Chi in più: Mike Maignan, Olivier Giroud, Fodé Ballo-Touré, Alessandro Florenzi, Pietro Pellegri.
Chi in meno: Gianluigi Donnarumma, Hakan Calhanoglu, Soualiho Meité, Diogo Dalot, Mario Mandzukic.
Piazzamento dello scorso campionato: 2° posto
Una statistica interessante della scorsa stagione: il Milan è stata la squadra ad aver effettuato più dribbling (433) e la terza (dopo Atalanta e Sassuolo) ad averne tentati di più (666, il numero del diavolo oltretutto).
Sembra passata una vita, ma all’inizio di quest’anno il Milan di Stefano Pioli era primo in classifica in Serie A, legittimando la serie incredibile di risultati positivi (27) cominciata nella seconda parte della stagione 2019/20, quella post lockdown. Il Milan ha vissuto più di sei mesi come la squadra più in forma e brillante del campionato, forse addirittura d’Europa, una delle poche capace di compattarsi nelle difficoltà e di esaltarsi in un calendario fittissimo di gare. Uno periodo tanto esaltante da far cambiare idea a Gazidis, che dopo aver licenziato Boban ha deciso di rinunciare alla rivoluzione di Ragnick per puntare su Stefano Pioli e, soprattutto, Maldini e Massara. Un periodo di forma troppo lungo per essere stato frutto del caso, in cui il Milan, a cavallo di due stagioni difficili, è riuscito a mantenere un livello di intensità difficile da pareggiare in Italia, indipendentemente dai giocatori in campo e dalle assenze di giornata. Persino da quella di Ibra che, tornato in Europa a quasi 38 anni, aveva scoperto di essere ancora dominante (dieci gol nelle prime sei partite del campionato '20/'21). Sappiamo bene cosa è successo poi: nel giro di poco più di un mese, tra gennaio e febbraio, arrivano le sconfitte con Juventus, Atalanta e Spezia, Zlatan si fa espellere in Coppa Italia nel quarto di finale (partita secca) con l’Inter che, poche settimane dopo, vince il derby 3-0 e si prende la testa della classifica.
Nei mesi successivi qualcuno pensava fosse scoppiato definitivamente, ma il Milan ha tenuto botta come poteva, è scalato fino al quinto posto ma grazie alle vittorie con Juventus e a quella decisiva, all’ultima giornata, con l’Atalanta, è riuscito a qualificarsi in Champions League per la prima volta dopo sette anni – tornando al secondo posto in classifica, che non cambia niente rispetto al terzo o al quarto ma è simbolo di una stagione, di un anno e mezzo a dire il vero, globalmente positivi. Stefano Pioli ha trovato un’identità a una squadra che non l’aveva, ha inserito un giocatore fuori scala come Ibra ma è riuscito a farne a meno, ha messo Theo Hernandez, Kessié e Calhanoglu nelle condizioni di dare il proprio meglio, ha messo a posto la difesa e trasformato Davide Calabria, ha reso utili anche giocatori ancora difficili da inquadrare come Rebic e Saelemakers, o dal rendimento poco costante come Leao e Brahim Diaz. Niente male come base per cominciare una nuova stagione.
Le incognite, tanto vale dirlo subito, riguardano le cessioni importanti (in realtà contratti scaduti) di Donnarumma e Calhanoglu. Se è difficile prevedere le effettive conseguenze del cambio di portiere, e in parte dipenderà anche dal rendimento di Maignan, che ha qualche caratteristica in comune con Donnarumma ed è arrivato a Milano dopo una grande stagione, è ragionevole immaginare che rinunciare al miglior portiere del campionato – non c’è altro modo di metterla – qualche conseguenza l’avrà. Allo stesso modo, anche se alcuni tifosi del Milan non hanno mai stravisto per Calhanoglu, si trattava comunque di un giocatore importante nei meccanismi di Pioli e che sarà difficile da rimpiazzare. Ma andiamo con ordine.
Come difende il Milan?
Alla fine della scorsa stagione il Milan giocava in modo piuttosto conservativo. Pur mantenendo un’intensità e un’aggressività superiori alla media del campionato italiano, non applicava né l’una né l’altra in tutte le zone del campo. Per esempio: è stata la squadra a effettuare più tackle vincenti in assoluto (seconda c’era l’Atalanta) ma soprattutto nel primo terzo di campo, quello difensivo (dove solo il Parma ne ha fatti di più), e nella fascia centrale di campo (dove però ne ha fatti meno dell’Atalanta).
