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Fabio Barcellona
Guida alla Juventus 2022/23
11 ago 2022
11 ago 2022
Massimiliano Allegri sembra deciso a cambiare molto per tornare a vincere.
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Fabio Barcellona
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Nicolò Campo/LightRocket via Getty Images
(foto) Nicolò Campo/LightRocket via Getty Images
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Piazzamento lo scorso campionato:

Chi in più: Angel Di Maria (svincolato), Paul Pogba (Manchester United), Gleison Bremer (Torino), Nicolò Rovella (Genoa), Nicolò Fagioli (Cremonese), Federico Gatti (Frosinone), Filip Kostic (Eintracht Francoforte);

Chi in meno: Paulo Dybala (Roma), Matthijs De Ligt (Bayern Monaco), Giorgio Chiellini (Los Angeles FC), Aaron Ramsey (Nizza), Federico Bernardeschi (Toronto), Alvaro Morata (Atletico Madrid);

Una statistica interessante della scorsa stagione: La Juventus è stata solo la dodicesima squadra del campionato per altezza degli interventi difensivi. Un dato che fotografa la strategia adottata la passata stagione in fase di non possesso.

Il 28 maggio 2021 sul profilo Twitter della Juventus sono apparsi in successione due tweet all’apparenza misteriosi. Il primo era un’immagine di quelli che, a prima vista, sembravano i contorni di una regione geografica. È bastato poco per decifrare l’immagine e attribuire quel contorno allo stato americano del Minnesota. Ventinove minuti dopo in un altro tweet muto, veniva postata l’immagine di una giacca buttata a terra su un campo da calcio. I tweet rappresentavano, in maniera nemmeno troppo ermetica, l’annuncio del ritorno sulla panchina bianconera di Massimiliano Allegri e si riferivano a una famosa conferenza stampa del tecnico in cui, come spesso gli capita, aveva parlato di cavalli, uno di questi chiamato per l'appunto Minnesota (l'altro tweet invece si riferiva all’altrettanto famoso finale di partita tra Carpi e Juventus quando Allegri, arrabbiato dall’atteggiamento della sua squadra che rischiava di subire il gol del pareggio, si era tolto la giacca gettandola con furia per terra).

Dopo l’anno di Sarri, mal sopportato dall’ambiente juventino, e quello di Andrea Pirlo, conclusosi con la vittoria in Supercoppa Italiana e in Coppa Italia ma senza scudetto dopo dieci anni di vittorie ininterrotte, il ritorno di Allegri aveva l’aria della restaurazione. Da fuori sembrava che i due tentativi di proporre un calcio diverso da quello visto nell’ultimo periodo della precedente gestione del tecnico livornese fossero stati ritenuti inadeguati dalla dirigenza.

Le cose però non sono andate come la Juventus sperava. I bianconeri non hanno vinto nessun titolo in stagione, perdendo in finale anche la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, e per di più per mano dell’Inter. In campionato, poi, non sono mai stati in corsa per il titolo, raggiungendo un quarto posto finale, con soli 70 punti conquistati, più per demeriti altrui che per meriti propri. Le cose sono andate anche peggio in Europa, dove la Juventus è uscita agli ottavi di finale di Champions League perdendo malamente per 3-0 in casa contro il Villarreal.

