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Alfredo Giacobbe
La nuova avventura di Bielsa
11 set 2018
11 set 2018
Il "Loco" è ripartito dal Leeds, nobile inglese decaduta in Championship.
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Alfredo Giacobbe
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Il 20 febbraio del 1992, i venti club che facevano parte della prima divisione inglese si chiamarono fuori dalla Football League, la lega che aveva organizzato tutti i campionati domestici dal 1888 fino a quel momento. Avevano fiutato l’affare del secolo: la Premier League, che fondarono contestualmente alla scissione, è diventato un campionato d’élite capace di fatturare 5,6 miliardi di euro nel 2016/17. Gran parte di questo introito proviene dai diritti televisivi, garantiti per servire una platea stimata in 4,7 miliardi di persone intorno al mondo.

 

Pur schiacciata dalla potenza di fuoco della Premier, negli anni la Football League ha saputo trovare un viatico per crescere in importanza. Come in Italia il claim della la Serie B è “il campionato degli italiani”, allo stesso modo i campionati organizzati sotto l’egida della Football League raccolgono l’essenza più pura del calcio britannico e la Championship ne è la massima espressione. Basta un solo sguardo alla classifica per incappare in molti dei nomi storici della tradizione del calcio inglese: Aston Villa, Blackburn Rovers, Derby County, Ipswich Town, Nottingham Forest, QPR, Sheffield Wednesday, WBA. La maggior parte dei club che oggi partecipano in Championship esistono da prima della fondazione del primo club italiano (il Genoa Cricket and Football Club, fondato nel 1893).

 

Oggi, dopo 6 giornate, in testa alla classifica della Championship ci sono due squadre, e due manager, che esprimono un gioco agli antipodi: il calcio “rugbistico” del Middlesbrough del britannico Tony Pulis, da un lato; e il calcio geometrico e verticale del “Loco” Marcelo Bielsa, uno dei personaggi più interessanti e carismatici a livello mondiale.

 




 



La vicenda sportiva di Bielsa è nota praticamente a tutti. Il punto più alto della sua parabola professionale coincide anche con il più drammatico:

nel Mondiale nippo-coreano di un’Argentina forse mai così forte. I fantasmi di quell’esperienza, a distanza di sedici anni, tormentano ancora oggi l’allenatore argentino.

 

https://twitter.com/conversedijulio/status/1032985213385752576

 

Bielsa è un personaggio dal fascino indubbio, che è stato generato dalla bontà delle idee messe in pratica attraverso il gioco delle sue squadre ma anche da una certa mistica dovuta al fatto che di lui, fuori dal rettangolo verde, si sa

. Secondo la definizione data da Daniele Adani, Bielsa è “l’allenatore degli allenatori”, a voler sottolineare l’influenza del tecnico argentino sulla trasformazione della tattica del Beautiful Game. Un’influenza che, secondo più di qualcuno, dovremmo riconoscere al "Loco" al pari di quella avuta da alcuni mostri sacri, come

o Johann Cruyff.

 

Pep Guardiola, che ha detto di vedere in Bielsa un riferimento, ha anche detto che non si può valutare il suo lavoro attraverso la lente dei risultati. In effetti, a Bielsa è mancato di centrare il bersaglio grosso: lui che, nella parte europea del suo percorso professionale, ha sempre scelto piazze storiche, contraddistinte da una grande passione per il calcio, ma che sono fuori dal novero dei grandi club odierni.

 

A Bilbao nel 2012, Bielsa portò l’Athletic alla finale di Europa League, persa poi per mano dell’Atlético Madrid di Simeone. Nella sua unica stagione completa passata a Marsiglia, l’Olympique di Bielsa perse il titolo nelle ultime giornate dopo essere stato in testa per gran parte del campionato. A Roma il "Loco" non è arrivato, nonostante un abbozzo di accordo con la Lazio (gliene sarà per sempre grato

); mentre le strade di Bielsa e del Lille si sono separate dopo soli 6 mesi, nonostante la società sia guidata dal management catalano – lo stesso che aveva portato il Barcellona ai vertici mondiali – e avesse assecondato tutte le sue richieste in fatto di mercato.

