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Fabio Barcellona

La Juventus prende tutto

Il Milan perde la sua miglior partita stagionale contro una Juventus passiva ma cinica.

Alla vigilia della finale di Coppa Italia, il pronostico era unanimemente sbilanciato a favore della Juventus. Oltre ai 34 punti di distanza in campionato, il momento delle due squadre sembrava spingere ulteriormente i bianconeri verso una comoda vittoria, con il Milan precipitato in una crisi tecnica ed emotiva nel discutibile passaggio da Mihajlovic a Brocchi.

 

Solamente dal lato juventino si sottolineava l’unicità di una partita di finale e pochi pesavano le assenze in casa bianconera, anche ricordando le difficoltà avute in entrambe le partite di campionato vinte contro il Milan. La Juventus ha effettivamente vinto la Coppa Italia, ma le cose non sono andate come la maggior parte degli osservatori si aspettava.

 

La Juventus era priva di Bonucci per squalifica e degli infortunati Marchisio e Khedira. Massimiliano Allegri ha sostituito il suo difensore centrale piazzando Andrea Barzagli al centro della difesa, con Rugani alla sua destra e Chiellini sulla sinistra. In mezzo al campo il mediano designato era Hernanes, con Lemina nel ruolo di mezzala destra, occupato occasionalmente in stagione. Nel 3-5-2 d’ordinanza le fasce erano coperte da Lichtsteiner ed Evra, mentre in attacco giocava la coppia titolare Mandzukic-Dybala.

 

Christian Brocchi ha optato invece per un 4-3-3; in difesa ha preferito la linea giovane con Calabria e De Sciglio terzini e Romagnoli in coppia con Zapata come difensori centrali. In  mezzo al campo, ai fianchi di Montolivo, due giocatori dinamici come Kucka a destra e Poli a sinistra. In avanti Honda e Bonaventura esterni coi piedi invertiti e Bacca centravanti.

 

 

Brocchi meglio di Allegri

 

Sin dall’inizio il Milan ha preso il controllo del pallone. Lo schieramento degli uomini di Brocchi in fase di costruzione bassa non era contrastato efficacemente dalla squadra bianconera. L’altezza media del recupero palla dei bianconeri, 29 metri, molto arretrata, testimonia le difficoltà della squadra di Allegri nell’intercettare efficacemente la manovra del Milan in zone avanzate.

 

Brocchi costruiva l’azione partendo dai due centrali, i terzini rimanevano coi piedi sulla linea laterale e abbastanza alti e Montolivo occupava la posizione centrale a sostegno dei portatori di palla. Da questa struttura partivano i movimenti necessari a risalire il campo, con le mezzali che coordinavano i propri movimenti con quelli dei terzini: partendo da posizione alta Kucka e Poli potevano abbassarsi ad occupare la zona ai fianchi di Montolivo, avviando così l’avanzata dei terzini.

 

Lo schieramento ad inizio azione del Milan. De Sciglio può ricevere liberissimo. L’inquadratura non comprende i lontanissimi Lemina e/o LIchtsteiner deputati a uscire in pressione sul terzino rossonero.

 

La Juventus non riusciva a disinnescare i meccanismi di gioco del Milan. Ai  5 uomini deputati alla costruzione bassa, i bianconeri rispondevano con le due punte posizionate in orizzontale sui due difensori centrali avversari, ma Montolivo e le ricezioni esterne di terzini e/o mezzali erano praticamente sempre disponibili: sul mediano e capitano del Milan saliva saltuariamente e fuori tempo Hernanes, mentre le ricezioni esterne erano attaccate a sinistra da Pogba e a destra alternativamente da Lemina e Lichtsteiner. Come la pressione di Hernanes, anche quella sulle ricezioni esterne basse del Milan  era costantemente in ritardo a causa della posizione estremamente bassa assunta da Lichsteiner  ed Evra. La Juventus rispondeva alla posizione occupata da Honda e Bonaventura, aperti e profondi ad inizio azione, in maniera conservativa, tenendo molto bassi i suoi esterni e disegnando di continuo un linea a 5 difensori. In tale maniera le mezzali, costrette costantemente a coprire in fase di non possesso palla tutta l’ampiezza del campo a causa dello scarso apporto degli esterni, salivano in pressione in ritardo e Lichtsteiner era troppo lontano per potere aggredire coi tempi giusti l’esterno basso avversario.

 

I ritardi nella pressione generavano a catena ritardi nelle zone più arretrate e consentivano al Milan di giungere agevolmente nel terzo di campo difensivo della Juventus. I bianconeri soffrivano le uscite esterne e i cambi di campo del Milan, che con le catene laterali a tre giocatori mettevano in inferiorità numerica la coppia esterno-mezzala della Juventus. In particolare, sul lato sinistro della difesa di Allegri, la posizione eccessivamente prudente di Evra, troppo basso e stretto al fianco sinistro di Chiellini, lasciava Pogba in balia del terzetto Calabria-Honda-Kucka e regalava al Milan un comodo sviluppo della manovra sul proprio lato destro.

