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Daniele Manusia
5 dribbling di Chukwueze che vi faranno sentire ancora più caldo
27 lug 2023
27 lug 2023
La nuova ala destra del Milan è uno specialista nel fondamentale.
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Daniele Manusia
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IMAGO / eu-images
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Mentre fuori dalle finestre di Casa Milan cadono alberi e il cielo è illuminato a giorno dai lampi, la coppia Moncada-Furlani non si ferma. Forse per far perdonare la cessione di Tonali, o forse per far dimenticare la coppia di dirigenti precedente, Maldini-Massara, a fine luglio sono già 5 i nuovi acquisti del club che potrebbero giocarsi un posto da titolare la prossima stagione (va detto che il dialogo con alcuni di essi era aperto da tempo, da prima del cambio alla guida delle operazioni di mercato). A differenza degli altri, sul cui utilizzo tattico da parte di Pioli c’è curiosità - si è parlato anche di un possibile passaggio al 4-3-3 - , per l’ultimo arrivato Samuel Chukwueze è tutto perfettamente chiaro fin dal principio. Si tratta di un esterno destro di piede mancino, che ama ricevere palla vicino alla linea laterale e puntare il terzino opposto. Oppure, in alternativa, tagliare verso il centro e ricevere sulla corsa: puntando chiunque si trovi davanti. Chukwueze è un dribblomane puro, cresciuto nel mito del suo connazionale Okocha e dell’olandese Arjen Robben, di cui dice di guardare ancora oggi i video su YouTube. Per far eccitare ulteriormente i tifosi milanisti basta citare i suoi numeri sui dribbling, dire ad esempio che con 2.74 dribbling riusciti ogni 90 minuti in Liga solo Vinicius Junior (3.33), Ezzazouli (3.25) e Ousmane Dembelé (2.96) sono davanti a lui. Già da qualche anno sottolineiamo come in Serie A si dribbla troppo poco e del fatto che tutti, dagli addetti ai lavori al pubblico, sembrino diffidenti nei confronti dei dribblomani. Lo scorso anno, mentre il Napoli stava cavalcando la tigre Kvaratskhelia, Emanuele Atturo sottolineava come questo nostro tratto culturale sia associabile a un più generico «timore antropologico per il rischio». Eppure proprio Kvaratskhelia (così come Leao prima di lui e insieme a lui) ha cambiato almeno in parte questi pregiudizi, mostrando come il dribbling non sia solo un vezzo ma abbia anche un’efficacia e un valore tattico. Allora può far ben sperare la percentuale di dribbling riusciti, che per Chukwueze (53%) è persino superiore a Kvara (44%). Il nigeriano sbaglia meno dribbling e perde meno palloni in generale, forse anche per merito della maggiore esperienza con cui arriva in Italia (cinque anni nel campionato spagnolo) e i due anni in più di età. Certo gli manca tutta la dimensione da attaccante del georgiano: tira di meno e fa meno gol e assist di lui. Anche in una stagione positiva come quella passata, la più prolifica della sua carriera, Chukwueze ha segnato appena 6 gol in Liga, con cinque assist. Se dal punto di vista della scelta su come concludere l’azione può senz’altro migliorare, possiamo essere ragionevolmente certi che Chukwueze farà impazzire i difensori avversari. Ma dato che anche di dribblomani ce n’è più di un tipo, per celebrare l’arrivo di Chukwueze abbiamo scelto 5 dribbling rappresentativi del suo stile, 5 dribbling che aiutano a capire che tipo di giocatore arerà la fascia destra del Milan il prossimo anno.Il dribbling rubabandiera

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Forse il dribbling preferito di Samuel Chukwueze è quello in cui fa tutto, o quasi, il difensore. Lui lo aspetta vicino al fallo laterale, si finge morto come il famoso cadavere che scorre vicino alla riva del fiume e poi, quando quello prova a fare la sua mossa, gli fa sparire la palla da sotto il naso. Preoccupati forse dalla sua velocità in campo aperto, i difensori sottovalutano la sua rapidità nello stretto e la sua abilità col pallone, cioè la capacità di Chukwueze di farglielo passare alle spalle proprio quando pensano che non ci sia più spazio.Ha raccontato di aver giocato sempre e solo per divertimento, e che la sua famiglia non era d’accordo che per questa passione trascurasse lo studio, tanto da arrivare al punto di bruciargli gli scarpini per impedirgli di giocare. Poi però è entrato nella Diamond Football Academy e giovanissimo è volato in Europa - corteggiato da molti grandi club, per qualche ragione ha scelto il Villarreal. Da quegli anni, Chukwueze si porta dietro lo spirito irriverente del ragazzino che fa sega a scuola per giocare a calcio. Se gli si lascia trasformare il duello in fascia in una piccola partita di rubabandiera: i suoi riflessi e la sua reattività saranno sempre superiori a quelli del giocatore che ha davanti. Difensore da una parte, palla dall’altra

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Un’evoluzione del dribbling precedente è rappresentata dal dribbling in cui Chukwueze usa il piede destro per lanciarsi nello spazio dietro al difensore. Se si compie l’ingenuità di pensare che la palla deve per forza di cosa passare dal suo sinistro, o che lui verrà per forza di cose verso il centro, lui non avrà problemi a far scivolare la palla sul destro con quello che nel gergo cestistico viene chiamato crossover, un cambio di mano per cambiare direzione e passare alle spalle dell’avversario. Anche in questo caso Chukwueze entra in gioco la disperazione dei difensori, snervati dalla sua capacità di cambiare velocità anche quando non sembra più esserci spazio. Come non capirli d’altra parte, l’alternativa al tackle è corrergli dietro per cinquanta metri. In bocca al lupo. Dribbling alla Robben

