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40 giovani da seguire nel 2020 - Prima parte
14 gen 2020
14 gen 2020
Foden, Zaniolo, Martinelli e altri giovani talenti da tenere d'occhio.
(articolo)
15 min
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Nel 2020 si è aperto un nuovo decennio e chissà quale rivoluzioni potrebbe portare. Tuttavia alcune cose rimangono: nei prossimi 12 mesi sarà bellissimo scoprire nuovi talenti e scegliere i nostri preferiti, quelli di cui innamorarsi e seguire per tutti i prossimi 10 anni. Come negli anni precedenti noi di Ultimo Uomo abbiamo raccolto i 40 giovani che quest’anno terremo d’occhio con particolare attenzione, perché magari ci aspettiamo facciano un ulteriore salto di qualità, perché rappresentano un’interpretazione interessante di un ruolo in particolare o magari anche solo perché abbiamo un debole per loro.

Abbiamo scelto giocatori nati nel 1999 o dopo. Non ci sono i giocatori già pienamente affermati come Joao Félix, Matthijs de Ligt, Jadon Sancho, Gianluigi Donnarumma. Come sempre, le scelte si basano su criteri soggettivi, se manca qualcuno dei vostri pupilli segnalatecelo nei commenti e ve ne saremo grati. Questa è la prima parte, i primi dieci. I nomi sono inseriti nella lista senza la volontà di stilare una classifica.

Buona lettura!

Nicolò Zaniolo - 1999 - Roma

È triste scrivere di Zaniolo poco dopo l’infortunio al legamento crociato che ha terminato la sua stagione, lo escluderà probabilmente dagli Europei e ne ha rallentato l’ascesa proprio nel momento di massima lucentezza. È significativo e triste come in un racconto morale che Zaniolo si sia infortunato al termine di un’azione da togliere il fiato. Una delle massime espressioni del suo talento fisico e tecnico. Un’azione in cui è partito dalla propria metà campo e si è divorato 40 metri palla al piede, ancheggiando, accelerando, rallentando, mandando tutti gli avversari fuori tempo. Anche rivedendo più volte il momento di quell’ultimo cambio di direzione è difficile decifrare la torsione innaturale del ginocchio. Il fatto che resti invisibile aumenta il fatalismo, e l’idea che abbia ceduto a un giocatore che stava spingendo più in là i limiti fisici su un campo di calcio.

Alla fine del 2018 Zaniolo aveva suggerito uno scorcio del suo talento, ma è stato nel 2019 che questo si è rivelato in proporzioni inattese. A gennaio fa una prestazione monstre in casa contro il Torino; a febbraio ha segnato una doppietta al Porto, il più giovane italiano a riuscirci in Champions League; alla fine dell’anno vince il premio di Miglior Giovane della Lega Serie A. Dopo un leggero appannamento alla fine dello scorso anno, in questa stagione con Fonseca Zaniolo si sta consolidando nel ruolo di esterno del 4-2-3-1, chiarendo di più i suoi limiti e le sue possibilità.

Allora ripeschiamo la lista dei buoni propositi su Zaniolo che compilavamo sul pezzo dedicato ai 40 giovani dello scorso anno. Queste le cose che dicevamo dover scoprire di Zaniolo nell’anno appena passato:

  • Se, come lui stesso dice, può trovare una consacrazione nel ruolo di mezzala, reprimendo in parte i suoi istinti offensivi; oppure se continuerà ad esprimersi da trequartista, che al momento sembra l’unica casella aperta per lui nel 4-2-3-1 con cui gioca la Roma.

  • Se troverà una continuità come titolare in una squadra da Champions League come la Roma.

  • Se Roberto Mancini lo considererà un elemento utile per la Nazionale maggiore.

  • Se riuscirà a reggere le pressioni che continuano a circondarlo senza mezze misure.

