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Marco D'Ottavi

Il Classificone 3/4: I miracolati di gennaio

I 5 giocatori che hanno tratto maggiore giovamento dal mercato di gennaio. Ritorna il Classificone,…

 

A dicembre del ’98 Álvaro Recoba scaldava la panchina dell’Inter, da gennaio a giugno del ’99 segnava 11 gol in 19 partite col Venezia e faceva innamorare Moratti. Pazzini esplose un gennaio del 2009 quando, dopo aver lasciato Firenze, iniziò a segnare a raffica con la Sampdoria (anche qui 11 gol in 19 partite). È molto difficile delimitare quanto un giocatore sia utile ad una squadra rispetto a quanto la squadra sia utile al giocatore; spesso è un discorso di simbiosi, un do ut des. In questa classifica ho privilegiato non tanto i migliori acquisti, quanto quei giocatori che nel cambiare squadra a gennaio hanno avuto dei benefici, che sia al proprio gioco o più in generale alla propria carriera. Se il mercato di gennaio è sempre motivo di rimpianto per direttori sportivi e tifosi, per i giocatori in difficoltà può essere un momento di svolta, un miracolo inaspettato per rilanciarsi e cambiare prospettiva alla propria carriera. L’ordine è personale e sindacabile e risponde ad alcuni criteri oggettivi, statistici, e ad altri soggettivi.

 

Fermato alla soglia del miracolo

 

Federico Mattiello

Mattiello rientra a pieno nella categoria “Problema ’95” del calcio italiano: dopo aver brillato in tutta la trafila delle giovanili della Juventus, si è trovato aggregato ai “grandi” senza però trovare spazio. Il suo ingresso in prima squadra è stato il risultato di una naturale evoluzione e ad un certo punto della stagione sembrava poter guadagnarsi minuti come terzino sinistro (è quel tipo di terzino acerbo che non sai se gioca meglio a destra o sinistra): il passaggio alla difesa a 4, l’infortunio di Asamoah, le difficoltà di Evra nel trovare la forma, potevano spingere Allegri a dargli fiducia.

 

Il tecnico, che pure ha lanciato De Sciglio al Milan, ha preferito snaturare Padoin nel ruolo, lasciando a Mattiello nove minuti contro il Parma (sul 7 a 0) e venti minuti contro la Lazio, proprio per sopperire all’espulsione del terzino titolare. Il cambio di maglia a gennaio è sembrata la logica conseguenza di questa situazione.

 

Al Chievo Mattiello partiva dietro Nicolas Frey, uno dei leader difensivi, ma il suo infortunio alla 23.esima giornata sembrava potergli fare spazio. Nella partita successiva gli viene preferito Schelotto (un altro esempio delle difficoltà di schierare un giovane in Italia), ma alla 25.esima, contro il Milan, riesce a partire titolare. Una partita non indica nulla, ma in un momento delicato per il Chievo, Mattiello è tra i migliori in campo, dimostrando di avere tutte le qualità per ricoprire il ruolo sia in fase difensiva che di spinta, tanto da guadagnarsi la conferma contro la Roma. Alle soglie del miracolo, ovvero un finale di stagione da titolare, è arrivato l’infortunio pulp e ciao. Mattiello sta in questo Classificone per ricordare a noi—ma soprattutto a quelli che in questo Classificone ci stanno—la caducità delle cose terrene: finalmente non devi stare seduto in panchina tra Pepe e Storari e dopo appena 18 minuti finisci nel Vine più brutto dell’anno sportivo. C’est la vie.

 

5. Andrea Rispoli

Ho scelto Andrea Rispoli, ma avrei potuto mettere le cessioni invernali del Parma in blocco. Anche stare a casa in pantofole come Cassano deve essere meglio che vivere la precarietà che si respira da quelle parti. Andrea Rispoli non è un giocatore fortunato, quando era alla Sampdoria un tifoso arrabbiato gli ha spaccato un dente, poi è finito in questo Parma. A gennaio Iachini, suo ex tecnico, lo ha voluto a Palermo e lui, arrivato in prestito con diritto di riscatto, è già pronto a svincolarsi per rimanere. Rispoli è un giocatore funzionale al 3-5-2 del Palermo, dove gli esterni svolgono molto lavoro di pressing e Iachini è predisposto a cambiarli spesso. In Sicilia Rispoli ha trovato spazio e una dimensione di calcio piacevole come il Palermo di quest’anno, dove si riesce a giocare un buon calcio senza pressioni, almeno fino a che non esploderà definitivamente la guerra tra Dybala e Zamparini. Per chiudere in bellezza, ecco un video di 34 minuti di giocate di Rispoli. Non lo ha visto neanche la mamma.

