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Giorgio Di Maio
A Torino si sfidano i migliori 4 tennisti al mondo
18 nov 2023
18 nov 2023
La preview delle due semifinali delle ATP Finals.
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Giorgio Di Maio
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Foto IMAGO / SNA
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Per la prima volta dal 2020 si sfidano nella fase finale delle ATP Finals le prime quattro teste di serie del torneo. In quell’occasione vinse Medvedev in finale contro Dominic Thiem. In Italia nel frattempo è scoppiata la Sinner-mania, tra paragoni con altre leggende dello sport italiano, la partita in prima serata, oltre tre milioni di spettatori e lo share al 19,1% (pareggiato Checco Zalone) per la sfida con Djokovic su Rai 2 e Sky. Un dato che testimonia come il tennis sia ormai entrato nelle conversazioni degli italiani, trainato da un Sinner che oggi - possiamo dirlo - ha possibilità concrete di ripagare l'entusiasmo con il successo finale.

[4] Sinner vs [3] Medvedev (ore 14.30)

Sinner - Medvedev, atto quinto del 2023 e per la seconda volta sul suolo italiano. Non male come undercard per le ATP Finals. Per Sinner è una partita dai tantissimi significati, considerando il suo passato con Medvedev in generale e soprattutto a Torino.

Nel 2021 il russo sconfisse Sinner al terzo set in una partita che a differenza di questa non aveva nulla in palio, un dead rubber buono solo per i punti e per la gloria. Per certi versi le due ore e trenta del 2021 hanno contribuito a formare il Sinner attuale, che perse al tie-break del terzo dopo aver avuto due match point ed essere partito con un 6-0 subito nel primo set. Un condensato di come si sarebbe sviluppata la rivalità da quel momento in poi: Medvedev intenso e provocatore, che addirittura si concede uno sbadiglio in campo - che poi entra a far parte della sua iconografia. Il russo riusciva ad assorbire senza problemi la violenza da fondo campo di Sinner, banchettando poi in risposta su un servizio ancora troppo fragile per il livello di un campione Slam dominante sul cemento.

Quante cose possono cambiare in due anni.

Due anni dopo la situazione è diversa. Sinner è passato dal bilancio del 2021 di tre vittorie e sette sconfitte contro i Top 10 al 8-5 attuale, con tanto di scalpo pesantissimo di due Top 3 come Djokovic e appunto Medvedev. Tutto nelle ultime settimane. Il tennista italiano è migliorato in tutti gli aspetti del proprio gioco rispetto al 2021, complice anche la nuova gestione tecnica Vagnozzi - Cahill che lo ha portato a quello che, per ora, è il livello di gioco migliore mai raggiunto. Lo scatto mentale, che tante volte lo ha frenato contro i migliori giocatori, è arrivato di pari passo con le sue consapevolezze tecniche. E a dimostrarlo c’è un dato impressionante: Sinner da Toronto in poi ha vinto dodici degli ultimi quattordici incontri contro tennisti tra i primi venti del mondo. Medvedev era la sua bestia nera ma di recente può vantare con lui una piccola tradizione positiva: due vittorie in finale a Vienna e a Pechino.

Cosa è cambiato? Innanzitutto la resa media del servizio di Sinner, migliorata in costanza e soprattutto di angoli. Nel 2021 Sinner si affidava a un colpo rapido, centrale e piatto; abbastanza leggibile dagli avversari. Il Sinner del 2023 ha aggiunto al suo repertorio tante altre tipologie di servizio: il kick e soprattutto una nuova varietà di posizionamenti che, unita ai miglioramenti netti a rete, gli permette di usare una tattica che Medvedev ha dimostrato di soffrire: il serve and volley sul servizio a uscire. Chiaro, Sinner non ha le capacità a rete di Alcaraz e tantomeno di Djokovic, ma questo non l’ha fermato dal provarci nel 22% e 18% dei punti totali nelle sfide vinte a Pechino e Vienna. A inizio anno, a Miami, era stato il 13%. Anche in risposta Sinner ha fatto notevoli passi avanti, ora le traiettorie del servizio di Medvedev sono molto più leggibili e la maggior fiducia nella sua seconda di servizio gli permette di non dover giocare in affanno tanti punti cruciali.

