Quando la telecamera lo ha inquadrato per la prima volta, mentre camminava per i corridoi di Sky Sport – completo blu, il sorriso sarcastico di sempre – a qualche juventino sarà venuta una stretta al cuore. Qualcuno si è affrettato a disegnargli la “J” del logo sulla giacchetta per vedere che effetto faceva, poche ore dopo aver visto il Benevento espugnare lo Juventus Stadium con un gol di Aldolfo Gaich – in uno dei più improbabili plot twist di questo 2021. Ma anche ai semplici appassionati di calcio, anche a quelli più disinteressati alla Juve, sarà spuntato il sorriso nel vedere Allegri entrare in studio, sedersi sullo sgabello e iniziare a parlare di calcio a ruota libera. Parlare di calcio senza un filo preciso, passare dalla tecnica di Ronaldinho alla riorganizzazione dei campionati di Serie D; dalla costruzione bassa al ruolo di Bentancur. Parlare di calcio sempre cominciando da un aneddoto che parte dal lato più periferico di un argomento, e ad ascoltarlo si fatica a capire dove andrà a parare. Il tono sempre di quello che la sa più lunga degli altri, di uno che in sala scommesse ti sta raccontando come ha appena vinto la sua ultima giocata. I giornalisti di Sky faticavano a fermarlo, dovevano interromperlo per farlo restare in carreggiata, e più si infuocava più l’accento toscano diventava marcato. Parlare di calcio per il semplice gusto di parlare di calcio, come si fa al bar davanti a un bicchiere di bianco la domenica prima di pranzo all’ora dell’aperitivo.
Allegri ci era mancato, ed è stato strano ricordarci che l’uomo che ha vinto cinque scudetti consecutivi in Italia è senza panchina da due anni. È difficile credere che nessuno abbia provato ad assumerlo, e in effetti anche lui ha lasciato intendere di essere stato cercato in questi anni; ma per qualcun altro è in atto un complotto nei suoi confronti. Allegri avrebbe avuto la colpa di essere stato l’unico a parlare contro i “giochisti”, contro la moda del gioco offensivo e senza “equilibrio”, contro – in definitiva – una visione del calcio che rifiutava la tradizione prudente del calcio italiano. Lo avrebbe fatto nel leggendario scontro televisivo con Daniele Adani – un manifesto di incomunicabilità che avevamo analizzato qui. Sembra un conflitto immaginario, il “giochismo”, in fondo, non esiste; eppure è lo stesso Allegri a riconoscerlo e ad alimentarlo dopo praticamente due minuti netti da quando si è seduto nello studio.