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Fabio Barcellona
Cosa cambiare contro la Svezia
13 nov 2017
13 nov 2017
Per evitare di ripetere la partita di andata all'Italia servirà maggiore aggressività, meno cross e un modulo funzionale ai giocatori.
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Fabio Barcellona
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La sconfitta dell’Italia di Ventura a Solna è figlia di una partita giocata quasi integralmente dentro la cornice tattica ideale per il calcio della Svezia. Oltre ad aver di fatto accettato la partita che gli avversari volevano giocare, il commissario tecnico italiano ha

con le proprie scelte strategiche i piani, semplici e abbastanza noti, del CT Andersson.

 

Prima che l'Italia giochi la partita di ritorno, e le sue ultime chance di partecipare al Mondiale russo del prossimo giugno, possiamo chiederci quali potrebbero essere gli aggiustamenti da adottare per costruire un ambiente tattico più favorevole. Pubblico a parte, cosa può fare Ventura per trasformare Milano in un campo il meno comodo possibile per gli avversari?

 



 

Le caratteristiche della Svezia erano

 già alla vigilia della gara di andata. In fase offensiva il calcio degli scandinavi è prosciugato da ogni sovrastruttura e si affida esclusivamente a lanci lunghi dal reparto arretrato verso i due attaccanti, Berg e Toivonen, che duellano fisicamente con gli avversari per sporcare il pallone e generare seconde palle da conquistare. L’impostazione bassa coinvolge solo i centrali difensivi e, se necessario, uno o entrambi gli interni di centrocampo. I terzini si alzano occupando l’ampiezza, consentendo agli esterni di centrocampo di stringere in mezzo per partecipare alla conquista del lancio lungo o della seconda palla respinta dalla difesa. Il possesso palla arretrato ha la sola funzione di alzare la squadra in modo che il lancio della difesa svedese arrivi il più vicino possibile all’area avversaria.

 

L’Italia ha scelto di giocare la partita della Svezia decidendo che la maniera migliore di difendersi dalla strategia offensiva svedese fosse quella di blindare la fascia centrale del campo, puntando sulle doti corpo a corpo dei tre centrali e di Daniele De Rossi. La squadra si è schierata molto in basso sin da subito, in attesa passiva del lancio lungo, preparandosi allo scontro fisico. Da questa scelta sono nate mischie in prossimità dell’area di rigore, calci di punizione dal limite, corner e rimesse laterali in zona avanzata che la Svezia, come in occasione del gol, gioca come calci d’angolo. Tutte chance offensive vitali per un attacco monodimensionale come quello svedese.

 

Al di là della capacità della BBC e di De Rossi di reggere i duelli puramente di forza contro gli svedesi, è chiaro che un piano difensivo del genere ha permesso alla squadra di Andersson di giocare la partita a lei più consona. Almeno per tutto il primo tempo, in fase di non possesso, l’Italia ha deciso di compattarsi nella propria metà campo. Le due punte azzurre, Immobile e Belotti, si sono diligentemente abbassate a schermare gli interni avversari e a coprire il centro, difendendo una direzione di gioco che gli svedesi non avevano nessuna intenzione di giocare.

 


L’Italia difende bassa e protegge coi due attaccanti il centro privo di avversari, senza mettere pressione ai centrali svedesi.


 

I due centrali svedesi non sono mai stati pressati in maniera aggressiva, regalando loro quello di cui la Svezia aveva disperato bisogno: tempo per alzarsi e posizionarsi e spazio per lanciare in tranquillità. Se disturbati più da vicino, è bastato abbassare sulla loro stessa linea uno degli interni per generare la superiorità numerica necessaria a preparare il lancio lungo.

 


La Svezia abbassa un interno e libera il centrale di destra, Lindelöf, che con la sua conduzione abbassa la difesa dell’Italia e la costringe a difendere il lancio lungo a ridosso della propria area.


