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Fabio Barcellona
Come Guardiola e Pochettino hanno influenzato la Nazionale inglese
19 giu 2018
19 giu 2018
Nell'esordio con la Tunisia, tutti i pregi e i difetti dell'Inghilterra di Southgate.
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Fabio Barcellona
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Nel fine settimana si sono concentrati tutti i match delle grandi favorite del Mondiale e solo la Francia è riuscita a vincere, peraltro alimentando, con una prestazione poco convincente, i dubbi sulla capacità di Didier Deschamps di organizzare al meglio

. A fare peggio era stata la Germania, sconfitta meritatamente dal Messico, che vinceva col suo CT Osorio

contro Joachim Löw.

 

Esauriti gli esordi delle grandi favorite, rimanevano quelli di alcune outsider, tra cui l’Inghilterra di Gareth Southgate. Ad affrontare i britannici c’era la Tunisia, presentata come una squadra dallo spiccato carattere associativo e dalla buona organizzazione difensiva. L’Inghilterra è riuscita a vincere per 2-1 solamente nel recupero e come per il primo gol

, anche la rete della vittoria è arrivata sugli sviluppi di un calcio piazzato.

 

Il risultato finale e l’andamento del punteggio non restituiscono però la buona qualità della prestazione degli inglesi che, specie nel primo tempo, hanno mostrato un calcio propositivo e brillante, capace di creare occasioni da gol in serie e, al netto del rigore causato dall’ingenuità di Walker, prevenire ottimamente i pericoli per la porta di Pickford.

 

Basti citare che alla fine del primo tempo gli xG (expected goals) prodotti dagli inglesi erano 2.1, mentre quelli subiti sono stati solo 0.1 in tutto il match (rigore escluso).

 


Nel secondo tempo, però, solo 0.6 xG per gli inglesi.


 



Gareth Southgate ha affrontato il girone di qualificazione, piuttosto agevole per la verità, con la difesa a 4, da sempre utilizzata dalla Nazionale inglese. Nelle amichevoli del 2017, però, ha sperimentato parallelamente la difesa a 3, che visti i risultati positivi è diventata la scelta definitiva per il Mondiale.

 

Dai primi esperimenti con due centrocampisti di contenimento, il modulo di gioco si è via via affinato per giungere al sistema attuale, che impiega nominalmente come mezzali del 3-5-1-1 di Southgate due giocatori dalla caratteristiche spiccatamente offensive: Dele Alli e Jesse Lingard.

 

La partita con la Tunisia ha mostrato pienamente le caratteristiche dell’Inghilterra di Southgate: una squadra che prova a stare alta sul campo (baricentro a 59.2 m) rimanendo corta per giocare transizioni difensive aggressive (solo 33 m la lunghezza media della squadra) che consentono il recupero del possesso in zone avanzate di campo (ben 47.2 m l’altezza media di recupero del pallone).

 




 

In fase di possesso palla, l’Inghilterra disegna una struttura posizionale ben definita, che ha lo scopo di abbassare la difesa contraria, rendendo più agevole la riconquista alta del pallone dopo la perdita del possesso e allungando il campo per le eventuali ripartenze avversarie.

 

I britannici si schierano con un rombo arretrato di costruzione, costituito dai tre difensori e dal mediano. Se possibile, i quattro componenti del rombo, gestiscono in proprio la fase di impostazione bassa, cercando di ottenere superiorità numerica e/o posizionale contro la pressione avversaria, senza coinvolgere gli esterni. Contro la Tunisia il 25% dei passaggi della squadra sono stati effettuati all’interno del rombo: tra i tre difensori Walker, Stones e Maguire e il mediano Henderson.

 

Più avanti, gli esterni provano a rimanere il più in alto possibile, occupando l’ampiezza con il duplice scopo di fungere da soluzione comoda per un passaggio e di dilatare orizzontalmente la linea di difesa avversaria. Le mezzali non supportano la risalita del pallone, ma occupano gli

alle spalle della linea di centrocampo avversaria, disegnando una sorta di quadrilatero con le due punte, Sterling e Kane.

 

Lo scopo è quello di innescare la manovra offensiva facendo arrivare il pallone alle spalle della linea di centrocampo avversario. L’Inghilterra svuota il centrocampo e utilizza preferenzialmente come giocata di transizione tra la preparazione bassa e la zona di rifinitura, un passaggio verticale dal rombo verso la linea avanzata, con un filtrante alle spalle della mediana avversaria.

 


La pass-map dell’Inghilterra contro la Tunisia. Si noti come il centrocampo sia svuotato e le mezzali disegnino un quadrilatero con le due punte. Il 58% degli attacchi passa dal centro, l’opzione privilegiata per Southgate.


