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Marco D'Ottavi
Come giocherebbe l'Inter di Allegri
25 ago 2020
25 ago 2020
Abbiamo provato a immaginare i nerazzurri guidati dal tecnico livornese.
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Marco D'Ottavi
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Foto di Marco Bertorello / Getty Images
(foto) Foto di Marco Bertorello / Getty Images
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Al termine della Finale di Europa League, persa per 3-2 contro il Siviglia, Antonio Conte ha lasciato più di qualche dubbio sul suo futuro: «Adesso ci prenderemo due-tre giorni di vacanza, e a mente fredda ci incontreremo [...] In maniera serena cercheremo di pianificare eventualmente il futuro dell'Inter, con o senza di me». Conte aveva già mostrato insofferenza dopo la fine del campionato, accusando la dirigenza di non aver protetto lui e la squadra, ma era sembrato che il percorso in Europa League della squadra avesse fatto rientrare l’allarme. Così invece non è stato. Non sarebbe la prima volta che Conte molla una panchina all’improvviso, con motivazioni criptiche e accusando la società di non appoggiarlo. Le sue parole hanno ricordato quelle usate per lasciare la Juventus nell’estate del 2014, di punto in bianco, pochi giorni dopo l’inizio del ritiro.

In quell’occasione a subentrare ad Antonio Conte era stato Massimiliano Allegri, che poi aveva guidato i bianconeri a cinque stagioni di successi, con una crescita esponenziale a livello di qualità della rosa e di riconoscimento a livello europeo. Allora forse non deve stupire che subito dopo le parole al vetriolo di Conte il nome che più è girato come possibile successore sulla panchina dell’Inter è proprio quello dell’allenatore toscano, un dejavù più che una suggestione. Allegri si troverebbe in una situazione solo parzialmente simile a quella affrontata con profitto sei anni fa, quando dovette resistere all’enorme scetticismo intorno alla sua figura. Con una nuova stagione che parte tra circa tre settimane, il compito di Allegri non sarebbe dei più semplici. Il nuovo allenatore e la società avrebbero poco tempo per programmare il mercato o rivoluzionare tatticamente la squadra, tuttavia è proprio in queste situazioni precarie che Allegri ha dimostrato di poter lavorare bene, sapendo adattarsi e gestendo la fase di transizione in maniera quasi naturale sul lungo periodo. Che squadra troverebbe AllegriSe la peculiarità di Conte è quella di riuscire a insegnare i principi del suo calcio ai giocatori in maniera straordinariamente rapida, Allegri da questo punto di vista sembra essere all’opposto. In tutti gli anni alla Juventus, pur cambiando spesso giocatori con il mercato, è sempre riuscito a trovare una soluzione tattica ideale nella seconda parte della stagione, quando a suo avviso si decidono i titoli. Questo gli ha dato la fama di allenatore aziendalista, che Allegri non ha mai ripudiato: «Come allenatore mi etichettano in tanti modi, ma la definizione a cui sono più legato è una che alcuni mi muovevano come critica: aziendalista». Un approccio definito bottom-up, ovvero che modella le idee di gioco solo dopo aver valutato le caratteristiche dei giocatori migliori.Il primo anno di Allegri alla Juventus è stato esemplare: arrivato il 16 luglio, l’allenatore ha schierato la squadra per la prima partita della stagione il 30 agosto, in campionato contro il Chievo Verona, mantenendo il 3-5-2 di Conte, nonostante gli oltre 40 giorni per lavorare. Un modulo che la Juventus ha adottato per le prime 13 partite della stagione, prima di cambiarlo all’improvviso, complice l’assenza di Barzagli, per la penultima e decisiva partita per il passaggio dei gironi di Champions League contro l’Olympiacos. In quell’occasione Allegri era passato al 4-3-1-2, cambiando lo schieramento difensivo e inserendo Vidal dietro alle punte per poter avere in campo insieme il cileno, Pogba, Pirlo e Marchisio, ovvero i giocatori migliori. La sua idea è che è intorno ai giocatori di livello che va costruito il sistema, e non viceversa.

