Mancano ormai solo pochi giorni all’inizio della regular season NBA, e per cercare di presentarla al meglio la redazione de l’Ultimo Uomo si è messa una mano sul cuore, cercando di darvi le migliori coordinate per destreggiarvi tra i 450 giocatori che determineranno la prossima stagione. Ognuno di noi tredici ha stilato la propria lista dei migliori 80 della lega secondo il criterio “quanto sposteranno in attacco e in difesa nella prossima stagione”: facendo una posizione media tra le liste di tutti, siamo giunti alla top-50 che vi apprestate a leggere, commentando poi a mo’ di conversazione quanto uscito. Questa è la seconda parte dopo quella di mercoledì.
25) Kristaps Porzingis, New York Knicks
Lorenzo Neri: Presto per trovarlo così in alto? Probabilmente sì, ma il potenziale di questo 220 centimetri che tira e tratta la palla come il più naturale degli esterni è davanti gli occhi di tutti. Anche della dirigenza dei Knicks che ha – finalmente – deciso di rifondare attorno a lui.
Fabrizio Gilardi: Però ha già detto che da 5 non ci vuole giocare. Se dovesse diventare una condizione non negoziabile potrebbe anche essere che la sua posizione resti questa, a prescindere da quanto forte sia (un sacco) e quanti margini abbia (una marea).
Daniele V. Morrone: È la stagione in cui deve dare continuità ai picchi di talento. Al momento gli si chiede solo questo, perché comunque tanto basta per essere tra i migliori.
Francesco Andrianopoli: È già ora un protettore del ferro di livello assoluto, cosa che non si può certo dire, ora come ora, di Towns, e probabilmente non si dirà mai di Jokic; esserci riuscito nel deserto post-nucleare che erano (e sono ancora) i Knicks è ancora più sorprendente. Però in attacco in realtà non ha mostrato grandi miglioramenti rispetto alla stagione precedente: cifre grezze più alte ma semplicemente per un volume maggiore. Qui bisogna fare dei passi avanti decisi, perché rispetto agli stessi Towns e Jokic siamo invece parecchio indietro.
Nicolò Ciuppani: Questa è una posizione più sulla fiducia che su quanto fatto vedere finora. Deve limare molti lati del suo gioco e trovare continuità di rendimento. Se ci dovesse riuscire però la 25 rischierebbe di stargli pure stretta; per ora però credo ce ne siano di più che oggi incidono maggiormente su una partita.
Dario Costa: Cose da fare a New York City quando il tuo miglior compagno di squadra è Tim Hardaway Jr. Obiettivo dichiarato: entrare nei quintetti All NBA. Obiettivo sognato: Spike Lee che impara a pronunciare il tuo nome e cognome correttamente.
24) DeMarcus Cousins, New Orleans Pelicans
Fabrizio G.: Il più alto giocatore di questa classifica che cambierà maglia durante la stagione 2017-18. #FreeAnthonyDavis
Francesco A.: Quanto “vale” DMC in una trade? Chi è disposto a dargli il max contract che ovviamente pretenderà quest’estate? È forse il giocatore a cui, in assoluto, è più difficile attribuire il giusto peso e il giusto “prezzo”: in astratto i suoi talenti sono innegabili, ma in concreto chi è VERAMENTE disposto a privarsi di asset (o di una buona fetta del proprio spazio salariale) per portarselo a casa per qualche mese?
Nicolò C.: Fred Katz dixit: “Ci sono almeno 15 GM che non lo vorrebbero avere neppure gratis”, e ovviamente caratterialmente ci sta ed è comprensibile. Ma ci sono parecchie sere all’anno in cui prende a spallate le corazzate dell’Ovest, vincendo pure più volte di quanto sia lecito aspettarsi da uno che gioca 1-vs-5.
Dario Vismara: Ma quindi non vogliamo dare neanche una chance che possa funzionare con quello in top-10?
Daniele V.: Io ci spero, mi piacerebbe che l’esperimento totalmente lontano dalla corrente tattica attualmente dominante funzionasse. La NBA ha bisogno anche di questi esperimenti per non essere una lega di squadre allineate nel provare a fare la brutta copia degli Warriors. Poi un suo successo sarebbe un successo anche per Anthony Davis, e nessuno può voler del male ad Anthony Davis, no?
23) Marc Gasol, Memphis Grizzlies
Lorenzo Bottini: Si deve godere al massimo questi pochi anni che gli restano prima di trasformarsi nel fratello maggiore.