Nell’ultimo terzo di campo, quello della riaggressione e della pressione alta sulla costruzione avversaria, il Milan è a metà classifica (l’Atalanta, per fare un confronto, è prima). Forse anche a causa della stanchezza e degli infortuni (che soprattutto tra febbraio e marzo hanno ridotto le possibilità di Pioli all’osso), il Milan ha giocato con un blocco medio-basso che non disdegnava la difesa posizionale a ridosso della propria area di rigore. A conferma di questo anche il numero basso di intercetti (l’Atalanta è prima anche in questo, il Milan nella parte destra della classifica) e il numero alto di cross e tiri bloccati con il corpo, cioè mettendosi davanti alla palla.
Certo l’avversaria era il Real Madrid, e in fondo era solo un’amichevole estiva, è interessante però l’elasticità con cui il 4-4-2 difensivo del Milan si alza e si abbassa sul campo, allungandosi e accorciandosi.
È uno stile difensivo che ha esaltato anzitutto le qualità di Romagnoli e Kjaer, quest’ultimo autore di una stagione stellare, la sua migliore da quando è in Italia. E che ha contribuito alla crescita di Calabria, ormai un ostacolo difficile da superare nell’uno contro uno ed elemento equilibratore fondamentale per compensare Theo Hernandez. Calabria resta spesso vicino ai centrali (movimento a cui è abituato anche Florenzi, arrivato da Parigi) ma dà il suo contributo anche con la palla, risalendo il campo in conduzione: dopo Theo e Calhanoglu, e dopo (ma di poco) Kessié, la scorsa stagione è stato il giocatore a risalire più metri portando palla.
Alla difesa degli spazi contribuisce ovviamente la coppia di centrocampisti centrali, due giocatori in grado di coprire molto campo per sostenere gli sprazzi di pressing alto e poi ripiegare nei raddoppi sulle fasce o, nel caso in cui la squadra avversaria porti la palla nella metà campo rossonera, abbassarsi a pochi metri dalla difesa. È un lavoro che pare tagliato sulle doti fisiche e sull'intelligenza tattica di Frank Kessié, ma in cui anche Bennacer si trova bene quando c’è da accorciare in avanti, e a cui ovviamente sarebbe molto adatto anche Bakayoko, in questi giorni vicino al Milan.
A un sistema difensivo collaudato e affidabile, alla base della trasformazione del Milan, si è aggiunto dallo scorso gennaio un centrale veloce e aggressivo come Tomori, adattatosi bene fin da subito ma che nella prossima stagione potrebbe alzare ulteriormente il livello di tutto il reparto. Tomori può giocare sia a destra che a sinistra e impostare con entrambi i piedi, ma è da sinistra (al posto di Romagnoli, quindi, che però la scorsa stagione Pioli ha continuato a preferire per marcare attaccanti particolarmente forti fisicamente) che può diventare un’arma aggiuntiva in costruzione. Il sinistro è il lato forte del Milan, che usa Theo Hernandez per risalire il campo, spesso cercandolo direttamente con i lanci diagonali del portiere.
Maignan nelle amichevoli estive ha dimostrato di dover migliorare su quella diagonale se non vuole mandare molti palloni in fallo laterale, ma potendo contare sui cambi di campo di Tomori il Milan potrà muovere la palla con più varietà, andando a destra per poi tornare a sinistra qualche metro più avanti. Inoltre, anche se il Milan resta più efficace quando attacca in transizione, senza gli smarcamenti e le cuciture di Calhanoglu, e contro squadre passive, le qualità con la palla di Tomori torneranno molto utili quando ci sarà da attaccare in modo più posizionale nella metà campo avversaria.
Per esempio, nell’ultima amichevole giocata contro il Panathinaikos, in un’occasione in cui Tonali si è abbassato tra i centrali facendolo allargare sul lato sinistro, Tomori ha pescato Giroud da centrocampo (di sinistro, anche se in teoria è destro) tutto solo al centro dell’area di rigore.
