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Fabio Barcellona
Guida alla Juventus 2017/18
31 ago 2017
31 ago 2017
Dopo la rivoluzione estiva, la caccia al settimo Scudetto.
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Fabio Barcellona
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Wojciech Szczesny, Benedikt Howedes, Federico Bernardeschi, Douglas Costa, Mattia De Sciglio, Rodrigo Bentancur, Blaise Matuidi.

 

Leonardo Bonucci, Dani Alves, Mario Lemina, Tomas Rincon, Neto.

 

Nelle tre partite ufficiali fin qui disputate, la Juventus ha schierato nell’undici iniziale solo giocatori già presenti in rosa la scorsa stagione. Ha sempre confermato una base di otto titolari, variando i calciatori solo nei ruoli di terzino, centrale di destra e di interno di centrocampo al fianco di Miralem Pjanic.

 

Tuttavia, a dispetto dell’apparente stabilità, l’estate bianconera è stata rivoluzionaria: dopo anni di piccoli cambiamenti e grande continuità tecnico-tattica, la Juventus 2017/18 sembra poter essere molto diversa da quella della passata stagione. La partenza di Dani Alves e Bonucci, al di là del valore tecnico dei due giocatori, ha profonde implicazioni anche sulla possibilità tattiche della squadra, già intraviste in questo inizio di stagione.

 


L’addio di Dani Alves è stato imprevisto forse anche per la dirigenza bianconera, che si aspettava che il brasiliano avrebbe rispettato il contratto biennale firmato 12 mesi prima. L’ex Barcellona era stato preso a parametro zero principalmente per la Champions League e l’operazione ha funzionato in pieno: il brasiliano ha giocato 4 partite formidabili tra quarti e semifinali di Champions. Se il rendimento come esterno alto nel 4-2-3-1 è stato unanimemente riconosciuto come eccezionale, bisogna ammettere anche che contro il Barcellona Dani Alves ha giocato, da terzino, due ottime partite in marcatura su Neymar.

 

Limitandosi ad esaminare l’aspetto tecnico e tralasciando il suo contributo mentale, la capacità di Dani Alves di dialogare sullo stretto con Dybala, la sua attitudine a giocare dentro il campo e la qualità eccelsa delle sue rifiniture e delle sue finalizzazioni, sono state fondamentali per il 4-2-3-1 di Allegri, sia da esterno alto che da terzino.

 



 

Che dimenticherà questo assist di tacco?


 

Se la partenza di Dani Alves è sembrata improvvisa e ha impedito alla dirigenza di programmare per tempo la sua sostituzione, la separazione tra la Juventus e Bonucci - sebbene sorprendente vista dall’esterno - è sembrata invece più preparata. Oltre ai conflitti forse mai del tutto sanati con Allegri, e a quelli vociferati all’interno dello spogliatoio, a concorrere alla sua cessione è stato probabilmente il fatto che Bonucci era l’unico componente della storica BBC che, per età, poteva consentire alla Juventus un guadagno consistente. Ma è innegabile che i bianconeri si siano privati di un difensore di

e, per caratteristiche tecniche, difficilmente sostituibile. Con Bonucci la Juve perde qualità nella costruzione dal basso e capacità di eludere il pressing avversario.

 

Insomma, la Juventus si è ritrovata subito con due grossi buchi da coprire. Per il ruolo di terzino è arrivato dal Milan per 12 milioni di euro

, reduce da alcune stagioni in tono minore nel deludente Milan degli ultimi anni. Pur immaginando un rendimento migliore all’interno di un contesto organizzato - come è già accaduto nella Nazionale di Antonio Conte -  è chiaro che si tratta di un calciatore che, rispetto a Dani Alves, offre un contributo tecnico minore, soprattutto in fase di costruzione e rifinitura.

 

Per il ruolo di centrale, invece, per lungo tempo l’impressione è  stata che la Juve volesse continuare ad affidarsi ai giocatori in rosa, aumentando il minutaggio e le responsabilità di Medhi Benatia e Daniele Rugani. Con la difesa a 4 come opzione privilegiata, la Juve avrebbe avuto a disposizione 4 centrali (più Mattia Caldara già acquistato e lasciato in prestito per un anno all’Atalanta). Un altro acquisto, quindi, non era numericamente necessario.

