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Le foto più belle dell'Europeo dell'Italia
15 lug 2021
Dal raduno in Sardegna a fine maggio alla Coppa alzata a Wembley.
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13 min
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Foto di Richard Juilliart - UEFA / UEFA via Getty Images
(copertina) Foto di Richard Juilliart - UEFA / UEFA via Getty Images
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L'abbraccio tra Mancini e Vialli, le lacrime del CT dopo la vittoria, ma anche i coppini dei compagni a Insigne, i sorrisi larghi di Chiellini e quelli stretti di Barella. Bernardeschi capo tifoso, Jorginho sul dischetto con la Spagna. Le immagini che rappresentano un pezzo piccolo ma fondamentale della straordinaria vittoria dell'Italia sarebbero tantissime, un trionfo costruito sugli uomini, sui momenti, sull'unità del gruppo. Per raccontarla abbiamo scelto foto che hanno girato meno, ma utili per tornare a quei momenti, iniziare a far viaggiare i ricordi, perché a neanche una settimana dalla magica notte di Wembley tutti ci stiamo ancora pensando, ed è bello così.

Florenzi portiere

Claudio Villa/Getty Images.

L'Italia di Mancini si raduna in maniera tra l'ufficiale e l'informale in un resort in Sardegna, a Santa Margherita di Pula. Il gruppo composto da 33 giocatori si divide tra "vacanza" con la famiglia e qualche primo allenamento per iniziare a preparare l'Europeo. Il clima appare da subito sereno e scanzonato, lo si vede nelle immagini che arrivano dagli allenamenti, con gli Azzurri molto coinvolti, sempre col sorriso sulle labbra. Ce ne accorgeremo lungo tutto il torneo, sia in campo che attraverso i social dei calciatori, dove abbondano scherzi e tormentoni. In questa foto Alessandro Florenzi si unisce all'allenamento dei portieri dimostrando grande plasticità.


Il primo gol

Andrew Medichini - Pool/Getty Images.

La Turchia si presenta all'Olimpico forte di una delle migliori difese dell'Europeo, una squadra in grado di battere Olanda e Francia negli ultimi anni. L'Italia di Mancini dopo pochi minuti prende il controllo delle operazioni, si piazza nella metà campo avversaria, ma nel primo tempo non riesce a sfondare. Il gioco di palleggio e riaggressione funziona bene, ma gli attaccanti non trovano lo spunto. Almeno fino al minuto 53', quando Berardi approfitta di un'incertezza dell'avversario per affondare sulla destra e mettere al centro una palla forte e tesa che Demiral devia nella sua porta. È il primo gol dell'Italia all'Europeo, che poi dilaga: Immobile e Insigne firmano il 3-0 in un Olimpico non pieno, per ragioni di sicurezza, ma caldissimo. Si inizia a parlare di Notti Magiche (la nostra analisi).


Il giorno di Locatelli

Mike Hewitt/Getty Images.

Contro la Svizzera l'eroe arriva inatteso. Manuel Locatelli, entrato tra i titolari per l'assenza di Verratti e anche, forse, per quella improvvisa di Pellegrini, segna una grande doppietta. Nel primo gol va a chiudere in area di rigore un preciso cross basso del compagno di club Berardi, dopo averlo servito lui stesso con un grande lancio al volo; il secondo arriva con un preciso sinistro incrociato da fuori area. È la conferma della bontà del gruppo sopra al collettivo. Contro una squadra ben organizzata, gli Azzurri confermano l'ottimo avvio e dimostrano di essere una delle squadre più in forma del torneo. È impossibile non entusiasmarsi davanti all'Italia.


Il ritorno di Verratti

Andreas Solaro - Pool.

Contro il Galles, in un'ampia rotazione degli interpreti, torna in campo Verratti. Il centrocampista del PSG era stato uno dei giocatori più importanti del ciclo di Mancini, interpretando alla perfezione l'ideale di un calcio di possesso e riaggressione. Il suo infortunio, arrivato poche settimane prima del ritiro, era stata una mazzata pesante alle ambizioni dell'Italia. Gli Azzurri non giocano una partita eccezionale, ma rivedere Verratti al centro delle operazioni ci fa tirare un sospiro di sollievo e ci permette di pensare che quando le cose si faranno serie, avremo dalla nostra parte uno dei migliori centrocampisti al mondo. Il gol di Pessina, poi, ci permette di qualificarci a punteggio pieno.