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L’azione che ha portato al primo gol di Giroud comincia con una costruzione molto prudente in cui Tonali si abbassa tra i centrali quasi all’altezza di Maignan, che cerca direttamente Tomori quasi sulla linea laterale. Il Milan risale il campo sfruttando tutti gli elementi del rombo di costruzione (Tonali, Kjaer, Krunic e appunto Tomori) e quando la palla torna al difensore canadese può portarla indisturbato fino a dopo la metà campo.
Come attacca il Milan?
Come accennato, il Milan è una squadra che attacca meglio in modo diretto, i cui giocatori offensivi amano portare palla e dribblare - ad eccezione di Giroud e Ibrahimovic, ovviamente, ma compreso Theo Hernandez anche se nominalmente parte dalla posizione di terzino - attaccando spazi aperti e difese destrutturate. Forse anche per questo il Milan si abbassa fino alla metà campo quando sfumano (timidi o disorganizzati) tentativi di pressing alto, e non ha problemi a scendere anche fino alla propria trequarti, per allungare il campo da attaccare, creando i presupposti per le transizioni medio-lunghe in cui si esalta.
Galleggiando all'altezza della linea di metà campo il Milan cerca la riconquista del pallone con la densità, portando molti uomini dal lato della palla quando il possesso avversario scivola sulle fasce; oppure con le qualità e l'aggressività dei singoli giocatori, e una volta riconquistata palla cerca di uscire dalla zona congestionata con il palleggio per poi andare in verticale. Alternativamente si torna indietro e si costruisce dalla difesa e dal portiere - anche perché non si può giocare una partita intera in transizione e al controllo degli spazi senza palla va aggiunto un minimo di controllo con la palla.
Si tratta anche in questo caso di un calcio prudente, solido e flessibile, in cui la differenza la fa l’interpretazione dei vari giocatori a disposizione e la loro capacità di associarsi nei veloci blitz con cui il Milan arriva nei pressi dell’area di rigore avversaria. Un esempio positivo, sempre prendendo spunto dalle amichevoli estive, per quel che valgono, arriva dall’azione che ha portato al palo di Theo Hernandez contro il Real Madrid, in cui dopo aver recuperato palla a destra il Milan esce verso il centro in palleggio (sono coinvolti Calabria, Tonali, Brahim Diaz e Saelemakers) e poi arriva sul lato debole con delle rapidi conduzioni, dove Rafael Leao e Theo Hernandez sono in superiorità su Lucas Vazquez.
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Poche difese possono assorbire le corse di Theo Hernandez quando attacca il lato debole.
Il che non significa che non ci sia un’idea collettiva per attaccare in modo più ragionato, utilizzando i principi del calcio posizionale, occupando cioè i cinque corridoi del campo con cinque giocatori. Il Milan questo lo fa (con gli esterni sul lato debole che stringono mentre il terzino sale, oppure nel caso della fascia sinistra compensando i movimenti di Theo Hernandez che ama portare palla verso il centro) ma la risoluzione dell’azione dipende sempre dagli strappi o dalle intuizioni personali. La qualità collettiva principale del Milan resta l’equilibrio, anche quando accelera lascia quattro o cinque giocatori a protezione (i due-tre difensori più i due mediani).
L'equilibrio, unito alla semplicità dei movimenti, ha come conseguenza negativa il fatto che quando si alza molto il baricentro, portando gli attaccanti sulla trequarti con le spalle alla porta, il Milan diventi un po’ prevedibile. La palla rallenta e le ricezioni diventano difficoltose, in alcuni casi goffe. Contro i blocchi bassi il possesso rossonero rischia di impantanasi aspettando che la svolta arrivi dai piedi di un singolo, anche cercando un tiro forzato (lo scorso anno non solo è stata la squadra a dribblare di più del campionato, ma anche la terza a calciare – in media – più da lontano dopo Crotone e Sassuolo) o un cross in area da situazione statica.
