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Breve guida al calciomercato di gennaio 2019
01 feb 2019
01 feb 2019
Abbiamo selezionato per voi i migliori movimenti avvenuti in Serie A.
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Dell’arrivo di Piatek al Milan, che al tempo stesso ha rinunciato alle prestazioni in prestito di Gonzalo Higuain, abbiamo scritto

e

realizzata al Napoli in Coppa Italia. Difficile trovare a gennaio, in Serie A, un acquisto migliore di questo, che combina una delle sorprese più incredibili di inizio campionato e un effetto così immediato sui risultati della squadra. Neanche Muriel alla Fiorentina ha generato l’entusiasmo di Piatek nei tifosi del Milan - dobbiamo tenerne conto dato che il mercato è per metà una questione tecnica e per metà una emotiva.

 

Il Milan ha guadagnato un giocatore in grandissima forma atletica, che potrà fare da riferimento avanzato ma anche venire incontro a giocare col centrocampo, abbassarsi per aiutare a far uscire il pallone dalla difesa o duellare sugli eventuali lanci lunghi, e che soprattutto è in grado di impegnare da solo le difese e riempire l’area di rigore (come faceva Higuain, ma con uno spirito diametralmente opposto al suo). Magari, da qui alla fine dell’anno, avrà guadagnato anche un possibile capocannoniere stagionale, il che significherebbe un’altra decina di gol minimo da qui a fine stagione (per farlo però dovrà invertire il trend delle ultime 12 giornate giocate con la maglia del Genoa, in cui ha segnato appena 4 gol); ma nell’immediato è soprattutto l’impatto sul piano psicologico che sembra la cosa più importante.

 

Piatek non è solo in ottimo stato atletico ma mentalmente è un giocatore sicuro di sé, affidabile e pronto a cogliere tutte le occasioni che gli capiteranno senza lamentarsi nei momenti difficili. Certo, non è arrivato per pochi soldi (35 milioni non sono pochi, e sembrano esserea cifra giusta solo nel miglior scenario possibile per il Milan) ma Piatek ha colmato una lacuna importante nello schieramento di Gattuso. Pur indossando la maglia numero 19 (insieme a Cutrone che indossa la 63) potrebbe aver risolto per un po’ di tempo uno dei problemi che il Milan si trascina dietro da più tempo: quello del numero 9.

 

https://twitter.com/acmilan/status/1091386189754568705

 



Che Muriel sia stato un acquisto azzeccato già ce lo dicono i numeri: 4 gol in 4 partite, ma soprattutto la sensazione che sia il pezzo del puzzle mancante all’attacco della Fiorentina. Con lui in campo i viola hanno segnato 16 gol, dopo averne segnati appena 4 nelle precedenti 4.

 

Appena arrivato ci siamo interrogati sulla sua possibilità di

ed effettivamente ad oggi ci ha più che stupito, sia per le prestazioni che per gol assurdi, come il secondo segnato alla Sampdoria. Muriel sembra trovarsi a suo agio nel gioco della Fiorentina, fatto di attacchi diretti e verticali, in cui può far esplodere la sua velocità con e senza palla. Altre volte Muriel ci ha illuso per poi scomparire tra infortuni e prestazioni deludenti. Ma questa, a Firenze, sembra la volta buona.

 



Traorè è l’unico 2000 a giocare con continuità in questa stagione di Serie A. Ha già messo insieme 16 presenze e non sembra aver sofferto il salto tra i professionisti, quello più difficile per la maggior parte dei talenti italiani a livello giovanile. In pochi lo avrebbero detto quest’estate: l’Empoli è una squadra ricca di talento a centrocampo, e Traoré in primavera era sembrato un trequartista tecnico e promettente, ma forse distante dal poter giocare in una squadra destinata a giocarsi la salvezza.

 

Invece Traoré ha mostrato una solidità e una concretezza di prestazioni impressionante. Stiamo parlando di una mezzala - che può giocare anche qualche metro più avanti - con un repertorio incredibilmente completo. È del tutto ambidestro (calcia angoli e punizioni con entrambi i piedi), protegge bene il pallone e ha una grande visione di gioco. Non ha forse una sensibilità tecnica, in conduzione e nel gioco di passaggi, di primissimo piano, ma la compensa con delle letture superiori alla media.

