Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
40 giovani da seguire nel 2020 - Terza parte
16 gen 2020
16 gen 2020
Bastoni, Kean, Lee Kang-in e altri giovani da tenere d’occhio.
(articolo)
13 min
Dark mode
(ON)

Continua la nostra rassegna dei giovani di cui sarà interessante seguire l’evoluzione nell’anno che si è appena aperto. In questa terza parte troverete altri dieci nomi, dopo i dieci già svelati nella prima, che trovate qui, e i dieci della seconda, che trovate qui. Seguirà una quarta e ultima parte. Buona lettura!

William Saliba - 2001 - Saint-Etienne / Arsenal

Pagato la scorsa estate 30 milioni dall’Arsenal e lasciato su sua richiesta un’ulteriore stagione al Saint-Etienne, William Saliba è l’ennesimo giovane difensore centrale francese considerato il nuovo Raphael Varane, con cui va detto condivide la nascita nel nord della Francia (Saliba nella periferia di Parigi), la precocità del percorso e l’altezza, anche se rispetto al giocatore del Real Madrid risulta già più strutturato, nonostante sia appena diciottenne. La sua imponenza la si nota subito negli anticipi, Saliba è bravo a sfruttarla per lanciarsi fuori dalla linea e contrastare l’attaccante avversario. Gli piace anche sfruttare la reattività a scendere a terra sia per andare in anticipo in scivolata che per correggere eventuali errori nell’1 contro 1. In questo ricorda molto lo stile difensivo ben bilanciato tra letture e reattività di Virgil van Dijk più che quello ipertecnico di Varane.

Con i due ovviamente condivide la tranquillità con cui si muove in campo, la sensazione di essere sempre sotto controllo e quindi in grado con un minimo di spazio di lanciare con precisione. Una tranquillità che per un diciottenne in un ruolo dove l’esperienza è fondamentale non è una cosa comune ed è forse la caratteristica principale che porta a pensare si tratti di un predestinato per il ruolo. Sicuramente il semplice fatto che venga accostato apertamente a due tra i migliori centrali del decennio dà l’idea del perché l’Arsenal abbia investito così tanto su di lui.


Andreas Skov Olsen - 1999 - Bologna

Skov Olsen nella scorsa stagione ha segnato 19 gol in 26 partite: un numero esorbitante indipendentemente da come la pensiate sulla competitività del campionato danese. Arrivato al Bologna, Bigon ci ha tenuto a ricordare che i rossoblù hanno superato la concorrenza di squadre forti tipo il Bayern Monaco. Skov Olsen ha preferito una crescita più graduale e un contesto in cui poteva seriamente giocarsi il posto da titolare: peccato sia finito in una squadra che ha il suo giovane più talentuoso esattamente nella sua posizione.

Non sono state tante le possibilità di Skov Olsen quest’anno nel Bologna: appena 3 partite da titolare su 12 presenze. Il momento peggiore è stata la prestazione giocata da titolare contro il Sassuolo, nell’insolito per lui ruolo di ala destra; il momento più lieto, invece, è stato il gol vittoria al Napoli, dopo il quale Olsen ha ammesso: «Le altre volte non avevo fatto benissimo, spero d’ora in poi di essere più costante».

Skov Olsen in realtà è tornato mesto mesto in panchina, in attesa di trovare la sua dimensione. È sembrato troppo compassato, fisicamente e mentalmente, per la Serie A. Eppure su un piano ideale Olsen sarebbe un giocatore perfetto per il Bologna: un’ala che può prendersi tante responsabilità col pallone tra i piedi, con un istinto naturale a chiudere le azioni in area. Un’ala che segna tanto in una squadra che ha un disperato bisogno di ali che segnino tanto.

Uno dei tre gol segnati all’Ucraina U-21 a novembre. Che sinistro.

Skov Olsen però sembra ancora lontano dalla sua forma ideale, nel 2020 dovremo capire se questa forma ideale esiste fuori dal campionato danese.




Igor Diveev - 1999 - CSKA Mosca

Igor Diveev ad appena 20 anni è diventato il perno della difesa del CSKA, una delle squadre più importanti di Russia. Il suo percorso di crescita potrebbe far pensare a un nuovo Ignashevich, difensore di culto della Nazionale e del CSKA fino a pochi anni fa.