 

Come potevamo immaginare che Bielsa sarebbe finito nel calcio inglese? In Championship, poi? Da un certo punto di vista, il gioco immaginato dal "Loco", con la sua tendenza alla verticalità, era da considerarsi forse persino più adatto al contesto britannico rispetto a quella che era l’idea di partenza di Pep Guardiola. Ma Guardiola ha saputo apportare dei piccoli ma sostanziali correttivi, dopo essere sopravvissuto a una dura prima stagione, stravincendo la Premier League al secondo tentativo: è cambiato lui ed è cambiato anche il calcio inglese. Una conferma ulteriore, semmai, che anche Bielsa aveva le carte in regola per ben figurare oltremanica.

 

Resta da capire perché Marcelo Bielsa ha scelto una squadra di una lega di seconda fascia. Seguendo il filo rosso della carriera del "Loco" possiamo notare subito che anche il Leeds United è un club storico, lontano ormai da tempo dai palcoscenici più prestigiosi. Negli anni Settanta, il capitano Billy Bremner e gli altri giocatori che componevano “

”, furono due volte campioni d’Inghilterra, ma recitarono la parte dei cattivi nella breve storia di poco amore e molto odio con Brian Clough, il primo manager inglese a potersi dire moderno. Il Leeds è stato anche l’ultimo club campione della First Division, prima dell’inizio dell’epoca della Premier League. Fu quella la squadra che diede un albergo al transfugo francese Eric Cantona.

 


Questo articolo è stato realizzato al solo scopo di piazzare questa foto esattamente qui. (Foto di Ben Radford / Getty Images).


 

Dopo la partecipazione alla Champions League 1992-93, la storia sportiva del Leeds si è fatta modesta. Fino a sfiorare il fallimento economico – nel 2007 è stato in amministrazione controllata – oltre a quello sportivo, dopo che è sprofondato giù nella piramide calcistica fino alla League One, l’equivalente della nostra Lega Pro.

 

Più di recente, il Leeds era balzato agli onori della cronaca italiana per via dell’acquisto della proprietà da parte di Massimo Cellino. Avevano fatto scalpore le intemperanze dell’ex patron del Cagliari con la Football League, che ne aveva prima osteggiato l’acquisizione, e poi ne aveva caldeggiato la vendita. Per non parlare di quella che potremmo definire la sua nota idiosincrasia verso gli allenatori (ha alternato sulla panchina del Leeds 6 manager in 2 anni).

 

Il Leeds ha ancora una proprietà interamente italiana: Andrea Radrizzani ha infatti portato a termine l’acquisizione delle quote detenute da Cellino nel maggio del 2017. Radrizzani ha fondato una media company, la MP & Silva, che fornisce servizi nella gestione dei diritti sportivi di vari eventi collegati al calcio, alla Formula 1 e agli sport americani. Dalla vendita di MP & Silva a un gruppo di investitori cinesi, Radrizzani ha ricavato 1 miliardo di dollari, ciò nonostante ha ancora diversi interessi soprattutto nel calcio: la sua seconda compagnia, Aser, ha lanciato Eleven Sports, un network che, solo per il Regno Unito, ha acquisito in esclusiva i diritti televisivi della Liga e della Serie A per i prossimi 3 anni. Per alcuni aspetti, qualcuno potrebbe ravvisare una somiglianza tra Radrizzani e

, l’ex datore di lavoro di Bielsa al Lille.

 

Radrizzani non ha disdegnato l’Italia nelle sue vicende professionali. È stato uno degli advisor per Suning nel processo di acquisizione dell’Inter, nel 2016. Lo scorso luglio ha tentato, con una

, di strappare il Bari dalle mani di Aurelio de Laurentiis.

 

L’arrivo di Bielsa al Leeds si è concretizzato al termine di una trattativa pressoché fulminea. Il 17 maggio il "Loco" era in predicato di

nella Liga MX messicana. Il 31 maggio hanno iniziato a circolare le prime voci circa un interessamento del Leeds, e il giorno dopo il tecnico Heckingbottom è stato sollevato dall’incarico nonostante avesse ancora un anno di contratto. Il

il Leeds ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il "Loco" su base biennale. Bielsa, attraverso le poche righe del comunicato ufficiale, come da suo costume, ha dichiarato solo che era suo desiderio arrivare in Inghilterra e che l’offerta del Leeds era semplicemente irrifiutabile.

