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Fabio Barcellona
L'ennesima frustrazione europea della Juventus
08 ago 2020
08 ago 2020
L'eliminazione con il Lione deve far riflettere su parecchie cose.
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Fabio Barcellona
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La Juventus ha finito la partita con De Ligt in posizione di centravanti e Marco Oliveri – 22 presenze e 4 reti nella formazione under 23 in serie C – in attacco. Una rappresentazione plastica delle condizioni e della confusione con cui i bianconeri sono arrivati a giocarsi la qualificazione ai quarti di finale di Champions League, dopo la deludente sconfitta nella gara d’andata a Lione prima della sospensione forzata della competizione.

 

La parte finale del campionato di serie A aveva lanciato inequivocabili segnali sul pessimo momento di forma della squadra; mentre l’indisponibilità di Douglas Costa e, soprattutto, quella di Dybala (ha cominciato in panchina e la ricaduta dall’infortunio dopo 13 minuti dal suo ingresso nel secondo tempo testimonia del fatto che non fosse in grado di scendere in campo dal primo minuto) hanno penalizzato ulteriormente una formazione che si è improvvisamente trovata corta in attacco e con alcuni dei giocatori disponibili fuori condizione fisica e mentale.

 



L’assenza di Dybala e la presenza in campo di Higuain hanno del tutto stravolto il gioco bianconero: con il numero 10 in campo la Juve è sempre stata capace di creare sovraccarichi e consolidare il possesso sulla fascia destra, la staticità al centro dell’attacco di Higuain, invece, ha disegnato una catena laterale piuttosto tradizionale, costituita da terzino, mezzala e esterno offensivo. Sulla fascia destra la squadra di Sarri avrebbe dovuto puntellare il possesso ed avanzare lungo il campo senza il contributo tecnico e posizionale di Dybala, ma la Juventus è sembrata del tutto impreparata a gestire la sua assenza.

 

Cuadrado, Bentancur e Bernardeschi hanno giocato una partita del tutto inefficace tatticamente e, se non bastasse, parecchio imprecisa tecnicamente. I tre hanno occupato le loro posizioni nello schieramento in maniera eccessivamente statica, rendendo complessa la creazione e il successivo attacco degli spazi da parte dei tre giocatori.

 

Cuadrado non ha mai effettuato una sovrapposizione, né interna né esterna, Bernardeschi non è mai entrato dentro il campo per ricevere alle spalle del centrocampo avversario e non ha mai attaccato la profondità; di conseguenza Bentancur, piuttosto impacciato tecnicamente, non è quasi mai riuscito a ricevere dinamicamente. Una staticità che i giocatori della Juventus non potevano permettersi.

 


Bernardeschi  potrebbe alzarsi e dilatare le distanze tra i difensori del Lione, ma rimane fermo sulla sua posizione. Il pallone non riesce a circolare perché il Lione ha ampia superiorità numerica e la Juve deve rinunciare al possesso palla sulla fascia destra.


 

Per una volta la Juve ha portato il 40% dei propri attacchi dal lato sinistro del campo, ben sette punti percentuali in più rispetto alla propria media stagionale, grazie alle insistite conduzioni palla al piede di Alex Sandro e ai buoni movimenti profondi di Rabiot, tra centrale e quinto di destra del Lione, oltre che ovviamente alle ricezioni sul centro sinistra di Cristiano Ronaldo, maggiormente coinvolto nella manovra del solito per provare a tamponare i problemi di circolazione del pallone della squadra.

 

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Il taglio di Rabiot alle spalle della mezzala destra avversaria viene premiato dal passaggio filtrante di Alex Sandro. L’unico movimento senza palla di una certa efficacia della serata juventina.


 

L’assenza di Dybala, non ha solamente destrutturato il palleggio sulla fascia destra, impedendo alla Juventus di guadagnare da quel lato ricezioni pulite oltre la pressione in zona palla, ma ha anche, in maniera ancora più immediata, tolto ogni riferimento ai bianconeri alle spalle del centrocampo avversario. I movimenti incontro al pallone di Higuain non sono riusciti in alcuna maniera a fare da raccordo come fa il numero 10 .

 

Higuain non è stato in grado di fungere da riferimento avanzato per passaggi verticali tra le maglie del centrocampo avversario e, proprio in occasione di una ricezione spalle alla porta, ha perso il pallone che ha originato l’azione del rigore a favore del Lione. In più di 100 minuti di partita, il centravanti ha giocato con successo solamente 11 passaggi (la maggior parte dei quali, 3, verso De Ligt, e nessuno verso il compagno di reparto CR7) a testimonianza di una presenza davvero marginale all’interno della manovra della squadra.

 

Ugualmente negativo è stato l’apporto del “Pipita” nell’impegnare in profondità la difesa avversaria. Gli attacchi alle spalle dei difensori sono stati rari, spesso fuori tempo e quasi mai credibili e capaci di preoccupare seriamente il terzetto centrale del 3-5-2 di Garcia.





L’assenza di gioco alle spalle del centrocampo del Lione, la difficoltà ad addensare gli avversari sul proprio lato forte, generalmente il destro, e la timidezza nel giocare tracce profonde capaci di abbassare la linea difensiva dei francesi, hanno costretto la Juve di Sarri a un insolito gioco perimetrale. Incapace di disordinare il sistema difensivo di Garcia e di penetrare al suo interno, la Juventus è riuscita a giungere alla rifinitura solamente tramite cross, una soluzione davvero anomala per i bianconeri in questa stagione.