 

Eppure, come spesso ripetuto da Beppe Marotta, il mercato della Juventus è sempre un mix di programmazione e opportunità. Appartiene a quest’ultima casistica l’acquisto in prestito di Benedikt Höwedes, difensore della Nazionale tedesca in grado di occupare la posizione di centrale e di terzino. Con Höwedes, la Juventus guadagna un difensore di esperienza internazionale, abile nel gioco aereo, che compensa la poca velocità con le buone letture e l’ottimo posizionamento. La possibilità di giocare sull’esterno su entrambe le fasce, seppure come terzino prettamente difensivo, e le sue sottovalutate doti di gestione del pallone, rappresentano un ulteriore bonus.

 

Tuttavia, nessun profilo in rosa si avvicina alle caratteristiche di Leonardo Bonucci. Rugani, esploso all’interno del sistema difensivo a zona purissima di Maurizio Sarri, è un difensore tattico e cerebrale, che nel lungo apprendistato alla Juventus ha adattato il suo calcio a una filosofia difensiva maggiormente orientata alla posizione degli avversari. Rimane comunque un difensore più ordinato e riflessivo dell’istintivo Benatia, che sfrutta invece molto le sue doti fisiche, recuperando talvolta con la velocità e la forza a precedenti errori di lettura e piazzamento. Anche in fase di costruzione i due hanno caratteristiche opposte: se Benatia tecnicamente sembra superiore, Rugani è migliore nelle letture e nella visione. In ogni caso la grande influenza che Bonucci aveva in fase offensiva non sembra replicabile.

 


Come detto da Massimiliano Allegri, la Juventus con Bonucci ha perso soprattutto capacità di giocare sul lungo verso gli esterni alti e aperti in fascia, o anche direttamente verso i propri giocatori offensivi. Il tecnico ha suggerito che la soluzione andrà trovata in nuovi meccanismi di risalita del pallone dalla difesa.
Una delle soluzioni trovate da Allegri in questo inizio di stagione è l’adozione della

, con Pjanic tra i due centrali per agevolare l’uscita del pallone. Il meccanismo, però, per come è apparso in agosto, specie nell’ultima amichevole contro il Tottenham e in Supercoppa contro la Lazio, non sembra ancora efficace. Se è chiaro che in estate gli strumenti tattici sono  da perfezionare, è anche ipotizzabile che abbassare Pjanic per facilitare l’inizio dell’azione causerà, a catena, alcuni cambiamenti posizionali più avanti nel campo.

 

 


I problemi della salida lavolpiana della Juventus contro il pressing offensivo del Tottenham: gli esterni offensivi rimangono aperti e, per una volta, Dybala è sulla stessa linea di Higuain. Il vuoto al centro del campo è evidente. Il rischio è di isolare la linea della palla da quella avanzata, rendendo complesso quell’avanzamento per cui era stato pensato il meccanismo. Va detto poi che, sguarnendo il centro del campo, la squadra rimane più vulnerabile alla transizione offensiva avversaria.


 

Nel 4-2-3-1 della passata stagione Cuadrado (a destra) e Mario Mandzukic (a sinistra) hanno occupato, con caratteristiche diverse, la posizione esterna con pochissimi tagli interni, fatta eccezione per quelli dentro l’area attaccando il secondo palo. Anche Dani Alves, nelle sue partite da esterno alto, ha utilizzato gli spazi interni solo dopo aver effettuato scambi stretti e ravvicinati con i compagni e non come prima zona di ricezione del pallone. In sintesi, la Juventus ha giocato con un trequartista e due esterni e non, come in altre versioni dello stesso modulo, con tre trequartisti tutti alle spalle di un centravanti. Il raccordo interno, gli spazi alle spalle o ai fianchi della linea dei mediani avversari erano di competenza quasi esclusiva di Paulo Dybala - specie sul centro destra - e talvolta di uno dei due interni, preferibilmente Khedira, che alzava la sua posizione rispetto quella del compagno di reparto.