Il gol annullato di Arnautovic

Shaun Botterill - UEFA.

Ve l'eravate scordato? Al 65' di Austria-Italia, nel momento di massimo sforzo dei nostri avversari che ci stanno mettendo in difficoltà sul piano dell'intensità, Marko Arnautovic arriva su una sponda di Alaba e con un pallonetto beffardo di testa supera Donnarumma. È il momento in cui abbiamo avuto più paura: una squadra sfrontata ma inesperta su cui abbiamo puntato tutte le nostre energie emotive rimane vittima del primo avversario che riesce a pungere i suoi punti deboli con apparente semplicità. Dopo qualche secondo di puro terrore, il VAR però segnala il fuorigioco dell'attaccante austriaco e ci fa tirare un sospiro di sollievo. Siamo vivi.


Chiesa chiesing

Frank Augstein/POOL/AFP.

Nel supplementare è l'asse Spinazzola-Chiesa a cambiare l'inerzia della gara. Sul lancio dell'esterno della Roma, l'esterno della Juve riesce in una combo "controllo di faccia-dribbling di rimbalzo-tiro al volo con il piede debole" che annulla le paure di uscire in maniera prematura. L'ingresso di Chiesa in squadra è la scintilla che accende il nostro gioco offensivo, apparso sterile in alcuni momenti. Secondo alcune teorie, le squadre che vincono i tornei sono quelle che si formano in corso d'opera, che iniziano in un modo e finiscono in un altro. I cambi contro l'Austria che ci aiutano a vincere la partita ci mostrano anche un aspetto che sottovalutavamo: la possibilità di Mancini di svoltare le partite con i cambi.


L'esultanza di Pessina

Ben Stansall/POOL/AFP via Getty Images.

Ogni giocatore ha avuto il suo momento e questo non può che essere merito di Mancini. Anche Pessina, che prima dell'Europeo aveva giocato appena pochi minuti in Nazionale, diventa fondamentale. È lui che allunga il vantaggio nel supplementare contro l'Austria, ci mette al riparo dai rischi. Dopo il gol scivola di faccia sul prato di Wembley, un'esultanza di pura felicità.


O tir a gir (o O tir aggir)

Il Belgio è il primo avversario "vero", quello che sulla carta "è più forte di noi". L'Italia gioca forse il suo miglior primo tempo di tutti gli Europei. È vero: Donnarumma è chiamato a un grandissimo intervento su un tiro di De Bruyne, ma l'Italia comanda le operazioni, gioca un calcio propositivo e spettacolare e trova il vantaggio con Barella, caparbio e preciso dentro l'area di rigore. Pochi minuti dopo il raddoppio: partito da sinistra, Insigne rientra su Tielemans, punta Alderweireld e appena si apre uno spazio lascia andare il suo famoso "tir a gir". La conclusione è bellissima e l'altissimo Courtois non può neanche sfiorarla.


L'infortunio di Spinazzola

Leonardo Spinazzola è stato uno dei migliori giocatori dell'Europeo. Le sue corse sulla sinistra avevano acceso la Nazionale e con essa il Paese, spesso innamorato di questi eroi improbabili, più operai che artisti. Anche contro il Belgio, Spinazzola ha il suo momento: è il suo sedere a togliere dalla porta un tocco da pochi passi di Lukaku, che avrebbe significato pareggio, nel momento più difficile della partita. La scena degli abbracci dopo quel salvataggio con Donnarumma, Bonucci e Chiellini è emblematica: un'esultanza difensiva che ha sempre caratterizzato il blocco Juve ora è di tutti, perché questa è la squadra dove tutti possono avere il loro momento. Ma il dramma è dietro l'angolo: pochi minuti dopo l'esterno della Roma prova un'accelerazione improvvisa, ma la gamba cede. Spinazzola si accascia a terra, piange, come ha scritto Emanuele Atturo: "Il suo corpo vibrava di singhiozzi, sopra di lui Bryan Cristante guarda lontano, gli occhi tristi e preoccupati. Con la mano destra gli tiene la testa, con l’altra gli accarezza la guancia: un gesto di estrema cura e protezione". La qualificazione arriva comunque.


Lo spauracchio Dani Olmo

Contro la Spagna ci troviamo di fronte la prima squadra che vuole il pallone più di noi. Per vincere la battaglia del possesso, Luis Enrique rinuncia al centravanti Morata, per schierare quanti più giocatori abili a infilarsi negli interstizi, palleggiare in un fazzoletto. La prova di Dani Olmo è significativa: il giocatore spagnolo abbassandosi e muovendosi in relazione ai suoi compagni diventa come un fantasma tra le maglie azzurre. Chiellini e Bonucci, abituati ai duelli fisici negli ultimi metri appaiono privati dei poteri. L'Italia però resiste e trova anche il vantaggio con Chiesa, bravo a finalizzare una veloce ripartenza, ma l'illusione non dura troppo. Forse non per caso, la nostra coppia difensiva commette l'unica sbavatura dell'Europeo e permette a Dani Olmo e Morata di triangolare nella nostra trequarti, fino ad arrivare nel cuore dell'area di rigore e pareggiare.


Chiellini vs Alba

L'Italia però resiste. Accetta di lasciare il possesso alla Spagna ma non rinuncia alla sua identità. Forse non è la squadra migliore tra le due, ma nei supplementari trova il suo equilibrio, subisce solo nel primo, riuscendo in maniera quasi agevole a portare la partita ai rigori, dove tutto può succedere. Prima dei rigori, però, c'è il sorteggio. La scena tra Chiellini e Alba è stata vivisezionata, studiata, accusata. Il capitano dell'Italia vive quel momento idealmente drammatico in maniera scanzonata, sorride, muove le braccia, urla ad Alba, che forse è distratto o forse sta cercando di ingannare l'arbitro, che è un «mentiroso», poi gli dà questo "cazzottino", una cosa a metà tra un pizzicotto e un buffetto. Vince anche il sorteggio, decide di battere per primo - la statistica premia chi tira prima - abbraccia Alba, lo tira su, senza essere uno dei rigoristi rappresenta la serenità della squadra e gli dà forza. Dal dischetto, dopo l'errore di Morata, è Jorghino a portarci in finale, con il suo iconico rigore col passetto e un calcio lento, che si infila in porta mentre Unai Simon si sta già rialzando.


Vialli che guarda Wembley

Gianluca Vialli passeggia per Wembley solo, le cuffie alle orecchie. Si guarda intorno come se vedesse nel futuro o forse i fantasmi del passato - qui lui e Mancini hanno perso una finale di Coppa dei Campioni. È una scena che si ripete per ogni partita, tra lo scaramantico e il romantico, ma che ai nostri occhi diventa quasi un simbolo. Sempre lui è l'ultimo a salire sul pullman della squadra: dopo che questo è partito, si ferma ad aspettarlo. Anche questa è una scaramanzia, visto che l'episodio era accaduto uguale prima dell'esordio e da allora viene rimesso in scena come portafortuna. Vialli fa parte dello staff del commissario tecnico e senza avere un ruolo tattico preciso il suo carisma traspira dagli occhi azzurri, dalla barba ormai grigia. I calciatori sembrano adorarlo, dopo la vittoria Florenzi gli dedicherà parole speciali. Sappiamo che l'Italia ha vinto grazie alla proposta di gioco, a una preparazione peculiare delle partite, alla capacità di giocare su più spartiti, ma è impossibile non credere anche un po' alla mistica dell'amicizia tra Vialli e Mancini, ai Lombardo, agli Evani, a De Rossi che si allena con la squadra.


Il gol a freddo di Shaw

Visionhaus/Getty Images.

Probabilmente non c'è bisogno di raccontare la finale, ancora così scolpita nella nostra memoria da essere come appena finita. Era iniziata come un dramma: la pioggia su Wembley, i fischi degli oltre sessantamila tifosi inglesi, il vantaggio immediato di Shaw. In quei primi 10-15 minuti la vittoria sembrava un punto lontanissimo. La fisicità degli inglesi respingente come un muro di gomma, il ritorno a casa inevitabile. Il primo tempo della finale è l'unico momento in cui l'Italia ha mostrato segni di nervosismo, sia in Mancini che nei giocatori. Anche quando gli inglesi hanno abbassato il loro baricentro noi non sembravamo abbastanza pronti per approfittarne. Troppe imprecisioni, qualche incomprensione. L'unico lampo un'azione quasi rugbistica di Chiesa terminata con un sinistro fuori di poco.


Bonucci e Chiellini

Paul Ellis/POOL/AFP.

