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La partita della svolta?
09 dic 2020
09 dic 2020
Per battere il Barcellona la Juventus ha dovuto superare i suoi problemi.
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Fino a ieri sera, il Barcellona aveva una striscia record di 38 partite casalinghe in Champions League senza sconfitte. L’ultima sconfitta risaliva alla semifinale dell’edizione del 2012/13 quando i blaugrana di Tito Vilanova avevano perso per 3-0 in semifinale contro il Bayern di Juup Heynckes, dopo avere già perso per 4-0 la gara di andata. Pertanto, sebbene avesse contro la peggiore versione del Barcellona da parecchio tempo, per espugnare in maniera rotonda il Camp Nou in una partita che valeva il primo posto del girone, alla Juventus serviva una prestazione molto migliore di quelle mostrate sino a questo punto della stagione. D’altro canto, solamente quaranta giorni fa, i bianconeri erano stati strapazzati in casa dagli uomini di Koeman e il 2-0 subito a Torino costringeva la Juventus a dover cercare un’ampia vittoria esterna per prendersi il primo posto nel girone, utile per i sorteggi.

Cambiando ben 7 titolari e l’intero centrocampo rispetto alla gara di andata, Andrea Pirlo è riuscito nell’impresa e, almeno per una notte, i maggiori problemi della sua squadra sono apparsi d’un tratto scomparsi. L’ottima prestazione della Juventus si può interpretare come la soluzione di quattro grandi temi tattici che finora avevano rappresentato grosse questioni irrisolte nella stagione dei bianconeri.

La staticità in fase offensiva

Lo sviluppo pensato da Andrea Pirlo per la fase offensiva della Juventus è ormai piuttosto noto. La linea difensiva a 4 senza palla diventa in costruzione una linea a 3, con una rotazione che alza uno dei terzini, il cui avanzamento spinge dentro il campo l’esterno del proprio lato del 4-4-2. L’idea è quella di occupare ogni canale verticale del campo – le due fasce, il centro e la zona degli half-spaces – alle spalle del centrocampo avversario al fine di abbassare la difesa avversaria e, sfruttando tutta l’ampiezza, dilatare le distanze tra i componenti di ogni linea difensiva avversaria.

A riempire i canali verticali sono deputati cinque giocatori: l’esterno offensivo, il terzino che si alza dalla linea arretrata (questi due generalmente occupano l’ampiezza), le due punte e l’esterno che entra dentro il campo. Alle loro spalle la Juve di Pirlo impiega i due interni in fase di costruzione, ma, con l’avanzare della stagione, ha sempre più accentuato la tendenza a utilizzare un solo centrocampista davanti ai tre difensori, lasciando all’altro la libertà di inserirsi sulla linea più avanzata. Lo scaglionamento offensivo così disegnato è stato però spesso inefficace, principalmente a causa dell’eccessiva staticità dei giocatori offensivi, che hanno frequentemente occupato in maniera pigra le loro posizioni, rendendo semplici le letture alle linee arretrate avversarie e impossibile muovere e disordinare la la loro struttura difensiva.

Contro il Barcellona Andrea Pirlo ha utilizzato la rotazione del lato sinistro del proprio schieramento, alzando in fase di possesso palla il terzino sinistro Alex Sandro e, di conseguenza, stringendo la posizione dell’esterno sinistro Ramsey. Al fine di giocare ai fianchi e alle spalle di De Jong e Pjanic, i due interni del 4-4-2 difensivo dei blaugrana, McKennie ha lasciato il solo Arthur a supportare, davanti ai 3 difensori, la fase di costruzione, alzandosi nella zona di centro destra.

Lo schieramento in fase d’attacco della Juventus. In evidenza la posizione di Ramsey e McKennie.