La prima è stato smentita, visto che Zaniolo ha trovato una collocazione fissa, che non è però né la mezzala né il trequartista centrale, bensì l’esterno a piede invertito. La continuità l’ha trovata, anche se nel frattempo la Roma non sta più in Champions League. Zaniolo nel 2019 ha esordito e segnato il suo primo gol con la Nazionale maggiore. Sull’ultimo punto non sembrano esserci dubbi. Nel 2020 Zaniolo dovrà dimostrare di poter tornare anche da un infortunio così grave, che potenzialmente potrebbe compromettere la sua esplosività fisica. Era la cosa più bella del calcio italiano, ad appena 20 anni sarebbe stupido pensare che non potrebbe esserlo ancora.


Gabriel Martinelli - 2001 - Arsenal

Per uno cresciuto nella squadra di futsal del Corinthians fino ai 13 anni e che fino all’estate del 2019 giocava nell’Ituano, nella Serie D brasiliana, la seconda metà del 2019 deve essere sembrata una storia da carriera di FIFA: l’offerta a sorpresa dell’Arsenal non appena maggiorenne, l’entrata immediata nelle grazie dell’allenatore Emery in prestagione, poi: gol al debutto in Premier League, gol debutto in Europa League e gol al debutto in Coppa di Lega, infine la convocazione con l’U23 del Brasile in vista delle Olimpiadi di Tokio.

Martinelli ha segnato già 8 gol nelle prime 17 presenze con la maglia dell’Arsenal (di cui 9 da più di un’ora in campo), a cui ha aggiunto anche 3 assist in Europa League. Dopo la doppietta contro il Liverpool in Coppa di Lega, Jürgen Klopp l’ha definito: «il talento del secolo, un attaccante incredibile» e in Inghilterra c’è chi l’ha paragonato già al primo Cristiano Ronaldo, il giocatore da cui lui ha detto di ispirarsi di più.

Giocando come attaccante centrale o partendo attaccante esterno a sinistra per poter rientrare in area, sembra che l’Arsenal lo stia in sostanza preparando per essere l’erede di Aubameyang. Al momento gioca in modo totalmente verticale, sempre attratto dall’area e guardando prima l’avversario diretto e poi il compagno più vicino o caricando direttamente verso la porta se riceve con un minimo di spazio, ma tanto gli basta. Martinelli ha mostrato la capacità di trovare il modo di essere sempre pericoloso non appena riceve nei pressi dell’area, soprattutto per la tecnica nel controllo del pallone anche in conduzione e la velocità nei gesti, con la frazione di secondo che gli basta per calciare anche nel traffico. Nei pochissimi mesi nel calcio professionistico ha già mostrato di essere uno di quei giocatori a cui basta mezza occasione per segnare un gol.




Eduardo Camavinga - 2002 - Rennes

Camavinga ha compiuto da poco 17 anni e quest’anno ha saltato una sola partita di campionato del Rennes per infortunio e una sola altra volta è entrato dalla panchina. Quando ne scrivevamo a inizio stagione abbiamo specificato che «Se vedeste una partita dello Stade Rennais senza sapere nulla del numero 18 a centrocampo non indovinereste mai che è un adolescente»; e gli ultimi mesi hanno confermato la sua straordinaria maturità.

Non è tipico dei giocatori giovani influenzare il contesto della partita con l’equilibrio e la capacità di conservare il pallone. Per chi non lo conosce, in breve: Camavinga è un centrocampista mancino alto ma agile, con un’ottima tecnica che gli consente di gestire e controllare il pallone anche sotto pressione e un’istintiva intelligenza tattica che altri giocatori devono lavorare in anni di esperienza ad alto livello. È il giocatore di Ligue 1 a cui riescono più tackle (4.1, a parimerito con Gil Dias del Monaco), quello del Rennes con i numeri più alti se si sommano anche le altre statistiche difensive (anticipi e falli). Fino a poco tempo fa faceva judo e forse grazie a questo è estremamente tecnico e pulito nelle sue entrate. Insomma: è un centrocampista difensivo di alto livello.