Dell’archetipo del centrale russo, Diveev rispetta solo l’altezza (è alto 193 centimetri), ma per il resto è un difensore molto più moderno. Schierato al centro di una difesa a 3 riesce a esaltare le sue qualità e mascherare i difetti. Diveev è infatti un centrale bravo a impostare, che ama il passaggio rasoterra a rompere le linee o ancora di più il lancio lungo (è destro, ma riesce a fare lanci precisi anche con il sinistro a 30-40 metri). Non ha paura di rischiare il passaggio più difficile, anche se a volte questo gli fa perdere dei palloni rischiosi. In fase difensiva è compassato, per via di un fisico poco esplosivo, ma una buona capacità di lettura gli permette di trovarsi quasi sempre in buona posizione per non essere saltato.

Diveev è ancora lontano dall’essere un difensore affidabile, ma ha tutte le caratteristiche per diventarlo a cominciare da questo 2020.


Lee Kang-in - 2001 - Valencia

Di Kang-in avevamo scritto già nel pezzo dello scorso anno, quando ancora giocava nella squadra B del Valencia e Marcelino gli aveva lasciato qualche partita in Copa del Rey. Nel frattempo ha vinto il premio come miglior giocatore del Mondiale U20 che la Corea del Sud ha perso in finale e il nuovo allenatore del Valencia, Celades, aveva iniziato a dargli più spazio anche in campionato prima che un infortunio lo facesse fermare. Lee Kang-in deve ancora compiere 19 anni, è un esterno d’attacco ipertecnico, mancino, con un’elettricità palla al piede, un controllo orientato e una tecnica di calcio che gli permette di avere un impatto già adesso contro le difese della Liga. È piccolo fisicamente ma esplosivo e ha già fatto vedere azioni da potenziale fenomeno. Il campionato e anche la squadra sembrano quelle giuste, nel suo caso speriamo solo di vederlo in campo il più spesso possibile nel 2020.


Gianluca Scamacca - 1999 - Sassuolo / Ascoli

Per la carriera che già ha avuto fa strano pensare che Scamacca abbia appena compiuto 21 anni. Ex prodigio della Primavera della Roma, Scamacca è stato acquistato dal PSV nel gennaio del 2015, quando non aveva nemmeno 16 anni, ma per lui si parlava anche di Southampton, Liverpool e Manchester United. In Olanda ha passato due anni, dove ha principalmente giocato nelle giovanili e nella squadra riserve, ma dove ha anche esordito nella prima squadra, prima di tornare in Italia con la maglia del Sassuolo, nel gennaio del 2017. Per Scamacca lo scorso anno è stato fondamentale, prima per l’ottimo Mondiale Under 20 disputato (seppur concluso con nessun gol segnato), poi per la decisione del club emiliano di girarlo in prestito all’Ascoli, in Serie B, per permettergli di avere minutaggio e di crescere ancora.

Nelle Marche, Scamacca ha avuto un rendimento altalenante: non sempre è riuscito a rientrare nell’undici titolare, e il suo stato di forma non è stato continuo. Nonostante ciò, ha continuato a dimostrare le sue qualità - la creatività, il gioco spalle alla porta, la capacità di associarsi con i compagni - e ha segnato 10 gol in 17 partite tra campionato e Coppa Italia. Numeri sufficienti a convincere una grande quantità di squadre di alto livello a provare a prenderlo già in questa sessione di mercato (il Sassuolo ha rifiutato una prima offerta del Benfica, ma si è parlato anche di Milan e Roma), forse spaventate dalla possibilità che il suo prezzo si potesse gonfiare troppo in estate.

Non era scontato che Scamacca attirasse così tanto interesse perché è di certo una prima punta atipica, nonostante la fisicità evidente (è alto quasi due metri, ma è filiforme ed elastico). La capacità di arrivare sotto porta a concludere non è infatti la sua caratteristica migliore: Scamacca preferisce giocare più lontano dall’area, sulla trequarti, a ripulire i palloni spalle alla porta, a giocare con il corpo per girarsi e puntare la linea difensiva, a creare gioco. Come Ibrahomovic, suo idolo da bambino, e forse ancora di più Dzeko, la punta d’élite a cui somiglia di più, sembra essere un dieci intrappolato in un corpo da nove. Sarà interessante vedere se queste caratteristiche così raffinate sapranno portarlo ancora più in alto nel corso del 2020.


