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Dario Vismara
I 10 migliori giocatori di basket del 2023
27 dic 2023
27 dic 2023
Un anno pieno di grandi giocate, grandi prestazioni e grandi storie.
(di)
Dario Vismara
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IMAGO / Icon Sportswire
(foto) IMAGO / Icon Sportswire
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Per quanto ai nostalgici piaccia pensare che il basket di una volta quello sì che era meglio, è innegabile che il livello dei singoli giocatori in giro per il mondo abbia raggiunto un livello spaventoso. Me ne sono accorto cercando di stilare questa (personalissima) classifica dei 10 migliori visti nel 2023, considerando sia quanto visto nella stagione NBA – sia quella passata che quella attualmente in corso – che i Mondiali asiatici dello scorso settembre. Lasciare fuori alcuni giocatori ancora al top assoluto della propria carriera è stato per certi versi persino doloroso, ma testimonia quanto sia difficile in questo momento elevarsi sopra il resto della concorrenza. Ci sono buone possibilità che i 10 di questa classifica un giorno siano tutti nella Hall of Fame di Springfield (ok, alcuni sono già virtualmente dentro): in quanti altri anni avremmo potuto dire lo stesso?Nikola JokicIl 2023 è stato l’anno in cui Nikola Jokic ha messo fine a ogni discussione. Se i due titoli di MVP della regular season 2021 e 2022 avevano più che altro fatto nascere la domanda “sì, ma è in grado di fare le stesse cose anche ai playoff?”, il modo in cui ha dominato la post-season trascinando Denver è stato talmente soverchiante da renderlo di diritto il giocatore più forte del mondo. E il modo in cui ha cominciato anche questa regular season, specialmente nel primo mese a livelli celestiali, non ha fatto altro che confermarlo.

Una cavalcata playoff nella quale Jokic, più che giocare a pallacanestro, sembrava affrontare ogni possesso offensivo come un problema matematico da risolvere – trovando la soluzione ogni singola azione.

La NBA non è ancora riuscita a renderlo un personaggio, visto che la sua passione-borderline-ossessione per i cavalli interessa solo fino a un certo punto, ma la sua pallacanestro parla abbondantemente per lui. In molti momenti dei passati playoff non c’è stato assolutamente nulla che si potesse fare contro di lui, capace di leggere, analizzare, processare e infine sottomettere al suo volere anche difese di alto livello come quelle di Minnesota, Phoenix, Lakers e Miami. Meglio di così si gioca solo in paradiso.Joel EmbiidDopo due anni ad aver assaporato solo il gusto amaro del secondo posto nella classifica per l’MVP, nel 2023 Embiid ha meritatamente vinto il premio di Most Valuable Player della regular season (perché la sua è stata semplicemente la miglior stagione individuale del 2022-23) e ha chiuso l’anno come favorito per ripetersi, almeno secondo quelli che potrebbero votarlo in primavera.In mezzo a una serie pressoché infinita di prestazioni dominanti e record che scomodano nomi come quello di Wilt Chamberlain (uno su tutti: ha più punti segnati che minuti giocati finora) c’è stato il solito infortunio al momento sbagliato (saltando gara-4 contro Brooklyn e gara-1 contro Boston per una distorsione al ginocchio) e soprattutto la solita eliminazione al secondo turno dei playoff, stavolta per mano dei Celtics. Una sola richiesta allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio: una cavalcata playoff sana dall’inizio alla fine, e poi vada come vada.

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Shai Gilgeous-AlexanderRicorderemo il 2023 come l’anno in cui SGA è passato dall’essere un ottimo prospetto a un assoluto dominatore dei parquet della NBA. Sistemati un paio di problemini fisici e, sopratutto, con un livello di talento decisamente più alto attorno a sé, Gilgeous-Alexander è esploso fino a diventare uno dei giocatori più immarcabili al mondo, una combinazione di palleggi sincopati, finte, movimenti, lavoro di piedi e conclusioni fantasiose semplicemente irresistibile.

La visione dei suoi highlights riconcilia con il mondo.