 

La Fiorentina lo ha acquistato per una cifra complessiva di circa 12 milioni, forse persino pochi se consideriamo i margini mostrati da Traorè. Corvino del resto lo conosceva bene e aveva provato a prenderlo quando era al Bologna, e Traorè era già uno dei talenti più riconosciuti del contesto giovanile. In un’epoca in cui i prezzi dei cartellini dei giovani talenti si gonfiano a dismisura, la Fiorentina ha dimostrato che la tempistica, nel calciomercato come nella vita, è tutto. La squadra viola del resto sembra il contesto perfetto per un giovane che sembra aver fretta di bruciare tutte le tappe.

 

https://twitter.com/FootProspector/status/1085231725729533952

 



Quando è arrivata la notizia che il Milan aveva comprato Lucas Paquetá per 25 milioni c’era un certo scetticismo. La cifra sembrava sproporzionata quello che aveva dimostrato fino a quel momento Paquetá, che aveva sembrava avere le stigmate di predestinazione che hanno i migliori talenti brasiliani della sua età; in più non era chiaro che giocatore fosse e in che modo potesse rendersi utile in un campionato come quello italiano, tra i più spietati a denunciare i limiti di giovani arrivati da angoli lontani del pianeta. Era un trequartista o una mezzala? Non era forse un po’ fumoso per il contesto italiano? E poi, aveva un talento davvero all’altezza del Milan?

 

Pochi giorni dopo il suo arrivo Paquetá era già in campo contro la Sampdoria, in Coppa Italia, e dimostrava di essere un giocatore

. Un centrocampista dalle caratteristiche e dai limiti ancora nebulosi, ma un giocatore senz’altro pronto per giocare nel Milan e nel contesto della Serie A, e non era affatto scontato. In queste prime partite Paquetá ha alternato giocate semplici ad altre più ambiziose e sembra alla ricerca del suo equilibrio nelle letture. Anche Gattuso forse deve ancora capire come usarlo al meglio: sollecitarlo di più in fase di costruzione oppure in quella di rifinitura? Deve giocare più vicino alle punte o più vicino al regista? In ogni caso Paquetá ha già dimostrato la sua utilità per il Milan: non esisteva in rosa un calciatore con le sue caratteristiche: tecnico, associativo e soprattutto bravissimo ad andare in verticale verso le punte con qualità.

 

Dopo poche partite non abbiamo ancora decifrato del tutto il talento di Lucas Paquetá, ma abbiamo già afferrato la sua importanza per il Milan. Può essere già un esempio di come si possa migliorare una squadra di alto livello in un mercato solitamente arido come quello di gennaio.

 



Tecnicamente un ritorno, viste le quattro presenze in Serie A collezionate tra Roma e Sassuolo, ma praticamente un nuovo arrivo vista la giovane età. Nei primi 22 minuti giocati al posto di Piatek, nella partita contro l'Empoli, Sanabria ha segnato un gol con il suo unico tiro in porta, come se il polacco avesse lasciato un po' di magia dentro la maglia numero 9 del Genoa.

 

Certo sarebbe assurdo chiedergli di segnare quanto il suo predecessore, anche considerando i profondi cambiamenti subiti dal Genoa in questo mercato di gennaio, ma Sanabria dopo le esperienze tra Gijon e Siviglia, ha le spalle abbastanza grandi per essere considerato un terminale offensivo credibile per una squadra di medio livello della Serie A. Sanabria è uno di quegli attaccanti che amano l'area di rigore, sempre pronto ad anticipare il proprio marcatore grazie ad un'esplosività notevole, e per questo potrebbe accoppiarsi bene con Kouamè, che invece preferisce muoversi fuori dagli undici metri. Sanabria è arrivato in prestito con un diritto di riscatto di 20 milioni che arriverà tra 18 mesi; in questo periodo Sanabria dovrà dimostrare di valere la Serie A in una piazza che ha visto passare tanti centravanti fortissimi.