Queste sono le sue qualità già oggi, quelle utili al Rennes per giocarsi il terzo posto in campionato (valido per lo spareggio che manda in Champions) alle spalle di Parigi e Marsiglia. Ma se parliamo delle sue potenzialità dobbiamo considerare il suo gioco offensivo. In questo senso, con la sua tecnica e la sua visione dovrà migliorare la propria creatività nei passaggi e mandare di più in porta in compagni. Con la sua capacità in dribbling dovrà aumentare le incursioni, con la palla e senza. Contro il Lione, per il suo primo gol in campionato, ha bruciato Andersen con una sterzata secca e poi ha calciato di destro sul primo palo, non benissimo ma sufficientemente bene perché la palla entrasse. E con la sua struttura dovrà anche crescere fisicamente, per imporsi non solo con la tecnica nei duelli a centrocampo, aumentando il proprio raggio d’azione e le proprie possibilità.

Camavinga dovrebbe muoversi già il prossimo giugno e la speranza è che continui a giocare, anche se la curiosità di vederlo a un livello superiore è già molta.


Phil Foden - 2000 - Manchester City

Abbiamo scritto per la prima volta in modo approfondito di Phil Foden oltre due anni fa, e se nel frattempo il centrocampista del Manchester City non si è affermato come altri coetanei con un potenziale simile al suo è solo perché Pep Guardiola, pur riempiendolo di elogi, lo ha fatto giocare pochissimo.

Per quanto risulti ironico e spiazzante il contrasto tra i complimenti e i minuti concessi, la prudenza di Guardiola in un certo senso è comprensibile. Pochissimi giocatori possono sostenere il livello di competitività del City, e forse Guardiola non ritiene Foden ancora pronto a gestire la pressione o a garantire la continuità di rendimento necessaria a fare la differenza in una squadra che, bisogna ricordare, è ogni anno tra le favorite in Champions League e da due stagioni è impegnata in Premier League in una sfida contro un avversario che in pratica non perde mai, il Liverpool di Klopp.

In questa stagione, comunque, Foden sta giocando un po’ di più. In Champions League ha già accumulato più minuti di quelli che gli erano stati concessi la scorsa stagione (e ha segnato 2 gol e servito 2 assist), in Premier è invece vicino alla quota di minuti totali dello scorso campionato e potrebbe superarla a breve. Il suo contributo è ancora molto marginale: Foden resta infatti uno dei giocatori meno utilizzati della rosa del City. Forse però la distanza ormai praticamente irrecuperabile dal Liverpool in campionato, e la necessità di prepararsi all’addio di David Silva a fine stagione, potrebbero aiutarlo a trovare più spazio, e a dimostrare finalmente sul campo di essere all’altezza degli elogi di Guardiola.




José Juan Macías - 1999 - Club León

Pochi giorni fa, nonostante l’interesse di molti club spagnoli tra i quali il Siviglia e la Real Sociedad, JJ Macías è tornato ai Chivas di Guadalajara dopo un intero anno trascorso al Club León in prestito. Ci sono almeno tre aspetti interessanti nel 2019 di JJ: il primo, ha accettato un downgrade come il trasferimento da una squadra importante come i Chivas a una squadra dal roster meno competitivo per accumulare minutaggio. Il secondo è che quel minutaggio era fondamentale per guadagnarsi la chiamata al Mondiale U20, e di conseguenza gli occhi degli scout europei (anche se in realtà JJ compare anche in un episodio di “Inside Borussia Dortmund”, la serie di Amazon, in cui uno degli scout dice «non ci sono più giocatori sconosciuti. Tutti conoscono tutti». E in sottofondo ci sono i suoi gol). Il terzo, e più importante, è che Macías ha segnato in tutto il 2019 23 gol: 19 tra Apertura e Clausura e 4 con la Nazionale, ma quella maggiore, in sole tre partite: due di Concacaf Nations League (una doppietta a Bermuda, ok, e un gol a Panama) e un’amichevole con Trinidad & Tobago.

Macías in a nutshell, come si dice: pressione sul portatore di palla, conquista, rapidità e due giocate da giocatore con una grande tecnica prima della conclusione vincente.

Macías, come molti prodotti recenti del talentificio messicano, ha una straordinaria velocità accompagnata da un tocco di palla decisamente soave. In più, però, ha un bouquet di possibilità di conclusione annichilente, cerca e trova la porta da ogni angolo di tiro e con una potenza sovradimensionata, dati i soli vent’anni.