La mossa di Pirlo ha creato i presupposti per mettere in inferiorità numerica i due interni del Barcellona in zona centrale, costretti a contrastare Arthur davanti a loro, e McKennie e Ramsey ai loro fianchi e alle loro spalle. Lo schieramento proposto è diventato efficace per il dinamismo e la capacità di lettura degli spazi dei due centrocampisti juventini. McKennie è stato infaticabile ad attaccare dinamicamente la zona tra Lenglet e Jordi Alba, contribuendo, anche senza toccare il pallone e con la sua continua minaccia di inserimenti, ad abbassare la linea arretrata avversaria, liberando spazio tra il centrocampo e la difesa blaugrana. Ramsey ha invece mostrato la sua raffinata lettura degli spazi liberi e la sua sensibilità tattica nell’adattare la propria posizione ai movimenti dei compagni e alle esigenze di sviluppo della manovra. Il gallese ha alternato movimenti alle spalle del centrocampo avversario per ricevere il pallone tra le linee a semplici ricezioni al fianco di Arthur per muovere fluidamente il pallone.

Il continuo movimento di Ramsey è stata la chiave dell’efficacia della manovra offensiva della Juventus nei primi 30 minuti di gioco.

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Un’azione esemplare dell’utilità di Ramsey, pur senza toccare il pallone. Il gallese si muove alle spalle di Pjanic, costringendo il bosniaco e il centrale di destra Araujo a muoversi verso sinistra per assorbirne il taglio. Il movimento di Ramsey apre un canale di passaggio verso Morata che viene raggiunto da un laser pass da Bonucci. Con il Barcellona tutto spostato a sinistra, Morata può aprire per Alex Sandro che crossa verso un’area occupata da 5 giocatori bianconeri.

Più in generale l’occupazione dinamica e intelligente degli spazi da parte di McKennie e Ramsey ha consentito di muovere continuamente la struttura difensiva del Barcellona e di creare con costanza nuove linee di passaggio, rendendo efficace lo schieramento in campo disegnato da Andrea Pirlo. Una prestazione in decisa discontinuità con l’eccessiva staticità mostrata dalla fase offensiva bianconera per larghi tratti di questa stagione.

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Un altro laser pass di Bonucci consente alla Juventus di sfuggire al pressing blaugrana. A favorirlo è il movimento di Ramsey che, con De Jong e Pjanic impegnati a marcare Arthur e McKennie si muove alle loro spalle e riceve il passaggio di Bonucci ritrovandosi, fronte alla porta, ad affrontare la difesa avversaria.

L’occupazione dell’area di rigore

Un altro grosso problema della Juventus fin qui è stato la presenza in area di rigore. L’acquisto di Alvaro Morata ha parzialmente, ma non completamente, risolto le difficoltà di occupazione degli ultimi 16 metri avversari che i bianconeri si portano dietro sin dalla scorsa stagione. I pochissimi gol segnati dalla squadra al di fuori dal duo Ronaldo-Morata rappresentano un indicatore indiretto dell’incapacità di portare più giocatori nella zona di finalizzazione. Contro il Barcellona, invece, la Juventus è stata particolarmente abile a riempire l’area di rigore dopo aver ben liberato Alex Sandro o Cuadrado in ampiezza per effettuare un cross con tempo e spazio a disposizione.

In occasione del gol di McKennie, tralasciando il colossale errore dei centrali blaugrana che hanno entrambi seguito il taglio di Ronaldo sul primo palo creando una voragine al centro dell’area, la Juventus era arrivata a portare Ramsey e lo stesso centrocampista statunitense davanti a Ter Stegen, oltre le due punte. Anche nell’azione che ha portato al secondo rigore per la Juventus è stata decisiva, sul cross di Cuadrado, la presenza in area di McKennie al centro dell’area. Sui palloni provenienti dalle fasce i bianconeri sono sempre stati pronti ad attaccare l’area con le due punte, l’esterno del lato debole e Ramsey e McKennie, portando ben 5 giocatori nei 16 metri avversari.

Come nell’occasione vista precedentemente, cross di Alex Sandro e area occupata da 5 giocatori.

Il recupero rapido del pallone

Sin dalle prime dichiarazioni come allenatore della Juventus, Andrea Pirlo ha posto l’accento sull’importanza del recupero rapido e in zona avanzata del pallone, sia tramite il pressing che per mezzo della riaggressione immediata dopo la perdita del possesso. Tuttavia, nonostante l’enfasi posta dal tecnico bianconero su questo aspetto del gioco, proprio il recupero celere del pallone, e in particolare il pressing, è stata una delle cose che meno hanno funzionato nella Juventus. Nei primi trenta minuti della gara del Barcellona i bianconeri hanno giocato un pressing coraggioso che ha messo in difficoltà la costruzione del gioco bluagrana.