Daniele V. : Tecnicamente completo, maestro delle intangibles, carattere sempre positivo e determinato. La sua sola presenza in campo significa che la sua squadra competerà su ogni pallone.
Lorenzo N.: È un – passatemi il termine – centro classico che ha saputo evolversi secondo i nuovi dogmi tattici degli ultimi anni. Se risente del fisico è solo per l’età, non per la velocità di esecuzione, visto che la testa gira con un secondo di anticipo rispetto agli altri. E speriamo che non cada nella… catarognizzazione.
Dario V.: Voi fate quello che dovete, ma io una partecipazione ai playoff di Gasol – se rimane ragionevolmente sano – non la metto mai in dubbio. Chissà se si giocherà altri anni di carriera anche lontano dal Tennessee.
22) Nikola Jokic, Denver Nuggets
Dario V: Sì o no: Nikolino è il giocatore più divertente da vedere della lega. Debate.
Fabrizio G.: Fate pure, a me basta che sia uno dei più forti e determinanti, lo sapete che non ho un cuore.
Daniele V.: Il suo gioco palla in mano è veramente magnetico: con distacco è il migliore della lega a dirigere il traffico in area e fa saltare dalla sedia quando parte in palleggio con la fluidità di una guardia da rimbalzo difensivo.
David B.: Sembra quasi non tocchi a lui fino al momento in cui compie una magia con la nonchalance di una scrollata di spalle.
Lorenzo N.: A me fa impazzire il controllo mentale che ha sui suoi compagni in attacco. Infonde negli altri tanta fiducia, sapendo che un extra-sforzo (un taglio profondo, un blocco lontano dalla palla fatto bene) verrà sempre ripagato in un modo o nell’altro. C’è da dire che però in difesa la fiducia svanisce in un istante ed è questo il punto iniziale su cui dovrà lavorare da qui ai prossimi anni.
Nicolò C.: Ci tengo a ricordare che l’anno scorso i Nuggets ci hanno messo ventidue partite a capire chi fosse più forte tra lui e Nurkic.
Oltre a Milos, altro esempio della grande scuola serba degli assist.
The Joker @JokicNikola15 ❌ pic.twitter.com/1crDHiWigp
— NBA Italia (@NBAItalia) 2 ottobre 2017
21) Damian Lillard, Portland Trail Blazers
Lorenzo B.: Il nuovo disco non è male anche se estremamente derivativo e celebrativo. Il pezzo con Lil Wayne è il migliore, ovviamente.
Fabrizio G.: Kyle Kuzma gli ha dedicato un tweet di complimenti, quindi #FutureLaker
Francesco A.: Tutto molto bello (cit.) a livello di estetica ed efficienza offensiva tra lui, McCollum e Nurkic, ma al netto del piacere di guardarli questa è una squadra che negli ultimi quattro anni ha sempre vinto meno partite della stagione precedente. È arrivato il momento di invertire il trend in modo significativo, anche perché nel frattempo, per mantenere in piedi questo (gradevolissimo) spettacolo offensivo stanno spendendo come il PIL di un paese africano.
David B.: A margine ma nemmeno troppo: quanto talento c’è nel ruolo di point guard? Perché la sua posizione nel ranking è quasi da All-NBA Team, mentre nella realtà ha davanti SETTE playmaker migliori di lui.
Nicolò C.: Siamo stati troppo severi: se i Blazers non difendono e hanno un monte salari pari al PIL del Gabon non è colpa sua. L’ultimo slump al tiro risale a due anni fa, e se gioca come nella seconda parte di stagione scorsa dovrebbe stare 4-5 posti più avanti.
Fabrizio G.: e se gioca come nella prima parte? Direttamente dal libro delle crudeltà: in carriera nell’ultimo minuto con squadre a un possesso di distanza ha tirato 10/48 da 3. Your daily reminder che la clutchness esiste solo negli occhi di chi vede i canestri segnati e si dimentica di quelli sbagliati. E in quelli di Joe Johnson, ma è un’altra storia.
20) Mike Conley, Memphis Grizzlies
Dario V: OMMIODDIO MIKE CONLEY NON È PIÙ UNDERRATED?!?
David B.: Il miglior giocatore NBA a non aver mai giocato un All-Star Game. Ogni anno la squadra è sempre più sua che di Marc Gasol, lo scorso anno in particolare ha scollinato per la prima volta in carriera i 20 punti di media tirando il 40% da tre su 6 tentativi a sera, trascinando di forza i Grizzlies ai playoff. Si merita ogni centesimo del megacontratto che ha firmato l’estate scorsa.