I deludentissimi risultati sono stati lo specchio fedele di prestazioni insoddisfacenti e di un gioco quasi sempre non all’altezza delle ambizioni della squadra. La Juventus non è riuscita a ottenere una vittoria contro le prime tre del campionato – Milan, Inter e Napoli - mostrando limiti che era difficile aspettarsi a inizio stagione. Le cose che non hanno funzionato sono davvero tante. Allegri ha presto scelto un approccio piuttosto conservativo nella fase di non possesso palla, rinunciando a strutturare un pressing alto – peraltro disastroso nelle occasionali circostanze in cui è stato attuato – e preferendo la schermatura degli spazi nella propria metà campo. L’altezza media degli interventi difensivi della Juventus (33.4 m) è stata più bassa di quella della media del campionato (34.1 m) e, in assoluto, la dodicesima del campionato, davanti solo a squadre della parte destra della classifica. La scelta, in termini puramente difensivi ha avuto risultati solo parzialmente positivi: con 37 gol subiti la Juventus ha avuto una performance peggiore delle prime tre del campionato. Andando a indici statistici più raffinati, la Juve è stata l’ottava squadra per tiri subiti, mentre i bianconeri hanno fatto registrare la quinta difesa del campionato per xG concessi (1.133 p90) sempre dietro le prime tre e il Torino. Quindi, isolando i dati difensivi dal resto della prestazione, la scelta della Juventus di difendere bassa non ha regalato alla squadra di Allegri numeri migliori delle squadre che l’hanno preceduta in campionato.

Forse nell'abbassare così tanto il baricentro c'era la volontà di valorizzare le caratteristiche di molti difensori della rosa (Bonucci, Chiellini, lo stesso Alex Sandro) e le qualità in campo aperto di alcuni giocatori offensivi. Kulusevski, Chiesa, Cuadrado, Morata, lo stesso Rabiot, sono giocatori che probabilmente riescono ad esprimere al meglio le loro qualità con spazi da attaccare. Purtroppo per la Juventus, l’eccessiva passività con cui è stata in genere interpretata la fase difensiva ha spesso concesso agli avversari fasi eccessivamente lunghe di possesso palla e ha costretto i bianconeri a difendere nei pressi della propria area con quasi tutti gli uomini, rendendo complesso, anche per giocatori di ottima gamba, risalire il campo in ripartenza con troppi metri da conquistare. Insomma, difendere così in basso non ha aiutato la squadra a creare con continuità transizione lunghe efficaci.

Fallito sostanzialmente il tentativo di costruire una squadra di ripartenze, che forse avrebbe potuto avere successo alzando il punto medio di recupero del pallone per accorciare le ripartenze, e abdicato ad ogni tentativo di pressing e gegenpressing che avrebbe potuto semplificare la fase offensiva, la Juventus si è trovata a dovere attaccare partendo dal basso e con tanto campo da conquistare. In fase di possesso palla Allegri ha provato a creare, anche contro le difese schierate, un “campo grande” dilatando le distanze tra i suoi giocatori. Il suo 4-4-2 difensivo si è spesso tramutato in un 3-5-1-1 offensivo con le mezzali pronte ad inserimenti profondi e poco coinvolte nel palleggio. Il gioco si è sviluppato principalmente tramite una circolazione lenta del pallone tra i tre difensori e il mediano, ma, l’assenza di un’occupazione sistematica delle zone interne di campo sopra la linea del pallone, rendeva la circolazione perimetrale, e il tentativo di superare i blocchi centrali avversari passava quasi sempre per l’esterno per poi eventualmente attaccare il lato debole con lunghi cambi di gioco. L’assenza di riferimenti interni e la distanza tra i giocatori ha portato la Juventus ad avere un gioco quasi esclusivamente diretto, con frequenti verticalizzazioni verso le punte e gli esterni, generalmente isolati e quindi in difficoltà. Il risultato complessivo è stata una circolazione del pallone stagnante e perimetrale che spesso si risolveva in frettolose transizioni verso la zona di rifinitura, senza avere prima disordinato le difese avversarie. I calciatori di Allegri hanno sempre avuto poche linee di passaggio comode ed efficaci, e la squadra ha avuto enormi difficoltà a generare vantaggi posizionali e numerici con il pallone tra i piedi. La Juventus è stata la settima squadra della serie A per numero di passaggi nell’ultimo terzo di campo e la decima per passaggi completati nell’area di rigore avversaria. Per numeri di gol fatti (57) l’attacco della Juventus è stato l’undicesimo del campionato, il settimo per tiri tentati (13.7 p90) e il decimo per tiri nello specchio (4.42 p90).

