Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Fabio Barcellona
Di cosa parliamo quando parliamo di costruzione dal basso
12 feb 2021
12 feb 2021
Un aspetto di cui si parla spesso a sproposito.
(di)
Fabio Barcellona
(foto)
Dark mode
(ON)

Nel big match di Premier League dello scorso weekend tra Liverpool e Manchester City, Alisson si è reso protagonista di due gravi errori che sono costati due gol alla propria squadra. Chiamato in causa dai suoi difensori, il portiere brasiliano ha sbagliato in maniera evidente i tentativi di servire coi piedi un proprio compagno, regalando il pallone agli avversari sulla trequarti. Gli errori di Alisson sono diventati benzina sul fuoco del dibattito tra chi pensa che la costruzione dal basso, specie quando chiama in causa il portiere, sia giunta a un livello talmente esasperato da rendere ormai evidente come i rischi nella sua adozione siano superiori alle opportunità che crea, e chi invece crede il contrario. C'è da dire che tra chi pensa che la costruzione dal basso sia un "viziaccio", com'è stata recentemente definita, ci sono diversi appassionati, giornalisti, telecronisti ed ex calciatori impegnati nei commenti tecnici delle partite, spesso molto attenti a ricordarcelo ogni volta che una squadra perde palla tentando di risalire il campo in maniera ordinata.


 

Il primo problema di questo dibattito è che gli stessi appassionati, giornalisti, telecronisti ed ex calciatori sono meno attenti a segnalare quando invece la costruzione dal basso porta invece a un'occasione da gol, scambiandola magari per un contropiede. Eppure, circa tre ore prima, a più di 1500 chilometri di distanza da Anfield Road, "Ciccio" Caputo aveva realizzato uno splendido gol con il Sassuolo al termine di un’azione partita dai piedi del portiere Consigli e che potrebbe essere quasi considerata uno "spot" per l’efficacia della costruzione dal basso. 


 

Le motivazioni della costruzione dal basso


Prima di sviscerare la questione bisogna però in primo luogo circoscrivere cosa intendiamo con costruzione dal basso. Facciamo qualche esempio recente: l'occasione del gol segnato da Cristiano Ronaldo contro l’Inter nella semifinale di Coppa Italia. Quando il portoghese aveva approfittato degli errori di valutazione in una situazione piuttosto semplice di Handanovic e Bastoni, qualcuno aveva accusato il difensore dell’Inter di non avere calciato la palla in tribuna, forse sottintendendo che il giovane difensore dell'Inter sia anch'egli succube della moda di provare giocare il pallone in ogni occasione. Allo stesso modo, sempre nel weekend appena trascorso, il passaggio mal calibrato di Maksimovic a Demme che ha generato la ripartenza corta del primo gol di Pandev è stato classificato come un effetto collaterale della costruzione dal basso.


 


Maksimovic sbaglia la misura di un semplice passaggio a Demme, libero da ogni pressione: è un errore di esecuzione tecnica o un problema tattico legato alla costruzione bassa?


 

In realtà, però, prendere questi come esempi di errori in costruzione sarebbe erroneo. L’adozione della costruzione dal basso, infatti, rientra nell’idea generale, sempre più diffusa nel calcio odierno, che il movimento del pallone, e di conseguenza il suo possesso, sia il mezzo con cui manipolare la struttura difensiva avversaria, creando così gli spazi utili a sviluppare il proprio gioco offensivo e, in definitiva, gestire in maniera proattiva il gioco. Un corollario di questa idea, e uno dei principi del gioco di posizione, è quindi quello di avanzare lungo il campo, partendo dalla difesa, in maniera pulita - evitando cioè non tanto i lanci lunghi, che invece sono usati spesso nella costruzione bassa, per esempio quando il portiere cambia lato girando la palla verso il terzino sul lato opposto - quanto i rinvii alti in verticale da contendere di testa con i difensori avversari.