L’amore per la camiseta del Tri lo ha portato a preferire il Mondiale U20 alla finale di Liguilla di Apertura con il León (che poi ha perso). Di certo non gli manca l’ambizione, e se è vero come è vero che ormai non ci sono più giocatori sconosciuti, c’è da giurare che JJ presto potrebbe esserlo già un po’ meno degli altri. Si dice che lo cerchino con insistenza dalla MLS, dove vogliono proporgli una clausola seconda la quale può liberarsi in qualsiasi momento dovesse ricevere un’offerta dall’Europa. Sarebbe una mossa intelligente e controcorrente: come tutte quelle compiute da Macías nell’anno appena trascorso, dopotutto.




Rodrygo - 2001 - Real Madrid

Rodrygo era uno dei più giovani inseriti nella lista dello scorso anno, e a modo suo ha mantenuto le aspettative. In Champions League, contro il Galatasaray ha segnato la doppietta più rapida della storia della Champions, in appena sei minuti e quattordici secondi e verso il finale ha firmato la tripletta. La seconda più giovane di sempre della storia della Champions, un centinaio di giorni più tardi di Raúl. Dopo quella partita Thiago Silva ha detto che sperava che Zidane lo lasciasse in panchina contro il PSG.

Rodrygo non ha giocato moltissimo in questo inizio di stagione - 6 presenze da titolare - ma comunque più di quanto ci saremmo aspettati. In pochi avrebbero detto che Rodrygo avrebbe superato nelle gerarchie del Real il suo modello precedente, Vinicius. Nel 2020 dovrà vedersela con Reiner, il terzo giovane brasiliano arrivato al Real Madrid per una barca di soldi in tre anni.

Rodrygo è meno tecnico di Vinicius, ma ha una leggerezza mercuriale e un bagaglio di trick che lo rendono la versione generazione X di Neymar. Nelle prime uscite col Real ha mostrato anche un istinto non banale per gli smarcamenti senza palla, che ne ha facilitato molto l’impatto nel calcio europeo. Anche la lucidità nelle scelte negli ultimi metri è stata impronosticabile per un talento brasiliano acerbo come quello di Rodrygo.

Nel 2019 quindi ci ha già stupito, chissà che non ci riesca anche nel 2020.


Shapi Suleymanov - 1999 - Krasnodar

Tra i talenti in questa lista Suleymanov è forse il più nascosto, il più difficile da seguire. Gioca sulla fascia destra del Krasnodar che qualche settimana fa è stato anche eliminato dall’Europa League, ma in estate potrebbe entrare nel mirino di qualche club più blasonato. In Russia se ne parla come il miglior talento del paese, pur non avendo esordito ancora nella Nazionale maggiore. La caratteristica che lo contraddistingue è il piede sinistro. Per il suo primo allenatore Shapi ha «un sinistro pazzesco, come quello di Messi. Forse meglio», una qualità che gli permette di essere pericoloso anche dalla distanza (con la maglia del Krasnodar segna circa un gol ogni due partite).

Suleymanov ha il baricentro basso e un primo passo micidiale che gli permette di essere pericoloso negli spazi stretti e costruirsi un tiro praticamente dal nulla. Con il sinistro ha anche una buona sensibilità in fase di rifinitura, anche se deve migliorare la visione di gioco, perché spesso è troppo egoista. Quest’anno è atteso al definitivo salto di qualità che gli permetterebbe di fare la differenza praticamente in ogni contesto.


Joshua Zirkzee - 2001 - Bayern Monaco

Fino a inizio dicembre Zirkzee era il centravanti del Bayern Monaco II, prima che non cominciasse ad essere buttato nella mischia per svoltare le partite della prima squadra. Non abbiamo quasi mai visto Zirkzee ad alti livelli, il suo score in Bundesliga è incomprensibile: 8 minuti giocati e 2 gol. Ogni volta che è entrato ha segnato a 2 minuti dal suo ingresso in campo, come una specie di rito magico. Zirkzee ha finora un dato immacolato: 2 gol segnati da 2 tiri.