Adil Aouchiche - 2002 - PSG

Negli ultimi 20 anni di eleganti rifinitori francesi con genitori algerini che hanno giocato a livello giovanile con il numero 10 nella Francia con l’appellativo di nuovo Zidane ce ne sono stati talmente tanti che è facile perdere il conto. Aouchiche però ha già messo in piedi un curriculum che fa pensare che lui possa farcela a trasportare le enormi aspettative anche tra i professionisti. Aouchiche ha scalato rapidamente le giovanili del PSG e con la Francia ha chiuso come capocannoniere con 9 reti, pur giocando trequartista, l’Europeo U17 e poi è stato eletto secondo miglior giocatore nel Mondiale U17, in cui ha chiuso come il giocatore con più assist: 7.

Scalare tutti i gradini del PSG è un’impresa titanica per un ragazzo che gioca nel fronte offensivo, perché per quanto talentuoso, nel PSG ci sarà sempre qualcuno con almeno tanto talento quanto te, e bisogna dimostrare di poter essere già in grado di far parte del gruppo, per avere anche solo la possibilità di farne parte. Altrimenti tanto vale provare da altre parti, come successo a tanti, tra gli altri a Kingsley Coman e Yacine Adli. Il fatto però che, pur non essendo ancora maggiorenne, Aouchiche abbia già esordito in prima squadra con il PSG come titolare in una partita contro il Metz in Ligue 1 in estate e abbia iniziato il 2020 come titolare nel primo turno in Coppa di Francia, dove ha anche segnato la sua prima rete tra i professionisti, fa pensare che lui sia considerato effettivamente un talento veramente speciale.

Thomas Tuchel sembra sicuro che Aouchiche non sia solo un giocatore tremendamente elegante, ma che accanto ai suoi controlli orientati e la sua visione di gioco ci sia un talento in grado di esaltarsi quanto più forti sono i compagni che lo circondano. Aouchiche riesce a trovare il modo di sfruttare la sua tecnica e la sua creatività all’interno della partita senza dover per forza far passare ogni pallone per i suoi piedi, senza però mai eclissarsi dal gioco, e questa è una qualità fondamentale nel PSG di Neymar e Mbappé.


Dusan Vlahovic - 2000 - Fiorentina

In queste prime presenze con la Fiorentina, Dusan Vlahovic ha alternato lampi di gloria a lunghi momenti in cui è sembrato a malapena pronto per stare su un campo da calcio. In Coppa Italia ha ribaltato la partita con il Monza segnando due gol e servendo un assist in meno di dieci minuti, doppietta ripetuta in pochi minuti con due bei gol contro il Cagliari, per arrivare al picco della sua stagione, il bellissimo gol contro l’Inter dopo una progressione di una sessantina di metri, calciando il pallone benissimo.

In questa prima parte di stagione Vlahovic è riuscito a ritagliarsi il suo spazio come attaccante titolare, un evento raro per un diciannovenne nel nostro campionato, nel momento peggiore della Fiorentina tuttavia. L’arrivo di Cutrone nel mercato di gennaio dovrebbe togliergli minuti in campo, eppure la sua crescita è uno dei motivi di interesse per una società che sembra in difficoltà. Il serbo è uno dei giovani più quotati a livello internazionale (anche la UEFA lo ha inserito tra i giovani da seguire) e se non sembra avere una creatività straordinaria è capace di giocate straordinarie, soprattutto in zona gol. È un attaccante potente e istintivo, sia quando riesce a correre verso la porta, sia quando deve calciare, forse a oggi la sua qualità migliore.

Probabilmente il 2020 non sarà l’anno della sua esplosione, tuttavia seguire i suoi progressi sarà interessante: in un campionato che fatica a mettere in mostra giovani talenti offensivi di livello nel ruolo di centravanti, Vlahovic potrebbe essere una bellissima eccezione.


Moise Kean - 2000 - Everton

Ancora prima di compiere 20 anni, Moise Kean sta attraversando la sua prima crisi da calciatore professionista. Dopo aver segnato 7 gol in poche apparizioni nel finale di stagione con la Juventus, il passaggio all’Everton per 27 milioni di euro più bonus era sembrata una buona notizia per Kean, in una squadra in cui poteva giocarsi le sue occasioni per un posto da titolare, in un campionato adatto al suo gioco.