È sulla trequarti che le differenze tra i giocatori a disposizione di Pioli diventano rilevanti ed è lì che il Milan dovrà negoziare la propria dimensione, il proprio peso tra le squadre che possono pensare di vincere lo scudetto. Leao, Salemakers e Rebic non hanno la qualità nei controlli con le spalle alla porta e l’uomo addosso che hanno invece Giroud, Ibra e Diaz. Al tempo stesso se Kessié e Bennacer hanno la qualità e il carisma per giocare palloni anche difficili e rischiosi in avanti, o per portare palla in zone calde di campo, Tonali e Krunic (i loro primi sostituti) sembrano ancora troppo timidi e attenti a conservare palla. A questo proposito va ricordato che Kessié salterà le prime due giornate per uno stiramento al flessore della coscia sinistra, mentre sia lui che Bennacer giocheranno la Coppa d’Africa a fine anno: senza di loro parliamo di un Milan molto diverso.
In questi giorni si parla di un possibile ritorno di Bakayoko, o di Yacine Adli, e se il primo sembra un back-up perfetto per sostituire uno dei due titolari, l’interesse per il secondo lascia pensare che Pioli pensi a un centrocampo a tre. Il che potenzialmente potrebbe modificare anche il modo di difendere, nella direzione magari di un Milan maggiormente aggressivo in fase di recupero alto e pressing sulla costruzione avversaria. Il che lo aiuterebbe a non allungarsi troppo sul campo, isolando la punta o, se dovessero giocare Ibra e Giroud insieme, le due punte, un rischio che adesso il Milan corre.
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L’occupazione dei canali verticali del campo serve anche a impegnare i giocatori avversari e a creare spazio per le progressioni palla al piede delle seconde linee, come Theo, Kessié o Calabria. Contro il Panathinaikos Giroud è arrivato a prendere il palo in seguito a una bella conduzione del terzino sinistro francese, nello spazio creato appunto da cinque giocatori offensivi sulla linea di campo più alta. Da notare come Saelemakers fosse finito a sinistra nel corso dell’azione e, nonostante ciò, l’occupazione dei canali è piuttosto ordinata.
Come si sostituisce Calhanoglu?
Ok arrivati a questo punto dobbiamo chiederci come farà, Pioli, a sostituire Hakan Calhanoglu. Alcuni tifosi del Milan non hanno mai particolarmente amato il trequartista turco ma è un dato di fatto che si trattava di uno dei giocatori più importanti: Calhanoglu, semplicemente, faceva moltissime cose e sarà difficile sostituirlo. Oltre a battere punizioni e rigori, lo scorso anno è stato il giocatore che ha tirato di più dopo Ibrahimovic (di gran lunga il giocatore offensivo più influente sulla trequarti) e dopo i tre che hanno giocato in vari momenti in attacco (Ibra, Leao e Rebic) è quello ad aver generato più Expected Goals (senza contare i rigori).
Dopo Kessié, Theo e Calabria era quello a fare più passaggi per partita, ed erano loro quattro a far entrare la palla nell’ultimo terzo di campo. Calahnoglu è stato il giocatore ad aver effettuato più azioni (dribbling o passaggio) che hanno portato al tiro lui o un compagno: 174 (i migliori tra i suoi compagni, sempre Theo e Kessié, si fermano a meno della metà). È stato il giocatore ad effettuare più passaggi in area di rigore e, ovviamente è quello che ha fatto più assist (9). L'esordio con la maglia dell'Inter, con assist da angolo e gol da fuori area nel giro di un quarto d'ora, ha ricordato amaramente ai tifosi rossoneri che non si trattava di un giocatore qualsiasi.
La sua partecipazione al gioco - in assenza di un giocatore con caratteristiche simili - potrà essere ovviata magari da uno stile meno diretto di prima, in cui gli esterni d'attacco partecipino maggiormente alla costruzione (d'altra parte lo stesso Calhanoglu partiva talvolta dall'esterno). Nelle amichevoli estive la catena di sinistra formata da Tomori-Hernandez-Leao faceva salire bene la palla fino alla trequarti, ma anche quando ha giocato Brahim Diaz a destra ha fatto bene insieme a Calabria e Saelemakers (lo spagnolo è il secondo giocatore dopo Theo ad aver tentato più dribbling lo scorso anno) e quando il lato forte è quello destro il Milan può sfruttare le progressioni e gli inserimenti di Hernandez su quello "cieco". Per immaginare Diaz come trequartista titolare dietro a una punta, invece, al momento serve immaginazione, è lontano dal volume di gioco di Calhanoglu e dovrebbe compiere un salto non indifferente praticamente dall’oggi al domani.