Oltre a quello che è riuscito a fare a Oklahoma City fino a meritarsi l’inclusione nel primo quintetto All-NBA, Gilgeous-Alexander ha anche disputato dei Mondiali fenomenali, portando il Canada dove non era mai arrivato prima vincendo la medaglia di bronzo, battendo gli USA nella finale per il terzo posto e mandando ai pazzi tutta la difesa dei suoi colleghi NBA. E in questo scorcio di regular season ha cominciato migliorando tutte le sue cifre per efficienza al tiro, rimbalzi, assist e recuperi, guidando OKC al secondo posto a Ovest e costringendo le dirigenze di mezza conference a chiedersi se saranno in grado di competere coi Thunder nel lustro che verrà.De’Aaron FoxI Sacramento Kings sono stati la storia più bella della passata stagione, spezzando la maledizione di incompetenza, sfortuna e generale sacramentokings-osità che li aveva contraddistinti nei precedenti 16 anni facendoli rimanere sempre fuori dai playoff. Se ci sono riusciti è per merito di coach Mike Brown e del suo sistema, di Domantas Sabonis (che si sarebbe potuto meritare un posto in questa lista di fine anno senza dubbio) ma soprattutto di De’Aaron Fox, senza mezzi termini uno dei dieci giocatori più decisivi dell’ultimo anno.Fox è sempre stato uno dei giocatori più veloci della NBA sin dal suo arrivo a Sacramento nel 2017, ma è solo nell’ultimo anno che ha messo assieme tutte le parti del suo gioco, sviluppando una capacità di tirare dal palleggio che lo ha reso semplicemente incontenibile per gli avversari. La presenza di Sabonis e la sua capacità di creare attacco gli permette di gestire le energie, scatenandosi nei quarti periodi quando, mentre tutti annaspano in cerca d’aria, lui scala una marcia e lascia tutti a mangiare la polvere. L’unico neo è la frattura all’indice della mano sinistra rimediata in gara-4 al primo turno contro Golden State: nelle ultime tre gare della serie ha tirato col 39% dal campo segnando appena 22 punti di media, dopo che nelle prime quattro aveva viaggiato a 31.5 con il 44.7% al tiro. Avrebbe meritato maggiore salute nel momento decisivo della stagione.Jimmy ButlerOrmai è diventato quasi un luogo comune: Jimmy Butler e i Miami Heat sonnecchiano per tutta la regular season, poi quando si comincia a fare sul serio cambiano marcia e diventano impossibili da battere. La cavalcata che li ha portati fino alle Finals del 2023 perse contro Denver è una delle più improbabili che si ricordi, non fosse altro perché dopo aver perso la prima partita al play-in contro Atlanta sono andati incredibilmente vicini a perdere anche quella successiva contro Chicago, due partite al termine delle quali — se Miami fosse stata eliminata — la testa di Jimmy Butler sarebbe finita sul patibolo.Ma così non è andata, complici anche i 13 punti segnati nel quarto periodo contro i Bulls, che hanno fatto da preludio a una serie contro Milwaukee semplicemente irreale da parte della stella degli Heat: 35 punti e 11 assist in gara-1, 30 punti in gara-3, 56 punti in gara-4 (quarta migliore di sempre nella storia dei playoff) e infine altri 42 in gara-5, con un assurdo buzzer beater al volo per forzare l’overtime e spezzare definitivamente la fragile psiche dei Bucks.

L’onnipotenza ha queste fattezze qui.

Il resto dei playoff di Butler non è riuscita a pareggiare quell’assurda serie di primo turno, complice anche un infortunio alla caviglia nella serie coi Knicks, ma è stata abbastanza per permettere agli Heat di arrivare alle finali più rocambolesche della loro storia. Ah, e prima di tutto questo era stato votato per il secondo quintetto All-NBA, segno la sua regular season non era stata proprio del tutto sonnacchiosa.LeBron JamesTra pochi giorni le candeline da spegnere saranno 39, eppure LeBron James è ancora uno dei (5? 10? 15? Mettete voi il numero, ma non si esce da qui) migliori giocatori della NBA e lo ha dimostrato anche nel 2023. A inizio anno i Lakers non sapevano da che parte girarsi e lo stesso LeBron sembrata più interessato a raggiungere il prima possibile il record di Kareem Abdul-Jabbar più che il record della sua squadra. Poi però quel record è stato raggiunto a inizio febbraio, la deadline del mercato ha cambiato volto al roster e James — nonostante un infortunio al piede che avrebbe probabilmente richiesto un intervento chirurgico — ha imposto la sua forza di volontà sul suo corpo, sui compagni e sugli avversari, portando i Lakers fino alle finali di conference con alcune prestazioni sovrannaturali.James non è riuscito a superare lo scoglio Jokic nonostante 40 punti in 47 minuti e 56 secondi in gara-4, ma oggettivamente nessuno avrebbe potuto battere i Nuggets dello scorso anno al meglio delle sette partite. Nonostante la cocente delusione — con tanto di cliffhanger nella conferenza stampa al termine della stagione non escludendo la possibilità del ritiro —, il James che si è ripresentato all’inizio della sua 21^ annata in NBA è stato se possibile ancora migliore, spingendo sull’accelleratore per vincere il premio di MVP del primo In-Season Tournament, facendo un favore a se stesso (perché comunque una botta alla legacy non fa mai male) e alla NBA stessa con il suo impegno nel nuovo torneo da lanciare e legittimare.

Le normali prestazioni del giocatore più vecchio della lega.

