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Dario Vismara
La squadra più divertente della NBA
14 nov 2023
14 nov 2023
Gli Indiana Pacers sono la rivelazione di questo inizio di stagione.
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Dario Vismara
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IMAGO / Icon Sportswire
(foto) IMAGO / Icon Sportswire
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Pur essendo la franchigia di una città nota in tutto il mondo per le sue corse automobilistiche a velocità folle, gli Indiana Pacers non sono mai stati particolarmente noti per essere una squadra che corre. I risultati migliori degli ultimi 15 anni, con le due finali di conference raggiunte nel 2013 e nel 2014, sono arrivate grazie a una squadra che aveva costruito le proprie fortune attorno a un gioco attento, meticoloso e fisico, rappresentato dalla fisicità di Roy Hibbert e David West sotto canestro, il talento di Paul George sul perimetro, la solidità di George Hill e la follia di Lance Stephenson. Storicamente, poi, gli Indiana Pacers sono una squadra che prova a fare “zig” mentre il resto della lega fa “zag”: era dai tempi di Rik Smits nel 1988 che la franchigia non sceglieva in top-6 al Draft come successo lo scorso anno, quando la selezione di Bennedict Mathurin dall’università di Arizona ha interrotto un lunghissimo digiuno di talento di primo livello per rivitalizzare la squadra. I Pacers, per precisa indicazione del loro proprietario Herbert Simon, non credono nel tanking e cercando di essere il più competitivi possibili ogni singolo anno, anche per mantenere vivo l’interesse di una tifoseria che spesso è più interessata al college che non alla NBA.Nella stagione post-pandemica del 2020-21 però qualcosa si è rotto: l’inopinata assunzione di Nate Bjorkgren a capo-allenatore ha portato una squadra stabilmente sopra il 50% di vittorie a una stagione da appena 34 successi, facendo detonare lo spogliatoio e portando a grossi cambiamenti in estate. Il più importante è stato il ritorno di Rick Carlisle, che dopo essere stato esautorato ai Dallas Mavericks ha trovato nel conforto di Indianapolis — dove aveva già allenato dal 2003 al 2007 — un nuovo luogo dove ripartire.Ci ha messo un po’, visto che nel suo primo anno ha vinto appena 25 partite in una squadra che aveva avuto bisogno di 40 partite di Lance Stephenson per trovare un minimo di brio, ma dopo lo scambio che ha portato Tyrese Haliburton in città al posto della stella Domantas Sabonis, coach Carlisle sembra aver trovato nuova linfa vitale — inventandosi una squadra in controtendenza rispetto alle sue storiche abitudini, ma che in questo inizio di stagione sta mostrando la pallacanestro più divertente di tutta la NBA, frutto di un attacco che viaggia a ritmi insensatamente vertiginosi.Provateci voi a fare a gara con gli Indiana PacersNella sua lunga esperienza durata 13 anni alla guida dei Dallas Mavericks, Carlisle solamente in due occasioni ha guidato squadre che andassero nettamente “più forte” in termini di pace (inteso come numero di possessi giocati) rispetto alla media della lega di quell’anno. Nelle ultime stagioni le squadre costruite attorno a Luka Doncic andavano comprensibilmente a un ritmo pachidermico, data la brillantezza dello sloveno nel manipolare compagni e avversari nell’attacco a metà campo, ma con intelligenza Carlisle ha saputo ribaltare l’assunto non appena ha avuto tra le mani Tyrese Haliburton.I Pacers di questo inizio di stagione non cercano solamente di correre ad ogni occasione, ma sembrano voler trasformare ogni partita in una gara di atletica, come ragazzini iperattivi che non vedono l’ora di misurarsi con chi si trovano di fronte: “Facciamo a gara a chi corre più veloce”; “Vediamo chi riesce a saltare più in alto”; “L’ultimo che arriva dall’altra parte del campo paga pegno”. Il risultato è un ritmo che rende ogni gara una corsa campestre: i Pacers viaggiano a oltre quota 103 di pace, +3.1 possessi su 100 possessi in più rispetto al resto della lega (dati Basketball-Reference.com), dietro solamente agli Washington Wizards che però corrono per altri motivi (tipo che non hanno precisamente idea di quello che fanno).L’esperienza di vedere le loro partite è allo stesso gioiosa e nauseante. È pressoché impossibile annoiarsi durante le loro partite perché sembrano tarantolati in campo, percossi da una scarica elettrica che non sembra esaurirsi mai, ma procurano anche quel tipo di nausea che ti viene quando la nave si muove troppo velocemente da una parte e dall’altra e ti ribalta lo stomaco. I Pacers non stanno mai fermi: che sia da rimbalzo subito, dopo una palla recuperata o anche da canestro concesso, il primo pensiero è sempre quello di rimettere il pallone il più velocemente possibile nelle mani di qualcuno, molto spesso Haliburton. L’altro pensiero per i giocatori più lontani dalla palla è quello di correre il più velocemente possibile dall’altra parte: l’ordine dato da coach Carlisle è che il più vicino alla linea di metà campo deve subito fare “leak out” per prendere di sorpresa gli avversari, tanto poi ci pensa il genio di Haliburton.

Neanche il tempo di rendersi conto il pallone è stato rubato direttamente dalla rimessa che Jalen Smith è già partito dall’altra parte. Haliburton, praticamente girato di spalle, fa partire una cometa che si deposita da sola in due punti. Senza di lui l’attacco di Indiana precipita di 14.7 punti su 100 possessi: ci sarà un motivo.

Haliburton guida semplicemente il miglior attacco di questo inizio di stagione. Dopo dieci partite di regular season i Pacers viaggiano a 122.4 punti su 100 possessi escluso il garbage time (dati Cleaning The Glass) alla pari dei Dallas Mavericks, con cui condividono le altissime percentuali con cui stanno tirando (58.4% effettivo i Pacers, addirittura 59.1% i Mavs) e il bassissimo numero di palle perse (entrambe sotto il 13% dei possessi: solo Chicago fa meglio di loro, ma col 21° attacco della lega). A questa combinazione letale di alto ritmo, alte percentuali e basso numero di palle perse i Pacers aggiungono anche un atletismo che permette loro di essere molto presenti a rimbalzo d’attacco (sono 12esimi in NBA), pur non riuscendo a procurarsi viaggi in lunetta (aspetto del gioco nel quale la maturazione di Mathurin potrebbe fare la differenza).I Pacers hanno la miglior selezione di tiri dell’intera NBA, il che li aiuta a compensare la mancanza di tiri liberi: sono in top-7 sia per tentativi al ferro che per tiri da tre punti, mentre sono ultimissimi per tentativi dalla media distanza, che fondamentalmente sono concessi solo a Bruce Brown e Andrew Nembhard per sfruttare il loro buonissimo tocco nei floater in avvicinamento o ad Haliburton quando lo ritiene necessario per mettersi in partita dal punto di vista realizzativo (d’altronde li segna col 58%). Oltre a prendersi i tiri giusti, però, i Pacers li stanno anche segnando con percentuali irreali: solamente al ferro sono nella media della NBA per realizzazione, ma da tutti gli altri punti del campo (floater, long 2s, angoli e triple frontali) sono in top-5, tra cui un insensato 47% nelle conclusioni da tre dagli angoli.Sono cifre insostenibili, chiaramente, ma che raccontano di che momento di grazia abbiano vissuto i Pacers nelle prime dieci partite della loro stagione. I Pacers sono una squadra completamente pazza: possono passare da un primo tempo come quello di qualche settimana fa contro Charlotte in cui segnano 46 punti in tutto a un terzo quarto in cui ne mettono 50 senza sbagliare mai da tre punti (12/15), con Haliburton in completa trance agonistica e autore di 25 punti e 6 assist in quei memorabili 12 minuti, cifre mai realizzate da nessuno nella storia della NBA in un singolo quarto.

Ovviamente poi la partita l’hanno anche buttata via con una banale palla persa di Haliburton contro LaMelo Ball sull’ultimo possesso, perché altrimenti che squadra pazza sarebbe?

Il lato oscuro del luna park dei PacersIn questo momento vi starete chiedendo: ok, l’attacco è un parco giochi, ma come fanno a essere a 6 vittorie e 4 sconfitte con il miglior offensive rating della lega? Il motivo è semplice: fino a questo momento l’attacco riesce a compensare solo fino a un certo punto quella che è una delle peggiori difese di tutta la NBA, che è poi un elemento chiave del divertimento delle loro partite. I Pacers sono quint’ultimi in NBA con 119.8 punti concessi su 100 possessi, davanti solo a squadre indirizzate verso il tanking come Charlotte, San Antonio, Washington e Utah, e ricevono nella metà campo difensiva quello che fanno agli avversari in attacco. Indiana infatti è tra le peggiori 10 squadre della lega per percentuali effettive concesse, palle perse forzate, rimbalzi offensivi concessi e soprattutto tiri liberi concessi, con questi ultimi dati evidenziati nettamente dall’ultima sconfitta sul campo di Philadelphia in cui i Sixers hanno preso 23 rimbalzi offensivi (contro i 24 difensivi dei Pacers) e Joel Embiid da solo ha tirato 14 tiri liberi, oltre ai 50 punti realizzati da Tyrese Maxey.

Il piano gara di Indiana tende a saltare per aria quando dall’altra parte c’è un giocatore come Maxey, che sguazza nei ritmi alti e frenetici oltre a essere in stato di grazia di suo.