Kean non è però riuscito a incidere nelle prime apparizioni, pur mostrando alcuni lampi di quelle che sono le sue qualità fisiche e tecniche. L’Everton di Silva è poi caduto in una spirale di brutti risultati e l’allenatore portoghese ha preferito affidarsi a giocatori più pronti, pur non negando l’impegno dell’attaccante. Il momento peggiore per Kean è però arrivato dopo l’esonero di Silva, quando il suo sostituto temporaneo, Ferguson, lo ha sostituito appena 18 minuti dopo averlo fatto entrare. Dopo la partita l’allenatore ha sottolineato quelli che sono i limiti di Kean: «Gli ho chiesto di spostarsi sul lato destro, cosa che non ama particolarmente».

Kean non sembra molto interessato alla fase difensiva della squadra, un atteggiamento che deve migliorare. L’arrivo di Carlo Ancelotti potrebbe essergli molto utile: un allenatore italiano, di grandissimo livello, che può aiutarlo a crescere. In questo 2020 Kean deve ritrovare la fiducia nel suo gioco e magari fare un salto di qualità a livello mentale. Perché sul talento non si può discutere.


Alessandro Bastoni - 1999 - Inter

Avevamo già scelto Alessandro Bastoni nelle altre due liste di giovani da seguire uscite negli anni scorsi, nel 2018 e nel 2019, e probabilmente questo è il momento in cui le nostre aspettative sembrano più vicine a realizzarsi. Bastoni sta avendo sempre più spazio nell'Inter e ha fatto scivolare in panchina un difensore affermato ed esperto come Godín.

Il gioco di Antonio Conte coinvolge molto i difensori centrali a inizio azione, e Bastoni si è fatto notare soprattutto per la tecnica e le letture quando imposta. Già adesso Bastoni è il centrale dell'Inter più intraprendente palla al piede, una qualità su cui si è soffermato anche Conte: «Bastoni è il nostro futuro ma anche il nostro presente. Ha personalità, gioca la palla da dietro e cerca le situazioni che voglio. Deve diventare più cattivo in fase difensiva ma ha un grandissimo futuro».

Qui ad esempio vede lo spazio per ricevere sulla trequarti del Verona, avanza e va al tiro appena dentro l’area.

Non era scontato che tra Conte e Bastoni le cose sarebbero andate così bene. Conte è un allenatore che tende a puntare su giocatori esperti, abituati a competere ai massimi livelli, e Bastoni, pur essendo conosciuto da anni come uno dei difensori italiani più promettenti, finora ha avuto una carriera strana.

Nel 2017 è stato comprato dall’Inter dopo aver giocato appena tre partite in Serie A, è rimasto in prestito all’Atalanta ma in pratica ha perso la stagione successiva (la 2017/18) per le scelte di Gasperini, giocando solo 87 minuti in tutto il campionato, e l’anno scorso a Parma è stato titolare in modo chiaro solo nella parte centrale della stagione. Oggi invece è il titolare di una squadra che lotta per lo scudetto e sembra sulla strada giusta per non tradire chi vede in lui uno dei migliori difensori italiani dei prossimi anni.


Dejan Kulusevski - 2000 - Parma / Juve

Arrivato senza che nessuno ne facesse il nome, in prestito dall’Atalanta al Parma, Kulusevski è stato la più bella sorpresa della Serie A 2019/20, di un campionato cioè che fatica a fidarsi dei giovani. Nel suo caso, dopo i primi mesi eccezionali (a dicembre ha vinto anche il premio che curiamo in collaborazione con l’AIC), è finito addirittura in mezzo alle schermaglie di mercato di Inter e Juventus, e alla fine è stata quest’ultima ad aggiudicarselo. Fino a giugno continuerà a fare i buchi sull’esterno destro del Parma - e a questo punto siamo piuttosto sicuri che continuerà a essere uno dei giocatori maggiormente d’impatto del campionato - poi però arriverà il momento di fare i conti con un contesto in cui difficilmente sarà libero di giocare come nel Parma di D’Aversa.

Scrivevamo: «Il suo stile di gioco, del resto, è ambizioso. Kulusevski non è un talento cerebrale, riflessivo. Gioca col piede schiacciato sull’acceleratore. Non conosce pause né intermezzi nelle partite». E il punto sarà proprio capire se il suo talento istintivo sarà all’altezza di un contesto diverso e/o superiore. Sia che la Juventus decida di puntarci, sia che lo faccia giocare in prestito anche la prossima stagione, la sfida per Kulusevski sarà quella di confermare gli standard a cui ci sta abituando, giocando anche a un ritmo inferiore o con meno spazi a disposizione. Le qualità per farcela - la visione di gioco, la creatività, la tecnica - non gli mancano di certo.


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura