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Foto di Yuri Cortez / Getty Images
Mondiale 2018 Flavio Fusi 18 giugno 2018 5'

La trappola del Messico per la Germania

Osorio se l’è giocata con 4 giocatori offensivi, ma la strategia del Messico serviva anche a bloccare il gioco della Germania di Löw.

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I Mondiali di Russia sono cominciati solo giovedì ma hanno già offerto qualche sorpresa. Le grandi hanno incontrato più difficoltà del previsto, al punto che solo la Francia è riuscita a cominciare il torneo con una vittoria. Brasile e Argentina si sono fatte bloccare dai blocchi difensivi compatti di Svizzera e Islanda (facendosi entrambe rimontare quando in vantaggio, però); ma il tonfo più clamoroso è stato quello della Germania, uscita sconfitta dalla gara inaugurale con il Messico.

 

È solo la sesta volta nella storia che la squadra campione uscente comincia la competizione perdendo. E non è certo il miglior modo per cominciare una difesa del titolo, anche perché in nessuno dei cinque casi precedenti la Nazionale in carica è poi riuscita a fare il bis mondiale.

 

Impression

 

Il Messico era probabilmente l’avversario più ostico del girone F (qui se volete trovate una guida completa), ma era difficile prevedere tale risultato, nonostante fosse facile immaginare che la selezione di Löw avrebbe potuto soffrire la squadra di Osorio, un ex-preparatore atletico del Manchester City diventato allenatore con un percorso unico per un allenatore moderno. Il tecnico colombiano aveva iniziato come proprietario di una palestra negli Stati Uniti, ma poi ha preso la strada del calcio passando dall’Inghilterra, dove mentre studiava Science and Football, “spiava” gli allenamenti dell’Everton e soprattutto quelli del Liverpool dalla finestra della stanza che aveva affittato vicino Melwood; oppure, quando il tempo era favorevole, con una scala sistemata nel giardino dei McManus, la famiglia che lo ospitava.

 

Mentre passava le sue giornate arrampicato su quella scala deve aver affinato le sue già ottime capacità di osservatore del gioco, tanto da essere diventato uno dei migliori allenatori in campo internazionale nella preparazione delle partite e un maestro nell’esposizione dei punti deboli dell’avversario di turno.

 

Contro la Germania, Osorio ha scelto di giocarsela con ben quattro giocatori offensivi, schierando il Messico con un tutt’altro che remissivo 4-2-3-1, attaccando con Lozano, Vela, Layun più il Chicharito già nelle battute iniziali di gara. Questo sistema di gioco era funzionale anche a livello difensivo: in effetti, di recente la Germania aveva evidenziato qualche criticità in fase di possesso, soprattutto nell’amichevole contro il Brasile, in cui Tite era riuscito a scollegare i due lati dell’attacco tedesco con un sistema di pressing offensivo impostato con marcature individuali.

 

Osorio, che ha senza dubbio visto quella partita, ha proposto una strategia altrettanto efficace, anche se simile solo in parte. Vela, schierato trequartista, aveva il compito di seguire Kroos marcandolo a uomo, soprattutto nei suoi tipici movimenti laterali, atti a liberarsi per ricevere palla con maggiore libertà. L’altro centrocampista tedesco, Khedira, era invece marcato alternativamente da Guardado ed Herrera, visto che il suo ruolo lo portava a giocare più avanzato del centrocampista del Real Madrid e ad agire da collegamento tra la costruzione bassa e i giocatori offensivi.

 

La strategia ha funzionato, eccome, perché ha limitato notevolmente l’influenza di Kroos: di solito, infatti, il lato sinistro è quello in cui la Germania costruisce la gran parte delle sue azioni e delle sue vittorie, ma nella partita di ieri, appena il 21% degli attacchi si è sviluppato sul lato mancino del campo.

 

1 (3)

La Pass Matrix della Germania. Sia le posizioni medie che la reti di passaggi evidenziano quanto il lato sinistro sia stato molto mento influente del solito nell’economia del gioco tedesco.