 



Contro la Juventus, in piena emergenza, Simone Inzaghi ha dovuto schierare Parolo nell’inedito ruolo di esterno a tutto campo. L’arrivo di Romulo va quindi ad aggiungere un giocatore duttile in una rosa spesso corta e con alcuni giocatori che hanno dimostrato di non essere pronti per il ruolo di titolare. Romulo può essere schierato sia come interno di un centrocampo a cinque, sia come esterno a tutta fascia. Rispetto a Marusic, l’attuale titolare sulla fascia destra della Lazio, è meno dirompente, ma è sicuramente un giocatore più associativo, capace di offrire ad Inzaghi una valida alternativa nella risalita del campo.

 

In una squadra che da qui a maggio sarà impegnata su tre fronti (campionato, Coppa Italia, Europa League), Romulo migliora la rosa della Lazio: può essere il titolare a destra, più di Marusic e Basta, e può far rifiatare Parolo.

 

https://twitter.com/OfficialSSLazio/status/1091017350827175936

 



Fra tutti i nuovi Kakà, Lucas Piazon era il cosplayer più intrigante. Aveva la faccia pulita da studente di giurisprudenza e gli stessi capelli da frontman di una boyband creata su Disney Channel. Come Kakà, giocava nel San Paolo da trequartista, spiccava per la leggerezza della corsa e la visione di gioco. Il Chelsea lo ha acquistato a 17 anni, e poi Piazon è diventato un giocatore diverso da quello che potevamo immaginarci. Non solo meno forte, proprio diverso: non veloce, non troppo verticale, non leggero. Più statico invece, non bravo a tagliare le difese con conduzioni palla per i corridoi centrali, ma invece con un grande piede destro, che riesce a mettere in mostra nei cross, le rifiniture negli ultimi metri e i calci piazzati.

 

Queste cose Piazon le ha mostrate nei CINQUE prestiti della sua carriera. Il suo percorso non è quello tipico di un wonderboy sfiorito in fretta: Piazon si è perso, è vero, ma in fondo ha sempre giocato. Ovunque è stato, i tecnici hanno riscontrato la sua utilità. Quindi Piazon non è diventato il nuovo Kakà, e anzi è diventato un giocatore completamente diverso, ma a 24 anni ha già dimostrato il suo valore.

 

Il suo acquisto al Chievo è in qualche modo la conferma che la realtà è entrata ormai in modalità Football Manager, e che i nomi che compravamo noi 5 anni fa ora giocano davvero nel nostro campionato. È strano ma dovremmo esserne contenti, non solo perché Piazon è un acquisto buffo, ma anche perché può essere davvero utile al Chievo, magari dietro le punte, o in attacco. Non c’è, in fondo, in rosa un giocatore con la sua qualità tecnica.

 



 



E così, dopo appena mezza stagione, la Serie A deve già salutare Miha Zajc. Lo piangono tutti quelli che ci hanno scommesso al fantacalcio, ripagati da 3 gol, 2 assist e una media voto molto vicina al 6. Al suo terzo anno in Italia, ci lascia un trequartista dinamico di 25 anni, con un tiro secco sia di destro che di sinistro e un notevole istinto nei movimenti senza palla. Anche se forse più adatto al futsal che al calcio. L’Empoli si è accontentato di 6,5 milioni, più il passaggio definitivo di Salih Uçan: una parziale consolazione per i tifosi hipster del campionato italiano, sempre sperando che Uçan giochi un po’ di più rispetto al girone di andata (in cui è partito titolare una volta sola).

 

Insomma, con chi dobbiamo prendercela? Forse con il pragmatismo di Iachini, passato ormai stabilmente alla difesa a 5, che aveva provato ad adattare Zajc nel ruolo di seconda punta. Cosa che tra l’altro non gli stava riuscendo malissimo, ma Iachini magari preferisce un giocatore che gli garantisca più profondità (Lagumina?) o più centimetri (Mchedlidze?). Di Zajc ricorderemo i baffi che sembravano disegnati, i molti pali e traverse colpiti, le progressioni in cui sembrava sempre sul punto di cadere ma in qualche modo riusciva a tenere la palla attaccata al piede, i dribbling improvvisi e sorprendenti come quando stringi la mano a uno sconosciuto e prendi la scossa. Forse l’azione migliore con cui ricordarlo è una delle ultime che ci ha regalato, quando contro il Cagliari, su un cross di Aquah deviato che si impenna e cade al centro dell’area, Zajc spicca il volo e carica una splendida rovesciata che esce di poco al lato del secondo palo.

