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Foto di Marco BERTORELLO / AFP
Fondamentali Fabio Barcellona 24 dicembre 2020 8'

Theo Hernandez è il simbolo del Milan di Pioli

La sua grande prestazione ha spostato l’inerzia nella sfida contro la Lazio.

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Al minuto 86 di Milan-Lazio, che in quel momento stanno pareggiando per 2-2, Romagnoli serve Theo Hernandez dieci metri dietro la linea di centrocampo, sulla sinistra. Sul terzino del Milan si alza in pressione Akpa-Akpro, entrato 10 minuti prima al posto di Milinkovic-Savic forse proprio con l’obiettivo di contrastare Hernandez nel momento in cui le forze dei giocatori in campo stavano nettamente calando e la corsa del giocatore francese poteva diventare, ancora di più, una minaccia per gli equilibri difensivi della Lazio.

 

Hernandez si protegge dalla pressione dell’avversario portando il pallone verso l’interno, dando l’idea di volerlo restituire a Romagnoli alla sua destra, come avrebbe fatto il 99% dei terzini in una situazione analoga. Invece con un dribbling che sta sempre più assumendo un carattere distintivo, Hernandez, facendo perno sul suo piede destro e sul corpo di Akpa-Akpro, ruota di 180° attorno al giocatore della Lazio, se lo mette alle spalle e parte in progressione senza che il laziale, appena ammonito, possa spendere un fallo per fermarlo. Lazzari, che stava controllando l’esterno Hauge, è quindi costretto a muoversi verso l’interno per contrastare la corsa di Hernandez che, sfruttando magnificamente la superiorità numerica creata dal dribbling, serve proprio il norvegese su cui a questo punto è costretto a uscire Patric.

 

Hernandez a quel punto poteva attaccare lo spazio lasciato libero dal terzo di difesa della Lazio per ricevere il passaggio di ritorno da Hauge. Ormai nel cuore dell’area della Lazio, dopo una corsa di 60 metri, il terzino del Milan ha ancora la lucidità e la brillantezza tecnica per servire un assist rasoterra per il movimento incontro di Rebic. Solo un’ottima parata di Reina evita il terzo gol del Milan.

 

La conduzione di Hernandez costringe Lazzari a lasciare la marcatura di Hauge che viene servito perfettamente dal terzino rossonero. Su Hauge è costretto ad uscire, a catena, Patric ed Hernandez attacca proprio lo spazio lasciato libero dal difensore spagnolo per ricevere il passaggio da Hauge. Nell’azione non ci sono solo le doti atletiche e di conduzione di Hernandez, ma anche un perfetto sfruttamento verticale del vantaggio posizionale conseguito con il dribbling su Akpa-Akpro.

 

Cinque minuti dopo, in pieno tempo di recupero, Theo Hernandez riesce a partire di nuovo sulla fascia sinistra, all’altezza della linea di centrocampo. Dopo essere rientrato con un tocco verso l’interno per scansare ancora una volta Akpa-Akpro triangola a ridosso dell’area di rigore con Calhanoglu che immediatamente gli restituisce il pallone. A quel punto Hernandez gioca un altro triangolo con Rebic, che però gli restituisce un pallone troppo lungo, nella zona tra Felipe e Reina. Il difensore, preoccupato che il terzino del Milan potesse arrivare anche lì, concede il corner dal quale è arrivato il gol vittoria del Milan, con un colpo di testa proprio di Theo Hernandez, arrivato al termine di una partita in cui i rossoneri avevano sofferto per lunghi tratti.

 

A rompere l’equilibrio, insomma, sono state le doti di Theo Hernandez, che nei minuti finali è esondato sulla partita, travolgendo con la forza e la qualità delle sue conduzioni la fascia destra della difesa laziale.

 

L’essenzialità del Milan

Come il gol della vittoria, anche la prima rete del Milan è nata da un calcio d’angolo battuto da Calhanoglu, sempre dal lato sinistro del campo. I gol derivanti da situazioni da calcio piazzato non sono certo occasionali per i rossoneri che, assieme al Benevento, sono la squadra di Serie A che ha realizzato più reti – ben 7 – da situazioni statiche, di cui 5 da calcio d’angolo. Un premio frutto del lavoro di preparazione degli schemi dello staff tecnico e del piede destro di Calhanoglu, giunto al quarto assist su palla inattiva.

 

La squadra di Pioli ha quindi sfruttato al massimo, in occasione del primo e del terzo gol, alcune delle sue migliori qualità: i calci piazzati e le conduzioni palla al piede di Theo Hernandez. Ma anche il rigore con cui i rossoneri hanno raggiunto il doppio vantaggio dopo solo un quarto d’ora circa di partita ha avuto origine da un’azione tipica della squadra di Pioli. Correndo all’indietro Calhanoglu intercetta passaggio all’indietro di Correa verso Escalante e a subito innesca la corsa di Saelemaekers in conduzione, proprio come gli chiede di fare Pioli il più in fretta possibile dopo il recupero. Il centrocampista belga salta la prima pressione potendo quindi servire con un filtrante il movimento di Rebic, che si guadagna il rigore per un fallo di Patric.

