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Alessandro Giura
Dentro il caos del Manchester United
03 ott 2023
03 ott 2023
I "Red Devils" sono una polveriera, ancora una volta.
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Alessandro Giura
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IMAGO / Shutterstock
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A Manchester il tempo è volubile, in particolare sopra Old Trafford. Lo deve aver capito in qualche modo Erik ten Hag a cui non è bastato aver portato a termine l’astinenza di trofei che durava da 6 anni quando lo scorso febbraio ha vinto la finale di League Cup ai danni del Newcastle. In quel momento lo United viaggiava a vele spiegate, spinto dal fenomenale stato di forma di Marcus Rashford e da un gioco verticale. I "Red Devils" erano distanti solo 5 punti dall’Arsenal capolista e avevano da poco battuto il Manchester City e eliminato il Barcellona in Europa League. Tutto sembrava pronto per rivederli competere per la Premier League con convinzione, cosa che non succede da quando Ferguson ha lasciato la panchina. Poi come un fulmine che annuncia un nubifragio è arrivata la sconfitta per 7-0 contro il Liverpool, la peggiore degli ultimi anni. E da quel momento il Manchester United non ha più fatto passi avanti convincenti.

L’arrivo di Erik ten Hag faceva ben sperare per un cambio di strategia, non troppo diversamente da quanto accaduto all’Arsenal quando ha affidato la squadra a Mikel Arteta. Un allenatore con un identità chiara, che invitava ad una migliore programmazione. Oggi, però, sembra che anche lui sia stato investito dal vortice di negatività che ha spazzato via quasi tutto da quando Ferguson ha lasciato la panchina. Certo, la situazione non è semplice: la proprietà, che vorrebbe vendere, è costantemente contestata sia dai tifosi sugli spalti che da quelli illustri che lavorano tra i media, come Roy Keane e Gary Neville, sempre pronti a ribadire i limiti dei giocatori e di ten Hag. Qualche giorno fa Jonathan Wilson, sul Guardian, ha definito lo United “un disastro di cui nessuno vuole assumersi la responsabilità”.

L’inizio di stagione è stato simile a quello disastroso dello scorso anno. Dopo 6 partite di campionato, i "Red Devils" hanno raccolto solo 9 punti, perdendo contro Tottenham, Arsenal e Brighton. Inoltre, è arrivata la sconfitta contro il Bayern Monaco in Champions League, con il risultato finale di 4-3 quasi clemente per la disparità di valori in campo.

Forse la squadra aveva bisogno di altri miglioramenti sul mercato, come chiesto da ten Hag stesso. Nei fatti, gli acquisti sono arrivati e sono di primissimo piano: in porta De Gea è stato fatto fuori per fare spazio ad André Onana, il miglior portiere dell’ultima Champions League. Quello del camerunese era un acquisto sensato: rispetto a De Gea, l’ex Inter ha fornito un prezioso miglioramento alla costruzione dei "Red Devils" e una maggiore sicurezza sui cross avversari. E invece l'acquisto non ha funzionato come ci si aspettava: Onana sembra già un giocatore finito a Manchester e non è chiaro se più per sue responsabilità o perché la fase di possesso dello United sia ancora incapace di sfruttare le sue qualità nel migliore dei modi.

In ogni caso la circolazione del pallone continua a essere lenta e macchinosa, con il centrocampo che non riesce a supportare la linea difensiva. Ten Hag ha iniziato schierando la squadra con lo stesso 4-2-3-1 della scorsa stagione, ma l’uscita dalle rotazioni di Antony e Sancho lo hanno fatto ripiegare sul 4-3-1-2 visto contro il Brighton, inserendo McTominay sulla linea di centrocampo in quello che, teoricamente, avrebbe dovuto essere il posto di Mason Mount (che invece per adesso ha giocato poco per via di alcuni problemi fisici). Alternando costruzione a 4 o a 3, con Eriksen e Casemiro che scendono sulla linea dei difensori centrali in quest’ultimo caso, i giocatori si muovono molto poco rimanendo troppo vicini tra loro, senza soluzioni per risalire il campo, con Bruno Fernandes spesso lontano dai centrocampisti. In questo modo è difficile eludere il pressing avversario.

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Con una prima costruzione così impacciata, Onana è spesso costretto a lanciare lungo, cercando uno scatto di Rashford o gli appoggi di Hojlund in piena coerenza con quanto fatto con Weghorst nella scorsa stagione. Queste sono però soluzioni prevedibili e finiscono in duelli individuali persi. Il portiere ha fin qui effettuato con successo solo il 34% dei suoi passaggi lunghi, il peggior dato della Premier League (secondo i dati forniti da StatsBomb).