 

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Speriamo che sia solo un arrivederci…


 



Poi ci sono quei movimenti di mercato che noi semplici civili non possiamo capire. Perché il Milan ha preso Halilovic quest’estate per poi fargli giocare solo 60 minuti ufficiali spalmati in 3 partite di Europa League? Solo perché era un parametro zero (l’Amburgo non aveva rinnovato il suo contratto dopo il prestito al las Palmas)? Possiamo sapere chi ci aveva visto qualcosa di buono neanche 6 mesi fa? La nostra è pura curiosità, perché quello del calcio è un mondo crudele che nasconde le centinaia di piccoli fallimenti che ci sono per ogni grande successo; ma sarebbe interessante sapere sinceramente quale era il piano che, evidentemente, è andato male. Se qualcuno, cioè, credeva davvero in Halilovic oppure no, se è diventato una pedina di mercato e basta.

 

Ad esempio qualche anno fa, l’allora DS del Siviglia, Monchi, fece il nome quando gli chiesero quale giocatore del Barcellona avrebbe voluto prendere, dicendo: «Mi sembra un top player». Venire delusi da giocatori giovani è inevitabile nell’esperienza di qualsiasi vero appassionato di calcio e non c’è niente di male a sbilanciarsi per un talentino che poi per qualche ragione sparisce di scena. Noi, ad esempio, ai tempi in cui era allo Sporting Gijon, ad Halilovic avevamo dedicato una puntata della nostra rubrica dedicata ai nostri giocatori

.

 

Halilovic adesso ha 22 anni, va in prestito allo Standard Liegi per un anno e mezzo (fino a giugno 2020) e resterà comunque un anno di contratto con il Milan (fino a giugno 2021). Chissà se qualcuno tra i dirigenti pensa che magari nel frattempo Halilovic diventerà un giocatore in grado di giocare nel Milan - diciamo anche che non dovrebbe mancargli l’esperienza, considerando che è ormai alla sua sesta stagione da professionista - o se si sta solo rimandando un problema.

 



Forse non ve ne eravate accorti, ma fino a ieri la Serie A poteva contare tra le sue fila Emanuele Calaiò, l’Arciere. Inattivo fino al 31 dicembre 2018 a causa di una storia di messaggi Whatsapp per far salire il Palermo in Serie A, Calaiò non ha mai potuto scoccare le sue frecce in questo campionato.

 

Lascia un giocatore che ha segnato la sua prima rete in serie A il 6 gennaio del 2000, ma non dobbiamo essere tristi. Calaiò torna a casa, in Serie B, il campionato in cui ha sempre trovato la sua dimensione: con 104 gol è il 14esimo marcatore all-time della competizione e a Salerno può provare ad entrare nei primi dieci, distanti solo 8 gol.

 

https://twitter.com/ParmaLiveTweet/status/1091259500445675520

 



Nicolas Spolli ci ha dimostrato ancora una volta di essere un supereroe, volando verso Crotone, squadra ultima in classifica prima del suo arrivo.

 



 

Del passaggio di Boateng al Barcellona ne

, cercando di esorcizzarne l’assurdità. A distanza di qualche giorno, oltre allo straniamento, rimane la tristezza di aver perso - di nuovo - un giocatore bello da vedere, col suo fisico sempre più massiccio e la tecnica sopraffina che gli era valsa il posto d’onore al centro dell’attacco del Sassuolo di De Zerbi e anche di vincitore del premio di

. Ma alla fine non può essere neanche una trasferimento così triste dato che potremo vedere Kevin Prince Boateng giocare insieme a Messi e Luis Suarez.