 

4. Maxi Lopez

Maxi Lopez a gennaio è passato dal Chievo al Torino. Qui ha inizato a giocare con più continuità, ha fatto qualche gol, ma di certo la sua vita da calciatore non è cambiata: il meglio lo ha già avuto e tutto quello che seguirà è il lento declino tipico degli attaccanti argentini. C’è un perché se Maxi è in questa classifica, e il motivo è la spizzata/assist di testa in anticipo su Icardi che ha portato al gol vittoria del Torino sull’Inter. Nell’infinita telenovela tra i due più Wanda Nara, Maxi Lopez ha sempre svolto la parte dell’antieroe. Finire al Torino gli ha portato questa piccola rivincita, che ha deciso di festeggiare così:

 

https://www.instagram.com/p/BYi4zGkFJ9Z/
 

3. Manolo Gabbiadini

Ci sono almeno 3 motivi evidenti per cui Manolo Gabbiadini debba godere del trasferimento al Napoli. Il primo è Gonzalo Higuain: deve essere bellissimo allenarsi con uno come lui, uno così forte. Spesso si dice che per diventare i migliori bisogna allenarsi con i migliori, una frase che per quanto suoni un po’ troppo lirica deve avere un fondo di verità, e in Italia ho difficoltà a trovare attaccanti migliori da cui imparare. Il secondo motivo è il Napoli: al netto di alcuni errori, la squadra di De Laurentiis sembra avere un progetto e in diversi momenti è sembrata sul punto di esplodere definitivamente. E se il “salto” ancora non è avvenuto, non è detto che non debba avvenire nel breve o nel medio periodo. Per Gabbiadini, che è stato a lungo proprietà della Juventus, ma mai veramente all’interno del progetto, Napoli è la piazza dove riscattarsi, uno di quei posti dove vanno a far bene gli attaccanti che la Juventus non ha voluto. Il terzo motivo è Benitez: lui l’ha fortemente voluto, come giocatore in grado di offrirgli diverse alternative e in questi mesi (ancora non possiamo dire se la prossima stagione sarà l’allenatore del Napoli) può inserirlo in un contesto di gioco di più ampio respiro. Già in questa prima parte del girone di ritorno è apparso chiaro quanto Gabbiadini sia importante per il gioco del Napoli, sia per l’ottima intesa con Higuain (eccone un piccolo saggio) sia per la duttilità che gli permette di giocare praticamente ogni ruolo dell’attacco.

 

2. M’Baye Niang

Tra Gian Piero Gasperini e Filippo Inzaghi mi sembra ci passi un mondo. Tanto uno ha lavorato per trovare i propri equilibri, tanto l’altro deve ancora lavorare per raggiungerli. A gennaio si sono scambiati Niang come un pacco pieno di etichette, di cui nessuna particolarmente felice.

 

Arrivato a Milano con l’etichetta di nuovo Henry (!), il palo col Barcellona sembrava averne bloccato la crescita, tanto che quest’anno al Milan era riuscito a racimolare poco più di 90′ in tutto il girone d’andata. Al Genoa è arrivato per occupare uno dei tre ruoli offensivi dell’attacco di Gasperini. Proprio in quel momento, complice l’infortunio di Matri e la cessione di Pinilla, il 3-4-3 di Gasperini si è evoluto in qualcosa di più elastico, fondato sull’interscambiabilità delle tre punte e Perotti spesso falso centravanti.

 

Grazie a questo modulo ibrido, Niang si è trovato nelle migliori condizioni per esprimere il proprio potenziale: sia quando può sfruttare la propria potenza fisica agendo da riferimento centrale (ecco due gol da vero nueve), sia quando, dirottato sulla fascia, può giocare in velocità. L’agio di Niang in questo contesto tattico si riflette sui numeri: 3 gol e un assist in 8 partite, più di quanto era riuscito a fare in rossonero in 33 presenze.

 

1. Mohamed Salah

Salah è primo in questo Classificone come lo sarebbe stato in uno sui giocatori che hanno più giovato all’ego dei titolisti, classifica che spero vedrà la luce a fine campionato.

 

Il “Messi d’Egitto” è passato da oggetto misterioso tra le mani di Mourinho a oggetto di culto tra le mani di Montella. La svolta di Salah è stata la più evidente tra i giocatori che hanno cambiato maglia a gennaio: al Chelsea rischiava di impantanarsi, impiegato come punta nel 3-5-2 o come esterno offensivo in un 4-3-3 molto mobile, ha saputo trovarsi rapidamente nel sistema di gioco della Fiorentina e, complice la solita serie di infortuni degli attaccanti viola, è risultato decisivo anche in fase realizzativa (già 3 gol, un assist e una serie di giocate senza senso).

 

Montella tende a usarlo meno in campionato (solo 2 presenze da titolare e 4 da subentrato) e più nelle coppe, dove finora è risultato decisivo (3 gol e 1 assist in 5 partite tra Europa League e Coppa Italia). La prova opaca contro la Lazio, che pure è riconducibile ad una pessima prestazione di squadra, è la dimostrazione che un certo livello di forma è difficile da mantenere nel lungo periodo e che, per quanto le premesse siano importanti, deve dimostrare di saperle mantenere.

 

 

Arrivato come “contropartita tecnica” nell’affare Cuadrado, secondo Transfermarkt il suo valore di mercato è aumentato di 2 milioni (da 10 a 12) da quando è passato alla Fiorentina, cioè in soli due mesi.

 

 

Nel forum di discussione del sito, dove è possibile indicare il proprio sindacabile valore di mercato di un giocatore, molti utenti scrivono cifre più alte, tra i 15 e i 18 milioni di euro, ipotizzando che in questa prima parte del girone di ritorno il cartellino di Salah sia aumentato di oltre 1/3 del suo valore. La Fiorentina ha stipulato un prestito di 2 anni, poi potrà riscattarlo a 16 milioni. Chissà allora quale sarà il valore di mercato di Salah.

 

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Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.