Viste le enormi difficoltà in campo e i risultati deludenti, già da gennaio la Juventus ha iniziato a ristrutturare profondamente la sua rosa. Rinunciando al talento creativo di Kulusevski e a Bentancur, ceduti al Tottenham, la Juve ha trovato spazio economico per prendere a stagione in corsa Dusan Vlahovic, coprendo quella che Allegri riteneva una delle maggiori carenze della squadra, ossia l’assenza di un vero centravanti di ruolo, considerando Morata più adatto al ruolo di seconda punta/attaccante che parte dall’esterno. Sempre a stagione in corso è maturata la clamorosa scelta di non proporre alcun rinnovo di contratto a Paulo Dybala, lasciandolo quindi libero alla fine della stagione. In estate sono poi maturati anche l’addio di Chiellini, il mancato rinnovo di contratto a Bernardeschi, la cessione al Bayern Monaco di Matthijs De Ligt e il ritorno all’Atletico Madrid di Alvaro Morata dopo la fine del prestito.

La Juve che verrà

Nelle prime interviste della stagione Massimiliano Allegri ha focalizzato l’attenzione su due aspetti da migliorare nel gioco della Juventus. Il primo riguarda la pericolosità offensiva, con l’allenatore che si è detto consapevole che con l’undicesimo attacco del campionato è davvero complicato immaginare di vincere lo scudetto. Il secondo è invece la necessità di avere un maggiore controllo del gioco attraverso il pallone. Per ottenere questi obiettivi la Juventus sta utilizzando le leve del rinnovamento della propria rosa e, a quanto è emerso in maniera ancora abbozzata nel corso delle prime amichevoli, alcuni cambiamenti nello sviluppo del proprio gioco.

In difesa sono arrivati Federico Gatti e Gleison Bremer, preso per quasi 50 milioni (bonus compresi) dal Torino. In mezzo al campo sono tornati dai prestiti Fagioli e Rovella (uno dei due però potrebbe partire per un nuovo prestito da qui alla fine del mercato), ed è arrivato Paul Pogba. In attacco, infine, è stato offerto un anno di contratto ad Angel Di Maria, dopo la sua lunga esperienza a Parigi, mentre dall'Eintracht Francoforte è stato pescato l'esterno Filip Kostic.

Nelle esibizioni estive la Juventus si è sempre schierata con il 4-3-3. In fase impostazione della manovra non si è vista, come era invece consuetudine la passata stagione, la formazione di una linea a 3 di costruzione tenendo bloccato uno dei due terzini. A essere impegnati nella prima impostazione sono i centrali, con il supporto, se necessario, del mediano che si abbassa tra i due, mentre i terzini rimangono larghi e pronti ad occupare posizioni più avanzate di campo. La novità più interessante riguarda però quello che pare un tentativo più strutturale di occupazione delle zone interne alle spalle della linea di centrocampo avversario e, in una certa maniera collegato a questo, un diverso utilizzo delle due mezzali.

