita. Non c’è dubbio che in questo momento il Bayern sia la squadra più devastante in Europa, che arriva in finale di Champions League dopo aver vinto tutte e dieci le partite giocate, l’unica a riuscirci nella storia della competizione insieme al Milan nel 1993. Anche una squadra all’apparenza inarrestabile ha però delle debolezze che possono renderla fragile, a volte molto fragile, come ha mostrato il Lione. Forse è esagerato, e sto solo cercando a tutti i costi di trovare un difetto a una squadra capace comunque di segnare tre gol e di creare molte altre occasioni, mostrando un potenziale offensivo che rende quasi irrilevanti i limiti difensivi. Ma se il PSG riuscirà a sfruttarli meglio di quanto ha fatto il Lione allora la finale sarà più equilibrata di quanto lasciano intendere gli straordinari numeri del Bayern.

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