Il 4-4-2 difensivo degli uomini di Pirlo si è adattato perfettamente al 4-4-2 offensivo di Koeman e, probabilmente, l’accoppiamento naturale dei due schieramenti ha semplificato i compiti ai bianconeri, complice l’estrema piattezza nella costruzione della manovra del Barca. Arthur e McKennie si sono alzati fino al limite dell’area di rigore avversaria per sporcare le ricezioni di Pjanic e De Jong, lasciando la linea difensiva in parità numerica contro i 4 giocatori offensivi avversari. Un approccio al pressing spregiudicato che ha pagato dividendi sia in termini di recupero del pallone sia nella prevenzione dei pericoli. Per la prima volta in stagione, anch’essi facilitati dalla costruzione del Barcellona coi due centrali, supportati dal solo Ter Stegen, il contributo combinato di Ronaldo e Morata al pressing è stato importante per il successo della strategia complessiva di recupero del pallone

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McKennie si alza su De Jong, Arthur su Pjanic. Alle loro spalle i 4 difensori affrontano in parità numerica i 4 giocatori offensivi avversari. Morata “balla” tra Araujo e Ter Stegen e, dopo che la palla passa da De Jong al centrale uruguaiano, riesce a pressarlo spingendolo nell’angolo e costringendolo al lancio lungo, intercettato in anticipo da De Ligt su Messi a 40 metri dalla porta avversaria.

Nei primi 30 minuti di gioco, assieme al pressing, la Juventus è stata capace di giocare ottime azioni di riaggressione successive alla perdita del pallone. La buona qualità della circolazione della palla unita al baricentro spostato in avanti nella metà campo avversaria, hanno creato i presupposti per un’ottima difesa in avanti nei momenti successivi al cambio di possesso. Le favorevoli condizioni tattiche sono state accompagnate dal corretto atteggiamento dei giocatori, pronti ad aggredire avanzando verso la zona del recupero palla avversario. L’ottimo movimento del pallone, unito alla buona qualità del recupero rapido dello stesso, hanno definito la prima mezz’ora di gioco, in cui la Juventus, con il 55% del possesso palla, ha pareggiato lo svantaggio accumulato a Torino e gettato le basi dell’impresa con cui ha conquistato il primo posto del girone.

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Arthur gioca un pallone in profondità intercettato da Lenglet. Immediatamente Arthur, Ramsey e Danilo si alzano su Pjanic, De Jong e Pedri.

La difesa posizionale

Dopo la prima mezz’ora di gioco il Barcellona ha provato ad alzare la linea del pressing e, alzando il baricentro, è riuscito a giocare lunghe fasi di possesso, portando al 59% il possesso palla e costringendo la Juventus a prolungate fasi di difesa posizionale. Prima della partita con il Barcellona, i bianconeri di Pirlo hanno spesso interpretato male i momenti di difesa statica, mostrando troppa distanza tra le linee di difesa e di centrocampo, scarsa pressione sulla palla e lentezza negli scivolamenti laterali, fondamentali per un 4-4-2 che vuole disporsi stretto e proteggere prioritariamente il centro del campo.

Nella partita di ieri la difesa posizionale della Juventus, particolarmente sollecitata dopo la prima mezz’ora del primo tempo, è stata invece particolarmente attenta, precisa ed efficace. Le linee di difesa e centrocampo sono rimaste sempre vicine, rendendo complesso il lavoro tra le linee dei giocatori avversari. Gli scivolamenti laterali sono stati rapidi e si sono visti alcuni meccanismi specifici per adattarli alle particolari condizioni della partita e ridurre i tempi per giungere a contrastare gli avversari in fascia. Sulla fascia sinistra, dove Trincao rimaneva largo costringendo Alex Sandro a una posizione più aperta, il passaggio dal centro del campo verso il terzino Sergino Dest è stato spesso contrastato dallo stesso Alex Sandro, lasciando a Ramsey il compito di cucire la squadra nella zona tra il terzino e De Ligt.