 

In un contesto tattico simile, abbassare uno dei due interni sulla linea dei difensori, senza accompagnare il meccanismo con movimenti complementari nelle zone più avanzate di campo, potrebbe svuotare il centro del campo.

 



 

Benatia e Chiellini si allargano per fare spazio a Pjanic. Benatia forza la giocata su Cuadrado che viene anticipato e la Lazio trova una voragine da sfruttare in transizione offensiva.


 

Partendo da questa situazione, in cui uno dei due interni supporta l’inizio della manovra, una delle opzioni più usate in questo inizio di stagione è stata la giocata taglia-linee dalla zona arretrata verso un giocatore offensivo alla spalle del centrocampo avversario.

 

Ma se si vuole aumentare e migliorare il gioco tra le linee, in un contesto di questo tipo, i 4 giocatori offensivi dovranno muoversi in maniera differente da quanto visto nella passata stagione.

 



 

Le giocate rasoterra in verticale contro il Genoa di Daniele Rugani.


 

 

 


Federico Bernardeschi e Douglas Costa sono stati gli acquisti di punta del mercato della Juventus, gli esempi più evidenti del nuovo corso tattico. Pur essendo due profili diversi, sono entrambi in grado di occupare ognuna delle 3 posizioni alle spalle di Higuain. Il brasiliano è un esterno naturale, ma l’apprendistato con Guardiola gli ha insegnato a esplorare 

. Bernardeschi, invece, ha occupato diverse posizioni nel sistema fluido di Paulo Sousa; inizialmente utilizzato come esterno del 3-4-2-1, è stato infine impiegato nella coppia di trequartisti alle spalle del centravanti.

 

La possibilità di cambiare posizioni e giocare internamente con efficacia disegna un profilo diverso alla batteria di giocatori avanzati alle spalle del centravanti, con calciatori capaci muoversi più liberamente e di occupare gli spazi interni. Sarà quindi probabile osservare un’evoluzione del 4-2-3-1, coi trequartisti più vicini a dialogare, stretti verso il centro del campo. Ciò dipenderà di certo dalle caratteristiche dei nuovi arrivati, che un allenatore anti-dogmatico e attento alle qualità individuali dei suoi calciatori come Allegri, asseconderà.

 

La Juventus sembra voler occupare di più gli spazi di mezzo, e in questo senso sarebbe più coerente l'eventuale scelta di abbassare più spesso uno degli interni per supportare le fasi iniziali della manovra offensiva, riducendo il rischio di sguarnire il centro del campo e isolare la linea arretrata di costruzione.

 



 

Questo errore di Cuadrado su una ricezione interna di un laser pass, non è sinistramente simile a quello fatto contro la Lazio in Supercoppa? Adesso però la Juventus ha giocatori d’attacco in grado di gestire meglio questo pallone.


 

La nuova natura dei giocatori offensivi bianconeri, più portati al raccordo interno della manovra, potrebbe anche avere effetti positivi su Paulo Dybala, che, distribuendo con i compagni di reparto il lavoro di cucitura tra la fase preparatoria e quella di rifinitura, potrebbe essere avvicinato alla porta avversaria per sfruttare ancora di più le sue doti di finalizzazione, non ancora del tutto esplorate.

 

Oltre all’abbassamento di uno dei centrocampisti, contro il Genoa è stato usato un altro schieramento in fase di possesso palla, sia per facilitare la progressione della manovra che per ovviare ai problemi in transizione difensiva visti nelle precedenti partite. Lichsteiner ad inizio azione rimaneva stretto, Chiellini allora si apriva per formare così una linea arretrata a 3 di costruzione; In questo modo Pjanic poteva rimanere più alto, mentre l’ampiezza era garantita da Cuadrado a destra e da Alex Sandro a sinistra, con Mandzukic che entrava dentro il campo al fianco di Higuain. È uno schieramento più prudente, che aumentando il numero di giocatori in zona arretrata garantisce più protezione in transizione difensiva.

 


Lichtsteiner stringe e Alex Sandro si alza. Il nuovo schieramento posizionale della Juventus è evidenziato anche nella pass-map della partita.


