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Federico Sborchia
L'apocalisse di Anfield
06 mar 2023
06 mar 2023
Contro ogni previsione, il Liverpool ha battuto 7-0 il Manchester United.
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Federico Sborchia
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IMAGO / Colorsport
(foto) IMAGO / Colorsport
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Poco meno di una settimana fa il social media manager della Cremonese aveva raccolto una lista di cose che erano di moda al tempo dell’ultima vittoria in A del suo club. Se per mera ipotesi volessimo provare a fare una fotografia del mondo com’era l’ultima volta che il Manchester United ha perso 7-0 una partita di calcio dovremmo fare una ricerca in qualche archivio di stato in Inghilterra. Era il 26 dicembre 1931 e il Manchester United giocava nella seconda divisione, come anche squadre poi protagoniste del calcio inglese come il Nottingham Forest, il Tottenham, il Leeds e il Wolverhampton – l’allora carnefice dello United. Un sito di tifosi dello United ci dice che i marcatori di quel Wolverhampton furono Jim Deacon, autore del vantaggio al terzo minuto, Bill Hartill e Bill Bottrill, con due doppiette ciascuno e, infine, Bill Barraclough e Charles Phillips. Di un’ipotetica formazione del Wolverhampton non sappiamo nient’altro. Ottantadue anni sono poco meno dell’aspettativa media di vita in Italia per cui si può effettivamente dire che è passata una vita dall’ultima volta che lo United ha perso una partita 7-0. Insomma, una partita come quella di ieri non succede tutti i giorni. Liverpool-Manchester United è stata di quelle catastrofi che non ti aspetti. La rana immersa nell’acqua che via via diventa sempre più calda e si rende conto di essere in una pentola solo quando ormai non può più fare nulla per sfuggire alla morte. In campo lo United ha vissuto questo stesso percorso: il primo tempo ha ancora le sembianze di una partita normale. O meglio, sarebbe quello di una partita normale in cui, però, c’è una squadra, il Liverpool, che sta chiaramente imponendo i suoi ritmi. Questa, di per sé, sarebbe già una notizia se pensiamo che la partita di andata l’aveva controllata il Manchester United, la squadra che in questa stagione si è mostrata complessivamente migliore tra le due. Il Liverpool, dicevamo, fa la sua partita. È un Liverpool sorprendentemente convincente già dai primi minuti: Klopp aveva in larga parte confermato gli undici che avevano vinto mercoledì contro il Wolverhampton, reinserendo Henderson nei titolari ma spostandolo a sinistra nel trio di centrocampo, dandogli compiti più da secondo mediano vicino a Fabinho e lasciando Elliott sulla destra, libero di associarsi con Salah e Alexander-Arnold, ma anche di muoversi molto dentro il campo, creando quasi più caos che altro. La vera chiave della partita sembra però essere Cody Gakpo. L’olandese ha giocato una partita in pieno "stile Firmino", partendo al centro del trio offensivo ma abbassandosi molto, associandosi bene con i suoi compagni e aprendo di continuo spazi per i tagli dei suoi compagni di reparto Salah e Núñez. Una specie di manifesto concreto dello scenario ideale in cui poteva inserirsi Gakpo in questo Liverpool.Vista da parte dei giocatori del Manchester United, è una partita molto fastidiosa. Casemiro dopo qualche minuto sembra avere un piccolo fastidio e forse quello è il momento, visto col senno di poi, in cui la partita comincia a prendere una piega tragica. Per quasi tutto il primo tempo il Liverpool si muove meglio, aggredisce bene e ha grande fluidità in possesso. Per paradosso la prima occasione la trova lo United con un bel sinistro da fuori di Antony dopo dieci minuti. Intorno alla mezz’ora prima Bruno Fernandes e poi Rashford hanno due occasioni molto interessanti. A questo punto potevamo aspettarci qualcosa che facesse pendere l’equilibrio della partita dalla parte del Manchester United, come accaduto nella finale di League Cup della settimana prima contro il Newcastle. Invece è proprio in questa fase che il Liverpool sembra riemergere con ancor più veemenza. Per circa 40 minuti la partita è viva in tutti i sensi. Il Liverpool pressa con grande intensità, il