 

https://twitter.com/SassuoloUS/status/1087443570439655424

 



La prima convocazione in prima squadra di Stefano Okaka risale alla stagione 2004/05. Messi aveva appena esordito con il Barcellona e non era ancora scoppiata la crisi economica. Da quei giorni Okaka ha attraversato un numero imprecisato di vite calcistiche, caratterizzate da una mediocrità ogni tanto squarciata da brevi momenti di luce. Come quando nel 2014 la Sampdoria lo ha acquistato a gennaio e lui è riuscito a segnare 5 gol in 13 partite: non molti ma comunque più di quelli che potevamo immaginarci da lui. Un attaccante bravissimo a lavorare fisicamente sui difensori, ma che ha sempre avuto un po’ di problemi in area di rigore. Anche all’Anderlecht, in Belgio, aveva giocato bene, fino a che l’allenatore non lo ha accusato di essere sovrappeso. Da un momento all’altro.

 

Okaka verrà ricordato però soprattutto per il gol di tacco, su assist di Pit, all’Olimpico contro il Siena, appena prima di andare in prestito al Fulham. Un gol che lo ha fatto entrare nella vita di Pit (che ancora oggi conserva

) e nell’immaginario ironico di internet. Okaka, insomma, è uno di quegli ex-giovani che ci si aspettava potessero esplodere da un momento all’altro ma al tempo stesso è un giocatore di quasi trent’anni con davanti forse l’ultima possibilità di dare una svolta positiva alla sua carriera, per non vivere di ricordi. Oltretutto, dopo due stagioni in cui ha segnato 5 gol al Watford (di proprietà della famiglia Pozzo), giocando sempre meno, adesso avrà 6 mesi di prestito per aiutare l’Udinese (sempre di proprietà della famiglia Pozzo) a salvarsi in una stagione molto complicata. Diciamo che Okaka ha cominciato con il piede giusto, segnando all’esordio contro il Parma, e che la sfida che si trova davanti è complessa ma non impossibile. Noi, come tutti quelli che lo hanno visto crescere, non possiamo che augurargli ogni bene.

 

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Un gol che fa gridare a Carlo Zampa: «Sodomizzatelo pure».


 



Uno dei motivi per ricordare questo mercato di gennaio è che ad un certo punto - in due diversi momenti - è sembrato davvero possibile l’approdo di Bruno Alves alla Juventus. Se ne era parlato dopo la partenza di Benatia e se ne è riparlato dopo l’infortunio di Bonucci e quello di Chiellini.

 

Alla fine non è successo, ma l’immagine di Bruno Alves con la maglia bianconera della Juventus mentre spazza palloni a caso (cosa che sta facendo benissimo a Parma) nelle tribune dei migliori stadi del mondo non può che farci fremere almeno per un secondo.

 

 



La Spal ha arricchito la propria rosa con un trequartista ventitréenne serbo, mancino che di solito gioca a destra a piede invertito. Difficile immaginare che posizione occuperà nel 3-5-2 di Leonardo Semplici, considerando le caratteristiche soprattutto offensive e l'intensità atletica che richiederebbe un impiego a tutta fascia, oltre al fatto che Lazzari a destra sembra insostituibile. Seconda punta? Forse. In ogni caso è uno di quegli che più che altro desta una curiosità positiva per le qualità tecniche (aveva già realizzato 8 assist in questa stagione con la maglia del Partizan) e per quel brivido esotico che accompagna ogni numero 10 di origine balcaniche.

 



Il Napoli ha comprato Marko Rog dalla Dinamo Zagabria nel 2016, quando appena ventenne era già titolare della Dinamo Zagabria e nel giro della nazionale croata. C’era quindi molta attesa intorno a questo centrocampista polivalente, bravo sia in fase di rottura che in quella di costruzione, ma le cose non sono andate come ci si poteva aspettare.

 

Dopo molta panchina con Sarri, che però aveva l’etichetta di allenatore che non vede i giovani, la situazione non è variata con Ancelotti, nonostante il nuovo tecnico del Napoli sia molto più propenso a schierare tutti gli elementi presenti in rosa.