 



Dal punto di vista strettamente tattico, almeno in queste prime battute della stagione, Bielsa sembra aver abbandonato l’idea di portare in campo l’immaginifico 3-3-1-3, suo marchio di fabbrica. Ha invece abbracciato il modulo feticcio del

, il 4-3-3 che in fase di non possesso ripiega nel 4-1-4-1. La difesa a quattro, peraltro, è un meccanismo ben assimilato dai suoi uomini, che avevano chiuso l’ultima partita dell’anno passato provando proprio il 4-3-3, dopo che Heckingbottom aveva impostato la squadra con il 4-2-3-1 nei quattro mesi precedenti.

 

https://twitter.com/MundialMag/status/1033613300507000833

 

L’istinto delle squadre di Bielsa è sì quello di andare velocemente in verticale, ma la costruzione del gioco è comunque intrapresa palla a terra. Non vedremo mai il Leeds rigiocare palla all’indietro per abortire un’azione giudicata infruttuosa fin dalle sue prime mosse, né assisteremo a una prima impostazione barocca e orizzontale, ma comunque il Leeds tenta di iniziare l’azione con un passaggio corto, con le mani o i piedi del portiere, anche sotto la pressione degli avversari a ridosso dell’area di rigore.

 

I due centrali si dispongono sulla prima linea, mentre il playmaker e i due terzini si piazzano 15-20 metri più in alto su una seconda linea. Il pallone fa il suo ingresso nella zona di sviluppo di solito con una verticalizzazione diretta sulle mezze ali, dopo combinazioni brevi di massimo 3 passaggi. Qualora non ci fosse questa possibilità, gli uomini del blocco basso 2+3 giocano la palla in profondità, calciando lungo sulla corsa dell’ala o addosso alla punta. Quando non c’è uno sbocco per risalire il campo attraverso una delle catene di fascia, il Leeds forza un cambio gioco veloce.

 

La squadra di Bielsa è già in grado di fare variazioni rispetto allo spartito standard. Ad esempio, contro il Middlesbrough coperto al centro grazie al 5-4-1 con centrocampo a rombo, il Leeds ha cercato di “bucare” la difesa sfruttando la debolezza degli avversari sulle fasce, con i due centrali che lanciavano lungo e in diagonale direttamente sulle ali, in una zona che veniva successivamente sovraccaricata dalle mezzali e dai terzini per la contesa della seconda palla.

 



 

L’ingresso nell’ultimo terzo di campo è guadagnato per mezzo delle rotazioni degli uomini coinvolti nelle catene di fascia. La coordinazione dei movimenti tra terzino, mezzala e ala è essenziale, ma è indubbio che il grosso del successo della manovra risiede nell’ispirazione dei centrocampisti Sáiz e Klich.

 

L’azione nell’immagine poco sopra è esplicativa di quanto i due giochino avendo l’uno come riferimento l’altro: in quest’azione Klich appoggia il gioco sul terzino sinistro Douglas, che successivamente serve Sáiz, dopo che questo si è allargato in fascia; intanto anche il numero 10 Alioski stringe verso il lato palla. Klich sfrutta il movimento dei compagni e riceve il pallone in area da Sáiz dopo aver attaccato la profondità, partendo da lontanissimo e scivolando alle spalle di metà dei difensori avversari.

 

Il canovaccio offensivo del Leeds mira sempre a creare una minaccia doppia, allargando il campo in ampiezza mediante il contributo della mezzala o del terzino lato palla, e attaccando la profondità per mezzo degli scatti della mezzala sul lato opposto, dell’ala o della punta.

 

Il gioco del Leeds si sviluppa in maniera diversa sui due lati, assecondando le caratteristiche dei giocatori. A sinistra c’è Ezgjan Alioski, un’ala mancina che è stata quasi sempre utilizzata a piede invertito in carriera e che ora viene impiegato da Bielsa sul piede forte, pur avendo conservato un istinto che lo porta ad accentrarsi e ad agire da seconda punta. Sullo stesso lato, il terzino sinistro Douglas ha un’interpretazione che potremmo definire classica del ruolo: si fa trovare quasi esclusivamente in ampiezza, ed entra nell’ultimo terzo di campo solo quando l’azione è arrivata alle battute conclusive intorno all’area di rigore avversaria.