L’idea sembra essere quella di occupare dinamicamente la zona tra le linee con due giocatori. Uno di questi è, quasi sempre, Angel Di Maria che, con e senza il pallone tra i piedi, partendo dalla sua posizione di esterno destro offensivo, taglia dentro il campo alle spalle del centrocampo avversario. L’altro giocatore è spesso la mezzala sinistra che, dopo avere supportato la manovra nelle fase iniziali di impostazione, tende ad occupare una zona interna oltre la linea mediana avversaria. Nell’unica amichevole giocata prima dell’infortunio al menisco il ruolo era stato assegnato a Paul Pogba, che lo aveva interpretato aggiungendo alle ricezioni tra le linee profondi inserimenti in area di rigore. In assenza di Pogba, che nella migliore delle ipotesi tornerà in campo a metà settembre, Allegri ha provato nella tournée americana Manuel Locatelli, con Rovella in posizione di mediano, e Nicolò Fagioli. Occupata la zona tra le linee con un paio di giocatori, l’ampiezza è stata garantita, da un lato dall’esterno sinistro, Kean o Cuadrado nei match estivi (e forse in futuro in quella zona vedremo Kostic, un altro che ama giocare con i piedi sulla linea del fallo laterale), mentre dal lato opposto la mezzala destra si è sempre impegnata a compensare i movimenti di Di Maria, aprendosi sull’esterno o posizionandosi dietro il centrocampo avversario nelle occasioni in cui il numero 7 bianconero rimaneva largo sulla fascia. In fase di possesso i due terzini sono sempre stati pronti a supportare la manovra in ampiezza, lavorando di concerto con l’esterno del proprio lato.

La volontà di occupare la zona alle spalle del centrocampo avversario sembra quindi che stia cambiando il lavoro richiesto alle due mezzali, meno alte durante il primo sviluppo dell'azione, ma più disponibili al palleggio e, successivamente, ad occupare le zone intermedie, specie sul mezzo spazio di sinistra. La ricerca di un maggior controllo con il pallone da parte di Allegri sembra quindi passare dalla costruzione di una rete di linee di passaggio più fitta, e da un’occupazione del campo che, con il contributo dei terzini, non isoli continuamente i giocatori esterni.

Fagioli e Di Maria occupano lo spazio alle spalle di Modric e Kroos e ai fianchi di Casemiro. I due terzini sono alti e aperti. Prove di un nuovo schieramento posizionale della Juventus.

In fase di non possesso, gli scarni segnali visti nel precampionato sembrano suggerire la ricerca più sistematica di fasi di pressione in zone più avanzate di campo, per poi ripiegare nel consueto schieramento 4-5-1 o 4-4-2 nella propria metà campo, con la mezzala destra pronta a scivolare a coprire la zona di Di Maria, non sempre allineato coi centrocampisti in fase difensiva.

Le intenzioni dello staff tecnico si scontrano con una rosa meno profonda da quella della passata stagione. In difesa la Juventus ha perso De Ligt e Chiellini, e nel frattempo appaiono sempre più evidenti i primi segni del declino atletico di Leonardo Bonucci. A questo bisogna aggiungere i dubbi sull’adattamento di Bremer a una difesa a quattro a zona, con principi quindi radicalmente diversi da quelli in cui si è esaltato nel Torino di Juric, e l’inesperienza di Gatti, che avrà bisogno di un po' di tempo per abituarsi a giocare con continuità in una squadra che potenzialmente punta a vincere tutto. Insomma, il reparto difensivo sembra molto più corto rispetto alle scorse stagioni e questo potrebbe rivelarsi un problema, almeno che il mercato non porti dei nuovi difensori nelle prossime settimane.

Non è solo una questione di profondità della rosa, tra l'altro. Se l'obiettivo della Juventus è quello di migliorare il suo gioco in fase di possesso, infatti, andrà anche testata la crescita di Bremer che schierato sul centro sinistra, e quindi forzato spesso ad usare il suo piede debole, non sembra ancora un giocatore sicuro nella gestione e nella distribuzione del pallone. In difesa, inoltre, la Juventus sembra avere scelto di non intervenire sugli esterni bassi, dove è evidente qualche lacuna. Rimangono gli esperti Danilo, Cuadrado e Alex Sandro, ma dietro di loro ci sono solo Pellegrini e De Sciglio come jolly sulle due fasce.