Tyrese HaliburtonChe Haliburton fosse speciale abbiamo incominciato ad intuirlo a inizio anno; lo abbiamo cominciato a pensare insistentemente durante i Mondiali; ne abbiamo avuto l’assoluta certezza in questi primi due mesi di regular season, culminati con la finale della NBA Cup. Haliburton è certamente uno dei giocatori esteticamente più appaganti dell’intera lega, capace di rendere divertente ed elettrizzante una franchigia storicamente solida ma poco incline allo spettacolo come gli Indiana Pacers, diventando una sorta di Steve Nash 2.0 con le sue visioni, la sua capacità di migliorare chiunque attorno a sé e di creare un’identità di squadra con la sua sola presenza.Haliburton è riuscito a rendere i passaggi in salto la cosa più cool del 2023, a rendere guardabile anche una versione di Team USA non esattamente indimenticabile, a ridefinire il concetto di “segna e lascia segnare” verso nuove e inesplorate vette (riusciranno a diventare la prima squadra ad avere il miglior attacco e la peggior difesa di sempre? Non è fuori discussione). Il modo in cui sono riusciti a battere tutte le migliori squadre della Eastern Conference, da Boston a Milwaukee passando per Philadelphia, è stato a dir poco entusiasmante. Sostenibile? Quello lo vedremo nel 2024, ma per il momento lasciateci sognare.Anthony EdwardsI Mondiali di Team USA sono stati senza dubbio la notizia negativa dell’anno, ma anche in una spedizione così sconfortante, Anthony Edwards è riuscito a uscirne con la reputazione intatta se non in qualche modo migliorata. Il fatto che sia stato inserito nel quintetto ideale della competizione ci dice comunque che il suo lo ha fatto: non è ancora arrivato al punto della carriera in cui è capace di piegare ogni partita dalla sua parte, ma è evidente che ci sia qualcosa di speciale dentro di lui e che la NBA presto penderà dalle labbra del suo sorriso carismatico al limite dello strafottente.Il modo in cui i T’Wolves hanno concluso la passata stagione, dando filo da torcere ai Nuggets campioni ben più del 4-1 con cui si è conclusa la loro serie di playoff, e il modo in cui hanno cominciato la stagione, prendendosi il primo posto in una Western Conference agguerritissima, rende poi la sua inclusione pressoché imprescindibile. La cosa assurda per lui e preoccupante per il resto della NBA è che sembra ci siano ancora molti margini di miglioramento nel suo gioco: d’altronde parliamo solamente di un giocatore che nel 2024 compirà 23 anni. Steph CurrySono stato in dubbio fino all’ultimo se inserire Curry o meno, perché comunque i risultati di squadra dei Golden State Warriors non sono di certo stati entusiasmanti, né lo è stato questo inizio di stagione finora da parte di una dinastia che mostra le sue prime e abbondanti crepe. Poi però mi sono ricordato dell’assurda gara-7 da 50 punti che ha disputato a Sacramento per strappare il cuore dal petto dei Kings, di tutti i momenti di assoluta Grandezza che ha disseminato in giro per l’anno, della gioia che riesce a regalarci anche solamente a vederlo correre come un ragazzino dopo aver realizzato una hole-in-one in un torneo di golf, e di come riesca a farlo ancora a 35 anni di età. E non me la sono sentita di lasciarlo fuori, in tutta onestà.

Ci sono serate in cui la grandezza di Curry diventa sadica. Questa è una di quelle.

Con le sue prestazioni Curry ha convinto la franchigia che fosse necessario continuare a investire prima di tutto su di lui, perché gioca ancora a un livello tale da giustificare anche un roster che a fine stagione costerà qualcosa nei dintorni dei 400 milioni di dollari, tutto compreso, e che attualmente è 10^ a Ovest. Perché Steph Curry ha questo effetto sulla gente: fa credere loro che tutto sia possibile, che ogni tiro possa entrare, che ogni partita possa essere vinta se solo lo si mette nelle condizioni di poterlo fare. Godiamocelo finché c’è, perché uno così — nonostante i tentativi di emuli che ci sono stati e ci saranno — difficilmente tornerà più.Jayson TatumSenza voler mancare di rispetto a Anthony Davis, Jamal Murray, Lauri Markkanen, Jalen Brunson, Mikal Bridges, Luka Doncic, Donovan Mitchell e Tyrese Maxey (tutte scelte che sarebbero assolutamente legittime, ma che per me hanno avuto qualcosa in meno rispetto ai dieci della lista), il mio ultimo posto va a Tatum, e questo nonostante il suo 2023 non sia stato esente da un’alternanza imprevedibile di momenti fenomenali ed altri disastrosi, anche nella stessa serie o addirittura nella stessa partita.

51 punti in una gara-7 di playoff non li aveva mai segnati nessuno.

Eppure i Boston Celtics sono stati un’eccellente squadra lo scorso anno e sono stati ancora migliori all’inizio di questa regular season, mantenendo praticamente dall’inizio il miglior record della conference. Tatum è senza alcun dubbio il miglior giocatore dei Celtics e, almeno stando alle votazioni per l’MVP e quelle per i quintetti All-NBA, il miglior giocatore statunitense attualmente in circolazione. È un giocatore perfetto? Ancora no, visto che la selezione di tiro ancora non è perfettamente messa a punto (continua a tirare da tre punti dal palleggio nonostante quel tiro gli entri meno del 30% delle volte) e i Celtics sono mancati nel momento decisivo della stagione con delle sconfitte casalinghe ai playoff difficilmente spiegabili. Eppure una volta che si è fatto male lui in gara-7 contro Miami si è spenta completamente la luce: qualcosa vorrà pur dire.

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