 

Calhanoglu sorpassato dal pallone non si ferma e intercetta il pallone di Correa diretto a Escalante, innescando la ripartenza del Milan.

 

Anche l’azione da cui è nato il secondo gol del Milan evidenzia le migliori qualità degli uomini di Pioli, l’incessante volontà di recuperare il pallone andando in pressione sugli avversari e la capacità di giocare con velocità e in verticale, ribaltando rapidamente il fronte del gioco.

 

Riuscire a capitalizzare i punti di forza e giocare sempre con estrema convinzione il calcio progettato dal proprio allenatore, ha permesso al Milan di conquistare tre punti in una partita in cui gli uomini di Pioli hanno sofferto per quasi tutta la parte centrale del match e in cui hanno prevalso tatticamente solamente nel primo e nell’ultimo quarto d’ora dei 90 minuti di gioco.

 

Il pressing del Milan e la risposta della Lazio

Recuperato Tonali, uscito dal campo per infortunio durante la partita contro il Sassuolo, Stefano Pioli ha cambiato il meno possibile la struttura della squadra, già priva di Bennacer, Kjaer e Ibrahimovic, inserendo Krunic al posto dello squalificato Kessie, senza spostare Calhanoglu o Calabria dalle loro posizioni abituali, e schierando Rebic nel consueto ruolo di esterno sinistro con Leao al centro dell’attacco.

 

Il Milan ha cominciato pressando alto la prima costruzione della Lazio: il fronte offensivo dei rossoneri si adattava perfettamente al rombo arretrato di costruzione dei biancocelesti e Pioli ha provato a sfruttare la naturale sovrapposizione degli schieramenti per organizzare un pressing centrato sul controllo individuale: il centravanti Leao sul centrale Felipe, il trequartista Calhanoglu sul mediano Escalante, Rebic e Saelemaekers su Patric e Radu.  Inoltre, il compito dei due esterni era anche quello di orientare la postura e gli angoli di pressione in maniera tale da schermare il passaggio verso l’esterno dello stesso lato, per consentire ai terzini Calabria ed Hernandez di rimanere il più possibile stretti vicino ai centrali. Dietro la prima linea di pressione, l’interno del lato forte marcava la mezzala, mentre quella dal lato debole stringeva la propria posizione fornendo copertura al compagno di reparto e proteggendo la linea difensiva.

 

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Il pressing del Milan con i quattro giocatori offensivi sul rombo di costruzione avversario. Saelemaekers prova a porsi sulla linea di passaggio tra Radu e l’esterno sinistro Marusic e, cerchiato, Tonali marca da vicino la mezzala del lato forte, Luis Alberto.

 

Fino al gol del 2-0, il pressing del Milan ha sporcato la costruzione della Lazio, impedendo alla squadra di Inzaghi di consolidare il possesso e fornendo la base per ripartenze su distanze medio-corte per la squadra di Pioli. Dopo il rigore di Calhanoglu però i biancocelesti hanno trovato la chiave per disinnescare il pressing avversario, riuscendo ad avanzare in maniera pulita e costringendo il Milan a lunghe e scomode fasi di difesa posizionale. A fornire la soluzione ai problemi della Lazio sono stati Reina e le due mezzali, in particolare Luis Alberto.

 

Il portiere spagnolo, coi compagni più vicini marcati, ha cominciato a sfruttare la propria libertà assumendosi compiti più complessi di costruzione, riuscendo così a dare inizio all’azione della propria squadra giocando sia sul corto che sul lungo. Reina ha effettuato 37 passaggi – più di ogni giocatore del Milan fatta eccezione per Calhanoglu, Hernandez e Kalulu –  con una precisione del 92%, giocando con successo 8 palle lunghe su 10. L’utilizzo estensivo ed efficace di Reina, l’uomo libero in costruzione bassa, ha consentito alla Lazio di resistere, dopo il primo quarto d’ora, al pressing del Milan. Un altro grosso contributo alla risalita del pallone è arrivato dai movimenti delle mezzali che, abbassandosi, creavano una linea di passaggio e, una volta ricevuto il pallone, grazie alla loro qualità potevano resistere individualmente alla pressione di Tonali e Krunic. La Lazio ha costruito la propria risalita del pallone principalmente sul lato sinistro del campo, dove Luis Alberto ha controllato tecnicamente in ogni fase di gioco.

 

Un esempio del cruciale contributo di Reina e Luis Alberto alla risalita della palla della Lazio. Il Milan marca i tre difensori e il mediano Escalante. Reina trova con un filtrante Luis Alberto che si abbassa per dare una soluzione di passaggio. Tonali lo marca, ma lo spagnolo controlla con la suola tenendo distante il proprio marcatore e serve Immobile che gli restituisce il pallone lanciando un attacco in campo aperto della Lazio.

 

Risolto il problema della risalita del campo contro il pressing del Milan, la Lazio è riuscita a consolidare il possesso nella metà campo avversaria e a mettere in difficoltà il sistema difensivo rossonero. Gli uomini di Pioli hanno trovato più di una difficoltà a controllare il lato debole, dove le mezzali avversarie potevano ricevere sostanzialmente indisturbate approfittando della posizione stretta assunta dagli interni del Milan in copertura e della minore capacità di Krunic di coprire campo in orizzontale rispetto a Kessie. In questo modo Lazzari e Marusic avevano tempo e spazio per giungere al cross (10 per il primo e 9 per il secondo) ma, nonostante il dominio territoriale e di possesso (65% di possesso palla dal gol di Calhanoglu alla sostituzione di Immobile e Milinkovic-Savic con Pereira e Akpa-Akpro) la Lazio non è riuscita a creare chiare occasioni da gol, fatta eccezione per quello realizzato da Immobile, per la scarsa vena dei suoi esterni in fase di rifinitura e per l’ottima protezione dell’area da parte di Calabria, Kalulu e Romagnoli.

 

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L’azione del gol di Immobile mostra le difficoltà del Milan a coprire le mezzali avversarie sul lato debole. La palla è in possesso di Luis Alberto. Tonali e Krunic sono entrambi sul lato forte e lo stesso Calhanoglu, in profondo ripiegamento difensivo, fa densità in zona palla. Il pallone circola velocemente da Luis Alberto a Milinkovic-Savic passando da Cataldi e il serbo è sufficientemente libero per giocare con spazio e tempo a disposizione uno splendido assist per Immobile.

 

Durante tutta la parte centrale del match il Milan, partendo da un recupero palla piuttosto basso, ha avuto difficoltà a innescare le sue consuete ripartenze e più volte è stata costretta al lancio lungo verso Leao. Solo dopo l’uscita dal campo di Immobile e Milinkovic Savic la partita si è riequilibrata. Lasciato solo in attacco, Muriqi ha continuato a giocare una partita insufficiente, impedendo così ai compagni di trovare un riferimento su cui appoggiare la propria manovra. Akpa-Akpro ha privato la squadra del contributo qualitativo di Milinkovic-Savic e ha sofferto fisicamente l’atletismo di Theo Hernandez. La Lazio ha perso il controllo del pallone e la partita, complice probabilmente anche la stanchezza, è diventata più aperta e caotica, spostandosi su uno scenario e su ritmi perfettamente congeniali al Milan. Calhanoglu, come nel primo quarto d’ora, ha cavalcato con perizia, come suo solito, le onde di un calcio offensivo a ritmi elevati e Theo Hernandez ha deciso il match con quindici minuti da antologia.

 

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La centralità di Theo Hernandez e Calhanoglu nella pass-map rossonera.

 

Il Milan ha affrontato Sassuolo e Lazio priva di Kjaer, Bennacer e Ibrahimovic e, contro i biancocelesti, ha dovuto fare a meno anche di Kessie. Gli uomini di Pioli hanno ottenuto 6 punti dal difficile doppio confronto, vincendo due partite in cui hanno lasciato il pallone agli avversari per più del 60% del tempo. Le assenze hanno di certo parecchio ridotto la qualità tecnica complessiva della squadra, ma Pioli ha organizzato una squadra capace di focalizzare la propria concentrazione sui propri punti di forza, cercando di puntare sul recupero palla e su un gioco di transizioni veloci centrato sulle conduzioni palla al piede dei suoi corridori e sulle qualità di giocare a ritmi elevati di Hakan Calhanoglu. Pur nelle difficoltà e all’interno dei limiti dovuti alle pesanti assenze, Pioli è stato capace di sfruttare le migliori qualità della sua squadra, ovvero lo sfruttamento dei calci piazzati e l’incredibile dominio tecnico e atletico di Theo Hernandez.

 

Nella lunga parte centrale del match la Lazio ha giocato una buona partita, consolidando il possesso nella metà campo avversaria e negando agli uomini di Pioli la transizione offensiva. Tuttavia al Milan di oggi non è possibile concedere frazioni di partita, distrazioni nelle marcature in occasioni di calci piazzati e, come nell’ultimo quarto d’ora, giocatori come Immobile e Milinkovic-Savic. Nei momenti decisivi, come tutte le squadre, la Lazio non può fare a meno dei suoi giocatori migliori.

 

 

Tags : laziomilantheo hernandez

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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