In mezzo al campo il grosso acquisto della stagione è stato quello di Paul Pogba che, al di là della qualità assoluta del giocatore, sembra in effetti un fit tecnico perfetto per il calcio di Allegri. Sebbene sia un calciatore diverso da quello che è andato via da Torino tanti anni fa, Pogba è in grado di giocare tra le linee, inserirsi profondamente in area di rigore e coprire tanto campo in fase offensiva, tutte caratteristiche preziose per il tecnico livornese. Purtroppo per la Juventus il francese si è subito infortunato e la scelta di optare per una terapia conservativa per il suo menisco lesionato, se da un lato sembra ridurre i tempi di recupero, dall’altra è apparsa a molti come orientata principalmente a preservare la partecipazione di Pogba ai mondiali in Qatar. Di certo la Juventus dovrà fare a meno del francese per il primo mese di competizioni ufficiali.

L’assenza di Pogba e le incertezze sul suo stato atletico, sembrano aver spinto la Juventus ad acquistare un mediano e si fa con insistenza il nome di Leandro Paredes che consentirebbe ad Allegri di spostare Locatelli in posizione di mezzala sinistra per sfruttarne le capacità in una zona più vicina alla porta avversaria. Con Arthur che appare fuori dal progetto tecnico e in lista di partenza, l’altro giocatore attualmente in rosa in grado di “liberare” in avanti Locatelli sarebbe Nicolò Rovella, ma non è ancora chiaro quanto Allegri e la società siano intenzionati a puntare sull’ex Genoa.

L’interpretazione del ruolo di mezzala di Locatelli: si inserisce profondamente in area di rigore, riceve il passaggio filtrante di Di Maria e serve l’assist per il pareggio a Kean nell’amichevole contro il Barcellona

Le altre alternative per la sostituzione di Pogba potrebbero essere Adrien Rabiot e Wes McKennie. Il primo è stato per giorni vicino alla partenza in direzione Manchester United, e non si è praticamente visto nelle amichevoli estive perché, per motivi personali, non ha partecipato alla tournée americana della squadra. Tecnicamente Rabiot sarebbe un giocatore diverso da quello che la Juve sembra cercare quest’anno nella posizione di mezzala sinistra, più capace di corse verso l’esterno, ma meno incline a palleggiare in zone interne. Gli infortuni non hanno invece consentito a McKennie di giocare in precampionato, ma il dinamismo, le capacità di inserimento e il senso per gli spazi dello statunitense potrebbero essere utili sia sul centrosinistra che, con maggiori compiti esterni, sul centrodestra. Grosso spazio ha invece trovato nella posizione che dovrebbe essere di Pogba, Nicolò Fagioli, che in effetti ha mostrato ottime capacità di trovare gli spazi per ricezioni alle spalle del centrocampo avversario e di far progredire in maniera pulita la manovra. Infine, non bisogna dimenticare il potenziale contributo di Fabio Miretti, molto impiegato sul finale della scorsa stagione in quella che è aveva tutta l’aria di essere uno stress-test per verificarne le capacità in un’ottica di conferma in prima squadra. Miretti probabilmente è il più talentuoso dei giovani centrocampisti bianconeri e il più adatto, per caratteristiche tecniche e tattiche, a sostituire Paul Pogba.

Anche in attacco la Juventus sembra avere poche soluzioni. Con Federico Chiesa ancora fermo per infortunio, la squadra di Allegri ha attualmente a disposizione solamente Di Maria, Vlahovic e Kean, con Cuadrado pronto ad avanzare la sua posizione, e Kostic appena arrivato a Torino. L'esterno serbo ha caratteristiche peculiari, che potrebbero incastrarsi bene con la tendenza di Di Maria a venire a giocare dentro al campo e alla necessità di Vlahovic di ricevere cross precisi e pericolosi dentro l'area. La chiave per migliorare i numeri offensivi della Juventus, uno degli obiettivi tattici stagionali prospettati da Allegri, è però quella di non lasciare troppo solo Vlahovic a battagliare, specie spalle alla porta, contro le difese avversarie. I movimenti interni di Di Maria, il gioco tra le linee delle mezzali e una migliore qualità delle rifiniture esterne sono elementi necessari per migliorare il rendimento del serbo e la pericolosità complessiva della squadra.

