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Vincere "da Juventus"
08 feb 2021
08 feb 2021
Contro la Roma la Juve ha cambiato faccia, e ha funzionato.
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Foto di Riccardo Giordano / IPA
(foto) Foto di Riccardo Giordano / IPA
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Se ha davvero senso parlare di DNA, o di cultura, in riferimento allo stile di gioco di una squadra, ad Andrea Pirlo mancava ancora una vittoria “da Juventus”. Una di quelle partite, cioè, vinte creando poco e gestite con la solidità difensiva, un’esibizione di alcuni tratti storicamente associati al club bianconero, come il cinismo, l’efficienza, la forza difensiva. Forse la partita contro la Roma è andata anche oltre. Alla Juve sono bastati appena 3 tiri, tutti di Cristiano Ronaldo, e tutti nel primo tempo, per vincere 2-0. Il portoghese ha portato in vantaggio presto la sua squadra, al tredicesimo minuto, e poi nel secondo tempo è arrivato un autogol di Ibañez a fissare il risultato.Secondo molti, vincere in questo modo è un buon segnale. È un’idea diffusa che una grande squadra debba essere innanzitutto cinica, si fa bastare poco per segnare e poi non concede quasi nulla, e di certo nessuna squadra in Italia ha elevato questa idea e ha saputo interpretarla meglio della Juventus. Allo stesso tempo, va però sottolineato che con la scelta fatta prima con Sarri, e poi con Pirlo, la Juve sembrava volersi allontanare da quel modello un po’ stereotipato che la definiva, per giocare un calcio più brillante, più offensivo, costruito attorno a due cardini: il dominio del possesso e il pressing per recuperare subito la palla.In questa stagione, seppur con esiti alterni, Andrea Pirlo è quasi sempre rimasto fedele a quei princìpi. Ci sono però state partite in cui ha seguito strade diverse, in cui la sua squadra ha tenuto la palla meno di quella avversaria, ha fatto ampio ricorso alla difesa posizionale e si rendeva pericolosa soprattutto in ripartenza. Le due con il Barcellona, per esempio, finite in modo opposto: una netta sconfitta all’andata e un trionfo al ritorno. E ancora, la sfida con la Lazio in campionato, pareggiata per un gol di Caicedo all’ultimo secondo.Insomma, anche se Pirlo sta dando un’identità precisa alla Juventus, ci sono state occasioni in cui ha rinunciato alle sue idee in cambio di piani più conservativi, studiati innanzitutto per limitare certi punti di forza degli avversari. Nel caso della Roma, Pirlo ha ammesso di aver avuto come riferimento la partita di andata, in cui la Juve si è fatta trovare più volte sbilanciata dopo aver perso la palla, e aveva quindi concesso diverse occasioni pericolose ai giallorossi in ripartenza. Non volendo ripetere quegli errori, Pirlo ha ribaltato i presupposti, ha abbassato le linee in fase difensiva e ha evitato di sbilanciare la sua squadra scegliendo una manovra più verticale.«Avevamo preparato proprio questo tipo di partita», ha ammesso il tecnico bianconero, «Sapevamo che è difficile andare a prendere alti la Roma con intensità, quindi ci siamo preparati per chiuderci e cercare di ripartire, perché loro con tanti giocatori in attacco ci avrebbero lasciato tanto campo. La fase difensiva è stata fatta bene, le chiusure preventive anche. È difficile essere aggressivi in ogni momento, quando potevamo l'abbiamo fatto, altrimenti abbiamo aspettato e ci siamo chiusi bene. È stata la stessa partita che avevano fatto loro all'andata, oggi è successo il contrario».Secondo Paulo Fonseca, invece, la Juve è stata più difensiva del solito per merito della manovra della Roma, e non quindi per una scelta deliberata. «Non mi aspettavo un atteggiamento così difensivo», ha detto l’allenatore portoghese al termine della partita, «Ma se l'hanno avuto è perché sono stati costretti da noi. La Juve ha cercato di pressare, ma la nostra prima impostazione non le ha permesso di farlo bene. Abbiamo avuto il coraggio di imporre il nostro gioco qui. Poi abbiamo affrontato una squadra che si è difesa con molti uomini a ridosso dell'area».Se si prende come riferimento la partita di andata, in realtà la Juve ha difeso in modo meno aggressivo di quanto avesse fatto la Roma un girone fa. In quel caso la squadra di Fonseca aveva pressato con successo la circolazione bianconera, l’aveva tenuta nella sua metà campo, aveva reso difficile la risalita della palla e con alcuni recuperi in zone favorevoli aveva creato delle situazioni pericolose in ripartenza. Stavolta invece la Juventus ha abbassato le linee, ha fatto arrivare la Roma nella trequarti, e se è vero che ha difeso alla grande gli ultimi sedici metri, va detto anche che non ha mai creato i presupposti per una ripartenza che trovasse i giallorossi sbilanciati.Il gol di Cristiano Ronaldo in effetti è arrivato al termine di una ripartenza, ma con la Roma schierata e in superiorità numerica in difesa; anche il recupero palla che ha originato il contrattacco non è stato il risultato di una pressione, ma un errore non forzato di Spinazzola, libero di giocare ma impreciso quando ha cercato Karsdorp con un lancio dall'altro lato del campo.

