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Fabio Barcellona
Ha vinto l'esperienza della Croazia
12 lug 2018
12 lug 2018
La squadra di Dalic ha sfruttato a proprio favore i momenti cruciali della partita, eliminando un'Inghilterra ambiziosa ma ingenua.
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Fabio Barcellona
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Davor Suker è stato forse il più importante giocatore della storica Croazia del

e capocannoniere del mondiale di Francia di vent'anni fa. Il suo gol in semifinale, proprio contro i padroni di

, sembrò aprire ai balcanici le porte della finale di Parigi, presto richiuse dalla doppietta di Lilian Thuram. Era forse impossibile immaginare che Suker potesse influire sui destini dei successi della sua Nazionale anche oltre quella occasione, ma, da presidente della Federazione croata, il suo contributo potrebbe essere stato persino più importante di quello da calciatore.

 

Il 6 ottobre 2017 la Croazia ha pareggiato in casa contro la Finlandia nel penultimo turno del girone di qualificazione per la fase finale del Mondiale. In vista dell’ultima, decisiva, gara da giocare in Ucraina tre giorni dopo, Suker ha deciso, nonostante il brevissimo lasso di tempo a disposizione, di esonerare la notte stessa il tecnico Ante Cacić, ingaggiando il cinquantunenne Zlatko Dalić, nelle ultime tre stagioni alla guida dell’Al-Ain negli Emirati Arabi. Dopo pochi giorni, Dalić ha vinto la partita in Ucraina per 2-0, qualificandosi per i play-off, agevolmente superati con una netta vittoria contro la Grecia. Giunta avventurosamente in Russia, grazie anche alla decisione non comune di Suker di esonerare un tecnico a soli due giorni dell’ultima partita del girone, la Croazia è adesso in finale dopo avere sconfitto l’Inghilterra ai supplementari, infliggendo ai britannici l’ennesima delusione della loro lunga storia calcistica.

 



Eppure ad inizio partita le cose si erano messe male per la Croazia. Il gol su punizione di Trippier dopo soli 5 minuti sembrava aver indirizzato la partita verso binari tattici graditi dagli inglesi e punire le scelte iniziali di Dalić. Il tecnico croato, che per tutto il Mondiale ha alternato il 4-2-3-1 al 4-3-3, mandando in campo alternativamente Brozovic o Kramaric, ha optato per il primo schieramento, all’apparenza più prudente, che però nei primissimi minuti di gioco saliva senza palla in maniera molto aggressiva.

 

La Croazia ha attuato un pressing piuttosto intenso sulla circolazione bassa del pallone, gestito dal rombo arretrato della squadra di Southgate. Le uscite, orientate asimmetricamente sull’uomo, vedevano la mezzala sinistra Rakitic alzarsi sul centrale di destra Walker, Mandzukic su Stones, l’esterno destro Rebic sul centrale di sinistra Maguire, e Modric spostarsi dalla posizione di mezzala destra per occuparsi del mediano Henderson. Nell'azione che ha portato alla punizione decisiva di Trippier, Walker è sfuggito al pressing alto di Rakitic con un lancio lungo verso Trippier, alzatosi sulla linea degli attaccanti: la seconda palla è stata raccolta da Lingard, che poi ha servito l’inserimento centrale di Dale Alli. Sul centrocampista del Tottenhamo è entrato in ritardo  Modric, commettendo fallo da

.

 

Il vantaggio conseguito ha consentito agli inglesi di lasciare il pallone ai croati e di abbassare il baricentro (50.3 m, basso) provando a sfruttare la velocità in campo aperto di Lingard, Alli e Sterling per creare pericoli alla porta di Subasic. L’idea di Southgate era quella di costringere i croati ad attaccare in un campo piccolo per poi giocare col pallone tra i piedi in un campo grande.

 

Per questo, in fase di non possesso, l’Inghilterra abbassava Trippier e Young sulla linea dei difensori e si schierava con un 5-3-2 compatto che provava a congestionare gli spazi alla manovra della Croazia. La squadra di Dalić rispondeva male al contesto tattico creatosi, rivelandosi ancora una volta una squadra fondamentalmente reattiva e meno a suo agio se obbligata a giocare contro una difesa schierata.