 

Il movimento del pallone nella zona arretrata ha la funzione di attrarre avversari, ampliando il campo a disposizione della fase offensiva e di disordinarne la struttura difensiva dei rivali per generare superiorità numerica e/o posizionale. Per questa ragione, anche molte squadre che non abbracciano in maniera integrale i principi del gioco di posizione, utilizzano la costruzione dal basso come momento propedeutico ai successivi sviluppi della manovra, con la finalità di ottenere vantaggi in termini di spazi da attaccare alle spalle della pressione avversaria e di sbilanciamento della struttura difensiva avversaria. In questo contesto, l’utilizzo del portiere in fase di costruzione è una conseguenza necessaria in primo luogo perché consente di guadagnare un uomo da utilizzare per ottenere superiorità numerica e posizionale. Inoltre, in genere, il portiere è, almeno inizialmente, il giocatore più libero dalla pressione (e ci sono diverse scuole di pensiero se sia giusto pressare il portiere avversario o meno) e quasi sempre posizionato fronte alla porta avversaria, con il controllo visivo dell’intero campo da gioco.


 

Bisogna aggiungere che la regola introdotta nel 2019 sul calcio di rinvio, che ha permesso ai difensori di ricevere la palla all’interno dell’area di rigore, confinando gli avversari al di fuori fino al momento della rimessa in gioco del pallone, ha dato un'ulteriore spinta regolamentare alla costruzione dal basso rendendo più agevole una giocata corta in occasione delle rimesse dal fondo.


 

La costruzione bassa è, da un altro punto di vista, anche una risposta al pressing offensivo avversario. L’impostazione dal basso può infatti essere sia una difesa che un invito al pressing in modo da manipolare la struttura posizionale dell'avversario. In un gioco di letture incrociate, più il pressing avversario diventa aggressivo, più la costruzione può svilupparsi in maniera diretta e verticale; all’inverso, se il pressing è meno intenso e l’avversario maggiormente concentrato al controllo degli spazi, in genere la costruzione bassa diventa più lenta e orizzontale in modo da invitare gli avversari a uscire dalla propria posizione e creare così i varchi per muovere in verticale.


 

Gli scopi e i vantaggi della costruzione dal basso sono quindi piuttosto chiari: possibilità di ampliare il campo alle spalle della pressione, creazione di spazi da attaccare nella struttura difensiva avversaria, dominio del pallone, gestione del ritmo di gioco. Ad essi se ne possono aggiungere altri, forse meno evidenti, che hanno a che fare con la fiducia dei giocatori nel trattare il pallone e di giocare sotto pressione, rendendo più solidi i propri principi di gioco del proprio allenatore.


 

Vantaggi e svantaggi


Chiaramente l’utilizzo costante della costruzione dal basso non è adottato da tutte le squadre. Prendendo come indicatore le modalità con cui le squadre giocano il calcio di rinvio si nota un’estrema variabilità. In Serie A si passa del Verona, che lancia lungo il 90,4% di calci di rinvio (lunghezza media 58,4 m), alla Juventus che invece


gioca corto l’88.4% dei propri calci di rinvio. In Premier League, invece, la prima e l'ultima posizione sono più vicine, occupate rispettivamente dal 75,3% di lanci lunghi dello Sheffield United al 18,3% dell’Arsenal.


 


 

I dati mostrano quindi che un calcio più diretto, in cui gli allenatori scelgono anche in situazione statica e controllata, di iniziare l’azione con un calcio lungo da contendere agli avversari esiste ed è ancora vivo. Il lancio lungo da situazione statica, o comunque non preparato da una costruzione bassa capace di creare i presupposti per un proficuo attacco diretto, rappresenta intuitivamente una soluzione in cui la probabilità di mantenere il possesso del pallone non è particolarmente alta e collegata a quella di vincere il duello aereo o conquistare una seconda palla o avere un rimpallo fortunato.


 

Un’interessante tesi del corso per Match Analyst organizzato dalla FIGC per l’anno 2019/20 del corsista Stefano Saviotti ha analizzato quantitativamente alcuni aspetti relativi alla costruzione dal basso in Serie A e ha effettivamente mostrato che la percentuale di palle perse da calcio di rinvio è maggiore nelle squadre che preferiscono lanciare lungo.