Francesco A.: Giocatore splendido, completo, lucido, agonista indomito… ma cosa fa NETTAMENTE meglio rispetto, che so, a un Lowry? Qualche vittoria in più ai playoff, va bene, ma basta questo per giustificare quasi dieci posizioni in più?
Dario V.: Probabilmente no, ma vederlo dominare a tratti la difesa degli Spurs nella scorsa post-season è stata una rivelazione. Voglio dire, si è scomodato persino Kanye.
19) Blake Griffin, L.A. Clippers
Dario C.: È altamente improbabile che Chris Paul, durante una delle tante nottate passate insieme sul parquet dello Staples Center, abbia preso Blake sotto braccio e allargando lo sguardo gli abbia sussurrato ‘Vedi: un giorno tutto questo sarà tuo’. Di fatto, però, con l’avvio di questa stagione Griffin eredita da “CP3” il ruolo di leader e uomo franchigia.
Fabrizio G.: Non salta né schiaccia praticamente più, ma ha sviluppato uno skillset più unico che raro e fa praticamente tutto il resto. Da qualche parte lì sotto c’è nascosta una stagione da All-NBA.
Dario V.: Non so voi, ma ho grandissimo hype per un utilizzo sistematico dei pick and roll 4-5 con DeAndre. Fermateli voi.
18) Kyrie Irving, Boston Celtics
Fabrizio G.: Avere un anello al dito gli ha permesso di seguire un arco di carriera opposto a quello della stragrande maggioranza dei giocatori del suo livello. Per diventare giocatore franchigia ha fatto un triplo salto mortale carpiato rovesciato con triplo avvitamento che nemmeno Tom Daley, ed ha avuto la fortuna di atterrare su uno dei pochissimi materassi presenti, perché ritrovarsi a Boston con Stevens, Horford e Hayward ad occuparsi del playmaking e nascondere i suoi difetti è più o meno il meglio che potesse capitargli. Altrove il risveglio dal sogno di giocare con LeBron sarebbe stato ben più brusco: magari avrebbe pure scoperto che la Terra non è piatta, qui glielo spiegheranno tra Harvard e il MIT.
Nicolò C.: Premesso che ormai ogni frase che dice potrebbe essere uscita da una mano di Cards Against Humanity, ha fatto una mossa da apprezzare per il coraggio. Le prime uscite in preseason (si lo so, è solo preseason) con la maglia di Boston sono state di una bellezza rara: se Stevens riesce a renderlo un giocatore efficace, fermando molto meno il pallone e prendendo tiri più semplici, potrebbe toccare un’efficienza spaventosa per uno nel suo ruolo.
Lorenzo B: Forse la Terra non è davvero piatta (non ne sono totalmente convinto) ma lui riesce comunque ad inclinarla sotto i piedi del malcapitato difensore ogni volta che decide di affrontarlo in 1-contro-1. Se le magie di Stevens gli concederanno ancora più spazio di manovra, dovrò fare un abbonamento Premium a Streamable.
17) Rudy Gobert, Utah Jazz
Fabrizio G.: Quindi mi confermate che è il miglior 5 della lega? Ah, no gli avete messo davanti Towns, ce ne si può fare una ragione. Prende i Jazz e se li porta ai playoff. Aspetto anche in questo caso i “sa solo schiacciare”, come se fosse necessario complicarsi la vita da sé quando si può arrivare sopra il ferro senza saltare.
Nicolò C.: Il tanto bistrattato Draft 2013 ha prodotto due giocatori da top 20 NBA che guidano la propria franchigia. Però qui siamo alla prova di maturità per mettersi pure un attacco sulle spalle: 13 posizioni più giù dicevo che Beal era quello più in alto a non fare granché con la palla in mano; Gobert qualcosina lo ha fatto vedere, ma in un contesto totalmente diverso da quello di quest’anno.
Lorenzo N.: In questa stagione, per forza di cose, i Jazz correranno molto di più. E quindi, oltre a tutto il resto, farà vedere di essere anche uno dei migliori lunghi “da corsa” dell’intera Lega.
David B.: In una squadra che a meno di stravolgimenti farà fatica a segnare 80 punti a sera non vorrei però che gli venisse chiesto di produrre anche punti a referto.
Dario C.: Se c’è una cosa che nello Utah hanno sempre saputo fare bene è trovare l’uomo franchigia perfetto per una realtà non proprio ambitissima come Salt Lake City. Gobert, con il suo stile di gioco essenziale, rivedibile per i canoni estetici della lega ma tremendamente efficace, è interprete perfetto dello spirito dei Jazz. La presenza di un visionario come Ricky Rubio potrebbe aprirgli le porte verso il dominio del ferro avversario. Quanto a quello amico, beh, Rudy è già il miglior centro difensivo per distacco.