Spinazzola non è pressato, prova a cambiare il gioco ma la palla viene intercettata da Alex Sandro e non raggiunge Karsdorp.

Dopo aver recuperato la palla, il contrattacco della Juve non sembrava particolarmente promettente: certo Alex Sandro aveva spazio e ha portato la palla fino al lato corto dell’area, ma la linea difensiva a cinque della Roma si era ricomposta, con Cristante sulla destra al posto di Karsdorp e, davanti ai difensori, i due centrocampisti, Villar e Veretout. A seguire l’azione offensiva, oltre ad Alex Sandro, erano in quattro juventini: McKennie e Morata nella zona dei centrali difensivi destro e sinistro giallorossi, Mancini e Kumbulla, Chiesa sul lato opposto a destra, ma comunque piuttosto indietro rispetto alla palla, e Cristiano Ronaldo appena fuori dall’area.

La Juve non era riuscita ad andare velocemente in area, l’obiettivo a cui tendono di solito le squadre che difendono basse, con azioni di pochi passaggi in verticale, e la Roma continuava in teoria ad avere un vantaggio, visto che i suoi giocatori erano in superiorità numerica (Ibañez non aveva nessuno da marcare). Insomma, non una situazione ideale per il piano studiato da Pirlo, ma se c’è una cosa su cui può sempre contare il tecnico bianconero è la capacità dei suoi giocatori di fare la differenza anche in situazioni poco favorevoli.In questo caso le giocate importanti sono due. La prima è il dribbling di Alex Sandro, che ha saltato Cristante girandogli attorno - passando all'interno e conducendo con l'esterno del piede - e creando un buco sul lato destro della difesa giallorossa ha alzato la pericolosità dell’azione. La seconda è il tiro di Cristiano Ronaldo, abile soprattutto a coordinarsi in un attimo e a dare precisione al tiro anche dopo un primo tocco sporco con la suola, che aveva fatto restare la palla troppo vicino ai suoi piedi. In mezzo a queste due giocate ci sono ovviamente le ingenuità della Roma: Cristante che si fa saltare troppo facilmente, la cattiva lettura dello smarcamento di Morata, libero di ricevere il passaggio in orizzontale di Alex Sandro e di girarsi in area davanti a Ibañez e Mancini, prima di appoggiare all’indietro a Cristiano Ronaldo, a sua volta lasciato solo da Veretout (attirato indietro da Morata).

Il momento in cui Alex Sandro passa la palla a Morata, che non è marcato né da Mancini né da Ibañez. Veretout si abbassa troppo verso Morata e lascia solo Ronaldo.