Discorso diverso per un giocatore come Vlasic (di cui si parla ma che sembra difficile possa arrivare dopo che è stato preso anche Pellegri), un trequartista con grande dinamismo e qualità negli ultimi trenta metri, che potrebbe cambiare faccia e ambizioni al Milan facendo dimenticare all'istante il turco. Dovesse arrivare Bakayoko, invece, un eventuale passaggio al un centrocampo a 3 come detto potrebbe aumentare l’aggressività senza palla (aumentando quindi i recuperi e le possibili transizioni medio-corte) e portare un giocatore tra le linee dinamicamente, evitandogli la ricezione spalle alla porta.
Molto probabilmente, però, Pioli potrebbe puntare su una coppia di punte che si alterni nel compito di venire incontro alla palla, con uno dei due a dare la profondità e a riempire sempre l’area, come si è visto nell’ultima amichevole con il Panathinaikos quando Rebic ha affiancato Giroud. Avrebbe senso e permetterebbe di far giocare insieme Ibrahimovic e Giroud, e si spiega così la "scommessa Pellegri", rischiosa considerata la ventina di presenze negli ultimi tre anni, ma senza dubbio affascinante. Giroud intanto sembra molto motivato a riprendersi lo spazio in prima fila che gli è stato negato lo scorso anno in Premier League (ha giocato meno di 750 minuti) e il Milan potrebbe anche appoggiarsi alle punte con i lanci lunghi per risalire il campo. Il rischio sarebbe quello di perdere equilibrio e allungarsi, oltre alle difficoltà che avrebbe nel pressare, nella metà campo avversaria ma anche nella propria.
Quella di Pioli resta una delle squadre più competitive del campionato, con un’organizzazione semplice e giocatori adatti e abituati a giocare insieme. Dipende da alcune individualità forti e insostituibili – Theo, Kessié e Ibra su tutti – di cui però dovrà per forza di cose fare a meno in alcuni momenti della stagione. Se le rotazioni funzioneranno e la squadra riuscirà ad avere picchi di forma nei momenti giusti potrebbe essere un’altra bella stagione per i rossoneri.
Giocatore chiave
Frank Kessié. Con il contratto in scadenza è importante evitare un altro caso Donnarumma, o Calhanoglu. Ma al di là del futuro è nel presente che le qualità e lo stato di forma dell’ivoriano possono fare la differenza. Se Kessié avrà una grande stagione, molto probabilmente ce l’avrà anche il Milan.
Giocatore di cui avere la maglia
Per chi ha già quella di Ibrahimovic, dopo l’Europeo direi che quella di Simon Kjaer ha acquistato un valore particolare. Sperando che ripeta la stagione passata.
Miglior scenario possibile
Il Milan parte forte e batte Lazio e Juventus alla terza e alla quarta giornata di campionato, infila undici risultati utili positivi prima di giocarsi la vetta del campionato nel derby con l’Inter. Giroud decide la partita con uno scorpione che rende appena appena geloso Zlatan, che ha recuperato dai problemi al ginocchio e segna con una media di un gol a partita. Da quel momento in Milan non si ferma più e nella seconda parte di stagione gli esplode tra le mani il talento di Pellegri, che a partita in corso diventa un'arma indifendibile. La squadra ha una piccola flessione quando Bennacer e Kessié partono per la Coppa d’Africa, la Juventus di Allegri si riavvicina ma la costanza dei rossoneri alla fine ha la meglio e con il pareggio contro l’Atalanta alla penultima giornata il Diavolo torna campione dopo dieci anni e scuce lo scudetto dal petto dell’Inter.
Peggior scenario possibile
Il Milan fatica a segnare fin dalle prime partite e una serie di infortuni muscolari tengono fuori Kessié e Ibrahimovic. Theo Hernandez a dicembre sembra non avere più la forza neanche per salire le scale di casa propria e Giroud passa il tempo in campo a litigare con i compagni che non fanno mai la cosa che vorrebbe lui. Maignan compie un errore e viene inondato di critiche sui social, al punto da chiedere a Pioli di far giocare Tatarusanu. Quando Kessié e Bennacer vanno in Coppa d'Africa il Milan perde sia con la Juve che con l'Inter e scivola fuori dalla zona Champions. Alla fine deve accontentarsi della Conference League, con in più la tristezza dell'addio al calcio di Ibra a fine stagione.