 

Modric e Rakitic si sono mossi prevalentemente ai fianchi di Brozovic, e in maniera prudente, provando molto raramente ad andare alle spalle di Lingard e Alli. L’assenza di un gioco interno costringeva la Croazia a esplorare le fasce, con le combinazioni tra i giocatori delle catene esterne. Per questo i passaggi più giocati nella partita dai croati erano quelli tra mezzala e terzino dello stesso lato: Modric ha passato il pallone a Vrsaljko 21 volte, Rakitic a Strinic 18 volte. La squadra di Dalić, incapace di disordinare le linee difensive avversarie con movimenti senza palla e giocando negli spazi intermedi, ha abusato quindi dei cross, ben 38 in tutto il match (9 di Perisic e 9 di Vrsaljko), che, almeno fino al gol del pareggio di Perisic, sono sembrate un’arma spuntata per creare pericoli all’ottimo Pickford, molto reattivo anche in uscita alta.

 


La mappa dei tanti cross della Croazia.




 



Difendendo con pochi affanni contro l’attacco perimetrale e statico della Croazia, l’Inghilterra ha potuto attaccare su ampi spazi approfittando sia delle occasioni in contrattacco che delle indecisioni in pressione degli avversari. Dopo l’inizio aggressivo, i croati hanno abbassato il baricentro in fase di non possesso (altezza media del recupero palla, 32.1 m, molto bassa), ma la posizione comunque più avanzata di Modric e Rakitic rispetto a quella del mediano Brozovic, liberava spazi per i trequartisti inglesi. Più volte i centrali della Croazia sono stati costretti ad affrontare pericolosi uno contro uno contro i velocissimi Sterling e Lingard. Il gioco tra le linee inglese ha creato anche la clamorosa occasione di Kane, che si è fatto parare il primo tiro da Subasic e poi dal palo da pochissimi metri prima che l'arbitro fischiasse il fuorigioco.

 

Dal replay, comunque, la posizione iniziale di Kane sembra regolare ed è quindi molto probabile che, in caso di gol, la revisione dell’azione tramite VAR avrebbe assegnato il gol. Per tale motivo la doppia chance capitata tra i piedi del centravanti del Tottenham può a buon titolo essere annoverata tra i rimpianti della squadra di Southgate (e tenuta in conto nel conteggio dei suoi Expected Goals a fine partite) in un primo tempo dominato strategicamente. Nonostante ciò, la prima frazione ha evidenziato le difficoltà dell'Inghilterra, emerse durante il Mondiale anche prima della partita di ieri, di creare e, in seguito, concretizzare occasioni da gol da azione manovrata, principalmente a causa di imprecisioni tecniche e scelte di gioco sbagliate nell’ultimo terzo di campo.



Nel secondo tempo il copione tattico della partita non è variato molto, e l’Inghilterra ha perso progressivamente brillantezza tecnica ed atletica: la percentuale di passaggi sbagliati tra l’inizio del secondo tempo e il gol del pareggio di Perisic è crollato dal 77% del primo tempo a un disastroso 58%, con una percentuale di possesso del 30%. Senza più il pallone tra i piedi, continuamente consegnato agli avversari, l’Inghilterra ha messo molto in difficoltà la sua difesa facendo emergere i limiti dei suoi difensori.

 

La Croazia non ha migliorato le direttrici del suo gioco, basato essenzialmente sugli attacchi esterni delle coppie ala-terzino, ed è bastato l’ennesimo cross dalla trequarti di Vrsaljko, in un’area presidiata da 5 giocatori inglesi e soli 2 croati, per permettere alla squadra di Dalic di pareggiare, grazie ad un’ingenuità di Walker, troppo statico rispetto alla traiettoria del pallone facendosi faceva anticipare da Perisic che giungeva dalle sue

.

 

Il pareggio ha acuito le imprecisioni inglesi: un’indecisione tra Stones e Pickford ha regalato a Perisic l’opportunità di colpire il palo e, in genere, ogni palla nel cuore dell’area inglese era gestita con estrema apprensione dalla difesa britannica. All’aumentare delle paure inglesi aumentava invece l’influenza della personalità degli esperti giocatori croati sulla partita: Modric, Rakitic e Mandzukic hanno allungato le loro mani sui destini del match e, in un contesto tattico che, finalmente, non costringeva la Croazia ad attaccare ad ogni costo, emergevano le superiori capacità di lettura delle situazioni di gioco dei calciatori balcanici.