 



La Nazionale di Southgate ha sposato a pieno la filosofia della federazione, che, nel programma England DNA, definisce i principi per la formazione dei giovani calciatori inglesi e,

per gli inventori del calcio, pone esplicitamente al centro del progetto il dominio del possesso, il recupero veloce del pallone e la flessibilità tattica.

 

È impossibile non vedere le influenze dei principi di gioco dei più innovativi tecnici d’Europa che, oltretutto, si sono progressivamente spostati nella Premier League, rendendola sempre più interessante tatticamente. La ricchezza dei club permette all’Inghilterra di avere - unica tra le Nazionali al Mondiale – il 100% di giocatori che giocano in Premier League.

 

Il mix tra filosofia federale e abitudine dei più forti giocatori inglesi a giocare secondo principi di gioco lontani da quelli tradizionali della propria nazione, ha consentito a Southgate di disegnare una squadra moderna, che non nasconde, a partire dalla scelta degli uomini in campo, gli influssi tattici provenienti dagli allenatori di club, e in particolare, di Pep Guardiola e Mauricio Pochettino.

 

Se le classificazioni hanno un senso, entrambi i tecnici possono essere inseriti tra gli allenatori che traggono ispirazione dai principi

. I diversi sviluppi del gioco dei due allenatori ci ricordano che i principi di gioco definiscono la filosofia della squadra, che può però essere resa concreta in tante maniere diverse. La stessa evoluzione di Guardiola dai tempi del Barcellona, passando per l’esperienza in Bundesliga al Bayern Monaco e infine al City in Premier League, ha insegnato che tenendo fissi i principi, la forma può essere variabile. Il tecnico catalano è passato dall’ossessivo

dei tempi del Barca a un gioco di posizione molto più verticale e giocato su un campo grande in Inghilterra.

 

La decisione di Southgate di giocare con un rombo di costruzione e, in maniera più specifica, di ricercare la superiorità posizionale in fase di impostazione utilizzando una base di tre difensori, si ritrova frequentemente negli schieramenti in fase di possesso palla di Guardiola e Pochettino. Se la scelta di Stones e Walker - impiegato anche in Nazionale come terzo di difesa - viene direttamente dal Manchester City, anche quelle di Pickford e Maguire, più abili in fase di impostazione dei loro rivali per il posto da titolare, è funzionale alle esigenze di creare le condizioni migliori per costruire da dietro in maniera pulita.

 

Più avanti, l’utilizzo di due giocatori offensivi in posizione di mezzala ricorda quella di Guardiola di impiegare Kevin De Bruyne e David Silva nello stesso ruolo. Certo, Alli e Lingard sono più verticali, ma la scelta preferenziale di affiancare al mediano due giocatori capaci di creare gioco e occupare diverse posizioni (interne, esterne e alle spalle del centrocampo avversario) contando sul fatto di dominare il possesso e di non sovraccaricarli difensivamente, rimanda a quelle di Guardiola nel proprio club.

 

Il disegno della manovra offensiva, invece, ricorda da vicino quella sviluppata da Pochettino al Tottenham. Lo svuotamento del centrocampo, il posizionamento di più uomini alle spalle della linea mediana avversaria, gli esterni alti e sulla linea laterale per occupare l’ampiezza e allargare le difese sono tutti strumenti adottati ampiamente da Pochettino. Lo scopo è, come detto, abbassare la difesa avversaria, riducendone le possibilità in ripartenza e preparando la riaggressione per la riconquista rapida del pallone.

 

L’innesco preferenziale della manovra, con un passaggio dal rombo arretrato verso uno dei calciatori schierato alle spalle del centrocampo avversario è analogo a quello scelto dagli Spurs. In campo, Trippier, Alli e Kane portano alla Nazionale l’esperienza maturata al Tottenham con questo tipo di gioco, e in panchina pronti a subentrare ci sono Rose e Dier.

 

La squadra corta, la difesa alta, il pressing e le transizioni offensive veloci completano un quadro che trae ispirazione dalle esperienze dei club inglesi, con particolare riferimento a Pep Guardiola e Mauricio Pochettino.