 

Rog è stato mandato in prestito al Siviglia fino a giugno, in una squadra di centrocampisti tecnici e associativi, dovrà cercare la sua dimensione, forse più portando la croce che cantando. Speriamo che possa tornare in Serie A più sicuro e deciso, pronto a prendersi un posto da titolare nel Napoli.

 



 



Scamacca è tornato al Sassuolo insieme all’altro giocatore prestato, la scorsa estate, allo Zwolle, Alessandro Tripaldelli (che però è stato girato subito al Crotone per un nuovo prestito). Quando si muove Scamacca fa sempre rumore, anche perché alto quasi due metri, e in questo caso potrebbe aiutare De Zerbi a compensare l’addio di Boateng. Insomma, molta curiosità per un giocatore che ha appena vent’anni e potenzialità ancora da scoprire.

 



Pa Konate è andato a Cincinnati, si è studiato un po’ la lingua, si è girato l'Ohio e i dintorni (si è perso LeBron James, ma immagino sarà andato a vedere l’NBA a Cleveland), avrà seguito le elezioni di metà mandato negli USA, nel frattempo ha giocato 5 partite con l’FC Cincinnati e poi è tornato alla SPAL.

 



Sturaro torna (in prestito dalla Juve) nel club che lo ha lanciato quando aveva 20 anni. Non c’è più Gasperini ma c’è spazio da prendersi nel centrocampo di Prandelli (il Genoa ha preso anche Radovanovic, e ceduto Sandro all’Udinese). A 26 anni, dopo un infortunio al tallone per cui non ha giocato neanche un minuto con la maglia dello Sporting, sembra un passaggio cruciale per la sua carriera.

 



Ezequiel Schelotto ha “solo” 29 anni. Se pensate che Alejandro Gomez è tornato in Serie A a 26 anni, per diventarne uno dei migliori giocatori, perché questo non dovrebbe avvenire con Schelotto? Dopotutto è in Italia che è cresciuto e che si è affermato, con l’Italia ha giocato in Nazionale e sempre in Italia ha segnato il suo ultimo gol, il 4 maggio del 2014.

 



Quando Benatia ha sbattuto i pugni sul tavolo per ottenere la cessione all’Al-Duhail, la Juventus non si è fatta trovare impreparata: in poche ore è stato sostituito da Martin Caceres, al terzo ritorno in bianconero.

 

Il difensore uruguaiano va ad occupare la casella mancante, ma se a Torino è molto amato, nelle gerarchie scalerà dietro a Rugani e - chissà forse - al trentasettenne Barzagli. L’ultima esperienza di Caceres alla Lazio, infatti, non è stata molto positiva, tanto che in questa stagione lo si è visto in campo solo 8 volte tra campionato ed Europa League, con prestazioni spesso disastrose, come quella nel derby.

 

Non sappiamo quindi se Caceres è davvero pronto per fare il titolare nella Juventus, ma lo scopriremo presto: l’assenza in contemporanea (per la prima volta) di Bonucci, Chiellini e Barzagli dovrebbe spingere Allegri a schierarlo dal primo minuto contro il Parma.

 



Ben Wilmot, per dire, non ha una pagina Wikipedia in italiano (persone o cose che hanno una pagina Wikipedia in Italiano: Paolo Donnarumma, bassista; András Schäfer, calciatore del Genoa; il granciporro atlantico, un tipo di granchio; lo Stattkus-Verzeichnis un catalogo delle composizioni musicali di Claudio Monteverdi). Detto ciò, magari è fortissimo, lo conosciamo poco. È un difensore centrale di un metro e novanta che, dal poco che siamo riusciti a vedere (ha giocato poco più di 4 partite in tutto con il Watford), ha un ottimo senso della posizione e ama spazzare la palla.

 

Ah, però abbiamo trovato anche questo incredibile salvataggio sulla linea di porta, con la maglia dello Stevenage.