 

A Milano, il risultato maturato a Solna, cambierà naturalmente lo scenario tattico della partita e favorirà un approccio più aggressivo dell’Italia. Tuttavia la scelta di giocare una fase difensiva radicalmente diversa dovrà essere strategica e organizzata, e non solo dettata dalle contingenze del risultato.

 

Per portare la Svezia in un habitat tattico meno comodo, una possibile strategia potrebbe essere quella di pressare la prima costruzione svedese. Un pressing organizzato contro l’elementare palleggio dei difensori scandinavi consentirebbe di alzare la linea difensiva, togliere il tempo e lo spazio per piazzare le proprie torri e lanciare comodamente. Sarebbe opportuno difendere molto più avanti per evitare le mischie al limite dell’area, difendere in maniera dinamica evitando le fasi statiche che favoriscono la fisicità degli avversari e costringere gli svedesi a trovare soluzioni complesse per le loro caratteristiche per risalire il campo. Subire un gol costringerebbe l’Italia a segnarne 3, per questo è fondamentale giocare una partita difensiva migliore e completamente diversa, strategicamente, da quella di Solna.

 



 

Come la fase d’attacco, anche quella difensiva della Svezia era piuttosto nota e prevedibile. In fase posizionale la squadra di Andersson ha schierato il suo 4-4-2 piuttosto rigido con l’obiettivo prioritario di difendere il centro e dirottare la manovra avversaria sull’esterno. I due attaccanti si schieravano affiancandosi orizzontalmente col solo obiettivo di schermare i passaggi in verticale, senza pressare il trio arretrato azzurro. Berg e Toivonen rimanevano talmente vicini tra loro che su Barzagli o Chiellini si alzavano gli esterni, 

e Claesson, lasciando quindi la ricezione libera sull'esterno a Candreva e Darmian.

 

Piuttosto che provare a disinnescare questo meccanismo, l’Italia lo assecondava e, se possibile, creava ancora di più i presupposti per attaccare la Svezia esclusivamente passando per l’esterno. In fase di possesso palla gli azzurri alzavano le mezzali, Parolo e Verratti, ai fianchi esterni di Immobile e Belotti, fissando di fatto i terzini avversari e liberando ulteriori spazi per Candreva e Darmian alle spalle di Forsberg e Claesson.

 


Verratti e Parolo si alzano sulla stessa linea degli attaccanti e impegnano i terzini svedesi. L’Italia svuota il centro del campo e si obbliga a giocare sulle fasce.


 

Il costante posizionamento delle due mezzali in linea con le due punte ha di fatto sancito lo svuotamento sistematico del centro del campo e la rinuncia a ogni velleità di disordinare il blocco difensivo svedese utilizzando gli spazi interni allo schieramento difensivo avversario.

 

In effetti, i coincidenti obiettivi delle due strategie hanno aperto all’Italia spazi sulla fascia, da dove è riuscita più volte ad andare al cross, ma al tempo stesso ha consentito alla Svezia di difendere posizionalmente secondo le proprie migliori caratteristiche, occupando fisicamente gli spazi interni e il cuore dell’area. Nell'arco dei novanta minuti l'Italia ha effettuato addirittura 28 cross, contro i 7 della Svezia.

 

A Milano, invece, sarebbe opportuno tirare fuori gli scandinavi dalla loro comfort zone difensiva. Immaginando che, almeno sino a quando saranno in vantaggio nel punteggio complessivo, gli svedesi aspetteranno compatti nella propria metà campo - e magari rifiuteranno ogni tentativo di attirare il loro pressing, allo scopo di liberare spazi - l’Italia non deve aver paura di attaccare in maniera paziente, muovendo velocemente il pallone e utilizzando

le fasce, ma non solo quelle.