16) Klay Thompson, Golden State Warriors
Fabrizio G.: E se la decisione di Kevin Durant di rinunciare a parecchi soldi non fosse about today, cioè about Nick Young e compagnia, ma about tomorrow? Perché Klay ha dichiarato che: a) per lui la legacy e far parte di un contesto vincente sono valori più importanti dei soldi (che comunque farà in Cina grazie ad Anta); b) che KD ha dato un grande segnale; c) anche lui valuterà di chiedere (molto?) meno del massimo salariale, al momento opportuno. Preparatevi a un futuro post-nucleare in cui gli Warriors restano tutti insieme per altri cinque anni. Sento già in lontananza le rosicate e le invocazioni a Silver, Stern, Larry O’Brien, J.Walter Kennedy, Maurice Podoloff e pure a Naismith, perché “con lui non sarebbe mai successo”. Onore al Manu Ginobili di quest’era.
David B.: La miglior “two-way guard” della NBA, nonché il miglior giocatore lontano dalla palla della miglior squadra lontano dalla palla della storia. Period.
Nicolò C.: La prestazione di Booker da 70 punti ha completamente schiacciato il ricordo della sua da 60 punti in 29 minuti con undici palleggi totali. Quando gli gira ha delle eruzioni in attacco veramente inarrestabili.
Dario C.: Klay Thompson qualche difetto dovrà pure averlo. Al momento le ricerche continuano, dicono che ci faranno sapere.
Lorenzo B.: Se dovessi costruire un piano cartesiano su cui inserire le evoluzioni in preseason dei terzi violini delle contender a Ovest (non è detto che lo faccia, è un periodo ipotetico), “China Klay” sarebbe nel quadrante più lontano e più buio possibile rispetto a “Hoodie Melo”. Ma nonostante le schiacciate sbagliate e gli airball contro i filippini, la terza opzione dei Dubs è sicuramente la più affidabile e concreta quando le partite cominceranno a contare più di un raviolo al vapore.
15) Gordon Hayward, Boston Celtics
Lorenzo N.: È bello tornare con la mente al Draft del 2010 e pensare a tutti i dubbi che c’erano sul suo conto. Sette anni dopo facciamo prima a elencare le cose che Hayward non sa fare rispetto a quelle in cui eccelle: scoring e playmaking, tiro, versatilità sui due lati del campo, possibilità di giocare 3 (se non 4) ruoli. Inoltre arriva da un’estate dove è stato il free agent più ambito di tutti. A Boston un pace più alto lo aiuterà a migliorare ulteriormente le statistiche tradizionali e i passaggi televisivi renderanno giustizia al suo gioco.
David B.: Boston è la situazione tecnico-tattica ideale per esaltare le sue qualità e le sue caratteristiche. È ad un passo dal diventare stella di assoluta grandezza al pari di coloro che bazzicano la top-10.
Dario V.: Pensate che storia se fosse lui a segnare tutti i tiri pesanti invece di Irving.
Nicolò C.: Credo che sia finito troppo in alto, e per quanto faccia strano dirlo, manca un po’ di egoismo e di faccia tosta da prendersi un brutto tiro sul finale di gara per stare comodamente con quelli qui davanti.
Dario C.: Con la maglia dei Jazz ha fatto del suo stile pulito ed essenziale la propria cifra caratteristica. In una squadra che punta in alto e al fianco di un astrattista come Kyrie Irving potrebbe capitalizzare ancor di più sulle sue caratteristiche.
14) Karl-Anthony Towns, Minnesota Timberwolves
Dario V.: Se solo avessi una casa di proprietà, me la giocherei sul fatto che è l’ultima stagione fuori dalla top-10 per diversi anni a venire. Cosa gli manca per fare l’ultimo passo?
Marco Vettoretti: Una stagione vincente, forse?
Lorenzo N.: Siamo sempre lì: lo vedi migliorare anno dopo anno e ciò nonostante capisci che c’è ancora margine su cui lavorare. Quest’anno puntiamo sulla maggiore concentrazione difensiva visto che gli strumenti per far bene li ha tutti. Poi dovrà migliorare sulle capacità di passaggio. Poi… poi.. poi… aiuto.
Daniele V.: Punta già da questa stagione a essere il miglior centro della lega, un ruolo in cui al meglio del proprio gioco si arriva dopo i 25 anni. Conviene dunque ricordare che di anni ne avrà 22 il 15 novembre.
