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Daniele Manusia
Guida al Milan 2023/24
15 ago 2023
15 ago 2023
È cambiato molto dalla fine della scorsa stagione.
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Daniele Manusia
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IMAGO / NurPhoto
(foto) IMAGO / NurPhoto
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Piazzamento lo scorso campionato: 4° posto Chi in più: Samuel Chukwueze, Christian Pulisic, Tijani Reijnders, Yunus Musah, Noah Okafor, Ruben Loftus-Cheek, Luka Romero, Marco Sportiello. Chi in meno: Sandro Tonali, Ante Rebic, Brahim Diaz, Zlatan Ibrahimovic, Matteo Gabbia, Ciprian Tatarusanu, Sergino Dest, Tiemoué Bakayoko, Aster Vranckx, Junior Messias (e forse Charles De Ketelaere). Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Con 9.7 dribbling effettuati a partita il Milan è stata la squadra a ricorrere di più alle qualità individuali nell’uno contro uno per risalire il campo e creare pericoli alle avversarie. Ovviamente primo tra i rossoneri Rafael Leao.Formazione tipo: 4-3-3: Maignan; Kalulu, Thiaw, Tomori, Theo; Loftus-Cheek,Krunic, Reijnders; Pulisic, Giroud, Leao. Il Mondiale invernale giocato in Qatar ha chiuso il ciclo vincente che il Milan aveva cominciato nel periodo del Covid e delle partite a porte chiuse. Nell’ormai lontano 2020, i rossoneri sembravano sul punto di una rivoluzione societaria e tecnica che avrebbe coinvolto giocatori, allenatore e dirigenti, poi però si è deciso di andare avanti con Pioli e quel gruppo, e due anni dopo è arrivato un meritato quanto inaspettato scudetto. Come detto, però, la magia si è rotta lo scorso gennaio, quando alla ripresa delle competizioni dopo la pausa il Milan ha vinto una sola partita delle prime sette giocate, tre punti in campionato in un mese intero che ha cambiato le ambizioni e i piani dei rossoneri.Stefano Pioli è ricorso d’urgenza alla difesa a 3, come una sorta di gesso su un braccio rotto, in attesa della guarigione di un gruppo che pareva essersi del tutto perso. E invece si è preso, almeno fino al punto da permettere all’allenatore di tornare alla difesa a 4. Finita la stagione occupando l’ultimo posto disponibile per la prossima Champions League (grazie alla squalifica della Juventus, va detto) e il raggiungimento della semifinale proprio nella coppa europea più prestigiosa, con un minimo di prospettiva si può fare un bilancio equilibrato di una stagione, come quella passata, senz’altro complessa e deludente (triste, direbbe qualche tifoso), in cui tuttavia il Milan ha dimostrato di poter raggiungere picchi di prestazione piuttosto alti. Come ha fatto lo scorso aprile, quando ha battuto due volte e pareggiato una terza volta con il Napoli, tra campionato e Champions League, con un punteggio complessivo di 6-1. Poco dopo, però, a ricordarci che quei picchi il Milan non li può tenere troppo a lungo sono arrivate le sconfitte e un forte senso di impotenza, che più in là non si poteva proprio andare, con l’Inter in semifinale. La dimensione del Milan 2022-23 sta tutta in quella manciata di partite - oltre che nel terribile mese di gennaio (con il 4-0 subìto dalla Lazio e il 2-5 dal Sassuolo) o nelle altre sconfitte e pareggi che hanno minato il morale di squadra e tifosi. Il Milan è sembrata una squadra col fiato corto, diventata persino prevedibile, troppo dipendente dallo stato di forma dei suoi giocatori migliori, Leao su tutti. Serviva un rinnovamento, nuova linfa vitale.E un cambiamento è arrivato, anche se l’inizio è stato traumatico. Gli addii di Maldini e Massara, insieme alla cessione del leader carismatico ed emotivo Tonali al Newcastle, hanno fatto da preludio a un mercato bulimico che in poche settimane ha cambiato faccia al centrocampo e all’attacco del Milan. Tutti nomi che non avrebbero avuto niente in comune se non proprio il fatto di essere arrivati a Milano in questa sessione di mercato, che però non è difficile immaginare all’interno dello stesso progetto tecnico. [gallery columns="4" ids="94019,94020,94021,94026"]

Alcuni esempi di come si muovono le mezzali del Milan. Nella prima immagine è evidenziata la posizione di Kalulu che da “falso terzino” (attenzione che saranno uno dei trend stagionali, soprattutto in Premier League) occupa la posizione di Loftus-Cheek a centrocampo, lasciandolo libero di alzarsi. Lo stesso fa Theo dall’altra parte, già dallo scorso anno peraltro (ma con il 4-3-3 è un movimento ancora più fluido).