 

http://www.giphy.com/gifs/ctg7oQs0QWs39NqNMF

 



 



Il nome di Nicolás Schiappacasse vi sarà familiare se seguite i tornei sub qualcosa in giro per il mondo. In questo momento è impegnato con l’Uruguay nel Campionato sudamericano Under 20 che si sta giocando in Cile. Ha segnato il gol decisivo nella partita contro il Paraguay per far passare il turno alla sua Nazionale, che è una delle favorite alla vittoria finale. Finito in Sudamerica salirà sul primo volo per andare a Parma.

 

Per il Parma (dove è arrivato in prestito per due anni) è un colpo di prospettiva: si assicura le prestazioni di un attaccante giovanissimo di cui si parla molto bene e che può essere impiegato sia come esterno d’attacco che come prima punta. In una squadra in cui l’assenza di Inglese e Gervinho è peggio della peste, Schiappacasse può dire la sua. Molto tecnico e creativo, ha un talento naturale nell’attaccare la profondità, proprio il tipo di gioco che D’Aversa predilige.

 

Certo, Schiappacasse ha appena vent’anni e tra i grandi ha giocato solo una ventina di partite nel campionato uruguaiano e altrettante nella seconda divisione spagnola. Immaginarlo pronto per la Serie A è difficile, ma il prestito è biennale e non è detto che nel Parma non possa incominciare il percorso luminoso che tutti gli prospettano.

 

https://twitter.com/hombredelfrid/status/1088840712416677888

 



Ibanez (da non confondere con Ibanez giocatore del Karabükspor, ma neanche con la marca di chitarre Ibanez) è un difensore dai piedi buoni. Dotato di buona tecnica di passaggio, sia sul lungo che sul corto, e soprattutto di un ottimo dribbling, una cosa rara per un difensore. Ibanez è un profilo adatto per il gioco difensivo di Gasperini, dato che preferisce difendere in avanti, piuttosto che scappando indietro, dove ha molte lacune.

 

Ad oggi l’Atalanta sembra il luogo perfetto per far crescere questo tipo di giocatori, soldati pazzi senza paura, pronti ad andare alla guerra ogni maledetta domenica.

 



Veloce come il vento, Dimitri Oberlin arriva ad Empoli per prendersi lo scettro del nome più bello della Serie A (sicuramente il più adatto per un personaggio de Lo Hobbit o di una vostra partita a D&D).

https://youtu.be/W8_SnuVwPkE

 



Sansone e Soriano sembrano legati da un filo neanche troppo invisibile, tipo I gemelli del destino, o Salvini e Di Maio. Nati nello stesso anno, 1991; nello stesso posto, la Germania; con le stesse origini, italiane; cresciuti nello stesso vivaio, quello del Bayern Monaco.

 

Le loro strade si sono divise nel 2009, quando Soriano è stato comprato dalla Sampdoria. Tuttavia nel 2016 le loro vite si sono riallineate a Valencia, tutti e due giocatori del Villarreal. Una comunione durata fino a quest’estate, quando Soriano è stato spedito a Torino, ma così forte da essere ricomposta dal destino (e dalla paura): un tremebondo Bologna se li è accaparrati in coppia, come lavatrice e asciugatrice, nella speranza che insieme possano sprigionare qualche tipo di fluido magico utile per evitare la Serie B.

 



 



Abbiamo controllato non è quel Lisandro López, quello del Lione per intenderci, ma Lisandro López, quello del Benfica, con all’attivo una presenza nell’Inter e zero in questa stagione con il Genoa. Se ne va al Boca Juniors, che è un po’ il Genoa di tutti.

 



Per la serie: giocatori che pensavate non fossero davvero mai esistiti, Molla Wagué è riuscito a farsi altri 6 mesi ad Udine, di cui solo 94 minuti in campo. Certe volte è meglio sfoltire, soprattutto se sei già pieno di difensori scarsi, come l’Udinese.

 

Ci rivediamo tra 6 mesi, Molla (non mollare)!

 

https://twitter.com/Nottingham_MI/status/1091275367262900224

 



Con la maglia a righine strette della SPAL, Everton Luiz non appariva proprio in forma. Ora con la maglia rossa del Real Salt Lake City potrà nascondere meglio la pancetta.

 

 

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