Dario C.: Da questa stagione le trasmissioni di Radio Thibs avranno due nuovi conduttori: Jimmy Butler e Taj Gibson. A loro sarà affidata una rubrica di estrema attualità e cruciale importanza per i destini dei T’Wolves: ‘Lo zen e l’arte di far difendere Towns e Wiggins’. Dalla riuscita della rubrica dipende gran parte del record di squadra e, con ogni probabilità, della top 10 dei prossimi quindici anni. Il posto è prenotato, Karl Anthony arriverà in tempo?
13) Draymond Green, Golden State Warriors
Fabrizio G.: Li sentite in lontananza, di nuovo? Una Cavalcata delle Valchirie, un’orda di barbari che agitano i forconi gridando che è troppo in alto, che in un’altra squadra non sarebbe nemmeno un top-30 e tutto il resto. Però è in questa, di squadra. Onore al Dennis Rodman di quest’era.
Daniele V.: Non si può non amare Draymond: ogni sua singola goccia di sudore sul parquet è arrivata per un’azione al servizio della squadra. Che poi anche come villain è il migliore del lotto.
David B.: Sembra, e ripeto, SEMBRA, che con l’arrivo di Durant il suo apporto sia in parte diminuito. Forse nelle cifre, di sicuro non nella qualità. Rimane il collante che tiene uniti molti dei pezzi dei Warriors: insostituibile.
Nicolò C.: Ogni volta che sento qualcuno definirlo “stupido” vorrei urlare dalla rabbia. Intelligenza cestistica con pochi pari, anche con gli scatti di testosterone non esiste squadra che non lo vorrebbe con sé.
Dario C.: La polizza di Kerr e Myers contro le distrazioni e l’ammorbidimento da manifesta superiorità. Nel pacchetto sono inclusi falli tecnici ed espulsioni, ma è un prezzo che gli Warriors pagano volentieri.
12) Paul George, Oklahoma City Thunder
Lorenzo B.: Ho una mia teoria su Paul George che finalmente diventa una superstar di primissimo livello anche agli occhi dello spettatore medio, ma la esporrò solo nel caso io abbia ragione.
Fabrizio G.: Fortissimo. Però dei tre di OKC è quello che meno ha voluto essere lì, perché la sua unica scelta è stata quella di andarsene da Indianapolis. Ed anche quello che probabilmente dovrà giocare di più lontano dalla palla. Se ha voglia di farlo, i Thunder fanno spavento e lui rischia di entrare in top-10. Se non ha voglia, pensa ai suoi tiri e alle sue cifre e alla prossima estate mi sa che crolla.
David B.: Ho tanta voglia di vedere quel “PG” che mi folgorò qualche stagione fa durante le battaglie ad est tra Heat e Pacers, quindi meno one-man-show in attacco e coinvolto a 360° nel gioco. Con due realizzatori e accentratori come Westbrook e Anthony giocherà molto off the ball, che a inizio carriera era un po’ la sua specialità, e lo aiuterà di certo e rimettere a posto la selezione di tiro che negli ultimi anni era andata un po’ in direzione “emulo di Kobe”.
Dario C.: Il leasing scade nel prossimo giugno, a pagare la maxi-rata finale e portarsi a casa l’enorme talento di PG potrebbero essrci i Lakers. Se viceversa dovesse rimanere a OKC, l’ufficio inchieste della lega è già pronto a indagare sull’ipotesi di sequestro di persona con imputati Presti e Westbrook.
11) Jimmy Butler, Minnesota Timberwolves
Nicolò C.: Cambio idea su chi sia più forte tra lui e George due volte al giorno: Jimmy combina meno lontano dalla palla, ma credo sia un difensore più continuo e tenace.
David B.: Rispetto a George, Jimmy è talento meno naturale, ma un filo più concreto su entrambi i lati del campo. Vale la pena ricordare che quando entrò nella NBA era considerato un bel corpo da sfruttare in difesa, senza uno straccio di tiro e pochissimo ball-handling. La mentalità e l’etica del lavoro di questo ragazzo lo pongono nell’élite della lega.
Lorenzo B.: In un bellissimo pezzo di Lee Jenkins, quando gli viene fatto notare che tutte le superstar della lega sono ormai definite da una sigla o massimo da un paio di sillabe, lui ha risposto: “Io sono sempre Jimmybutler”. Working Class Hero.
Jimmy Butler with some mid Game push-ups. pic.twitter.com/9d7DjvcKg9
— Scott Charlton (@Scott_Charlton) 8 ottobre 2017