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Il triste tramonto dell'Argentina ai Mondiali del 2002
12 giu 2018
12 giu 2018
Ai Mondiali nippo-coreani nessuno si aspettava che la Nazionale allenata da Bielsa potesse uscire ai gironi.
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Una specie di compendio della storia argentina ai Mondiali offerto da Quilmes, sponsor ufficiale della Selección e produttore di spot sempre in bilico tra l’entusiasmante e il commovente. In quel momento non si è ancora stratificato il mood dello sconfitto perenne.


 



 





 



 



 


Prima dell’avvento della scuola degli sweeper-keeper, il “chino” Saja brillava soprattutto per la plasticità negli interventi. Forse se la sarebbe meritata una chance. Ma con i se, come si dice, non si fa la storia.


 



 



 



 





 



 



 



 



 



 





 

 


Bielsa non si discostò mai, per le tre partite giocate in Giappone, dal dogmatico 3-3-1-3. Aggiustò, rammendò, ma non osò mai davvero mettere in discussione le sue certezze. Tipo schierando due prime punte come Crespo e Batistuta, contemporaneamente.


 



 



 



 


Gli highlights della partita, in cui la madelaine più sorprendente sono i movimenti a tagliare verso l’interno di Sorin.


 



 





 



 



 



 


Verón ha la faccia di chi non può veramente dire ciò che vorrebbe; Zanetti sembra piuttosto imbarazzato. Ma il più stupito, e incazzato, sembra proprio Batistuta, mentre scuote la testa. Oltre a Kily, che in apertura si può osservare masticare un rotondo «la concha de tu madre».


 



 



 



 


Owen, insieme a Ronaldo, è stato per un breve lasso di tempo l’uomo più entusiasmante in progressione dell’inizio di millennio.


 



 



 





 



 



 



 



 

Quando arriva il fischio finale Marcelo Bielsa sta bevendo. Finisce il sorso, scuote la testa. La bottiglietta che cade è il suo personalissimo mic-drop.

 





 




 



 



 



 

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