Così lo United resta una squadra in grado di risalire il campo velocemente solo grazie a seconde palle vinte o da recuperi alti, tutte soluzioni "kick and run" in transizione per Rashford. Aspettando l’inserimento definitivo di Hojlund, in gol contro il Bayern Monaco, l’attacco dei "Red Devils" è completamente aggrappato alle prestazioni del suo numero 10, il cui stato di forma diventa vitale in termini di risultati.

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Il legame che dovrebbero garantire i centrocampisti tra difesa ed attacco fin qui si è visto poco. Bruno Fernandes, con 2 gol e 2 assist è una faro troppo poco luminoso per i compagni in termini di fantasia, e Mason Mount, anche prima di infortunarsi, non ha pienamente convinto. Contro il Tottenham, per esempio, l’ex Chelsea ha toccato 26 palloni in 84 minuti; pochissimi per un giocatore così importante in termini di qualità, specie se si considera che, nella sessa partita, Christian Eriksen, ha raccolto 23 tocchi giocando solo 25 minuti. Il trequartista danese sembra l’unico in grado di dare qualità al centrocampo dello United e le sue condizioni fisiche hanno fatto sì che ten Hag, orfano dell’energia di Fred (ceduto in estate al Fenerbahce), si sia trovato costretto ad attingere a giovani come Mainoo, titolare nel precampionato, e Hannibal, entrato nelle rotazioni nelle ultime settimane.

La tendenza a commettere errori in costruzione e la difficoltà a difendere le transizioni avversarie stanno mettendo in difficoltà il reparto arretrato. Lo United ha già subito 14 gol in questa stagione; inoltre, otto di questi sono avvenuti entro 5 minuti da un calcio d’inizio: due dopo l’inizio di un tempo, tre dopo un gol segnato e tre dopo un gol subito, come il raddoppio del Bayern Monaco, forse anche un segno della difficoltà nel mantenere la concentrazione in campo nei momenti complicati. Onana è già protagonista in negativo, sotto i riflettori dopo l’errore contro il Bayern Monaco, ma è tutta la linea difensiva a non comunicare correttamente, poco supportata dai centrocampisti e autrice di sbavature che paga a caro prezzo. Arsenal, Brighton, Tottenham e Bayern Monaco hanno tutte segnato contro i "Red Devils" grazie a tagli al centro dell’area di rigore. Le marcature in area, quello che dovrebbe essere la base di una buona fase difensiva, sembrano essere un problema sistematico.

Un esempio dal gol subito contro il Tottenham. Nel momento in cui Kulusevski sta per crossare, la difesa non si accorge dell'arrivo di Sarr, che segnerà sopraggiungendo dalla seconda linea.

Il centrocampo, quindi, non sta funzionando non solo da un punto di vista offensivo ma anche difensivo, e questo lo si vede da quanto lo United sia disunito nei momenti di maggiore sofferenza. Casemiro lo scorso anno era stato una delle chiavi della crescita grazie alla sua aggressività in pressing e la capacità di disturbare le linee di passaggio. Non a caso, la flessione dello United ha coinciso proprio con le 6 giornate di squalifica prese dal brasiliano per le espulsioni contro Crystal Palace (dove ha preso Will Huges per il collo) e Southampton. Il brasiliano si era presentato al ritiro precampionato appesantito e in generale non sembra ancora entrato pienamente in condizione, sbagliando molte letture in fase di pressing come quella che ha portato al gol di Welbeck contro il Brighton. Ten Hag non lo sta criticando pubblicamente, preferendo sottolineare problemi collettivi: «Dobbiamo essere più compatti altrimenti non si può mai contro-pressare. Abbiamo problemi sia con i movimenti dei difensori che con la partecipazione difensiva dei nostri giocatori offensivi».

L’arrivo a mercato quasi finito di Sofyan Amrabat, con cui ten Hag ha già lavorato a Utrecht, dovrebbe teoricamente migliore dare una soluzione importante. L’intelligenza e la capacità di coprire grosse porzioni di campo forse non sarà una mano santa per la prima costruzione ma di sicuro dà un’altra opzione alla rosa, con la possibilità di dare riposo a Eriksen e affiancare meglio Casemiro. Amrabat è un giocatore in grado di garantire buone prestazioni quasi ovunque sul campo, lo sappiamo, e se ne sono accorti presto anche a Manchester, quando è andato coprire all’occorrenza la posizione di terzino sinistro, come fatto nell’ultima partita in Carabao Cup contro il Crystal Palace.

Oltre ai problemi tattici, la rosa dello United sembra anche afflitta da continui infortuni, come lo scafo di una nave che si apre continuamente con nuove falle. Contro il Bayern Monaco la lista indisponibili contava ben 11 nomi, praticamente una formazione intera. Nelle nove sconfitte esterne, tra l'inizio di questa stagione e la fine della scorsa (cominciate forse non a caso proprio con quel maledetto 7-0 contro il Liverpool), ten Hag ha schierato ben cinque diverse coppie di difensori centrali titolari. Questo ha impedito a giocatori freschi, come Malacia e Dalot, di affermarsi con costanza e a Varane di diventare il leader difensivo che si pensava; inoltre, le assenze continue hanno costretto ten Hag ad affidarsi a reietti dell’era Solskjaer, come Lindelof e Maguire. Non è un caso che l’olandese abbia scelto di prendere Jonny Evans e Sergio Reguilon, entrambi messi sotto contratto in emergenza per allungare la rosa con un apporto finora discutibile.