In generale, il piano di Pirlo ha funzionato a metà, e solo per la parte difensiva. In effetti l’idea di abbassare le linee, difendere posizionalmente e accorciare lo spazio dietro la difesa ha limitato la pericolosità della Roma, abile invece ad attaccare quando la partita è più disordinata, le linee sono più lunghe e ci sono più spazi per i suoi contrattacchi veloci. E di certo sono caratteristiche che Pirlo aveva studiato. Prima della partita contro la Juve, per qualità delle occasioni create - calcolata attraverso gli xG - i giallorossi erano la miglior squadra del campionato. Erano, cioè, la squadra che in media creava più occasioni ad alta probabilità di essere finalizzate. Contro i bianconeri, invece, la Roma non è riuscita a creare nessuna chiara occasione con un’azione manovrata, e la situazione più pericolosa è arrivata sugli sviluppi di un corner - ne hanno battuti 9, mentre la Juve solo 2, un dato citato a fine partita da Fonseca per ribadire la supremazia della sua squadra.L’occasione migliore l’ha avuta Mancini al minuto 26, su un calcio d’angolo battuto da sinistra da Veretout. Mancini è riuscito a colpire la palla in area piccola, a pochi passi da Szczesny, ma in modo sporco, contrastato da Rabiot, e il pallone è quindi finito molto distante dalla porta. Per il resto, la maggior parte dei tiri (9 su 14) sono arrivati da fuori area e, nelle volte in cui i giallorossi hanno invece concluso negli ultimi sedici metri, non hanno mai costretto Szczesny a parate difficili.

A questo punto va citato un dato che è circolato molto dopo la partita. In campionato la Juve ha tenuto per sei volte la porta imbattuta in campionato, e in quattro di queste il titolare al centro della difesa era Giorgio Chiellini. Da quando il capitano bianconero è rientrato stabilmente tra i titolari, la Juventus ha subito gol solo dall’Inter, restando imbattuta nelle ultime tre giornate in campionato e in Supercoppa contro il Napoli. È chiaro che partite come quella contro la Roma, in cui ha poco spazio da coprire alle spalle e può concentrarsi sulla difesa dell’area, sono il terreno ideale per Chiellini (anche se è da notare che il pericolo maggiore nel secondo tempo è arrivato in seguito a un bel cross di Bruno Peres, sfilato tra i due centrali e il portiere bianconero, su cui Dzeko era in ritardo). Il capitano bianconero, comprensibilmente, è sempre meno affidabile dal punto di vista atletico ma a queste condizioni continua a fare la differenza. In partite in cui difende soprattutto posizionalmente, con lui la Juventus è semplicemente più solida.Se i progressi a livello difensivo sono stati innegabili, ci sarebbe invece da ragionare sull’altro lato della medaglia, e cioè su quanto sia stata povera la produzione offensiva. Su quanto sia stato difficile per la Juve portare la palla fuori dalla metà campo, avvicinarsi all'area, difficoltà che non vanno ignorate anche se la partita dei bianconeri è stata un capolavoro di efficienza, anche se hanno vinto 2-0, e colpito una traversa, tirando in tutto solo tre volte.Si era ipotizzato che la presenza di Cristante (al posto di Pellegrini, squalificato) avrebbe cambiato il sistema della Roma, trasformandolo in un 3-5-2. Invece il pressing giallorosso ha ricalcato quello della gara di andata. Cristante si alzava di fianco a Mayoral per pressare Chiellini, mentre Mkhitaryan, partendo da una posizione più stretta e bassa vicino a Veretout, si alzava su Danilo, dando copertura al centro se il palleggio della Juve si spostava sul lato sinistro, sulla fascia opposta alla sua. Villar e Veretout si alzavano invece su Rabiot e Arthur dandosi copertura reciproca.

Come era organizzato il pressing della Roma. I tre più avanzati pressavano i tre difensori della Juve, alle loro spalle Veretout e Villar accorciavano su Rabiot e Arthur coprendosi a vicenda se l’altro si allontanava dalla sua posizione.