 


Strettamente collegata alle mutate caratteristiche dei trequartisti e alla sostituzione tattica delle qualità di costruzione di Bonucci, è la questione del centrocampista che la Juventus ha cercato a lungo. In estate è arrivato il promettente uruguaiano

e sono stati ceduti Lemina al Southampton e Rincon al Torino. I giocatori che la stampa ha associato durante l’estate ai bianconeri sono stati parecchi e dalle 

. Niente di strano: la dirigenza juventina tende sempre a comprare il miglior giocatore possibile tra quelli che è possibile acquistare, senza impiccarsi sull’altare di una compatibilità tattica a priori.

 

Tuttavia, a guardare bene, tutti i calciatori che erano stati avvicinati alla Juve avevano una caratteristica in comune. Si trattava, cioè, di centrocampisti con un ampio raggio d’azione, capaci di coprire grosse porzioni di campo e con buone capacità di interdizione. L’idea era che Allegri volesse sostenere il cast di giocatori offensivi con un centrocampo in grado di difendere, sia in transizione che in fase più posizionale, con maggiori capacità atletiche e dinamiche, accettando talvolta qualche ritardo nel posizionamento difensivo dei trequartisti.

 

Alla fine è arrivato dal Paris Saint Germain Blaise Matuidi, giocatore abituato a giocare come mezzala sinistra in un centrocampo a 3 nel club, e come interno nel 4-2-3-1 in Nazionale. Matuidi fornisce un dinamismo e un’energia, con e senza il pallone, che al reparto mancava. Il francese potrebbe affiancarsi a Pjanic o Marchisio nel ruolo di interno del centrocampo a 2, interpretandolo in maniera verticale, lasciando al compagno di reparto il compito di supportare la difesa nella costruzione dell’azione. Il dinamismo di Matuidi è utile in fase di possesso palla a creare linee di passaggio utili all’avanzamento dell’azione e, in fase di transizione difensiva, al recupero veloce del pallone e a rapidi ripiegamento all’indietro.

 



 

«Matuidi è un giocatore di grandezza europea e poi la fa semplice, perché prende la palla, la muove e si muove. È anche difficile da marcare, è sempre in movimento» ha dichiarato Allegri.


 

La versatilità di Matuidi potrebbe essere utile anche per utilizzare, in aggiunta al 4-2-3-1, un classico centrocampo a 3, già visto al suo esordio contro il Cagliari. Il 4-3-3 aiuterebbe, con il suo naturale scaglionamento in campo, a trovare una struttura posizionale migliore anche in caso di abbassamento del mediano, utile a far circolare il pallone e ad affrontare in maniera equilibrata la transizione difensiva. Inoltre Matuidi, con la sua abilità a giocare con efficacia sia internamente che sull’esterno, lascia aperta la porta a moduli di gioco fluidi capaci di transitare senza soluzione di continuità da schieramenti posizionali con 2 centrocampisti a schieramenti con 3 centrocampisti.

 

Le doti di pressione in avanti di Matuidi potrebbero anche essere sfruttate per un recupero palla più aggressivo, a patto di avere un’organizzazione delle fasi di pressing che supporti giocatori dalla scarsa attitudine difensiva come Higuain, Dybala e Douglas Costa.

 



 

Nell’amichevole di Wembley contro gli Spurs l’incauta pressione di Dybala su Verthongen crea squilibri a catena alle spalle e le premesse del primo gol del Tottenham.


 


Ancora una volta Allegri dovrà reinventare la Juventus. Dopo le partenze di Pirlo, Vidal e Tevez il primo anno, Pogba il secondo, l’allenatore bianconero ha la necessità di trovare una nuova alchimia per la sua squadra. Il primo problema da affrontare è quello di trovare soluzioni affidabili in difesa nei ruoli di terzino destro e centrale. De Sciglio è una scommessa e Lichtsteiner appare in fase calante.