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In fase difensiva Ramsey è, come da consegna, stretto vicino agli interni. Il Barcellona sposta la palla da sinistra verso destra con il passaggio da De Jong a Dest. Il gallese sarebbe troppo lontano per raggiungere il terzino blaugrana su cui pertanto si alza Alex Sandro che lascia la marcatura di Trincao, con Ramsey che si muove all’indietro nella zona tra De Ligt – che può così rimanere a presidiare il centro dell’area – e Alex Sandro, in controllo di Dest.

Sul lato opposto del campo invece Pedri è entrato dentro al campo molto più frequentemente del compagno di squadra Trincao, costringendo Danilo a una posizione più interna. Per tale motivo sul lato destro della difesa bianconera Cuadrado si è spesso abbassato, in controllo di Jordi Alba, in difesa dell’ampiezza. L’ingresso dell’ottimo Riqui Puig a metà ripresa, particolarmente abile a giocare internamente lasciando l’intera fascia libera a Junior Firpo, che aveva sostituito Jordi Alba, ha convinto Pirlo, con le sostituzioni di Arthur e Ramsey con Bentancur e Rabiot a passare in maniera più strutturale al 5-3-2 in fase difensiva, proteggendo ulteriormente il centro del campo minacciato dalla qualità e dal gioco interno del nuovo entrato dei blaugrana.

Il 5-3-2 della Juventus dopo l’ingresso in campo di Bentancur e Rabiot.

La compattezza della squadra in fase di difesa posizionale ha coinvolto anche Morata e Ronaldo. Il recupero di CR7 su Messi dopo il tunnel del numero 10 blaugrana su Bonucci può diventare, assieme alla splendida mezza rovesciata di McKennie, un’immagine simbolica della partita della Juventus, ma non è certo un episodio casuale ed isolato. In fase difensiva i due attaccanti bianconeri hanno giocato spesso vicini alla linea dei centrocampisti, contribuendo attivamente alla pressione sui portatori di palla avversari.

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Dest serve Messi, su cui arriva da dietro la pressione di Morata, posizionato vicino alla linea dei centrocampisti, che ruba il pallone al fuoriclasse avversario.

Il dominio del gioco e il veloce recupero del pallone hanno consentito alla Juventus nella prima mezz’ora di concedere un solo tiro in porta, da fuori area, al Barcellona, dopo che i bianconeri erano già in vantaggio di due reti. Dopo i primi trenta minuti di gioco la compattezza, l’attenzione e la flessibilità della difesa posizionale hanno permesso agli uomini di Pirlo di limitare i pericoli, concedendo tiri a bassa percentuale di realizzazione agli avversari. Il Barcellona è riuscito a produrre solo 1,5 xG da 19 tiri contro gli 1,3 xG da 9 tiri, esclusi i rigori, per i bianconeri.

Dopo la sconfitta interna nella partita d’andata il primo posto nel girone sembrava davvero lontano per la Juventus. Invece, l’impresa di ieri al Camp Nou ha permesso ai bianconeri di sorpassare in classifica in Barcellona e di evitare agli ottavi di finale le migliori squadre del torneo, che hanno conquistato la vetta dei propri gruppi eliminatori. Se la vittoria sporca contro il Torino, giunta al termine di una partita giocata male, era stata accolta come un segno del ritrovato spirito combattivo della squadra, il 3-0 esterno contro il Barcellona sembra segnare l’inizio del cammino verso la risoluzione dei principali problemi tattici che hanno afflitto la Juventus fin qui. La mobilità in fase offensiva, l’occupazione dell’area di rigore, il recupero rapido del pallone e la compattezza in fase di difesa posizionale sono stati troppo frequentemente dei grossi problemi per la Juventus di Pirlo che, invece, ha vinto la partita contro il Barca migliorando esponenzialmente proprio questi aspetti del suo gioco. Di certo lo sconcertante Barca di Koeman, piatto, prevedibile e difensivamente debolissimo, ha aiutato i bianconeri.

La vera sfida per Pirlo e la sua squadra sarà quella di dare continuità a quella che potrebbe essere stata la partita della svolta della stagione della Juventus.

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