 

Chi ha sofferto ancora di più è stato però Khedira, che è stato molto meno coinvolto del compagno e non è riuscito a svolgere la sua funzione come riferimento verticale degli attacchi, finendo per essere risucchiato tra le compatte linee messicane. Con lui troppo avanzato e spesso irraggiungibile e Kroos marcato ed impossibilitato a collegare i due lati dell’attacco tedesco come è solito fare, il centro-destra è diventato la valvola di sfogo della Germania, grazie all’influenza di Kimmich, decisamente maggiore rispetto a quella di Plattenhardt sul lato sinistro, e ai movimenti di Ozil, che spesso si abbassava a compensare l’evanescenza di Khedira.

 

Lo sbilanciamento verso destra, con Kimmich spesso molto alto, esponeva la Germania in transizione, con i messicani – e in particolar modo Lozano, autore del gol decisivo – che trovavano sempre molto spazio in cui correre sulla sinistra. Il posizionamento di Khedira faceva sì che il centrocampista della Juventus non riuscisse sempre a coprire per il compagno e così si sono susseguite le transizioni del Messico, che avrebbe potuto persino segnare di più.

 

Chicharito è stato abilissimo a difendere palla e offrirsi come punto di riferimento ai compagni, mentre Vela cercava di attirare i centrali fuori posizione per aprire il campo agli inserimenti a convergere degli esterni, i più pericolosi: 3 tiri per Lozano e addirittura 6 per Layun, schierato alto a destra per l’occasione.

 

Anche due difensori della classe di Hummels (colpevole sul primo gol per un’uscita in ritardo dalla posizione) e Boateng, possono fare ben poco se non cercare di limitare i danni quando il supporto dei compagni latita e il baricentro è così sbilanciato in avanti (61,6 metri di media, un dato molto alto). Proprio l’ex giocatore del Borussia Dortmund, ha sottolineato a fine gara come lui e il suo nuovo compagno al Bayern si siano stati in balia dei contropiedi avversari, lanciando una critica tutt’altro che velata a CT e compagni, rei di non aver preso sul serio gli scricchiolii delle ultime uscite, compresi quelli nella vittoria per 2-1 sull’Arabia Saudita. Lo stesso Boateng  però è apparso piuttosto disorientato e soprattutto mal posizionato quando la Germania difendeva in avanti, ancor di più dopo che la sua squadra era passata in svantaggio (da notare anche come, in occasione del gol, Lozano dribbli Özil prima di tirare; l’unico tedesco che era riuscito a recuperare era un trequartista…).

 

Löw ha provato a recuperare la partita nel secondo tempo, inserendo prima Reus per Khedira, che ha contribuito a creare qualche problema in più muovendosi insieme a Ozil tra le linee per mettere in inferiorità numerica il centrocampo del Messico e poi Mario Gomez per Plattenhardt, varando una sorta di 2-1-7 con solo Boateng e Hummels tra il pallone e la porta.

 

Nonostante Osorio si fosse difeso, inserendo Marquez per Guardado a centrocampo, rinunciando di fatto a cercare un altro gol e abbassando pericolosamente il baricentro, “El Tri” è riuscito a portare a casa il risultato e a iniziare il Mondiale nel migliore dei modi.

 

2 (4)

Le posizioni medie della Germania dopo i cambi di Löw nel secondo tempo.

 

Raramente una squadra è riuscita a esporre in maniera così netta i punti deboli e le disfunzioni strutturali dell’avversario, ideando al contempo una strategia che esaltasse le caratteristiche dei suoi migliori giocatori: Messico e Osorio hanno dato una dimostrazione da manuale su come si affronta una gara da sfavoriti.

 

La Germania è stata invece messa di fronte ai propri limiti in maniera netta e preoccupante: è mancato sfogo sulla sinistra (e ovviamente è subito stata chiamata in causa la mancata convocazione di Sané) e le preoccupazioni sulla tenuta difensiva si sono rivelate più fondate del previsto.

 

Il Mondiale è cominciato in salita e la posizione di favorita della vigilia è già in discussione, considerando anche che la seconda classificata di questo girone pescherà la prima del girone del Brasile. Chissà che per Löw non si riveli una fortuna il fatto di aver preso un secchio d’acqua gelata all’esordio, quando ha ancora due partite per lavorare e provare a sistemare le cose, piuttosto che in fase eliminatoria.

 

I dati di questa analisi sono stati gentilmente offerti da Opta.

 

 

Tags : germaniamessicomondiali 2018

Flavio Fusi è nato nel 1993 e vive ad Arezzo. Laureato in Management, lavora per una startup tech e collabora anche con il sito di analytics StatsBomb.

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