Il resto del tempo Zirkzee lo passa ancora col Bayern Monaco II, dove gioca centravanti e si esprime attraverso uno stile di gioco minimale in contraddizione con un aspetto appariscente. Zirkzee supera il metro e 90 e il suo cespuglio di capelli lo fa sembrare ancora più imponente; però il suo gioco è fatto soprattutto di appoggi corti per i compagni, attraverso una tecnica sobria ed essenziale.

Zirkzee è olandese, è cresciuto nel Feyenoord prima di passare al Bayern e ha scomodato il fastidio di Marco van Basten: «È un peccato che certi giocatori lascino l’Olanda. Se Zirkzee fosse rimasto, oggi giocherebbe con la prima squadra al Feyenoord e sarebbe titolare da un anno in Eredivisie. Perché privarsi di questa possibilità? Mi sembra una cosa senza senso». Vedremo se nel 2020 la scelta di trasferirsi in Germania si sarà rivelata invece azzeccata.




Aurélien Tchouaméni - 2000 - Bordeaux

Non è una lista ricca di mediani, quindi fa piacere menzionare Aurélien Tchouaméni, 19enne che sta trovando spazio davanti alla difesa della nobile decaduta Bordeaux. Tchouaméni nasce come mezzala ma quest’anno sta giocando in un centrocampo a due nell’ambizioso (ma non riuscitissimo) 3-4-2-1 del Bordeaux. In quel ruolo è diventato un calciatore più cerebrale rispetto ai suoi inizi: mantiene una certa reattività negli spazi stretti e nell’uno contro uno, che ora però non usa tanto per andare in verticale quanto per esercitare delle letture difensive affatto banali.

Nella distribuzione del pallone Tchouaméni raramente è conservativo e i rischi che si prende quando cerca di tagliare le linee con passaggi rasoterra sono persino eccessivi. La sua tecnica del resto è sobria e pulita, ma non eccezionale. Tchouaméni ha tutte le possibilità di affermarsi come uno dei mediani più completi in Ligue 1, ma deve migliorare delle letture che ad appena 19 anni è anche normale siano acerbe.


Emanuel Vignato - 2000 - Chievo

Il giorno del suo esordio in prima squadra Vignato aveva 16 anni e Francesco Totti, alla sua penultima partita in carriera, gli ha chiesto se non volesse prendersi dieci anni dei suoi. A due anni e mezzo di distanza quell’episodio che sembrava solo simpatico ha assunto un sapore mistico, visto che Vignato nel frattempo è diventato uno dei talenti più interessante del calcio italiano.

A dire la verità già nel settore giovanile la tecnica di Vignato era evidente a tutti, e per lui erano arrivati in Veneto osservatori dal Barcellona, dal Bayern Monaco, della Juventus, dell’Inter. L’ingresso di Vignato tra i professionisti è stato graduale ma di successo. Basta ripensare al suo gol all’Olimpico contro la Lazio, sul finire della scorsa stagione: è rientrato d’esterno sul destro facendo scivolare il marcatore e ha tirato di mezzo esterno sul secondo palo con una facilità incredibile.

La naturalezza tecnica di Vignato, in quasi tutti i fondamentali, è rara nel calcio italiano. I giocatori più talentuosi della nostra scuola ultimamente si distinguono per l’alta intensità con cui riescono a eseguire giocate complesse; Vignato invece è un giocatore di controllo. Può giocare trequartista centrale o esterno, ma la qualità del suo primo controllo non ne pregiudicherebbe un futuro da mezzala. Sa dribblare in spazi stretti, associarsi coi compagni, cercare la rifinitura e calciare con una certa varietà di soluzioni.

Viste le attenzione di cui abbiamo parlato prima, è sorprendente che alla fine Vignato sia finito al Bologna per una cifra di appena 3 milioni di euro. Sembrava dovesse arrivare subito a gennaio e per fare da alternativa a Sansone, invece rimarrà al Chievo a terminare la stagione.


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