Fatte queste premesse, e pur considerando il fattore campo di casa, battere Medvedev in queste condizioni di gioco sarà complicato. È sano invece considerare Sinner leggermente sfavorito di questa sfida. Il cemento di Torino è il più veloce del circuito, ed è un fattore che avvantaggerà Medvedev durante i suoi turni di servizio, mentre Sinner resta ancora ondivago con le percentuali della prima di servizio. Anche da fondocampo Medvedev è molto più adatto alle lunghe fasi di difesa a cui Sinner costringe gli avversari durante lo scambio, anche più di due ottimi difensori come Rune e Djokovic.

Senza contare che i due match dei gironi di entrambi sono stati contrastanti. Sinner non si è risparmiato contro Rune anche per dare un segnale nella loro rivalità, a costo di perdere un bel po’ di brillantezza durante il match - fino ad accusare un lieve problema alla parte lombare. Medvedev è reduce da una sfida dai bassi contenuti agonistici contro Alcaraz, che ha vinto senza colpo ferire. Il russo in teoria avrà meno tempo per recuperare, ma la sua condizione fisica è sempre eccezionale e, se ci mettiamo la stanchezza fisiologica di Sinner, l’ago della bilancia pende dalla parte di Medvedev, soprattutto in caso di un match fisicamente durissimo. Certo, il pubblico di Torino darà una grande spinta a Sinner, ma sono condizioni con cui Medvedev è andato spesso a nozze.

[2] Alcaraz vs [1] Djokovic (21.00)

Alle 21 si daranno battaglia due dei tre tennisti con più titoli del Grande Slam dal 2020 in poi. Uno ne ha otto, l’altro due. Non bastano i numeri per parlare del dominio di Novak Djokovic sul tennis moderno, ma mai come quest’anno quella torre d’avorio, per ora assaltata solo da Nadal e Federer in tempi recenti, è sembrata fragile. Alcaraz aveva sovvertito la narrazione nel luglio di Wimbledon, battendo Djokovic al quinto set di una partita che resterà nella storia e che sembrava finalmente l’incoronazione del Re di una nuova era del tennis. A corredo anche la corsa al numero uno del mondo di fine anno, che sembrava a un palmo di mano del tennista spagnolo.

A novembre 2023 la situazione però si è ribaltata: Djokovic si è preso piuttosto facilmente lo scettro di numero uno di fine anno per l’ottava volta in carriera, record di sempre, complice un finale di stagione faticoso di Alcaraz. Il numero due del mondo ha anche subito una sconfitta “riparatoria” da Djokovic a Cincinnati, con una partita durissima e tra le migliori finali della storia recente dei Masters 1000. Per paradosso, insomma, il numero due del mondo è arrivato quasi in sordina a Torino, su una superficie che non conosce benissimo e con condizioni di gioco indoor su cui non ha mai vinto un torneo - pur giocandoci con l’istinto naturale del fenomeno, ovviamente.

Alcaraz pareva sul punto di uscire dopo la sconfitta iniziale con Zverev, in una sfida piena di errori e in cui ha palesato tutto il suo nervosismo. Eppure, come tutti i campioni, si è rimboccato le maniche e ha messo piano piano insieme tutti i pezzi del suo tennis. Prima ha mandato fuori giri un buon Rublev e poi ha vinto facilmente contro un Daniil Medvedev non brillante, ma comunque con un altissimo livello di tennis.