 

A destra Bielsa schiera preferibilmente Pablo Hernández, ala spagnola con un passato prestigioso al Valencia, che il Leeds ha ripescato l’anno scorso dal suo

qatariota. Rispetto ad Alioski, Hernández è un’ala classica e lascia molto spazio all’interno per le scorribande di Luke Ayling. Struttura fisica, oltre che pettinatura alla Martin Cáceres, Ayling è un terzino con buone capacità di lettura del gioco, coraggioso nel condurre palla anche nella zona più congestionata del campo, con buona personalità e sempre con la testa alta, pronto a servire un compagno in avanti.

 

Davanti il Leeds impiega un centravanti poco ortodosso rispetto ai canoni del campionato. Kemar Roofe è un brevilineo che si sobbarca un’enorme mole di lavoro in termini di movimenti senza palla, per abbassare la linea difensiva oppure per liberare uno spazio che un compagno andrà a occupare successivamente. Roofe tocca pochi palloni fuori dall’area, e non può essere servito dalla difesa con una palla alta contro i mastodontici difensori inglesi. Però ha un buon senso della posizione e ha capacità nel trovare lo smarcamento in area con i tempi giusti, doti che gli hanno permesso di segnare 4 gol nelle prime 6 uscite.

 

https://twitter.com/LUFC/status/1037963571949461505

 

Il gioco offensivo del Leeds è già più di un abbozzo dell’idea bielsista, ma è stato anche eccezionalmente premiato in questa prima fase. Il Leeds ha segnato 14 reti, nonostante una pericolosità offensiva di 6,3 Expected Goals. In questo momento lo United è primo in campionato per la percentuale di conversione dei tiri in gol (18,2%) e quinto per la percentuale di tiri nello specchio sul totale (37,7%). Questi numeri sono più alti della media del campionato dello scorso anno, oltre che molto più alti dei numeri registrati dallo stesso Leeds una stagione fa. La qualità offensiva dello United non può essere cambiata così radicalmente da un anno all’altro, in pratica ha in dote lo stesso organico che l’anno scorso ha colto un tredicesimo posto. Con tutta probabilità, gli attuali numeri sono destinati a peggiorare.

 

L’acquisto più costoso del mercato estivo del Leeds è stato Patrick Bamford, un centravanti fisico, oltre che tecnico, da considerarsi di categoria: 35 reti in 92 presenze in Championship, un solo gol in 27 presenze in Premier League. Per ora Bielsa lo ha quasi sempre fatto entrare dalla panchina, concedendogli 54 minuti in tutto. In questa fase Roofe ha energie sufficienti per sostenere il peso offensivo del Leeds, più avanti in stagione i rapporti di forza per una maglia da titolare potrebbero cambiare.

 



Il recupero del pallone nella metà campo avversaria è uno dei cardini della strategia difensiva del Leeds: al di là del pressing, che viene portato comunque piuttosto in alto e secondo triggers codificati, a stupire è proprio l’attitudine generale che hanno i giocatori del Leeds ad aggredire gli avversari in avanti. Segno che l’idea del "Loco" ha già fatto breccia nella testa dei suoi giocatori dopo solo due mesi di lavoro e 7 partite ufficiali tra campionato e coppa.

 

I meccanismi non sono ancora del tutto perfetti e i numeri indicano che c’è margine per un miglioramento. Il Leeds è quinto per numero di recuperi palla nella metà campo avversaria (con una media di 13,3 recuperi offensivi a partita), ed è quarto secondo il

, la metrica che mette a rapporto il numero di passaggi concessi all’avversario con le azioni difensive intraprese per ostacolarlo.

 

Bielsa ha mantenuto anche al Leeds una delle sue scelte caratteristiche: il recupero palla viene tentato sulla base di rigide marcature a uomo a centrocampo. Con la maggior parte delle squadre del Championship che scende in campo con il 4-2-3-1, il triangolo centrale invertito del 4-1-4-1 permette accoppiamenti naturali tra i centrocampisti. Bielsa, però, sa adattare la sua strategia sulle caratteristiche dell’avversario: nella già citata partita contro il Middlesbrough, mentre il resto della linea difensiva si abbassava per togliere spazio agli attaccanti, il terzino destro Ayling avanzava verso il centro del campo per marcare Howson, uno dei due trequartisti avversari.