 

C’è troppo spazio tra Hernanes e Pogba: Montolivo ha vita facile a servire il taglio interno di Honda alle spalle del centrocampo avversario….

 

Su Honda non esce Chiellini, ma c’è Evra. La posizione stretta e arretrata del francese lascia enormi spazi per l’inserimento di Calabria.

 

Oltre che sull’esterno, l’atteggiamento eccessivamente attendista degli esterni della Juventus creava varchi anche in zona centrale; la zona ai fianchi di Hernanes era costantemente libera per le ricezioni dei giocatori offensivi del Milan, sia per le carenze nella lettura delle linee di passaggio del brasiliano sia per l’eccessivo spazio tra questi e le due mezzali, costantemente preoccupate di coprire gli spazi esterni.

 

Hernanes non scherma la ricezione tra le linee di Honda

 

La possibilità di risalire il campo palleggiando creava inoltre per il Milan i presupposti per una transizione offensiva aggressiva e volta al recupero alto del pallone. Occupando la metà campo con tanti uomini i rossoneri riuscivano a pressare in avanti e in maniera compatta sui palloni appena riconquistati dalla Juventus, ottenendo 15 palle recuperate nella metà campo avversaria e un’altezza media del recupero palla più avanzata di 8 metri rispetto a quella bianconera.

 

Pogba riconquista palla al limite della propria area di rigore ed è immediatamente attorniato da 5 giocatori rossoneri.

 

La scelta di Brocchi di pressare alta la Juventus non era comunque limitata alla fase di transizione attiva, ma si estendeva anche a tutte le altri di fasi di gioco, con l’obiettivo, riuscito, di utilizzare a proprio favore l’assenza contemporanea delle due principali fonti di costruzione del gioco bianconero, Bonucci e Marchisio.

 

La partita è appena iniziata e Rugani è già in difficoltà sul pressing altissimo di Bonaventura

 

Pressata dal Milan, la Juventus trovava molte difficoltà a giocare una manovra palleggiata e ad iniziare le proprie azioni dal basso. Barzagli, prevedibilmente, mostrava capacità di ricevere e giocare proficuamente il pallone inferiori a quelle di Bonucci: alla fine a giocare più passaggi, 51, sono stati Rugani e Chiellini, con la stessa  bassa percentuale di successo, 74.5%. Qualche metro più avanti, Hernanes evidenziava i suoi limiti di posizionamento e di velocità di pensiero quando la pressione avversaria rendeva necessaria una maggior rapidità nella scelta della giocata, riuscendo a effettuare solamente 46 passaggi in 108 minuti di gioco (Montolivo nello stesso tempo ne ha giocati 82). La qualità della manovra bianconera era piuttosto povera e si limitava a cercare più velocemente possibile le punte o Paul Pogba, ma produceva un primo tempo da un singolo tiro in porta, da fuori area e bloccato, contro i ben 12 del Milan e un possesso palla inferiore al 42%. Solamente la buona protezione del cuore dell’area di rigore (67 interventi positivi dentro l’area) da parte del trio di difensori centrali bianconeri ha reso meno pericolosa la notevole mole di gioco sviluppata dal Milan.

 

 

Alex Sandro cambia la Juve

 

A inizio ripresa, la Juve ha cercato di portare più avanti il baricentro della squadra, mostrando un atteggiamento maggiormente attivo in fase di non possesso palla, senza però riuscire davvero a correggere pienamente i tempi sballati della propria pressione. Il vero cambio di atteggiamento della Juventus è arrivato al momento della sostituzione di Evra con Alex Sandro. L’impatto del terzino brasiliano è stato immediato nel sistemare, almeno parzialmente, gli squilibri della Juventus. L’atletismo e il posizionamento di Alex Sandro consentivano alla Juve di alzare il proprio esterno sinistro in fase di non possesso, ponendo fino all’inferiorità numerica su quel lato di campo e permettendo al centrocampo di rimanere più compatto orizzontalmente. In fase di possesso palla, poi, il contributo del neo entrato si traduceva in una presenza costante nel sostegno dell’azione manovrata e nella possibilità per la Juventus di risalire il campo, utilizzando le doti di progressione del proprio esterno sinistro. Giocando gli stessi minuti e lo stesso numero di passaggi di Patrice Evra, Alex Sandro ha raggiunto un compagno nel 90% delle occasioni contro il 55% del francese, è andato al cross 3 volte (zero per Evra) e ha perso 4 palloni in meno del numero 33 bianconero.

 

In assenza di un convincente gioco manovrato nel cuore del campo, l’ingresso al minuto 75 di Cuadrado per Lichtsteiner ha fornito alla Juventus un’ulteriore arma, dopo quella di Alex Sandro, per avanzare nel terreno di gioco appoggiando le proprie azioni sugli esterni. Le sostituzioni miglioravano tutte le fasi di gioco bianconere che, pur continuando a cedere il dominio del pallone al Milan, aumentavano la propria pericolosità andando al tiro nella ripresa per 8 volte, contro le 4 dei rossoneri.