Come un girone fa, il possesso della Juve è rimasto confinato nella metà campo difensiva, anche perché i bianconeri avevano ancora meno interesse a risalire il campo con ordine, ad accumulare giocatori tra le linee e a manovrare negli spazi interni allo schieramento della Roma, e dopo aver trovato l’uomo libero con la circolazione bassa saltavano passaggi intermedi, andavano subito in verticale cercando Ronaldo e Morata.Durante la partita la Juve ha cambiato più volte forma per adattarsi alle prime linee di pressing della Roma, per guadagnare spazi di manovra e rendere più sicuro il primo possesso. Ha rotto la prima linea a tre e allontanato Bonucci e Chiellini, per dare a entrambi maggiori spazi e angoli di passaggio, ha tenuto basso Alex Sandro, ha fatto avanzare Danilo a centrocampo per disunire il pressing della Roma nella zona tra Mkhitaryan e Veretout, ma alla fine si è più che altro affidata al talento di Arthur, che sempre più nel corso della partita si abbassava a ricevere la palla, a muoverla coinvolgendo i compagni fino a quando uno di loro non aveva spazio per lanciare lungo. L’azione conclusa con l’autogol di Ibañez in effetti inizia nella metà campo della Juve. Arthur si abbassa in mezzo a Chiellini e Bonucci e da lì gestisce il possesso dando modo alla sua squadra di manovrare e non perdere la palla contro il pressing della Roma. Prima si appoggia a Danilo in mezzo al campo, poi per due volte coinvolge Rabiot, con passaggi semplici che però consolidano il possesso e abbassano di qualche metro le linee della Roma. Alla fine Bonucci si ritrova solo sulla trequarti difensiva e può lanciare lungo verso Ronaldo. [gallery columns="6" ids="65681,65680,65679,65678"]

I tre interventi di Arthur sulla circolazione bassa e poi il lancio di Bonucci che cerca Ronaldo.

Per tutta la partita la Juve ha cercato queste giocate, consolidava il possesso con una circolazione paziente nella metà campo difensiva e poi andava in verticale, cercando una sponda di Ronaldo o Morata, o di conquistare la seconda palla. Ed è proprio quello che gli riesce in occasione dell’autogol di Ibañez, in cui a recuperare il possesso, dopo la respinta di Kumbulla sul lancio di Bonucci, è Rabiot. Con una breve circolazione la palla finisce a destra a Cuadrado, subentrato a McKennie, e dalla fascia il colombiano sceglie una giocata che fino a quel momento era mancata alla Juve, il filtrante sull’inserimento di un compagno dietro la difesa. A riceverlo è Kulusevski, a sua volta entrato dalla panchina al posto di Morata, il cui cross basso viene deviato nella propria porta da Ibañez.

Ronaldo è pronto a ricevere il cross, ma verrà anticipato da Ibañez.

La Juventus ha vinto la partita con una strana combinazione di stili. La difesa bassa ha limitato i pericoli, ma non ha portato a chiare occasioni in ripartenza con la Roma sbilanciata. In fase di possesso la circolazione paziente da dietro non era il presupposto di una risalita ordinata del campo, ma preparava giocate dirette che hanno avuto poco successo, che non creavano vantaggi diretti a livello offensivo ma che permettevano alla squadra di non sbilanciarsi, di avere sempre un numero sufficiente di giocatori in copertura in caso di ripartenza della Roma.Se è vero che i giallorossi sono stati la squadra migliore nella fascia di campo da un’area all’altra, quella che riusciva più facilmente a portare la palla vicino all’area e aveva un piano migliore per recuperarla in alto, la Juve ha dominato nelle due zone decisive, ovvero le due aree. Ha concesso poco negli ultimi sedici metri e si è fatta bastare le poche volte in cui è arrivata nell’area della Roma per vincere la partita.Forse è stata solo una scelta precisa fatta in funzione delle particolari caratteristiche dei giallorossi. Pirlo ha però lasciato intendere che in futuro il gioco della sua squadra potrà essere più flessibile, e allontanarsi dal percorso intrapreso a inizio stagione. «In Italia c'è tanto tatticismo, quindi i moduli variano spesso e le soluzioni anche», ha detto l’allenatore bianconero dopo la gara, «Giocare sempre allo stesso modo diventa troppo schematico e le altre sanno come affrontarti».

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