 

Ancora più interessante è l’analisi delle azioni (piuttosto poche in valore assoluto) che partendo da un calcio di rinvio si sono concluse con un tiro in porta. Nella parte di stagione 2019/20 precedente al lockdown su 161 tiri derivanti da sequenze originate da un calcio di rinvio, solo 29 sono nate da un lancio verso la metà campo avversaria, mentre nelle rimanenti 132 occasioni il calcio di rinvio era stato giocato nella propria metà campo. Inoltre, in termini relativi, più del 4% dei calci di rinvio giocati corti hanno generato un tiro, contro l’1,5% dei calci di rinvio lunghi. Oltretutto, le percentuali di tiri derivanti direttamente da un calcio di rinvio corto era in aumento rispetto alla stagione precedente, in cui ancora la nuova regola sul calcio di rinvio non era in vigore, mostrando come il cambio regolamentare del 2019 stia influenzando significativamente gli sviluppi del gioco e che non possa quindi non essere tenuto in considerazione dagli allenatori.


 

La percezione del rischio


Insomma, i vantaggi procurati da una costruzione dal basso più elaborata in termini di mantenimento del possesso e di migliore sviluppo della fase d’attacco sono chiari e in qualche modo quantificati. Ovviamente, di contro c'è il rischio di perdere un pallone in una zona pericolosa di campo, spesso con una struttura posizionale aperta per favorire la circolazione della palla, che può essere aggravato quando a perdere il pallone è il portiere, come nel caso dei due gol subiti dal Liverpool contro il Manchester City. È un rischio molto chiaro, lampante, visto che consegna il pallone agli avversari in una zona e in una situazione pericolosa. È soprattutto un rischio evidente immediatamente ad occhio nudo, dato che nella maggior parte dei casi porta ad un'occasione da gol o addirittura a una rete subita. Forse è questa la ragione che porta "i critici della costruzione bassa" a confrontare direttamente il vantaggio di un passaggio corto in prossimità della propria porta con lo svantaggio di perdere il pallone nella medesima zona. È un meccanismo mentale quasi naturale, ma che chiaramente falsa il reale bilancio rischi/benefici perché non permette di valutare i vantaggi meno immediati ed evidenti di cui abbiamo già ampiamente parlato.


 

Al contrario, la maggiore frequenza di palle perse a seguito di un lancio finalizzato a generare una palla contesa, non è avvertita come un rischio, perché meno lampante e maggiormente differito nel tempo, ma, sebbene nascosto, non certo meno importante. La contrapposizione tra un rischio palese ed immediato e benefici nascosti genera un’avversione alimentata anche da una seconda e più insidiosa motivazione che riguarda la difficoltà a superare schemi mentali e convinzioni radicate nel tempo. Forse chi avrà fatto scuola calcio qualche anno fa avrà bene fissati in mente alcuni concetti, ripetuti fino alla noia da alcuni allenatori: "non giocare il pallone vicino alla propria area", "in zona difensiva non passare la palla a un compagno marcato e spalle alla porta avversaria", "se sei pressato liberati del pallone". Concetti che solidificano la resistenza culturale ad avanzare dei dubbi su verità che parevano cristallizzate nel tempo e che contribuiscono in maniera significativa alla cattiva fama di cui gode la costruzione dal basso tra parte degli appassionati.


 

Il problema, però, è che l'utilizzo di termini come "mania", "ossessione", "fissazione" quando si parla di costruzione dal basso - nonostante la maggior parte degli allenatori assicuri nei fatti prima, e con le parole nelle interviste poi, che i vantaggi compensino ampiamente i rischi - alimenta in maniera tossica la discussione intorno al calcio e soprattutto svilisce il lavoro di professionisti, che invece vengono considerati come semplici adepti di una moda passeggera. Come ogni scelta fatta dentro un campo da gioco c’è sempre un bilancio tra rischi e benefici, e ogni allenatore, anche in funzione delle caratteristiche dei propri giocatori, prova ad aumentare il valore del rapporto tra vantaggi e svantaggi. Analizzare le motivazioni dietro a una scelta, che non per forza è corretta e che può anche essere frutto di valutazione sbagliate, sarebbe maggiormente interessante, di certo di più che avversare qualcosa quasi esclusivamente per pigro conservatorismo e scarsa curiosità.