 


I punti blu sono i 28 cross italiani nella partita di andata. La mappa è di whoscored.com


 

Con grande probabilità, gli esterni saranno ancora una volta la soluzione di passaggio più comoda, come appoggio della manovra, ma l'Italia deve resistere alla tentazione di affondare sulla fascia per giungere a cross in situazioni statiche, che avvantaggiano i centrali difensivi scandinavi. L’obiettivo dovrebbe essere quello di muovere il più possibile il blocco svedese, non sempre così preciso nelle scalate, disegnare traiettorie di passaggio tra le linee e avere la pazienza di trovare il momento giusto di giocare la palla tra le maglie dello schieramento avversario.

 

Con le due mezzali che si aprivano e due attaccanti fisici da marcare come riferimento fisso, i centrali svedesi hanno giocato a Solna una partita praticamente perfetta. Sollecitarli in maniera diversa, porre loro qualche dubbio tra attesa e anticipo giocando qualche palla alle spalle del centrocampo avversario, costringerli a difendere situazioni frontali con la palla a terra deve essere l’obiettivo della squadra di Ventura.

 



 

Il modulo di gioco adottato non è quasi mai importante quanto l’interpretazione data in campo. La scelta di aspettare bassi senza pressare la costruzione svedese, e di svuotare sistematicamente il centro del campo, non sono corollari inevitabili dell’adozione del 3-5-2. È vero, però, che alcuni moduli di gioco rendono più naturali e semplici alcuni movimenti e alcune tendenze di gioco, proprio per la distribuzione di partenza dei giocatori in campo. Può diventare importante nel caso di una Nazionale, che dispone di tempo ridotto per affinare i meccanismi di gioco e assemblare i giocatori a disposizione.

 

Inoltre, il calcio delle Nazionali rende importante utilizzare i giocatori secondo le loro migliori caratteristiche, considerando anche che i tempi per apprendere e interiorizzare compiti e funzioni diversi sono limitati. L’

di una mezzala di possesso come Verratti o l’utilizzo in coppia di due attaccanti come Immobile e Belotti, maggiormente a loro agio come unico riferimento offensivo e invece costretti a una complessa coordinazione dei reciproci movimenti, rappresentano due fallimenti del tentativo di utilizzare i giocatori in maniera distante da quella a cui sono abituati e più vicina alle loro caratteristiche.

 

Il 3-5-2 tende naturalmente a sviluppare il gioco sull’esterno, liberando il centro del campo per le due punte. Se l’obiettivo è quello di aumentare il gioco interno per disordinare il blocco svedese sarà probabilmente più semplice da raggiungere utilizzando un altro schieramento posizionale, uno in grado di occupare più semplicemente gli spazi tra le linee avversarie. Il 4-3-3 disegna naturalmente innumerevoli triangoli tra i giocatori, con conseguenti linee di passaggio, e consente di occupare dinamicamente

coi movimenti coordinati delle mezzali e degli esterni offensivi. È anche un modulo di gioco in grado di sviluppare una fase offensiva dinamica, potenzialmente utile a battere una difesa che predilige difendere contro le fasi d’attacco più statiche che il 3-5-2 favorisce.

 

Un’altra opzione potrebbe essere il 3-4-3, in cui i due giocatori ai fianchi del centravanti possono naturalmente occupare gli spazi di mezzo e costruire un quadrilatero di possesso interno coi due centrocampisti. Con il 3-4-3 potrebbe essere garantita la superiorità numerica in zona arretrata che sembra preoccupare Ventura. Entrambi i moduli di gioco, inoltre, prevedono inoltre l’utilizzo di un solo attaccante centrale, togliendo così un riferimento sicuro ai centrali difensivi svedesi.

 

l’Italia non è riuscita a qualificarsi alle fasi finali della Coppa del Mondo. Basterebbe questo per dare una misura dell’importanza storica della partita di Milano contro la Svezia e di come, per questo motivo, siano coinvolti tanti fattori oltre a quello meramente strategico. Di certo, però, provare a costruire in campo un contesto tattico più favorevole di quello che è stato sviluppato a Solna, molto più comodo per la Svezia, sarà fondamentale per aumentare le possibilità dell’Italia di partecipare la prossima estate ai Mondiali in Russia.

 

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