Sarebbe bello avere foto dello spogliatoio tra primo e secondo tempo, capire le facce degli Azzurri, le parole di Mancini. Non le abbiamo, forse meglio così. Fatto sta che nel secondo tempo la squadra torna più convinta, strappa centimetro per centimetro il campo di casa all'Inghilterra, fino al gol di Bonucci. Nella faccia trasfigurata di Chiellini c'è tutta la ruvidezza di una coppia difensiva mai troppo amata, ma che in questo mese è riuscita a mettere tutti d'accordo, trovando la perfetta comunione tra loro e il Paese. La loro prestazione in finale è stata un bignami delle loro qualità: da una parte il Chiellini ruvido e insuperabile, che nel recupero sbatte a terra Saka, ma è anche capace di recuperare in almeno due occasioni su Sterling, uno dei migliori attaccanti al mondo; dall'altra Bonucci, che oltre al gol (e al rigore) gioca una partita di una tranquillità e una precisione uniche, evidenziati da due retropassaggi di testa rischiosissimi giocati come fosse al campetto sotto casa.


Donnarumma ci fa campioni

Claudio Villa/Getty Images.

Tutti abbiamo visto la foto di Donnarumma che si lancia alla sua sinistra per respingere il rigore di Saka, o quella successiva mentre si allontana dai pali con tutta la calma del mondo (ammetterà poi di non aver capito bene cosa era successo), o ancora quella in cui invece tutto il resto della truppa lo sommerge rendendolo fisicamente consapevole del successo. Ma forse il momento di svolta della serie di calci di rigore - e quindi del nostro trionfo - è stato il rigore di Marcus Rashford. L'eterno momento che ha preceduto il suo tiro è stato uno dei più strani visti prima di un rigore, con il calciatore a eseguire una lenta e snervante rincorsa e Donnarumma a sfidarlo rimanendo immobile se non per alcune finte con la gamba. Sono state decisive? Come ha scritto Dario Saltari: "Magari sono solo i nostri occhi a collegare il suo palo esterno alla mossa di Donnarumma ma è impossibile non pensare che l’attaccante del Manchester United abbia davvero allargato il tiro il più possibile pensando che il portiere italiano si sarebbe buttato da quel lato".


Abbiamo vinto

Marc Atkins/Getty Images.

Il finale più dolce. In un Wembley ammutolito, se non per il tifo indemoniato di una piccola fetta di italiani, la Nazionale alza la Coppa dell'Europeo. Le istantanee di quella festa sarebbero un milione: Donnarumma miglior giocatore del torneo, Bonucci e Chiellini felici come bambini, Chiesa che prova a chiamare la madre, Spinazzola che corre come un indemoniato su una gamba sola, Florenzi che stacca pezzi di rete, Insigne, Immobile e Verratti da Pescara alla cima d'Europa. In un Europeo vinto come collettivo, sono però le foto di gruppo a risaltare, la presenza forse nascosta in campo ma ben evidente fuori di altre figure, come Sirigu che spunta dietro la Coppa o addirittura la persona dietro più in alto di tutti. Una figura che non conosco ma che in questo momento di catarsi sembra essere perfettamente al suo posto, con le braccia alzate mentre viene inondato da coriandoli argentati.


Barella con gli occhiali da sole

Matteo Nardone/Pacific Press/LightRocket.

Nicolò Barella provato dai festeggiamenti come rappresentante ideale del Paese. Gli occhiali scuri, la patina di sudore sulla maglia, la faccia sempre sull'orlo del crollo. Anche per tutto quello accaduto nell'ultimo anno e mezzo, la vittoria dell'Europeo ha scatenato in Italia una gioia quasi primordiale, le strade invase, le piazze eruttavano le urla dei tifosi. Se spesso le vittorie dell'Italia sono passate per le polemiche, i rapporti difficili tra giocatori e stampa, tra i giocatori e il Paese, questa vittoria è filata quasi liscia come l'olio (a eccezione del disastro comunicativo riguardo la possibilità o meno di inginocchiarsi prima delle partite). Questo probabilmente perché è stata una vittoria lunga quasi tre anni, iniziata con l'arrivo di Mancini sulla panchina dell'Italia, sulla sua scelta, controintuitiva per la Nazionale, di scegliere una proposta di gioco propositiva. Una scelta che ha pagato con la vittoria.


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