 

La squadra di Sarri ha crossato verso l’area avversaria ben 39 volte, più del doppio della media stagionale, e inevitabilmente le migliori occasioni dei bianconeri sono arrivate con colpi di testa, su azione o su calcio piazzato. Dei 16 tiri totali, la Juve ne ha effettuati 6 di testa (2 su calcio d’angolo) e 6 sono stati calci di punizione diretti verso la porta (5 di CR7, compreso il rigore e uno di Pjanic, che ha generato il penalty per i bianconeri).

 

Ronaldo, in un paio di occasioni, e Higuain, su uno splendido assist dalla fascia sinistra proprio del fuoriclasse portoghese, avrebbero potuto forse finalizzare meglio i cross ricevuti, ma rimane il fatto che la principale arma offensiva bianconera nella partita più importante della stagione sia stata un’arma mai utilizzata precedentemente e che assomigliava sinistramente più a un ripiego non programmato, figlio delle difficoltà offensive incontrate, che a una soluzione studiata e programmata a tavolino.

 

E la Juventus non ha trovato nemmeno soluzioni di tiro veloce in transizione dopo palloni recuperati dalla propria fase di non possesso, per via di un pressing discontinuo e non sempre ordinato. Solo raramente la squadra di Sarri ha provato ad alzare un esterno, preferibilmente Bernardeschi, per pressare in parità numerica, assieme alle due punte, i tre centrali di Garcia. Più frequentemente la Juve ha preferito disporsi con due linee di 4 giocatori optando per un sistema di recupero palla più cauto.

 

Dal canto suo, il Lione non ha rischiato nulla in fase di possesso palla. Al minimo accenno di pressione bianconera i difensori di Garcia non hanno avuto alcuno scrupolo nel lanciare la palla avanti, versi Depay ed Ekambi, che sui lanci lunghi dei compagni di squadra hanno impegnato la linea arretrata bianconera, non troppo sicura nel contrasto aereo degli avversari. Per queste ragioni il pressing juventino non ha generato palle recuperate in grado di attivare transizioni corte che potessero in qualche maniera alleviare le sue difficoltà offensive.

 

In fase di difesa schierata, inoltre, la Juventus ha mostrato una scarsa aggressività sui portatori di palla avversari, come spesso le è capitato in questa stagione, concedendo al Lione, almeno fino alla metà del secondo tempo, di giocare fasi di possesso sufficientemente lunghe da far respirare la difesa francese.

 


Ronaldo sul centrale di destra, Denayer, Higuain su Marcelo, mentre Bernardeschi rimane lontano dal centrale di sinistra, Marcal, allineandosi con il centrocampo, giocando sulla linea di passaggio tra il centrale e l’esterno.






Nonostante Cristiano Ronaldo, capace di inventarsi un gol letteralmente dal nulla, la Juventus esce agli ottavi di Champions League contro un avversario salutato alla vigilia come il più abbordabile tra quelli possibili. La serata di Torino ha concentrato in novanta minuti quasi tutti i problemi della Juventus in questa stagione e sottolineato il pessimo momento generale della squadra emerso nel finale di campionato.

 

Chiudere il match decisivo per le sorti in Europa con De Ligt e Olivieri in attacco e una partita da 39 cross totali, sembra fotografare in maniera impietosa le difficoltà incontrate da Sarri alla Juventus. In assenza della tecnica e dell’intelligenza posizionale di Dybala, il calcio di possesso dell’allenatore juventino si è tramutato in una circolazione del pallone perimetrale. I tanti cross effettuati e la risalita del campo per mezzo delle insistite conduzioni palla al piede di Alex Sandro e Rabiot hanno rappresentato le soluzioni ai problemi in fase d’attacco della squadra, ma di certo sono distanti dal calcio desiderato da Maurizio Sarri.

 

L’assenza di Dybala ha, in un certo senso, mostrato come la costruzione della fase di possesso della Juventus sia dipendente dai suoi migliori calciatori e, invece, ancora non pienamente consolidata strutturalmente. Il pressing, un altro tratto caratteristico del calcio dell’allenatore toscano, è stato blando e discontinuo, ma in questo caso la scelta di rimanere ordinati con due linee di 4 giocatori, a costo di una minore aggressività nella pressione, è sembrata figlia della precaria condizione fisica della squadra, che comunque è stata troppo passiva in fase di difesa schierata.

 

Infine, la Juventus si è trovata a giocare la gara con il Lione con pochi attaccanti a disposizione e alcuni giocatori in condizioni precarie. Se ad inizio stagione Gonzalo Higuain aveva potuto contendere il posto da titolare a Dybala, la partita con il Lione ha mostrato come la forma numero 9 bianconero sia lontana da quella dei tempi migliori e, più in generale, come la Juventus non possa più fare a meno dei suoi migliori giocatori, anche a causa di una rosa che ha parzialmente deluso in alcuni dei suoi componenti.

 

Come ha dichiarato il presidente Agnelli al termine della partita, quando tutta l’attenzione era sul futuro di Sarri, l’ennesima frustrazione in Champions League della Juventus dovrà servire alla dirigenza bianconera per riflettere su parecchie questioni.

 

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