Manchester United esce bene, poco prima dell’intervallo trova un gol con Casemiro, che però è un metro avanti e viene annullato. Non passa neanche un minuto che Robertson riceve poco oltre la metà campo da Alisson e cerca di prendere l’interno del campo. Gakpo, dritto davanti a lui, taglia verso sinistra seguito da Fred. Il brasiliano all’altezza della trequarti si ferma per un secondo e vede Dalot che accorcia su Robertson, a quel punto prosegue la sua corsa verso l’esterno. La scelta di Fred si rivelerà sfortunata quando Robertson metterà la palla tra le gambe del suo diretto avversario, cogliendo Fred controtempo e servendo perfettamente Gakpo nello spazio tra lui e Shaw. A quel punto Gakpo ha una situazione ideale e gli basta un semplice tocco di esterno per far andare a vuoto Varane, che gli si era fatto incontro correndo come un dannato, e può tranquillamente rimettersi il pallone sul destro e piazzare il tiro sul secondo palo prima che Fred possa provare a metterci una pezza. La partita deflagra nel secondo tempo: dopo neanche un minuto dall’inizio della ripresa Shaw perde un pallone da Elliott sulla trequarti difensiva. Casemiro riuscirebbe anche a recuperare, dopo i due buchi di Weghorst e Fred, ma cade vittima di un gegenpressing efficace come non si vedeva da molto. La palla finisce sui piedi di Núñez e, dopo un rimpallo, a Fabinho, che la alza per Salah. L'egiziano crossa di prima col destro e viene respinto da Shaw ma la respinta finisce sul piede di Elliott che ha il tempo di buttarla morbida nell’area piccola dove Núñez si trova praticamente solo e deve solo appoggiare. Non passano tre minuti che Henderson recupera una palla in area su un cross di Bruno Fernandes e serve Gakpo, il quale avanza di qualche metro e scarica, forse con un po’ troppa forza, sulla corsa di Salah. Salah si trova davanti Lisandro Martinez, finta di rientrare sul sinistro ma si allarga sul destro. Martinez, che probabilmente preferirebbe essere ovunque tranne che lì, ha la testa che rimbalza da un lato all’altro, riesce ad accorciare di nuovo ma appena Salah si rimette la palla sul sinistro cade per terra come se fosse fatto di sabbia. Salah a quel punto appoggia col sinistro verso la linea di fondo, Shaw la vede passare, Gakpo se la ritrova sul destro e la alza leggermente per saltare De Gea. In cinque minuti dall’inizio del secondo tempo la partita sembra ampiamente finita.

Prima di ieri il Manchester United aveva perso solo due volte in sette partite contro le big six. A quel punto il match sembra proprio finito. I giocatori sembrano talmente frastornati che forse pensano manchino giusto due minuti alla fine, quando in realtà ne mancano ancora quaranta. I giocatori del Liverpool, invece, forse vorrebbero che ne mancassero altri novanta perché in questa stagione non avevano mai giocato così bene. Poco dopo il gol Alisson quasi replica l’errore fatto contro il Real ma Bruno Fernandes non è abbastanza reattivo per sfruttarlo. Da questo momento la partita comincia a prendere una piega catastrofica. In due minuti, prima Gakpo e poi Konaté sfiorano il quarto. Poco dopo l’ora di gioco lo United, come la rana, sembra rendersi conto di essere in trappola: la difesa del Liverpool allontana un pallone in uscita da un angolo. Antony lo recupera aiutandosi con una spintarella su Salah ma non fa in tempo a controllarlo che viene aggredito da Henderson, il quale allarga subito su Núñez sul lato opposto. L'uruguaiano corre fino ai quaranta metri quando vede Elliott libero a destra e tenta di servirlo. McTominay chiude la linea di passaggio ma la respinta non è fortunata e la restituisce a Darwin che di esterno prova a servire il taglio centrale di Salah. Il centrocampista scozzese ci prova ancora a chiudere ma riesce solo a sporcare la traiettoria e anche stavolta non ha troppa fortuna. La palla rimbalza per terra ma ricade sul destro di Salah che si coordina senza neanche doverla controllare. Calcia di prima e lo fa incredibilmente bene – incredibilmente, sia per il fatto che calcia col destro che per il fatto che mai si era visto così spento come quest’anno. Il tiro esce con una violenza che sembra poter distruggere la porta, colpisce la traversa ed entra: 4-0.