Partendo dai disastri della scorsa stagione, il lavoro da fare per Allegri e il suo staff è davvero tanto e le amichevoli estive non hanno dato segnali particolarmente incoraggianti. Per adesso la Juventus rimane una squadra che, al di là delle intenzioni, appare lontana da un gioco che possa sostenerne le ambizioni.

Miglior scenario possibile

A metà settembre Paul Pogba rientra in campo e non ne esce più. Di Maria e Kostic riforniscono di assist Vlahovic che non smette di segnare. Chiesa rientra e presto ritrova il livello delle prestazioni precedenti all’infortuno. Allegri si fida dei giovani e vince la scommessa: Gatti gioca sempre più spesso e con Bremer costruisce una difesa super-aggressiva e in grado di sostenere un pressing di squadra più convinto, Fagioli e Miretti entrano stabilmente nelle rotazioni fornendo qualità tecnica alla manovra della squadra. In autunno la Juve va in testa alla classifica, a gennaio riprende Morata che non trova spazio all’Atletico Madrid, aggiungendo pericolosità offensiva e dando respiro ai titolari. Dopo una battaglia punto su punto con Inter e Roma, la Juventus torna a vincere lo Scudetto. Durante i festeggiamenti in campo all'Allianz Stadium viene portato un cavallo dipinto di bianco e di nero per omaggiare Allegri e i simboli della squadra.

Peggiore scenario possibile

I tempi di recupero di Paul Pogba sono più lunghi del previsto. Il francese rientra balbettando prima dei Mondiali, ma in Qatar è costretto a fermarsi e a scegliere l’operazione che di fatto lo tiene fuori per il resto della stagione. Tutto il peso creativo della squadra è sulle spalle di Di Maria, abituato in carriera al ruolo di “secondo violino”, che però non riesce a compensare la carenza di fantasia ed imprevedibilità sulla trequarti. Vlahovic rimane solo in mezzo ai difensori avversari, segna poco e si deprime, mentre in difesa l’infortunio autunnale di Bremer costringe Allegri a schierare spesso assieme Gatti e Bonucci che, mal supportati dai terzini, affondano assieme alla squadra. Fuori dalla zona Champions League a gennaio la società prova a rinforzare la squadra dando 55 milioni a Lotito per Milinkovic-Savic e acquistando Colley dalla Sampdoria. Non basta per rientrare in zona Champions League. A fine stagione Allegri viene esonerato.

Giocatore chiave

La carriera di Angel Di Maria testimonia della serietà del calciatore che, anche con un contratto annuale e con un Mondiale da giocare a metà stagione, garantirà impegno e dedizione alla causa. Tuttavia, a 34 anni le doti dell’argentino, quasi sempre esaltate dalla presenza di altri fuoriclasse, potrebbero non essere sufficienti a una squadra che rischia di soffrire l’assenza di creatività nell’ultimo terzo di campo. Per questo motivo, potrebbe essere decisivo il rientro in campo di Federico Chiesa. Se il numero 7 della Juventus tornerà presto a essere il giocatore che è stato prima dell’infortunio, la sua energia, determinazione e imprevedibilità potrebbero davvero essere fondamentali per migliorare le potenzialità offensive della squadra.

Giocatore da prendere al Fantacalcio

I giocatori offensivi della Juventus sono sempre molto costosi: ma ne vale davvero la pena? Se volete preservare i vostri fantamilioni per altri obiettivi ci sono nomi più economici. Bremer, ad esempio, è un difensore in grado di garantire un buon bottino di gol sfruttando la qualità dei calci piazzati calciati di Di Maria e Kostic. Se invece avete fiducia nella chirurgia moderna potete puntare su Federico Chiesa, che inevitabilmente visto l'infortunio verrà qualche fantamilione in meno. E se il suo ritorno in campo vi desse la spinta decisiva per vincere il campionato?

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