 

Chissà che un’ulteriore soluzione non giunga con il ritorno anticipato dal prestito biennale all’Atalanta di Leonardo Spinazzola (mancano poche ore alla chiusura del mercato ma ancora tutto è possibile), che però preferisce la fascia sinistra e un ruolo più avanzato in una linea a 3 centrali. In mezzo, Benatia non ha mai pienamente convinto nella sua esperienza bianconera, collezionando troppi errori e distrazioni per una squadra che vuole fare della solidità difensiva uno dei suoi punti di forza. Potrebbe quindi essere l’anno di Daniele Rugani, dopo un lungo apprendistato alle spalle della BBC. Höwedes è pronto in ogni caso a tappare ogni buco nel reparto difensivo.

 

Più avanti Allegri troverà 3 potenziali titolari - Matuidi, Douglas Costa e Bernardeschi - da aggiungere alla rosa della passata stagione. Già nella partita contro il Cagliari la squadra è partita col 4-2-3-1 ma ha finito con il 4-3-3 con Dybala centravanti. Nella conferenza stampa di fine partita il tecnico bianconero ha esplicitamente aperto alla possibilità concreta di alternare più moduli durante la stagione, aprendo, oltre al 4-3-3, al rombo di centrocampo e a un sistema “tre centrocampisti, un esterno e due punte” che richiama alla fluidità degli schieramenti posizionali. Non è stata esclusa nemmeno l’adozione della difesa a 3, a conferma della consueta volontà di Allegri di rispettare le caratteristiche degli undici giocatori che di volta in volta si troveranno in campo.

 

Il tecnico dovrà essere bravo a far fruttare al massimo il grosso potenziale tecnico a disposizione, senza scontentare troppo nessuno e tenendo conto tatticamente dell’esigenza di sostituire due importanti fonti di gioco come Dani Alves e Bonucci.

 

Al di là di ogni giudizio sulla piccola rivoluzione che la dirigenza della Juventus ha voluto portare in estate, il parco giocatori sembra sempre di alto livello, sia per quantità che per qualità, ed è ancora una volta il migliore della Serie A. Ad Allegri il compito di trovare, coi suoi esperimenti da alchimista, la formula della nuova pietra filosofale dei successi della Juventus.

 


Allegri trova velocemente gli equilibri della sua squadra, De Sciglio gioca ai livelli del suo esordio in serie A e Daniele Rugani esplode definitivamente, guadagnando la piena fiducia del suo allenatore e dei due vecchi Barzagli e Chielini. Più avanti Douglas Costa si rivela un crack all’interno del campionato italiano, Dybala gioca sempre meglio e Higuain continua a segnare: settimo Scudetto di fila e arrivo tra le prime 4 in Europa.

 


Come dopo la partenza di Pirlo e Tevez, Allegri ci mette parecchio tempo prima di capire la maniera migliore di mettere assieme il talento della sua squadra. Dietro, la Juventus prende troppi gol, sia per le prestazioni dei suoi difensori che per squilibri tattici, specie in transizione difensiva. Il Napoli scappa via in campionato e quando sembra che la Juve possa riprendere la marcia, gli infortuni di Marchisio e Khedira lasciano sguarnito il centrocampo esaurendo le energie di Pjanic e Matuidi. Dopo 6 anni la Juventus non vince il campionato e in Europa complice un sorteggio sfortunato, becca il Real Madrid ai quarti, venendo eliminato dalla Champions League.

 


Paulo Dybala quest’anno gioca più vicino alla porta e nelle prime due giornate ha segnato già 4 gol. Potrebbe essere il vostro attaccante di punta, anche più di Higuain.

 


Blaise Matuidi. Sebbene sia il centrocampista titolare della Francia ed ex capitano del PSG, Matuidi è arrivato con l’etichetta di scarto della squadra parigina. L’impatto di Matuidi sulla Juventus potrebbe essere molto superiore a quello che ci si aspetterebbe da un giocatore arrivato senza troppi entusiasmi. Al netto del fatto che il francese dia il suo meglio come mezzala in un centrocampo a 3, la sua duttilità, la sua energia e la sua esperienza internazionale potrebbero essere preziosi in ogni tipo di centrocampo, colmando coi suoi strappi e la sua capacità di tenere ritmi alti lo scarso dinamismo del reparto, uno dei principali limiti nella passata stagione.

 

 

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