Questo non è un pezzo in cui si mettono a confronto Stefano Pioli e Ralf Rangnick; così come pensare che per il Milan potesse essere meglio
, che avrebbe portato in Italia un metodo manageriale, di allenamento e di selezione dei talenti nuovo, non equivale a pensare che Pioli non avrebbe meritato una conferma, o peggio, che non sia un allenatore e una persona di livello. Mi interessa piuttosto capire come è stata accolta la scelta del Milan, di Gazidis, di continuare con l’allenatore italiano dopo che negli ultimi mesi sembrava ormai certo l’arrivo del tedesco. La mia idea - semplice semplice, lo confesso - è che dietro i commenti di queste ultime ore si possa leggere un certo sollievo che tradisce la mentalità chiusa e conservatrice del calcio italiano.
Meme preso da reddit r/acmilan.
«I tedeschi restano in Germania». Almeno è sincero.
Ed è curioso che proprio in questi giorni un altro allenatore che ha solo sfiorato il campionato italiano, Marcelo Bielsa, abbia ottenuto un risultato storico riportando il Leeds in Premier dopo sedici anni. Anche Bielsa, che oggi è raccontato come un mistico umile sempre in tuta, che vive da solo vicino al campo di allenamento,
era diventato un tipo pretenzioso che voleva l'hotel a cinque stelle, chiamate illimitate in Argentina e persino delle sagome per la barriera tedesche che costavano il triplo di quelle italiane. Non sarà che magari questo è il modo in cui descriviamo chi viene da fuori per professionalizzarci?
Anche in questo caso il confronto con Simone Inzaghi, che ha preso il posto di Bielsa e poi ha fatto benissimo, era fuorviante: un campionato sano valorizza i propri allenatori e cerca influenze esterne. È l