Alcune connessioni, o comunque convivenze, si sono viste e hanno funzionato già nelle prime amichevoli, come quella - centrale per immaginare una stagione positiva - tra Loftus-Cheek e Reijnders, rispettivamente mezzala destra e sinistra, entrambi con il compito di alzarsi sulla linea degli attaccanti, inserendosi nello spazio o riempiendo l’area. I due sembrano parlare la stessa lingua e compensarsi bene: soprattutto è chiaro il pensiero dietro i loro rispettivi acquisti, a differenza di molte altre squadre italiane il Milan non ha sfruttato occasioni o seguito l’impulso di qualche procuratore.Certo, non è detto poi che il pensiero si tramuti in prestazioni e Pioli ha davanti molto lavoro per incastrare e sfruttare le diverse qualità a disposizione. Dove l’anno scorso c’era un buco, sull’esterno destro, in attacco, adesso ci sarà da scegliere tra un trequartista associativo che tende a entrare dentro al campo come Pulisic e un dribblomane solitario come Chukwueze. Se in attacco Giroud non aveva sostituti, quest’anno Pioli dovrà cercare di non far intristire Okafor, utile anche per far rifiatare Leao - sempre leader indiscusso della squadra, ancora di più anzi con la 10 sulle spalle. Anche a centrocampo non si potrà affidare solo a Loftus-Cheek e Reijnders (che ha giocato molto bene nel precampionato mettendo in mostra la qualità dei suoi filtranti, una qualità che nessun altro ha nella rosa del Milan) ma dovrà trovare la posizione ideale anche per Musah, un mediano/mezzala che lo scorso anno nella confusione di Valencia ha finito la stagione giocando addirittura da esterno destro in attacco. Il sottinteso è che Pioli ha già iniziato il suo lavoro passando a un 4-3-3 (che ogni tanto scivola nel 4-2-3-1 delle passate stagioni, con due centrocampisti più bassi e uno sulla trequarti) che, rispetto alla versione prudente e reattiva dello scorso anno, potrebbe portare il Milan a controllare maggiormente la partita, con e senza palla. La vertigine verticale di Theo e Leao può essere solo ampliata da quella dei nuovi arrivati, Okafor, Chukwueze e persino Pulisic, il più “riflessivo” di quelli nominati, tutti giocatori che amano giocare in campo lungo e frontalmente alla porta. Manca sempre un terzino destro che migliori Calabria o che non sia Kalulu adattato (Pioli ha detto che quest’anno lo considererà quasi esclusivamente un centrale ma si è smentito già nelle amichevoli mettendolo a destra) per avere un sistema pienamente simmetrico, ma anche così il Milan è molto meno dipendente dal suo lato sinistro rispetto a quanto lo fosse lo scorso anno. Ma anche solo avere Pulisic o Chukwueze sul lato debole, con Theo o Leao che portano palla attirando e stringendo le difese è comunque un grande grande upgrade rispetto a Messias e Saelemakers (con tutto il rispetto).

Alcuni esempi di come Pulisic e Chukwueze possano creare pericoli contro difese schierate. Al momento Pulisic sembra davanti nelle gerarchie (anche perché è arrivato prima e Pioli lo ha visto di più e meglio) ma occhio a non sottovalutare le qualità tecniche di Chukwueze, che ama spesso venire dentro al campo anche quando non sembra esserci spazio, e che nel piede sinistro manca solo di un po’ precisione per poter essere decisivo con continuità.