 



Nel primo tempo l’Inghilterra non ha trovato un ostacolo credibile nella difesa della Tunisia e ha avuto buon gioco nell’arginare il gioco offensivo della formazione del CT Nabil Maaloul. La Nazionale nordafricana era schierata difensivamente con un 4-5-1 piuttosto attendista che permetteva alla squadra di Southgate di sviluppare senza alcuna difficoltà il proprio calcio. L’inesistente pressione sul rombo di costruzione consentiva all’Inghilterra di disporsi nella maniera migliore, alzando gli esterni e le mezzali, e le permetteva di giocare con relativa facilità i filtranti alle spalle del centrocampo avversario. L’efficienza della fase di possesso si è riflessa su quella di non possesso, con la Tunisia schiacciata nella propria metà campo (22.3 m l’altezza media del recupero palla dei tunisini, estremamente bassa).

 

Nel secondo tempo Maaloul ha predisposto alcuni accorgimenti tattici che hanno migliorato l’efficacia difensiva della sua squadra. L’allenatore tunisino ha disposto i suoi uomini con una sorta di 5-2-1-2 che contrastava meglio l’attacco inglese. In difesa, la linea a 5 ha ridotto, rispetto a quella a 4, la distanza tra gli uomini, controllando Trippier e Young coi propri esterni e mantenendo superiorità in mezzo, con i tre centrali contro Kane e Sterling.

 

I due interni di centrocampo avevano il compito primario di marcare e/o schermare le due mezzali avversarie, mentre il centrocampista schierato più avanti, il rigorista Sassi, contrastava quasi a uomo Henderson e le due punte provavano a disturbare i tre centrali inglesi. Le linee di passaggio dirette verso i giocatori offensivi sono diventate così molto più sporche che nel primo tempo e l’Inghilterra ha ridotto i propri xG di più di due terzi, tirando in porta solamente da situazioni di palla inattiva.

 

I granelli posti nel secondo tempo da Maaloul nei meccanismi di gioco di Southgate mostrano quelli che oggi sono i limiti della Nazionale inglese. Che rappresentano anche le più evidenti differenze con i complessi sistemi di Guardiola e Pochettino.

 

Manchester City e Tottenham fanno della fluidità posizionale e di gioco una delle loro principali armi per rispondere alla diverse esigenze tattiche poste dalle scelte degli avversari. La difesa a 3 e il rombo di costruzione sono solo alcuni degli strumenti utilizzati per consolidare il possesso in zona arretrata, ma i due allenatori sono pronti, anche all’interno di una partita, a variare il proprio disegno posizionale, schierando una linea arretrata a quattro o utilizzando un altro centrocampista a supporto.

 

Più avanti, la risalita del pallone può prendere strade meno verticali: nel City grazie alla versatilità di De Bruyne e Silva, che possono palleggiare in ogni zona del campo; negli Spurs utilizzando l’intelligenza tattica di Eriksen, che manipola la struttura posizionale, abbassandosi o alzandosi in funzione delle esigenze di possesso della squadra.

 

L’Inghilterra invece è una squadra ancora rigida e con poche possibilità di variare il proprio spartito tattico. La struttura posizionale in fase di costruzione sembra poco flessibile. La costruzione arretrata si è avvalsa esclusivamente della formazione del rombo di costruzione anche dopo le mosse del tecnico avversario e la risalita del campo affidata sempre e comunque alla ricerca delle mezzali alle spalle del centrocampo avversario, senza provare, viste le maggiori difficoltà nella ripresa, a palleggiare maggiormente per muovere e disordinare la difesa tunisina. Di certo, le caratteristiche di Alli e Lingard, due giocatori molto verticali e abili in corsa nell’ultimo terzo di campo, hanno un’influenza nella rinuncia a utilizzarli, anche occasionalmente, in posizione più bassa per rendere più palleggiata la risalita del campo.

 

L’Inghilterra di Gareth Southgate è stata tra le squadre più convincenti e brillanti all’esordio al Mondiale. Gli impacci evidenziati dopo le mosse difensive dell’allenatore avversario hanno messo in luce una certa difficoltà a variare il proprio spartito tattico in risposta alle esigenze del match.

 

Per costruire la sua squadra Southgate ha giustamente preso a piene mani dalle migliori esperienze dei club di Premier League, adottando in particolare molti strumenti tattici utilizzati da Pep Guardiola e Mauricio Pochettino. Il Mondiale gli sta regalando la possibilità di lavorare per molto tempo coi suoi uomini, tempo che nel resto della stagione gli è chiaramente negato. Se riuscirà a sfruttarlo a pieno, facendo interiorizzare ai sui calciatori i principi di gioco alla base del calcio che intende sviluppare, la Nazionale inglese potrà manipolare con maggiore consapevolezza tutti gli strumenti a disposizione rispondendo meglio alle variabili esigenze delle partite.

 

Se davvero riuscisse a farlo, il cammino per l’Inghilterra potrebbe essere più lungo di quanto previsto.

 



 

 

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