Ha rischiato più grosso Djokovic, che avrebbe potuto salutare in anticipo il torneo già ai gironi per la prima volta dal 2019. Il serbo però ha espresso un tennis di livello altissimo, respingendo gli assalti di Rune, sempre particolarmente ostico per il suo gioco, nella prima partita e cedendo poi con Sinner in un match di qualità assoluta. Non riuscire a qualificarsi per le semifinali dopo due prestazioni del genere sarebbe stato assurdo - e anche il sintomo di come poco sia adatto il format dei gironi per uno sport come il tennis. Nell’ultima sfida con Hurkacz il suo gioco è venuto fuori a momenti, e bisogna pesare un secondo set giocato piuttosto male (che ha permesso a Sinner di qualificarsi ancor prima di giocare). Djokovic è stato sardonico, dicendo che non avrebbe visto la partita e sarebbe andato al cinema con la famiglia, e tanti hanno ipotizzato un italianissimo “biscotto” di Sinner per far fuori il rivale più accreditato. Sinner se ne è chiaramente fregato e ha battuto Rune permettendo a Djokovic di arrivare al secondo posto del girone.

Il numero uno del mondo arriva a questa sfida con un servizio lucidato al meglio e che con la prima di servizio ha fatto danni sia per precisione che per quantità di punti vinti. Mai sotto al 63% di prime in campo e sempre sopra al 70% per punti vinti con la prima. Un particolare non da poco su una superficie così veloce e su cui l’anno scorso ha dominato senza problemi. La sfida con Alcaraz da questo punto di vista sarà tutta nella dinamica seconda di servizio - risposta. Contro due ottimi ribattitori come Sinner e Rune, Djokovic ha avuto non pochi problemi quando la prima non entrava. Addirittura contro Rune ha vinto solo il 41% dei punti vinti con la seconda. Alcaraz ha tutte le capacità tecniche per mettere pressione a Djokovic da questo punto di vista, e il serbo ha dimostrato nelle sfide precedenti anche di saper prendere la rete con efficacia pur di togliere qualche certezza alla risposta dello spagnolo. Su una superficie così rapida però c’è anche il rischio di non riuscire a coprire la rete se Alcaraz riesce a tenere un buon anticipo.

Proprio l’anticipo potrebbe essere una delle chiavi del match per il campione di Wimbledon, che ha fatto vedere tante volte come si trovi a suo agio sulle superfici veloci grazie alla sua rapidità nel sistemare i piedi e colpire la palla quasi in controbalzo, mentre ascende, in modo da togliere tempo ai suoi avversari. Mentalmente Alcaraz è nel ristrettissimo club di quelli che sono capaci di tenere testa a Djokovic nei momenti chiave, come dimostrato proprio a Wimbledon, in cui è stato capace di reprimere il tentativo di rimonta del serbo e in generale non ha mai mostrato riverenza. È col dritto che Alcaraz proverà a impostare il match, complice il vantaggio su quella diagonale per potenza e capacità di spinta. Un colpo però che ultimamente ha avuto un andamento ondivago, tanto da diventare una macchina da errori non forzati nella sfida con Zverev e dimostrando una certa impazienza quando Alcaraz si accorge di non riuscire a fare breccia rapidamente nel muro difensivo avversario.

La sfida è certamente il meglio che il tennis moderno può offrire ed entrambi si presentano in buone condizioni. Sarà carica di significati, l’opportunità per Carlos di imporsi come vittorie su Nole nel 2023 e in generale per portarsi 3-2 avanti nella loro rivalità. Per Djokovic l’ingresso alla sua nona finale delle ATP Finals e la possibilità di scalzare Federer con cui condivide il maggior numero di titoli in questo torneo (sei).

Chi vincerà si potrà portare nel 2024 un vantaggio psicologico non da poco per una partita che probabilmente si riproporrà più volte nell’atto finale di tanti tornei di altissimo livello anche l’anno prossimo. Djokovic è leggermente favorito, per la migliore adattabilità alla superficie e una condizione recente superiore a quella di Alcaraz. Ma come per la prima semifinale anche qui sovvertire il pronostico non sarà una vera e propria sorpresa.

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