Subito dopo il gol Gary Neville, che commentava la partita per Sky, sostiene che i giocatori dello United in campo sembrano dei bambini. Shaw sembra voler confermare questa sensazione: stende Núñez e poi lo va a stuzzicare quando è ancora a terra. I giocatori dello United sono evidentemente nervosi. Anfield ci mette il carico accompagnando ogni azione con urla, olé e fischi, ogni tanto canta: “We want five”. Per lo United sembra un vero e proprio incubo. Rashford, che sembra comunque il più vivo, prende un palo da posizione incredibilmente defilata. Non passano neanche dieci minuti dopo il quarto gol che Henderson rimette in mezzo un pallone dopo una punizione e trova la testa di Núñez che la prolunga sul palo lontano: 5-0. Per usare le parole di Martin Tyler: “Lo United è stato fatto a pezzi”. Alcuni tifosi ospiti lasciano lo stadio. Bruno Fernandes comincia a scalciare tutto quello che gli passa davanti. Anfield rilancia: “We want six” e dopo pochi minuti viene accontentato quando Shaw tenta di rinviare un pallone in area, mandandolo addosso a Firmino e quindi sul destro di Salah. Elliott lo abbraccia come se fosse suo fratello. La regia inquadra un Rashford quasi in lacrime. Anfield canta “We want seven” e anche stavolta deve attendere giusto qualche minuto. Prima ancora che inizi l’ultimo minuto di partita, Diogo Jota serve Salah sulla destra, l’egiziano appoggia col sinistro in area per Firmino che si defila ma ha tutto il tempo per controllare, girarsi e tirare. Anfield canta “We want eight” ma ormai di tempo ne è rimasto troppo poco.Nella conferenza post-partita Ten Hag è funereo e cerca di dare un senso alla sua partita. Si appella a un primo tempo che, secondo lui, lo United ha giocato meglio. Com'è possibile allora che la sua squadra si sia sciolta dopo il terzo gol? Effettivamente a livello razionale è difficile spiegare cosa sia successo ad Anfield. Anche lo stesso ten Hag lo ammette: «Dopo il 3-0 dovevamo compattarci come squadra, non lo abbiamo fatto e questo mi ha stupito». L'allenatore olandese parla anche di un gruppo poco professionale, un'accusa inquietante.Per lo United questa non è la prima umiliazione della stagione – era già arrivato un 4-0 contro il Brentford e un 6-3 contro il Manchester City – e lo stesso Ten Hag ci ha tenuto a sottolineare come la squadra sia sempre stata capace di reagire adeguatamente a queste situazioni, cosa oggettivamente inappuntabile. Dice Ten Hag: «Nello spogliatoio ho detto che è stata una prestazione inaccettabile ma anche che era una sola partita». La sensazione generale, però, è che questa abbia inevitabilmente un peso diverso sia per la dimensione storica del passivo che per il carico emotivo che la partita portava con sé. Il senso ce lo fa cogliere quasi subito Jamie Carragher con un bel selfie a fine partita con Gary Neville che, se avesse potuto, probabilmente lo avrebbe ucciso seduta stante.

Dal canto suo nemmeno Klopp sembra essere così felice. Forse teme che la prestazione della sua squadra sia stata un'eccezione nonostante dei segnali li abbia lanciati. L'allenatore tedesco ha comunque celebrato i ritorni ad alto livello di Fabinho e Henderson, l’intensità di Elliott, e ha ricordato di non aver mai avuto dubbi sull’impatto di Núñez. Poi però ci ha tenuto di nuovo a raffreddare gli animi, ricordando ai giocatori di non farsi prendere troppo dall’entusiasmo. La differenza tra le reazioni dei due allenatori sembra meno ampia di quello che ci aspetteremmo dopo una partita del genere. Forse nemmeno loro si aspettavano questo risultato. Come contestualizzarlo in una stagione in cui il Liverpool sembra la squadra inconsistente e tendente all’autosabotaggio, e lo United quella intensa e con grandi ambizioni? Forse dovremmo parlare della lunaticità della squadra di Klopp, capace di prendere 5 gol una settimana fa dal Real Madrid, e poi di rifilarne 7 allo United. Una lunaticità intrinseca forse alle caratteristiche di una squadra schizofrenica, sempre in bilico tra esaltazione e depressione, tra l'andare definitivamente in pezzi, oppure il trovare picchi competitivi - di intensità e precisione tecnica - difficili per chiunque. Il risultato ci dice anche qualcosa su un campionato come la Premier, dove si corre così veloci che la singola giornata storia di una squadra, se coincide con una giornata di grande forma dell'altra, può trasformarsi in una tragedia. Forse però l'unico modo per dargli un senso è quello di ricondurlo alle sfide tra le due squadre negli ultimi anni – nella scorsa stagione, ad esempio, il Liverpool aveva vinto 5-0 e 4-0 in due partite che sono sembrate singolarmente ben più umilianti di questa. Ma forse è proprio per questo che questa partita è apocalittica, persino per chi ha vinto. Un segnale totalmente in controtendenza rispetto alle traiettorie delle due squadre, che sembravano star aprendo e chiudendo i rispettivi cicli vincenti. Una specie di presagio oscuro di un futuro che non conosciamo, che ancora è troppo presto da poter capire.

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