 

Nell'ultima metà del secondo tempo l’Inghilterra ha limitato  le proprie occasioni all’ennesima ottima interpretazione di un calcio d’angolo, con il colpo di testa di Stones salvato sulla linea da Vrsaljiko, mentre alla Croazia è bastato mettere di nuovo nel cuore dell’area di rigore inglese un cross dalla trequarti per ottenere la chance di Mandzukic all’ultimo minuto del primo tempo supplementare, una seconda palla letta malissimo da Stones. Il difensore del Manchester City non si è accorto di Mandzukic alle sue

, per ottenere il gol della storica qualificazione alla finale mondiale.

 


Solo 0.5 xG e 1 tiro nello specchio per l’Inghilterra di Southgate (è esclusa la doppia occasione di Kane). Troppo poco per l’attacco inglese. Pur non giocando una partita entusiasmante la Croazia riesca a creare 3 grandi occasioni e 1.8 xG, grazie anche alla collaborazione della difesa inglese.




Il percorso tutto sommato agevole capitato in sorte alla squadra di Southgate aveva in parte celato alcuni limiti dell’Inghilterra, tuttavia già riscontrabili in controluce nelle precedenti esibizioni. L’allenatore inglese, in pieno accordo col progetto federale più ampio di modifica dei fondamenti della formazione dei calciatori britannici, ha sposato per la propria Nazionale un progetto tattico ambizioso, fortemente influenzato dal contributo dato dai migliori tecnici mondiali al calcio della

. L’adozione della difesa a tre, l’occupazione costante da parte delle mezzali degli spazi di mezzo e la ricerca costante di ricezioni alle spalle del centrocampo avversario, dilatandone le distanze con la posizione degli esterni, erano le basi strategiche del calcio pensato da Southgate.

 


Il 3-1-4-2 inglese e il grosso volume di sviluppato da Walker e Trippier.


 

Erano tuttavia già emerse alcune criticità, esplose poi durante la partita contro la Croazia. L’Inghilterra, che ha finalizzato enormemente le occasioni su calcio piazzato, ha faticato in tutto il mondiale a creare occasioni dal suo gioco manovrato. Nonostante avesse incontrato avversari non irresistibili come Panama e Tunisia, le azioni manovrate dell’Inghilterra, prima della partita con la Croazia, avevano prodotto solamente a 0.25 xG ogni novanta minuti. I limiti vanno ricercati soprattutto nell’imprecisione tecnica e strategica mostrata dai trequartisti e dagli attaccanti nell’ultimo terzo di campo. Nella semifinale la squadra di Southgate ha avuto una percentuale di precisione del 56% nei passaggi diretti verso l’ultimo terzo di campo e del 31% in quelli diretti verso l’area di rigore. Percentuali molto basse (la Croazia ha avuto una precisione rispettivamente del 72% e del 67% nonostante l’elevato numero di cross effettuati) che evidenziano i troppi errori nelle zone calde del campo.

 

Il sistema è apparso fin troppo rigido, probabilmente a causa della non piena interiorizzazione dei principi di gioco da parte dei calciatori o, chissà, dello stesso Southgate. Sotto pressione emotiva, la circolazione bassa ha perso efficacia, rivelando che i giocatori non si stavano muovendo pienamente nella propria comfort zone. A tal proposito un dato è abbastanza esplicativo: Walker - il giocatore dell’Inghilterra che ha giocato più passaggi, 54, spostato anche da Guardiola dal ruolo di fluidificante a tutta fascia a terzo di difesa - è riuscito a servire i giocatori del reparto avanzato, la direttrice di gioco preferita dall’Inghilterra, solamente per 6 volte, preferendo sempre il passaggio verso i compagni di reparto, il portiere o l’appoggio laterale per Trippier, evidenziando timore e disagio nell’assumersi le grandi responsabilità a lui assegnate dal sistema in fase di costruzione.

 

Inoltre, la scelta di difendere bassi, abbandonando del tutto le fasi di gegenpressing viste nei precedenti match, ha forse avuto lo scopo di costringere gli avversari ad attaccare in spazi ridotti e di liberare campo per la velocità dei propri giocatori offensivi, ma ha esposto i difensori inglesi ai propri limiti in fase di difesa posizionale, già intravisti in altre

e culminati negli errori di Walker e Stones che hanno favorito i gol di Perisic e Mandzukic.

 

Probabilmente il mix di giocatori rapidi, veloci, ma imprecisi in attacco e difensori non troppo a proprio agio in fase di difesa posizionale, avrebbe beneficiato di un sistema di gioco in cui il gegenpressing fosse al contempo arma difensiva per evitare una difesa troppo bassa e arma offensiva per attaccare rapidamente difese sbilanciate. La scelta più conservativa di Southgate, pur liberando spazio ai propri attaccanti, peraltro mal sfruttato, ha messo troppo sotto pressione i difensori sia in fase di possesso che in fase di non possesso.

 

L’Inghilterra è una delle squadre più giovani del mondiale: forse era davvero troppo presto per questa generazione di calciatori per fare tornare il calcio a casa, come amano cantare i tifosi britannici. Forse sarà necessario aspettare ancora qualche anno la piena maturazione di tutti i giocatori e l’innesto di nuovi talenti, formati secondi i principi del cosiddetto 

. Le Nazionali giovanili inglesi stanno già ottenendo enormi risultati nei rispettivi campionati (nel 2017 vittorie nel mondiale Under 20, mondiale Under 17 e Europeo Under 19) e  la Nazionale maggiore potrà quindi pescare in un bacino di talento molto ampio per mettere in campo il suo calcio proattivo e moderno.

 



La vittoria della Croazia, invece, è stata l'affermazione definitiva dei propri migliori calciatori e delle loro capacità di influire sui destini della partita con le proprie prestazioni. In svantaggio prematuramente, la squadra di Dalić è stata costretta ad affrontare la difesa schierata degli inglesi, mostrando le difficoltà a costruire una manovra veramente efficace contro avversari compatti a presidio degli spazi. Il 4-3-3 croato è stato incapace di disordinare la difesa inglese, anche per i rari movimenti tra le linee di Modric e Rakitic, che, rimanendo a palleggiare ai fianchi di Brozovic, hanno costruito una manovra perimetrale, con un eccessivo uso di cross. È probabile che i croati temessero le ripartenze inglesi e, per questo, abbiano tenuto, anche in fase di possesso, le mezzali in posizione prudente per facilitare le marcature preventive.

 

Nel secondo tempo è bastato alzare leggermente la pressione, muovere maggiormente Modric in profondità per mettere sotto stress la fragile difesa inglese ed ottenere il pareggio. A quel punto, in un match più aperto e disordinato dalla fatica, sono emerse la personalità dei campioni croati, che hanno meritatamente vinto la partita approfittando delle ingenuità dei giovani e inesperti avversari.

 

La Croazia ha approfittato al massimo del tabellone favorevole, ma fino alla partita di ieri non aveva entusiasmato, piegando solo ai rigori Danimarca e Russia. Anche la partita con l’Inghilterra, d'altra parte, ha mostrato che la forza dei balcanici non risiede nel gioco ma principalmente nell’enorme qualità ed esperienza dei suoi giocatori più rappresentativi e della loro capacità di leggere alla perfezione i momenti del match. Il 4-3-3 di Dalić è abbastanza scolastico e da il meglio di sé quando, in maniera reattiva, trova spazi dove il talento dei suoi giocatori può esprimersi più liberamente.

 

La Croazia che giunge alla finale non è certo la favorita per la vittoria del Mondiale e, come le precedenti partite della Francia insegnano, ben difficilmente i "Blues" favoriranno tatticamente la squadra di Dalić, che con ogni probabilità dovrà prendersi  per intero l’onere di fare la partita. Per scrivere l'ultima pagina di questa incredibile storia, la Croazia si affiderà ancora una volta alla classe e l’esperienza di Modric, Rakitic e Mandzukic e al loro calcio senza tempo, fatto di giocate, letture, tecnica e sacrificio.

 

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