All’Inter Allegri troverebbe una squadra più versatile di quanto il sistema di Conte abbia mostrato. Tutti i migliori giocatori della rosa possono adattarsi a contesti di gioco diversi senza soffrire troppo il passaggio dai meccanismi tagliati con l’accetta di Conte alla libertà concessa da Allegri. Anzi l’idea secondo cui “devono giocare i migliori e poi si vede la tattica” favorirebbe, per esempio, l’inserimento di Eriksen, un giocatore di enorme talento che Conte era riuscito ad inserire nei suoi schemi con fatica. Paradossalmente potrebbe andare peggio al nuovo arrivato Hakimi su cui l’Inter ha investito 40 milioni di euro: Allegri non solo è molto graduale nell’inserire i nuovi acquisti, soprattutto se giovani e inesperti, ma ha mostrato di non amare quella tipologia di giocatori: terzini irruenti sempre pronti a correre in avanti piuttosto che stare attenti all’equilibrio della squadra. Come potrebbe giocare l’Inter di AllegriSe Allegri non è ortodosso per quanto riguarda il modulo da adottare, indubbiamente il passaggio alla difesa a quattro sarebbe più facile e naturale rispetto a quanto avvenuto con la Juventus, quando Barzagli, Bonucci e Chiellini rappresentavano un totem difficile da scalfire. La presenza in rosa di due centrali di alto livello più adatti a difendere a quattro, Skriniar e Godin, permetterebbe all’allenatore toscano di cambiare modulo fin da subito. Insieme a De Vrij e Bastoni, anzi, avrebbe un reparto fin troppo profondo, in cui si finirebbe per scontentare qualcuno. Come terzino destro D’Ambrosio ha caratteristiche che piacciono ad Allegri, e almeno all’inizio dovrebbe essere favorito rispetto ad Hakimi, mentre a sinistra ritroverebbe Asamoah proprio da lui adattato a terzino in bianconero (anche se la tenuta fisica del ghanese, come al solito, è da valutare). Se la composizione della difesa è la più semplice da ipotizzare, dal centrocampo in su non è assolutamente immediato disegnare l’Inter di Allegri. Per l’allenatore i giocatori riescono a rendere al meglio quando sono messi in condizione di farlo in relazione alle proprie qualità. Per questo nei suoi cinque anni a Torino ha schierato la Juventus in modi diversi a seconda dei giocatori in rosa: con il 4-3-1-2 quando aveva bisogno di far convivere tre mezzali e un regista, avanzando Vidal per sfruttarne le qualità in inserimento; con il 4-2-3-1 per poter mettere in campo Higuain, Dybala e Mandzukic insieme, inventando di fatto un nuovo ruolo per l’attaccante croato, con il 4-3-3 quando la Juventus ha comprato Cristiano Ronaldo. L’ipotesi più percorribile, con i giocatori in rosa in questo momento, sembra il 4-3-1-2. A centrocampo il compito di regista verrebbe affidato a Brozovic, mentre uno dei due posti di mezzala spetterebbe sicuramente a Barella. Per l’altra maglia l’Inter potrebbe rivolgersi al mercato visto che sia Gagliardini che Sensi, per diversi motivi, non hanno dato garanzie assolute. Al momento non è chiaro quanto l’Inter possa ancora investire, in ogni caso il centrocampo sembra il reparto dove eventualmente farlo in maniera più importante. Tra i nomi di cui si parla con più insistenza per il centrocampo c’è Tonali - un centrocampista tecnico che potrebbe piacere ad Allegri - così come Kanté, perfetto per il gioco dell’allenatore toscano, ma il cui arrivo in Italia non appare così semplice. Non ci sono invece dubbi per il ruolo di trequartista, il ruolo naturale di Eriksen. Il danese troverebbe giovamento dall’arrivo di Allegri che nei suoi anni alla Juventus ha spesso chiesto, senza mai ottenerlo, un giocatore con quelle caratteristiche, in grado con il suo talento di agevolare le connessioni tra i giocatori offensivi. Alla base dell’idea di calcio di Allegri c’è l’assunto per cui i giocatori di talento devono essere lasciati liberi di esprimersi, l’importante è trovare il giusto equilibrio in campo. Secondo questa idea, persino Nainggolan, di rientro dal prestito al Cagliari, potrebbe trovare spazio sia a centrocampo che sulla trequarti - al netto delle questioni economiche e di spogliatoio.

Eriksen alle spalle di Lukaku potrebbe diventare una macchina da assist. 

In avanti, accanto a Lukaku, si giocherebbero un posto Lautaro Martinez e Sanchez. Allegri non affina così tanto le combinazioni meccaniche tra le sue punte, quindi si perderebbe un po’ di quella magia che hanno saputo regalare con Conte il belga e l’argentino, ma insomma avrebbe tre punte di altissimo livello per il campionato e la Champions League. E se invece?Come ho già scritto, Allegri usa la prima parte del campionato per capire l’assetto tattico migliore da cavalcare nelle seconda. Anche per questo motivo il 4-3-1-2 potrebbe essere il modulo usato da Allegri all’inizio della stagione, che ricordiamolo dovrebbe partire il 19 settembre, ma non quello per finirla. Rimanendo sempre nel campo delle ipotesi - che potrebbero essere smentite a breve dagli eventi - c’è un altro assetto tattico con cui Allegri ha trovato grande successo, un 4-2-3-1 poco canonico da riproporre anche all’Inter. Se la difesa rimarrebbe sostanzialmente la stessa, a centrocampo Allegri potrebbe schierare Brozovic e Barella, uno per agevolare il possesso, l’altro più di rottura, per poi sbizzarrirsi con i quattro uomini offensivi. A destra troverebbe spazio Hakimi, che lasciato libero da compiti difensivi andrebbe molto più a genio all’allenatore che nello stesso ruolo ha spostato sia due terzini offensivi come Dani Alves e Cancelo. Trequartista e centravanti sarebbero Eriksen e Lukaku, anche se il belga ha dimostrato di trovarsi meglio in un attacco a due con la possibilità di svariare che non con tre giocatori alle spalle. A sinistra invece Allegri potrebbe azzardare lo stesso tipo di mossa che tanto ha pagato con Mandzukic, riconvertendo Lautaro Martinez in ala. Il giocatore argentino non è - o almeno non è ancora - un giocatore freddissimo sotto porta, da mettere quindi in condizione di colpire negli ultimi metri di campo, ma possiede invece l'atletismo per accollarsi un lavoro di copertura e soprattutto per bullizzare i terzini avversari saltandogli sopra o dominandoli con la sua forza fisica.

Questa giocata di tacco è anche nelle corde di Lautaro Martinez.

Insomma, se Antonio Conte e l’Inter dovessero decidere di separarsi dopo appena una stagione, Massimiliano Allegri sarebbe uno dei migliori profili per sostituirlo. Non per la mistica del successo dell’avvicendamento avvenuto sei anni fa sulla panchina della Juventus, ma perché Allegri ha dimostrato di essere un allenatore in grado di rendere competitiva e migliorare anche una rosa non costruita perfettamente sulle sue esigenze. In un momento in cui il calcio va di fretta per recuperare il tempo perso durante il lockdown, Allegri potrebbe trovare un contesto difficile, e quindi per lui ideale per provare finalmente a mettere fine a quel dominio che proprio lui con il suo lavoro alla Juventus ha contribuito a rendere quasi ineluttabile.

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