Indiana ha anche un piano difensivo piuttosto trasparente: far penetrare gli avversari verso il ferro (nessuno concede più tiri di loro nell’ultimo metro di campo) e negare le conclusioni da tre punti (nessuno ne concede meno di loro) cercando di essere sempre aggressivi sulla palla, da cui derivano i tanti falli che tendono a commettere. Un piano gara che però si scontra con una regressione piuttosto evidente di Myles Turner nella metà campo difensiva: la sua percentuale di stoppate è ai dati più bassi della carriera (sotto il 5%, negli anni migliori superava ampiamente l’8%) e in generale, da quando se ne è andato Domantas Sabonis, sembra maggiormente interessato a farci vedere quanto è bravo in attacco invece di focalizzarsi sull’essere l’ancora difensiva d’élite che si pensava potesse diventare. È pur vero che non è semplice arrivare in tempo a contestare i tiri con le penetrazioni che concedono i suoi compagni sul perimetro, però è abbastanza chiaro che nei piani partita avversari c’è sempre l’idea di attaccarlo dal palleggio il più possibile.C’è da dire che sul brutto dato difensivo di Indiana pesano enormemente le due “imbarcate” prese a Boston (in una partita giocata senza Haliburton) e Philadelphia (137 di rating difensivo e i già citati problemi a rimbalzo): togliendo quelle due gare il rating difensivo delle altre otto partite è stato un più gestibile 115.7, comunque da ultimi 10 posti della lega, ma non atroce come apparso contro sul campo delle due migliori squadre della conference. Il che ci dice che in questo momento i Pacers per come sono costruiti possono essere competitivi ogni sera contro buona parte della NBA (anche perché il loro attacco difficilmente tradisce: solo in tre occasioni non hanno toccato quota 123 di offensive rating, tra cui la già citata tranvata di Boston senza Haliburton), ma che manca ancora qualcosa per giocarsela contro le migliori. Sul piatto della bilancia bisogna poi anche soppesare che il calendario ha permesso loro di giocare 7 partite in casa su 10, di cui cinque in fila in cui hanno potuto sfruttare l’assenza di viaggi per mettere ancora più energia in campo, come si sono accorti bene i San Antonio Spurs — arrivati nella seconda serata di un back-to-back e sotterrati da 152 punti (record di franchigia pareggiato) con il 69% effettivo al tiro. Come migliorare questa squadraDieci partite non fanno certamente una stagione, e i Pacers storicamente ci hanno abituati a prendersela molto con calma, senza accelerare insensatamente le timeline delle loro squadre (al contrario di quello che fanno in campo). È chiaro anche che ci si possono aspettare dei miglioramenti all’interno di un gruppo che ha solamente tre giocatori sopra i 30 anni e nessuno nel quintetto, che invece ha un’età media di 24.6 anni. Mathurin ha avuto un inizio di stagione complicato sia al tiro che in difesa, ma è in risalita nell’ultima settimana per provare a diventare la versione dei Pacers di Jaylen Brown che in molti pensano possa diventare; l’ala Jerace Walker, ottava scelta dell’ultimo Draft, non è ancora stato inserito nelle rotazioni da coach Carlisle ma ha i mezzi per poter fare la differenza in difesa anche in tempi brevi. Non si può valutare la forma definitiva di questi Pacers fino a quando questi due giocatori non avranno dato le risposte necessarie per farsi un’idea del loro reale valore e impatto sulla squadra.Nelle mani della dirigenza però ci sono diversi asset sfruttabili anche in questa stagione: innanzitutto i Pacers hanno tutte le loro scelte al Draft negli anni a venire a cui se ne aggiunge una nel 2024 (la peggiore tra OKC, Houston, Clippers e Utah per accumulazione di trade fin troppo ingarbugliate da spiegare), che potrebbe tornare utile per muoversi alla deadline. Oltre a questi hanno anche dei contratti da poter muovere: quello di Buddy Hield da 19.3 milioni è in scadenza e il giocatore è stato retrocesso in panchina in questo inizio di stagione; Daniel Theis (9.1 milioni quest’anno e team option per il prossimo) ha già fatto sapere di non essere contento di rimanere fuori dalla rotazione dopo aver vinto l’oro con la Germania solamente due mesi fa; e TJ McConnell (8.7 milioni solo parzialmente garantiti il prossimo anno) anche lui al momento guarda dalla panchina. Insomma, volendo i Pacers potrebbero utilizzare anche un po’ del loro tesoretto messo da parte per continuare a investire su una squadra che in questo inizio di stagione sembra avere i mezzi per giocarsi i playoff senza dover passare dal play-in, magari trovando un giocatore che sugli esterni possa stabilizzare un po’ la difesa e tenere il passo di Haliburton in campo aperto. Non è un incastro semplice, visto che i giocatori perimetrali con tiro, difesa e atletismo sono cari e tutti vogliono tenerseli stretti, ma tra le squadre in rampa di lancio ci sono certamente gli Indiana Pacers di Tyrese Haliburton — e anche se non dovessero vincere pazienza, volete mettere con il divertimento che ci hanno procurato?

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