A quelli fisici, poi, si sono accavallati diversi problemi ambientali. Quello della gestione complicata di alcune individualità sta diventando un’abitudine per ten Hag. Se Cristiano Ronaldo si era dileguato da solo e rapidamente, il club ha gestito in maniera ambigua la situazione legata a Mason Greenwood. L’attaccante ventunenne è stato rimesso in squadra dopo l’assoluzione dalle accuse di stupro e violenza domestica, ma la decisione ha provocato un’insurrezione all'interno dello staff e dei lavoratori del club. Ten Hag si è rifiutato di parlare della situazione con i media, nonostante varie ricostruzioni lo descrivessero come favorevole al reintegro dell’inglese in prima squadra, salvo poi ritornare sui suoi passi dopo aver visto la reazione dell’opinione pubblica. Sbrogliata malamente questa matassa se ne è presentata un’altra analoga, dopo che anche Antony è stato accusato di violenza da parte della ex compagna durante la pausa per le Nazionali. Stavolta, con un precedente ingombrante fresco, lo United ha allontanato il giocatore, salvo poi reintegrarlo una volta che il brasiliano ha depositato le sue dichiarazioni alla polizia.

Poi c’è anche la gestione dell’ex capitano Maguire, messo ai margini finché i compagni di reparto non si sono infortunati, ma per il quale sono state rifiutate offerte dal West Ham, mettendolo in un limbo difficile da gestire emotivamente viste le costanti critiche a cui è sottoposto da quando è arrivato a Old Trafford come difensore più pagato della storia. Infine, c’è il caso Jadon Sancho, altro giocatore teoricamente molto importante ma che sta facendo un’enorme fatica a incidere sulla squadra a causa della sua forma inconsistente e di una generale mancanza di motivazioni. Spesso punzecchiato per il suo scarso impegno in allenamento, Sancho è arrivato a quasi alla totale distruzione del suo rapporto con ten Hag. Dopo il 3-1 subito contro l’Arsenal, l’allenatore olandese ha motivato l’esclusione dell’ex Dortmund come conseguenza di alcuni allenamenti non all’altezza, e a questo è seguito un post social del giocatore nel quale invece sosteneva il contrario.

Il risultato, alla fine, è che Sancho è stato messo fuori rosa, costretto ad allenarsi da solo e senza poter accedere al centro di Carrington. Insomma, in questo momento sembra che a Manchester possa accadere praticamente qualsiasi cosa, perché tutto è possibile. In un caos simile, ten Hag sta confermando lo stereotipo dell'olandese poco empatico, dimostrando di non essere il miglior maestro di comunicazione possibile. Le sue dichiarazioni sembrano spesso aggressive senza però essere davvero incisive, lasciando quasi sempre un retrogusto amaro. La sensazione è che sia bastato un ottimo periodo di forma e un trofeo per far dimenticare che lo United sta comunque vivendo un processo di cambiamento, affrontato in una maniera meno radicale di quanto hanno fatto Arsenal e Tottenham, per esempio.

Il rumore attorno allo United è fragoroso rispetto alle altre squadre inglesi, ma la gestione delle vicende in campo e fuori fa pensare che ten Hag si stia incartando per via del suo carattere, difendendo il suo lavoro senza riuscire a distendere il clima attorno al club. «Ci sono delle ragioni [per le nostre difficoltà, ndr]. Ma se spieghi sempre le ragioni finisci ad avere delle scuse, quindi non voglio parlare di questo», aveva detto prima del match vinto 1-0 contro il Burnley. «Devo solo allenare la mia squadra e trasmettere loro le mie conclusioni. Devo renderli consapevoli di queste conclusioni e poi anche fornire loro delle soluzioni».

Questo pessimo inizio mette nuovamente lo United in una situazione di rincorsa, in un campionato che ora vede anche l'Aston Villa, il Newcastle e il Brighton come pretendenti ad un posto in Champions League. In questo momento i "Red Devils" sono tutto quello che non vorrebbero essere: un posto dove non c’è programmazione e il rumore intorno ai giocatori è troppo alto. Vedremo se, nelle prossime settimane, ten Hag sarà in grado di trovare il giusto equilibrio. Senza pazienza e trasparenza nei confronti della squadra, però, il suo ciclo allo United rischia di finire come quelli di chi lo ha preceduto, con molte parole e poche soddisfazioni.

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