 

Ancora più interessante è analizzare nel dettaglio l’interpretazione e l’esecuzione della costruzione dal basso, fattori che ne definiscono, come per ogni altra strategia di gioco, il successo o l’insuccesso e che ne definiscono fattivamente i rischi. Un conto, infatti, è la corretta interpretazione della situazione di gioco, un altro è la corretta esecuzione dei gesti tecnici, che a sua volta è fondamentale per ridurre ogni rischio. Insomma, dovrebbe essere più interessante capire perché Alisson ha sbagliato e cosa non ha funzionato nel Liverpool, invece che immaginare che i gol subiti siano figli di una fissazione. Per le stesse motivazioni, all’altra estremità dello spettro, è utile ed interessante capire come Ciccio Caputo abbia segnato con un’azione che parte da Consigli. E quindi vediamolo.


 

L'azione del Sassuolo nasce da un retropassaggio di Marlon, dentro l’area di rigore, per Consigli, unico uomo libero dalla pressione dello Spezia.


 


 

La prima cosa da notare è che Consigli, già dall'orientamento del corpo e della direzione del controllo della palla, non consideri come opzione privilegiata il giro palla verso sinistra verso l'altro centrale Ferrari, ma preferisca invece una soluzione interna.


 


 

È l'applicazione in campo di uno dei principi della costruzione bassa di De Zerbi che non vuole assecondare la pressione avversaria, che tenderebbe a spingere il pallone verso la sinistra dello schieramento del Sassuolo, ma cerca invece di giocare dentro la pressione, per evitare di rimanere intrappolato nella zona limitata di campo dove il pressing ha l'obiettivo di condurre il pallone. 


 

Consigli quindi gioca un filtrante per il centravanti Caputo, che viene incontro a fornire una soluzione di passaggio, tirandosi dietro il suo marcatore, il centrale Erlic. Anche qui è interessante notare un particolare, fondamentale per la riuscita dell’azione. Riferendoci ai possibili rischi di giocare un pallone in zone arretrate a un giocatore marcato spalle alla porta, si noti come Consigli giochi il pallone sul piede sinistro di Caputo, quello più distante dalla pressione portata da Erlic che giunge sul fianco destro del centravanti del Sassuolo. Un altro esempio di interpretazione, seguita da un’esecuzione funzionale all’efficacia della costruzione bassa.


 


 

Caputo raggiunge con un’apertura Ferrari, fungendo quindi da terzo uomo nella trasmissione del pallone da Consigli al centrale neroverde. L’utilizzo del terzo uomo, spezza la struttura del pressing dello Spezia ed elimina dalla possibile pressione Agudelo che, in caso di passaggio diretto da Consigli a Ferrari, avrebbe avuto la possibilità di aggredire il difensore del Sassuolo o di schermarne le possibili linee di passaggio in avanti. La circolazione bassa del pallone così costruita consente quindi alla squadra di De Zerbi di avere un giocatore libero da marcature, in grado di guardare in avanti dopo avere liberato spazi profondi da attaccare. Un'altra dimostrazione dell’interpretazione concreta dei principi di gioco dell’allenatore nel progettare la costruzione bassa della sua squadra.


 


 

Ferrari può quindi cercare la profondità verso Djuricic che, muovendosi incontro, trascina l’altro centrale Terzi. Il velo di Djuricic apre una linea diretta verso la porta avversaria a Caputo, con i due centrali dello Spezia tirati fuori dalla circolazione del pallone del Sassuolo.


 


 

Ovviamente questo è un esempio come tanti altri. Rimane l'idea che analizzare il gioco, qualsiasi esso sia, serve a capirlo meglio e non ad etichettare gli allenatori, i giocatori o gli opinionisti in categorie che siano buoni e cattivi, o giochisti e risultatisti. Piuttosto che etichettare come ossessione la costruzione dal basso forse sarebbe più interessante osservare cosa le squadre mettono in campo per renderla efficace e, in tale maniera, ridurne i rischi. Apprezzare i contromovimenti prima della ricezione per allontanare la pressione, ad esempio, o la ricerca del terzo uomo, o ancora le giocate sul piede del ricevente più distante dalla pressione, fino ad arrivare ai passaggi interlocutori per definire il ritmo della manovra e spostare gli avversari, e le giocate contro il flusso della pressione avversaria. Ognuno è ovviamente libero di viversi il calcio come gli pare e piace. Il mio parere, però, è che apprezzare tutte queste sfumature ci arricchisca di più rispetto a chiuderci a riccio e invocare un rinvio alla cieca ogni volta che il pallone è nei pressi dell'area di rigore.


 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura