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Perché il Milan sta cercando Yacine Adli
13 ago 2021
13 ago 2021
Una scommessa coraggiosa.
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Se non vi basta il casco di capelli ricci, gli occhi neri tristi, il tocco palla felpato, la corsa dinoccolata per innamorarvi di Yacine Adli, dovreste sapere anche che sa giocare a scacchi e suonare il pianoforte.



Se siete diventati intolleranti di fronte a stranieri che cantano Bella Ciao per La casa di carta, beh, mi dispiace.


 

Nel video lo vediamo mangiare uova, avocado e pane, su cui mette dell’olio d’oliva a chilometro zero che definisce “il segreto del piatto”. Non sappiamo quanto abbia modellato la sua giornata sul fatto che stava arrivando la troupe televisiva del club, ma le sue giornate sembrano interamente rivolte al calcio, tra allenamenti con la pallina da tennis, recupero fisico e dieta perfetta. Non ha certo l’aria di chi, qualche anno fa, sembrava aver preso la piega dei talenti sprecati e decadenti cresciuti nelle giovanili del Paris Saint Germain.


 

Nel 2018 era in scadenza di contratto col PSG e gli erano bastati sette minuti tra i professionisti per attirare l’interesse di squadre come Manchester City, Bayern Monaco e Barcellona. C’era anche la Juventus: si diceva già che i bianconeri potessero replicare l’affare fatto con Coman, un talento cresciuto nel PSG convinto a trasferirsi in Italia con la promessa di lasciargli maggiore spazio. L’Arsenal era stato più concreto ed era arrivato a offrirgli un contratto. L'idea era stata di Unai Emery, l'uomo che lo aveva fatto esordire a Parigi. Adli ha rifiutato («Non rimpiango nulla» ha rassicurato tempo dopo, quando quella domanda gli viene posta con una nota di provocazione). La parabola di Adli ha preso una traiettoria anticlimax: ha rinnovato col PSG, è restato sei mesi senza giocare e a gennaio del 2019 si è trasferito al Bordeaux a titolo definitivo per cinque milioni e mezzo.


 

Ha uno strano legame col Bordeaux. Adli è nato a Parigi, dove suo padre gestiva un bar casualmente diventato un punto di ritrovo per i tifosi del Bordeaux nella capitale. In realtà Yacine ha iniziato a tifare Lione, crescendo con il mito di Juninho Penambucano, dei suoi calci di punizione e del suo dominio calmo sul gioco della propria squadra. Dopo una prima stagione difficile, da 7 presenze, nel Bordeaux la sua influenza è aumentata di partita in partita, fino alla scorsa stagione, quella della sua consacrazione. Adli non è diventato il nuovo Zidane - come tutti i francesi di origine algerina devono in sostanza diventare per alcuni media - ma ha comunque dimostrato qualità interessanti e un gusto estetico per il gioco che lo ha reso un centrocampista di culto in Ligue 1. La stagione del Bordeaux è stata deludente, e Adli è andato anche davanti ai microfoni a lamentarsi pubblicamente della situazione, dimostrando un carisma non scontato.


 



Il suo addio è nell’aria, anche se il fatto che una squadra come il Milan possa interessarsi a lui non è scontato. Adli ha giocato un’ottima stagione, dimostrando qualità interessanti, ma a 21 anni sembra ancora acerbo e distante dal poter essere un rimpiazzo ideale per Calhanoglu. Senza dimenticare che stiamo parlando di un giocatore strano, con limiti e pregi molto spiccati.


 

Un giocatore raffinato


Adli è alto un metro e 86 e ha un fisico pesante, sembra lento e impacciato, ma sa accendersi d’improvviso in conduzioni palla con un’andatura da ciondolante da calciatore degli anni ’70. Ha iniziato la sua carriera da numero 10, o da esterno offensivo, e col tempo è arretrato seguendo il destino di tutti quei trequartisti che nel calcio contemporaneo vengono più usati per resistere alla pressione che per rifinire il gioco. È anche la migliore qualità di Adli. Col tempo ha imparato il gusto per le cose semplici: ricezioni pulite, passaggi vicini, piccole operazioni di cucitura del gioco che aumentano il controllo per la propria squadra. Nonostante da giovane sia stato paragonato ad Adrien Rabiot (più che altro per i capelli ricci), il suo primo controllo è d’alta scuola. Gli permette di giocare bene con l’uomo addosso, orientare il gioco. Quando lo spazio si restringe, viene fuori un istinto creativo da calcio di strada che rappresenta la parte più affascinante del suo gioco. Guardate qui che colpo di tacco.


 


 

 

Completa 2 dribbling per 90 minuti (dati Statsbomb), un numero abbastanza significativo per una mezzala. Non ha l’esplosività per saltare sempre l’uomo in modo diretto, ma usando la tecnica può sempre ricavarsi lo spazio per la giocata successiva. Come potete immaginare, perde palla più volte di quanto dovrebbe.


 

Adli ha giocato mezzala destra o mezzala sinistra di un 3-5-2 e partecipava a tutta la fase di possesso palla del Bordeaux. Dopo i difensori, era il calciatore della squadra con più palloni toccati ogni 90 minuti. Veniva in basso a prendere il pallone, poteva decidere di scambiare con i compagni vicino oppure di girarsi e cercare i movimenti in verticale degli attaccanti. Non ha perso la vena da numero dieci: rimane un giocatore a cui piace dribblare e mandare in porta i compagni con passaggi anche lunghi e ambiziosi. La sua visione di gioco è la parte più speciale del suo gioco. Ha 1,4 passaggi chiave ogni novanta minuti. In quest’azione inventa un filtrante del tutto improvviso, mentre era girato da tutt’altra parte. È quel tipo di centrocampista capace di alzare mille volte la testa prima di ricevere, usando gli occhi come uno scanner ricognitore per trovare i compagni, e di utilizzare la sensibilità del suo piede destro per aprire il gioco in cambi di gioco disegnati col compasso o per andare in profondità con lanci diretti verso gli attaccanti.


 


 

 

Nonostante l’aria da centrocampista lento e démodé, Adli ha un’attitudine verticale al gioco, per le conduzioni e i passaggi in avanti e per il modo in cui cerca i filtranti. La qualità balistica del suo piede è la singola qualità più allettante per una squadra che deve sostituire Calhanoglu. Il turco al Milan è calato di rendimento la scorsa stagione, ma il suo apporto è rimasto determinante per la pericolosità con cui batteva calci d’angolo e punizioni indiretti: se il Milan era la squadra a produrre più xG da calcio piazzato indiretto era soprattutto grazie al destro di Calhanoglu. Adli non ha quel tipo di pericolosità, ma al Bordeaux batte punizioni e angoli con grande efficacia.


 

Tatticamente Adli può ricoprire il suo ruolo: sia come mezzala di un 4-3-3 che come ibrido mezzala-esterno offensivo di un 4-2-3-1, dove potrebbe giocare anche da trequartista centrale. Non è detto che farlo giocare più vicino alla porta sia una brutta idea, vista la sua creatività. L’altro aspetto incoraggiante per il Milan, è un dinamismo poco appariscente ma che gli permette di coprire molto campo. Adli si muove tanto, e si sovrappone molto bene anche sull’esterno con dei tagli laterali interessanti. È chiaro che non può avere l’intensità fisica e tecnica di Calhanoglu, né la sua pericolosità negli ultimi metri (tira pochissimo, per esempio), ma è un giocatore associativo che potrebbe dialogare bene con altri giocatori tecnici della squadra (Ibra,Theo, Brahim, Bennacer).


 

Adli però rimane un giocatore dallo stile minimale, elegante ma dall’efficacia ancora tutta da dimostrare. Il rischio, in una squadra con grandi pressioni come il Milan, è che venga etichettato subito come uno che non sa fare niente, e che Adli ceda sotto il peso di queste pressioni. Un rischio che si può evitare affiancandogli un giocatore più pronto ed esperto di lui per sostituire Calhanoglu. In ogni caso, va fatto secondo me un ragionamento anche sul significato di questo tipo di operazioni che fa il Milan.


 

L’affare Adli dovrebbe chiudersi intorno ai dieci milioni di euro, e contiene quindi un margine di rischio del tutto accettabile su un giocatore di ventuno anni. Il Milan - con Ricky Massara e Paolo Maldini - continua a distinguersi come l’unico club italiano di fascia alta, insieme all’Atalanta, a lavorare sul calciomercato con delle idee coraggiose. Idee che magari possono non funzionare, crollare sul peso della loro ambizione, ma che almeno cercano di uscire dall’impasse in cui sembrano imprigionate le squadre italiane oggi, che senza soldi si affidano fin troppo all’amicizia dei procuratori. In fondo, all’assenza di soldi si dovrebbe rispondere con una maggiore creatività negli acquisti, comprando in mercati non sempre così battuti dalla Serie A.


 

Il Milan negli ultimi due anni ha comprato diversi giocatori non ancora formati dall’estero: Mike Maignan, Rafael Leao, Brahim Diaz, Fikayo Tomori, Ballo-Touré, Alexis Saelemakers, Pierre Kalulu, Petter Hauge - ceduto all’Eintrach con un’immediata plusvalenza nemmeno un anno dopo il suo acquisto. Lo scorso anno il Milan era la squadra con l’età media di gran lunga più bassa del campionato italiano. Non è detto che sia una strategia vincente, ma per lo meno è chiara. L'acquisto di Adli andrebbe quindi in maniera chiara verso questa direzione e, indipendentemente da come andrà, la Serie A potrebbe diventare un campionato più elegante.


 

 

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