 

La soluzione di Bielsa è certamente meno radicale di quella di Gasperini, per il quale i destini di una partita, in una sorta di equivalente calcistico del “divide et impera”, si decidono duello per duello, uomo su uomo. Ma il principio da cui prendono le mosse è lo stesso.

 


Un modo per far saltare le marcature a uomo a centrocampo è concedere libertà ai centrali difensivi di avanzare palla al piede. Che ci siano in tutte le squadre del Championship difensori a loro agio nel dribbling e capaci poi di servire palloni pericolosi nella metà campo avversaria, è tutt’altro discorso.


 

Tra i tre centrocampisti centrali, Kalvin Phillips è quello che ruba meno l’occhio quando è in possesso del pallone. La distribuzione dei suoi passaggi non brilla né per coraggio né per fantasia: Phillips si limita al gioco di sponda con i centrali, senza correre dei rischi nel tentativo, ad esempio, di saltare l’uomo davanti alla difesa. C’è anche una ragione tattica per cui Phillips svolge compiti simili a quelli che Sarri affidava a Jorginho: si cerca di attirare in avanti la prima linea di pressione avversaria, con un palleggio corto ma non orizzontale, per poi permettere ai centrali, i veri playmaker, di trovare un canale di passaggio oltre la pressione.

 

Phillips è però essenziale in fase difensiva, in quanto agisce da vero e proprio frangiflutti davanti alla difesa. Lo si vede spesso stringere dal lato forte per coprire l’avanzata di uno dei terzini. E le sue capacità atletiche gli permettono di coprire una porzione di campo piuttosto ampia. Per il Leeds Philips costituisce la prima difesa nei riguardi delle transizioni avversarie.

 


Non tutte le ciambelle riescono col buco: Phillips ha un controllo infelice, viene attaccato e perde palla. I due centrali non riescono a gestire il due contro due in campo aperto e il Leeds concede un gol. Bielsa non si fa problemi a sostituire Phillips due minuti dopo, già al ventisettesimo del primo tempo.


 

Nella linea difensiva, Bielsa ha piazzato un terzino di professione nella posizione di centrale di destra. Gaetano Berardi, passaporto svizzero e un passato al Brescia e alla Sampdoria, è stato scelto per le sue doti nella distribuzione del pallone, ma anche per la capacità di difendere in campo largo e quindi di tenere la linea molto alta. Berardi però è alto 1 metro e 79 centimetri, praticamente soffre fisicamente contro ogni attaccante del Championship.

 

In generale il Leeds è una squadra piccola con un’altezza media dei titolari scesi in campo di 1 metro e 75 centimetri. Al contrario di quello che si possa pensare, il Leeds sui calci d’angolo difende con un solo uomo a zona sul primo palo, e con tutti gli altri impegnati nelle marcature a uomo. Per ora non ha sofferto eccezionalmente dalle situazioni di palla inattiva: dei soli 4 gol incassati, 2 sono venuti su azioni di gioco, uno su rigore, uno su punizione diretta. La forbice tra le qualità delle occasioni concesse e i gol effettivamente incassati è minore rispetto a quella offensiva: gli Expected Goals lasciati agli avversari in 6 partite sono soltanto 5.

 

In definitiva, il Leeds è in lotta per agguantare uno dei due posti che valgono la promozione diretta in Premier League, ma la strada verso la gloria è ricca di ostacoli. L’identità della squadra di Bielsa sembra comunque già ben definita dopo solo due mesi di lavoro. Le incognite riguardano fondamentalmente due aspetti: la già citata sostenibilità dell’attuale prolificità offensiva, da un lato; una panchina piuttosto corta, dato che in una stagione lunga, com’è quella del Championship a 24 squadre, a un certo punto la stanchezza potrebbe diventare un fattore.

 

Al momento il Leeds è primo a pari punti con il Middlesbrough con 4 vittorie e 2 pareggi - e il secondo migliore attacco, con 14 gol, dopo quello del West Brom con 15. Se Bielsa dovesse riuscire nell’impresa di riportare il Leeds in Premier League a 15 anni dalla sua ultima apparizione, l’intero campionato guadagnerebbe l’anno prossimo ulteriori punti nella sua nuova reputazione di laboratorio tattico mondiale.

 

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