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Abbiamo detto della sua passione per l’esterno destro olandese più famoso della storia del calcio, un giocatore che saprebbe disegnare anche un bambino: basta fare una retta che va dritta e poi si piega a novanta gradi a sinistra. Anche se la maggior parte dei suoi gol Chukwueze li ha segnati con movimenti senza palla, nella fascia centrale del campo in profondità, oppure sul lato debole in area di rigore, il dribbling “alla Robben” in cui rientra sul sinistro e si sposta la palla verso il centro cercando di prendere il tempo e trovare lo spazio per il tiro è un altro suo classico. La grande qualità in conduzione gli permette di improvvisare, di rallentare e riaccellerare, ma anche di tornare indietro sul destro e poi magari di nuovo andare sul sinistro, anche quando si incaponisce e sembra sul punto di perdere palla. Gli manca la capacità di scegliere la soluzione giusta ogni volta, o anche solo un numero di volte che gli permettesse di sfruttare davvero a pieno le sue potenzialità - i suoi tiri non sono sempre precisi, anche l’ultimo passaggio non lo vede facilmente quando i metri verso il fondo del campo diminuiscono (gli vengono meglio invece i filtranti profondi da trequarti) - ma quando Chukwueze punta l’area con la palla al piede il campo si inclina verso la porta avversaria: lui corre in discesa e i difensori faticano a non cadere e rotolare dentro la loro stessa porta. Dribbling intelligente

Chukwueze è un giocatore da grandi partite. «Non sono un buon perdente», ha detto in un’intervista. «Anche alla Playstation, se perdo tiro il controller». Il che è vero in parte, o magari è vero alla Play più che nella vita reale, perché alcune partite sembrano stimolarlo più di altre. Contro le grandi squadre sembra sempre dare un po’ di più di quello che dà di norma e le cose sembrano venirgli più facili. Lo scorso aprile ha segnato i suoi ultimi due gol in campionato contro il Real Madrid, in una partita pazza in cui il Villarreal fuori casa ha rimontato da 2-1 a 3-2 e Chukwueze ha segnato sia il primo gol che quello decisivo per la vittoria. Poi non ha più segnato. Il terzo gol è un tiro assurdo a giro, un tiro da tre punti scagliato da centrocampo per battere il suono della sirena, una parabola talmente eccezionale che se Chukwueze fosse in grado di perfezionare quel tipo di conclusione da situazioni più semplici potrebbe diventare semplicemente ingiocabile. È il primo gol, però, quello in cui fa un dribbling bruciante e sensuale su Nacho, al tempo stesso semplice - una sterzata sull’esterno del sinistro - e geniale per come prende in controtempo la difesa e gli apre il campo verso la porta. In queste situazioni in cui viene a prendersi palla al centro, anche spalle alla porta, si cela forse una dimensione ancora non del tutto esplorata del suo talento. Che si potrebbe basare proprio sul controllo del pallone, sulla qualità con cui lo sposta da un piede all’altra, con cui può esplodere in ogni direzione grazie alla forza sugli appoggi e all’agilità. Insomma uno guarda questo gol, piuttosto che il terzo, e pensa che non è possibile che questo giocatore non sia ancora mai andato in doppia cifra in campionato. Chukwueze in God Mode

Ok questa azione è vecchia, risale ai tempi in cui giocava nel Villarreal B, ma magari non l’avete mai vista prima. E dopo averla vista non potrete fare finta di niente. Questo giocatore qui, così pazzo, egoista fino all’insensatezza, testardo e ostinato come un Okocha cieco, come un Messi improvvisamente si è dimenticato come si segna, è semplicemente un giocatore favoloso che chiunque vorrebbe nella propria squadra. La quantità di cambi di direzione, la sensibilità con cui la palla passa da un piede all’altro, la facilità con cui i difensori cadono come tanti piccoli Buster Keaton, è tutto perfetto fino al tiro deviato dal portiere sopra la traversa. Ricorda davvero il gol in cui Jay Jay Okocha (so good they named him twice) fa ballare Oliver Khan davanti alla porta come un burattino coi fili rotti (se avete voglia potete continuare a leggere di Okocha cliccando qui). Okocha è l’altra grande fonte di ispirazione di Chukwueze dopo Robben, e insomma ci mancherebbe altro. Il calcio è cambiato molto da quegli anni e sarebbe quasi impossibile oggi giocare con quel livello di creatività: si è ridotto lo spettro delle cose che si possono fare, delle velocità che si possono variare e anche il campo è come se si fosse fatto più piccolo per via dell’intenstità e del maggior atletismo dei difensori. Solo Messi, in fin dei conti, è riuscito a fare quel tipo di cose lì (e persino cose più incredibili) nel contesto iperprofessionalizzato di oggi.Il fatto stesso che Chukwueze pensi ancora quel tipo di calcio lì, però, è di per sé affascinante. Ha tutto il mio rispetto e la mia ammirazione. Per quel che vale.

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