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Giorgio Di Maio
Sinner ci ha ricordato la sua eccezionalità
04 ott 2023
04 ott 2023
La vittoria con Alcaraz lo issa al numero 4 della classifica mondiale.
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Giorgio Di Maio
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Il 24 agosto in Italia è una data con delle ricorrenze sorprendenti per un’assolata giornata di fine estate. È il giorno in cui Plinio il Vecchio (a sua detta) scriveva per la prima volta di quella pioggia di pietre pomici che travolgeva una splendida città romana sulla costa campana. È anche la data del Sacco di Roma, con Alarico che nel 410 sfonda la Porta Salaria e comincia a saccheggiare la città. Il 24 agosto del 1862 c’è anche l’introduzione della lira italiana, e Adriano Panatta, nello stesso giorno del 1976, diventava il numero quattro del mondo per la classifica computerizzata - e quindi l’italiano con la classifica più alta dalla loro introduzione. Curiosamente il ranking ATP, introdotto il 23 agosto del 1973, fu osteggiato alla sua introduzione da una parte dei top, tra cui il primo numero uno eletto per acclamazione, Ilie Nastase. Il motivo? L’introduzione delle classifiche avrebbe fatto scomparire l’atmosfera cameratesca e viveur del circolo ATP, rendendo il tutto “troppo” competitivo.

Oggi col senno di poi possiamo dire che Nastase non si era completamente sbagliato, anzi, e ieri a Pechino si è svolto un duello importante in una delle poche rivalità tra nemici-amici del tennis moderno, quello tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. In palio c’era molto di più per il tennista italiano che per quello spagnolo. Sinner si giocava in un colpo solo la quarta piazza della classifica mondiale, un traguardo che mancava appunto da quel 24 agosto 1976, e uno scatto in avanti cruciale per chiudere virtualmente la qualificazione alle ATP Finals, ma anche per la testa di serie numero quattro all’Australian Open. Alcaraz l’ennesimo titolo ATP e soprattutto un altro tassello nella rincorsa all’elefante nella stanza Novak Djokovic per chiudere per la prima volta una stagione al numero uno.

Sia per Sinner che per Alcaraz il mese prima di questo match è stato abbastanza complicato. Dal punto di vista tennistico più per Carlos, che allo US Open è caduto vittima di uno dei migliori Medvedev mai visti, in una sconfitta resa ancora più sorprendente dalle dinamiche della rivalità precedenti. Non era andata meglio a Sinner, battuto al quinto set dal non-molto-amico Zverev in una sfida in cui a contare era stata più la forza bruta e la resistenza che il tennis. Oltre che travagliato dal raffreddore e dai problemi intestinali per tutto il corso del torneo di Pechino. Fuori dal campo l’onere maggiore se lo è preso Sinner, tempestato da un media nazionale per la sua rinuncia alla Coppa Davis. Cosa a cui nemmeno Alcaraz è sfuggito, criticato in maniera passivo-aggressiva dal capitano spagnolo Ferrer dopo la clamorosa eliminazione della Spagna ai gironi (in casa), «Ai miei tempi io e Rafa accettavamo sempre la convocazione».

Complici i problemi di stomaco di Sinner durante la sfida con Dimitrov in molti davano Alcaraz, comprensibilmente, molto più favorito del solito. L’inizio di match del tennista di Murcia sembra seguire quella linea, con Sinner troppo falloso e lo spagnolo che ne approfitta per salire 2-0 con la palla del 3-0 sul servizio avversario. Sinner dimostra però di essere in una giornata diversa, rifugiandosi nel servizio esterno, su cui Alcaraz ha trovato poche soluzioni, e poi strappando il servizio in un game dove ha fatto vedere il meglio del suo repertorio. Il tennis di Sinner, così fragile quando incontra i grandi contrattaccanti di quest’epoca come Zverev e Medvedev, sembra brillare di una luce diversa ogni volta che incontra quello di Alcaraz. Nel circuito è l’unico in grado di imporre il suo ritmo con costanza nelle sfide contro lo spagnolo. Persino Djokovic, il più forte e unico rivale di Alcaraz per ammissione dello stesso Sinner, tenta più di modulare il suo gioco e assorbire le bordate che imporre il suo. Alcaraz allora deve giocare con una pressione da fondo campo diversa da quella che il resto del circuito gli impone. Il risultato è che commette molti più errori del normale per la fretta maggiore nell’eseguire i suoi colpi. Torniamo a vedere, con Sinner, la parte più oscura del gioco di Alcaraz, quella che si vedeva più nel suo primo anno nel tour: un ritmo a volte sopra le righe, un dritto che va un po’ dove gli pare.

Sinner è stato bravissimo a restare attaccato al primo set anche dopo il controbreak immediato del quinto game, riuscendo a portare la sfida al tie-break. Proprio nel parziale decisivo si è vista un’incertezza non propria di Alcaraz, con molti più errori di dritto del normale e sinistramente simili a quelli fatti nella partita contro Medvedev allo US Open. Dal canto suo Sinner si è scomposto solo per le difese incredibili di Alcaraz, che per quanto spettacolari sono un indicatore di quanto Alcaraz si trovasse molto spesso in posizione passiva nello scambio. Tra le altre cose il secondo set è stato uno specchio di quanto patito da Sinner a Indian Wells, che ottiene subito il break nel primo game grazie alla risposta, sfavillante per tutto il match. Alcaraz offre una vacua resistenza soltanto nel secondo game, con il match che scivola velocemente verso il 6-1 finale che rispecchia il dominio dell’italiano.

Una sconfitta sicuramente indolore a livello di peso specifico per Alcaraz, che resta di una categoria diversa da Sinner quantomeno nell’attualità delle cose, come ammesso dallo stesso Jannik. Un epilogo che però stupisce per l’arrendevolezza mostrata da lui e da Ferrero sia nel linguaggio del corpo che per l’incapacità di trovare contromisure, similmente a come era accaduto nel secondo set della partita con Medvedev. È da Sinner che Alcaraz ha perso più set in maniera netta, infliggendogli un 6-1, nel gergo tennistico breadstick, in quattro occasioni. Sempre Sinner si porta avanti negli incontri tra i due a livello ATP, con un 4-3 che testimonia come l’italiano sia ancora un rebus per lo spagnolo. Ci sono dei numeri che risaltano particolarmente nella partita di ieri. Sinner, per esempio, ha annullato 7 palle break su 9, mentre ne ha convertite 5 su 8. Un singolo aspetto su cui il tennista di solito non brilla, e che testimonia quanto si sentisse a proprio agio mentalmente - e che più in generale contro Alcaraz riesce a essere più affilato nei momenti decisivi («Ho vinto i punti importanti. Partite così si decidono anche su due punti» ha ammesso Sinner).

È troppo presto per parlare di scorie durature dello US Open per Alcaraz, ma con questa sconfitta il margine di errore per recuperare Djokovic nella corsa al year-end-number-one si è assottigliato.

Per Sinner sarà la dodicesima finale a livello ATP, la terza nella categoria 500. La sfida a Medvedev, come sappiamo, gli pone di fronte un ostacolo ancora più grande. Nei confronti l’italiano è sotto con uno sconfortante 6-0. La capacità difensiva, di assorbimento del ritmo da fondo, di Medvedev lo mette in grande difficoltà. Non c’è tennista che riesca a spuntarne le eccezionalità in modo così violento; e che di converso lo metta in una situazione più scomoda dal punto di vista mentale. Contro Medvedev Sinner è spesso ondivago, distratto, falloso, tristemente impreciso nei momenti chiave dei match. Più che vincere, forse, allora si può dire che sarà importante per Sinner dimostrare dei miglioramenti competitivi durante la finale. Mettere il russo in una situazione meno agevole, meno facile. Il suo tennis gli metterà di fronte sempre un match-up sfavorevole, ma la storia ci insegna che queste inerzie possono essere ribaltate in modo anche netto e improvviso.

In ogni caso la finale è solo una parte minima del traguardo raggiunto oggi, una rincorsa che tutto il tennis italiano ha provato a fare dal 1976 ad oggi, senza mai riuscirci. Dovrebbe aiutarci a mettere in prospettiva il valore di Jannik Sinner, e a ricordarci che razza di fortuna abbiamo a poter tifare un tennista di questo livello, in grado di giocare partite eccezionali come quella di ieri contro un talento generazionale. Sembra che ce lo dimentichiamo troppo spesso. L’arrivo al numero 4 certifica la sua grandissima stagione, sempre costante e ora con la bellezza di 980 punti di vantaggio sul quinto della Race, che misura solo i risultati del 2023, il russo Andrej Rublev. Ora per qualificarsi a Torino servono solo trenta punti, una pura formalità. Quando si è separato da Riccardo Piatti si è discusso molto questa scelta (quasi sempre a sproposito, con toni fin troppo nazionalistici) ma oggi possiamo dire che è una scelta che ha pagato. Oggi Sinner è un tennista migliore e la sua crescita è chiara e ben indirizzata. I difetti da limare ci sono ancora, ma questi ci parlano anche di ulteriori margini miglioramento, di potenziale, di futuro. Tutte cose che un’eventuale sconfitta con Medvedev non potrà cancellare.

Non è detto però che la data del 3 ottobre resterà su Wikipedia come un traguardo della storia italiana, al livello degli eventi sopra citati, soprattutto perché non è detto che questo resterà il best ranking di Sinner.

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