È facile prevedere che molte squadre affronteranno il Milan abbassandosi, impedendogli quindi di giocare sempre in verticale. Ma quest’anno Pioli ha qualità tecniche di alto livello a disposizione, in teoria la palla potrà girare da destra a sinistra nella trequarti avversaria cercando lo spazio per il filtrante oppure, in alternativa, si può riempire l’area e crossare. Se funzionerà, sarà un Milan anche di quantità, con un volume offensivo oppressivo per le squadre di livello medio-basso. Va detto, però, che nelle amichevoli ancora non si è visto questo Milan, anzi è sembrato faticare a creare occasioni pulite. Ma, appunto, siamo solo all’inizio e in molti devono ancora imparare i nomi dei compagni.Sempre idealmente, sarà un Milan che proverà a recuperare la palla in zone alte di campo, sfruttando il dinamismo del proprio centrocampo e l’atletismo dei difensori per coprire le lacune in transizione. Perché sugli esterni non si può chiedere troppo e a centrocampo peserà moltissimo, per forza di cose, l’assenza di Tonali. Proverà a rimpiazzarlo come meglio può Krunic (o un eventuale nuovo arrivo se dovesse andare in Turchia: si parla di Gravenberch, Nico Dominguez o persino Grujic; in ogni caso Krunic è comunque più affidabile e con un livello medio più alto di quello che gli si riconosce di solito) in attesa che Bennacer torni dall’infortunio intorno a dicembre, ma se Novara e Trento riescono a coglierlo scoperto, soprattutto in ampiezza ma sfruttando anche gli spazi ai lati del playmaker (dove Pioli ha fatto giocare anche Adli nelle ultime uscite, e se Krunic dovesse andare via un'altra alternativa - con qualche incognita - sarebbe far giocare Musah in quel ruolo) c’è da immaginare che anche le squadre di Serie A possano trovare delle fragilità nel sistema di Pioli.In fase difensiva il Milan soffre i cambi di gioco, perde metri e la difesa arretra fino dentro la propria area, portandosi dietro Krunic, finendo a difendere in duelli individuali. Thiaw, Tomori e Kalulu sono chiamati a una grande stagione e molte delle speranze del Milan dipendono dal tipo di stagione a cui vanno incontro i suoi tre difensori più importanti. In linea di massima sarebbe meglio difendere di sistema, il più lontano possibile dalla porta, ma come abbiamo visto anche lo scorso anno Pioli non ci penserà due volte ad abbassare la serranda nel caso in cui si sentisse insicuro. In ultima analisi è un Milan dalle grandi potenzialità, con alcuni giocatori nuovi che potrebbero sorprendere in positivo, pur partendo da una base di apprezzamento già alta, e diventare tra i migliori del campionato nel proprio ruolo; e con dei meccanismi più ordinati ed equilibrati rispetto allo scorso anno, cosa che potrebbe aiutare anche nelle rotazioni. Al momento non ci sono ragioni per essere pessimisti anche se stiamo parlando da dentro la famosa grotta di Platone, guardando le ombre di Chukwueze e Loftus-Cheek agitarsi sulle pareti di fronte a noi, senza sapere cosa ci aspetta fuori, alla luce del sole. Perdonate la metafora classica ma il concetto è solo che: sarà il campo a dirci se il Milan è bello solo in teoria, nella nostra fantasia, o se l’intuito di chi ha messo insieme giocatori così diversi porterà anche a dei traguardi importanti (da non escludere). Miglior scenario possibileIl Milan inizia il campionato con qualche timidezza di troppo, pareggia a Bologna all’esordio e poi anche con il Torino in casa. Dalla terza partita in casa della Roma, però, qualcosa cambia, i giocatori si trovano a memoria come se giocassero insieme da una vita: Theo e Leao risalgono il campo come giocatori di football americano, Reijnders lo taglia con i suoi filtranti come Fontana faceva ai suoi quadri; con i ritmi della Serie A, Pulisic e Chukwueze fanno il bello e il cattivo tempo e si rivelano finalizzatori di élite. Persino Luka Romero quando entra è decisivo. Con uno stile più aggressivo Thiaw e Tomori sembrano insuperabili, Kalulu da falso terzino rivela qualità da centrocampista (ruolo che ha ricoperto con la Nazionale francese Under 21). La Roma viene distrutta in casa e nelle prime dieci partite il Milan non perde con nessuna tra Inter, Lazio, Juventus e Napoli. Arriva a gennaio imbattuto e quando Giroud cala di forma esplode Okafor. A fine stagione il Milan torna campione e nessuno fa caso all’eliminazione agli ottavi di Champions contro il Newcastle di Tonali. Peggior scenario possibileLe prime dieci partite sono un disastro. Il Milan fatica a costruire occasioni se non su giocate individuali e perde quasi tutti gli scontri diretti. A gennaio Okafor torna in prestito al Lipsia mentre Chukwueze finisce in Arabia Saudita. Gli infortuni di Giroud, Loftus-Cheek e Pulisic costringono Pioli a giocare parte della stagione con Colombo e Adli titolari; Krunic ha troppo campo da coprire e i buchi difensivi di Thiaw e Kalulu costringono l’allenatore a passare alla difesa a 3 già a dicembre, e stavolta non si torna indietro. Leao si ferma a 6 gol e 2 assist, nell’ultima giornata contro la Salernitana il pubblico di San Siro lo fischia, lui si leva la maglia e la butta a terra. A fine stagione il quinto posto porta alle dimissioni di Moncada e Furlani; Maldini si rifiuta di tornare e il Milan finisce finalmente in mano a Ralf Ragnick che come prima cosa svende Leao e Theo Hernandez (rispettivamente a Juventus e Inter). Giocatore chiaveDell’importanza di Leao e Theo sappiamo già, ma il salto di qualità del Milan passa dalle prestazioni offensive dei suoi centrocampisti. In particolare dalle capacità di Reijnders di cambiare ritmo, rallentando, e di mettere la palla in area per i movimenti senza palla dei compagni. Sono molte responsabilità per un giocatore esploso di fatto la scorsa stagione, ma le amichevoli estive sembrano promettere bene. Giocatore di cui avere la magliaScelta difficile dopo che persino Tonali, di cui andava fatta la maglia lo scorso anno, ha finito per lasciare un ricordo amaro - e non si tengono nell’armadio maglie che ti fanno sentire triste. In un calcio incerto che non tiene conto dei sentimenti di nessuno forse la scelta migliore è quella di un giocatore anonimo in una squadra di potenziali prime donne, un giocatore che raramente delude e che con grande probabilità non si lascerà corrompere dalle sirene arabe. Per questo la maglia del Milan 2023/24 dovrà aver scritto dietro il numero 33 di Rade Krunic. EDIT: nel caso in cui il Milan facesse la follia di vendere Krunic vi tocca quella di Davide Calabria o al limite Saelemaekers.

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