 

 

I tempi supplementari

 

A 5 minuti della fine del secondo tempo anche Brocchi pescava dalla propria panchina sostituendo Poli con Niang e cambiava assetto alla propria squadra, passando al 4-2-3-1 con Montolivo e Kucka davanti alla difesa, Bonaventura alle spalle di Bacca e Honda e Niang sugli esterni. La mossa ha finito per favorire la fase difensiva della Juventus che si trovava a dovere affrontare un attacco con riferimenti più statici rispetto ai continui scambi di posizione visti con il 4-3-3.

 

La partita si manteneva equilibrata e alla fine del primo tempo supplementare era Bacca, dopo un errato rinvio di testa in area di Alex Sandro, ad avere in rovesciata l’occasione di portare in vantaggio il Milan.

 

Nel secondo tempo supplementare Allegri ha inserito Morata per Hernanes, disegnando per la Juventus un inedito 3-4-3 con Lemina e Pogba interni e Dybala e Morata ai fianchi di Mandzukic. La mossa pagava immediatamente enormi dividendi, con Morata che, dopo un ripartenza lunga della Juventus, su un cross di Cuadrado, attaccava in area lo spazio alle spalle di Mandzukic e realizzava l’ennesimo gol nelle partite di coppa regalando alla Juventus l’en-plein nei titoli nazionali nella stagione.

 

 

La rosa della Juventus contro quella del Milan

 

La Juve mette in bacheca l’undicesima Coppa Italia della sua storia al termine di una finale molto più equilibrata di quanto ci si aspettasse alla vigilia. I meriti del Milan e i demeriti della Juventus sono equamente distribuiti. I bianconeri hanno scontato un atteggiamento eccessivamente passivo della propria fase di non possesso. In particolare, la posizione eccessivamente attendista di Lichtsteiner e soprattutto di Evra, ha costretto il centrocampo a una costante inferiorità numerica e ha messo fuori tempo la pressione sui portatori di palla rossoneri, sempre troppo liberi di giocare il pallone. Costretto a coprire zone di campo eccessivamente ampie, Hernanes ha mostrato tutti i suoi limiti di dinamismo, rendendosi incapace di proteggere efficacemente la propria linea difensiva. Debole centralmente ed esposta sull’esterno dalla costante inferiorità numerica, la Juventus ha ceduto l’iniziativa del match ai rossoneri che hanno avuto vita relativamente facile nel tenere la squadra molto alta (56.5 metri il baricentro del Milan, contro i 45.7 metri della Juventus) e a dominare il possesso del pallone. Di contro, Brocchi ha schierato una squadra ordinata e con un piano gara abbastanza chiaro che prevedeva una pressing aggressivo per provare a sfruttare le possibili carenze juventine nella costruzione manovrata a causa della contemporanea assenza delle sue principali fonti di gioco: Bonucci, Marchisio e Khedira. Sotto pressione, sono emersi i limiti in fase di palleggio di Rugani e Chiellini e quelli di Hernanes nella rapida lettura del gioco.

 

Il vero spartiacque tattico del match è stato l’ingresso in campo di Alex Sandro. Il suo atletismo e la sua interpretazione tattica maggiormente aggressiva hanno equilibrato gli scompensi tattici generati dalla passività di Evra in fase di non possesso; la sua tecnica e forza fisica hanno consentito alla Juventus di risalire il campo compensando le difficoltà di gioco manovrato.

 

Alex Sandro porta fisicamente avanti la squadra prima vincendo il contrasto con Bonaventura e travolgendo Calabria, poi riconquistando ancora il pallone tra Josè Mauri e Honda. Lemina porta avanti il pallone vincendo la pressione di Kucka e Morata finalizza sul cross di Cuadrado, attaccando lo spazio alle spalle di Mandzukic

 

Per gli stessi motivi, l’ingresso di Cuadrado, altra fonte di gioco esterna per supplire a un gioco in mezzo al campo di bassa qualità, ha portato benefici alla fase di possesso della Juventus.

 

Infine, riequilibrata la partita con i cambi che hanno corretto scelte iniziali probabilmente poco felici, Allegri ha tirato fuori dal cilindro la mossa Morata e uno schieramento a tre punte che si è rivelato decisivo in occasione del gol della vittoria.

 

Il Milan ha giocato una partita ordinata e grintosa, ma la differenza tra le qualità delle due rose ha consentito ai bianconeri di vincere la partita pur in assenza di tre titolari e facendo entrare dalla panchina giocatori del calibro di Alex Sandro, Cuadrado e Morata. Pur giocando una partita negativa sotto tanti punti di vista la squadra di Allegri ha alzato il terzo trofeo stagionale, segno della grande distanza che separa la Juventus da gran parte del calcio italiano.

 

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Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.