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Charles Onwuakpa
Il Valencia è l'opposto dell'Atalanta
19 feb 2020
19 feb 2020
Come gioca la squadra allenata da Albert Celades.
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Charles Onwuakpa
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A guardare la partita di stasera prima del fischio d'inizio si potrebbe dire che la buona sorte abbia assistito l'Atalanta. Dopo

nel suo girone la squadra di Gian Piero Gasperini ha sorteggiato l'avversaria sulla carta più abbordabile tra le prime classificate degli altri gironi, cioè il Valencia.

 

Certo, questo relativamente al fatto che in Champions League tutti gli avversari sono di alto livello. Gli spagnoli, attualmente allenati da Albert Celades dopo il caos societario che aveva portato agli addii di Marcelino e del DS Mateu Alemany lo scorso settembre, per esempio hanno vinto il girone H superando la concorrenza di Chelsea, Ajax e Lille, mentre in Liga sono settimi a due punti di distacco dal quarto posto (occupato dall'Atlético Madrid). Insomma, stanno avendo tutto fuorché una brutta stagione. Gasperini, quindi, non dovrà sottovalutare i suoi avversari, e questo passa inevitabilmente per lo studio del loro gioco.

 



Al debutto come allenatore in una squadra di club, Celades, che è cresciuto come allenatore nelle nazionali giovanili spagnole oltre ad aver avuto un ruolo nello staff di Lopetegui al Real Madrid, ha puntato sulla continuità tattica confermando il 4-4-2 come modulo di riferimento: i "pipistrelli" hanno un'identità di gioco ben definita e, tra evidenti pregi e difetti, si accoppiano bene alla formazione di Gasperini. Ma andiamo con ordine.

 

Gli infortuni di Cillessen a inizio dicembre hanno promosso Doménech come titolare tra i pali, con un rendimento fin qui affidabile. Contro l'Atalanta, inoltre, mancherà la coppia di centrali titolari composta da Garay e Gabriel Paulista: il primo ha terminato la sua stagione dopo la rottura del legamento crociato nella vittoria contro il Celta Vigo a inizio febbraio, mentre il secondo è squalificato per due turni e quindi salterà il doppio confronto. Al loro posto giocheranno Diakhaby e Mangala, con l'imprescindibile Gayà sulla fascia sinistra e Wass su quella destra (che va a sostituire Florenzi, infortunato).

 

In fase di non possesso, il Valencia si dispone con un 4-4-2 dal baricentro basso: l'obiettivo primario è la compattezza verticale del blocco, soprattutto tra le linee di difesa e centrocampo. E questo a volte porta ad una certa passività verso le ricezioni avversarie sulla trequarti o nell'ultimo terzo di campo.

 


Un esempio tratto dalla recente sfida col Getafe.


 

La pressione sul portatore viene esercitata sulla base di specifici

: si cerca di indirizzare lo sviluppo del gioco verso l'esterno per forzare un recupero palla laterale, sfruttando così la compattezza orizzontale negli scivolamenti; in alternativa, quando l'avversario entra centralmente nella propria trequarti, il mediano più vicino spezza la linea per costringerlo a tornare indietro o sulle fasce.  Non sorprende quindi che il Valencia abbia l'indice PPDA più alto della Liga, quell'indice inversamente proporzionale all'altezza a cui effettua il pressing una squadra (in media concede 20.1 passaggi per ogni azione difensiva nei primi 60 metri avversari), oltre a essere tra le squadre col minor numero di recuperi palla offensivi a partita (10.3).

 

C'è da dire che, pur mantenendo princìpi simili a quelli in vigore con Marcelino,  i "pipistrelli" non stanno difendendo con la stessa efficacia: rispetto alla scorsa stagione i tiri subiti a partita sono passati da 12.7 a 15.2, concedendo circa 1.37 xG in situazioni di

(quindi escludendo rigori, autogol e calci piazzati). Difendendo principalmente a zona, la linea difensiva soffre gli inserimenti sul lato debole e i movimenti degli attaccanti che creano separazione dai due centrali (soprattutto gli smarcamenti all'indietro per sfruttare i cross bassi): in questo senso, l'assenza di Garay - per distacco il miglior difensore della squadra - rischia di farsi sentire parecchio.

 



 



La fase difensiva del Valencia influenza anche la sua fase offensiva. D'altra parte, è innegabile che le due fasi di gioco siano strettamente legate tra loro, soprattutto nel calcio moderno: ci si difende in funzione di come si vuole attaccare e da questo punto di vista la squadra di Celades non fa eccezione.

 

Il Valencia è molto pericoloso soprattutto in contropiede grazie alle ottime doti in progressione degli esterni bassi e alti (in particolar modo Guedes, rientrato da poche settimane dopo un lungo infortunio): rinunciando al possesso palla per presidiare gli spazi centrali sulla propria trequarti, la squadra spagnola invita gli avversari ad avanzare territorialmente e quindi a scoprire invitanti praterie alle proprie spalle.

 

Le transizioni rappresentano la principale arma offensiva degli spagnoli, che però possono vantare anche un attacco posizionale di discreta efficacia (producono 1.25 xG in

a partita). Ma il loro è un gioco quasi esclusivamente verticale. Sui rinvii dal fondo, Doménech lancia quasi sempre lungo per cercare le sponde di Maxi Gómez (7.1 duelli aerei tentati ogni 90 minuti), mentre la risalita del campo palla a terra si sviluppa velocemente.

 

La prima fase di costruzione è affidata al quadrilatero formato dai due centrali e i due mediani, di solito Dani Parejo ed uno tra Coquelin e Kondogbia; quest'ultimo è stato titolare nelle recenti sfide di campionato e dovrebbe essere confermato contro "la Dea". Parejo è il

della squadra, nonché il giocatore più tecnico e carismatico, mentre l'altro mediano ha più compiti di interdizione (Kondogbia tenta 4 contrasti e intercetta 2.9 palloni ogni 90 minuti).

 

La circolazione del pallone è piuttosto lineare, talvolta con l'abbassamento del numero 10 tra i centrali o nel mezzo spazio sinistro per facilitarne l'uscita: l'obiettivo della squadra è risalire il campo affidandosi alle catene laterali per poi rifinire l'azione tramite cross, soprattutto verso Maxi (il capocannoniere della squadra con 9 reti in Liga).

 

Le coppie terzino-ala lavorano in maniera diversa essendoci profili con caratteristiche diverse: a sinistra, Gayà è bravissimo a leggere gli spazi partendo da una posizione arretrata, quindi l'esterno sul quel lato (Soler o Guedes) si accentra per favorire la sovrapposizione del laterale mancino e generare dubbi decisionali al terzino avversario; a destra invece, Ferrán Torres parte più largo per sfruttare le sue doti in isolamento (

hanno fatto a pezzi la fascia sinistra dell'Atlético lo scorso weekend), mentre il terzino Wass si muove in funzione delle giocate del compagno, sfruttando anche il proprio passato da centrocampista centrale.

 

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Carlos Soler si accentra per ricevere il passaggio di Kondogbia, mentre Gayà arriva come un treno alle sue spalle.


 

Con un attacco posizionale piuttosto rigido, la presenza di Rodrigo (in dubbio per la gara d'andata) tra le linee è fondamentale per dare un po' di imprevedibilità e rifinitura interna negli ultimi trenta metri: nonostante stia disputando una stagione deludente, soprattutto dal punto di vista realizzativo, lo spagnolo è il miglior assistman della squadra in campionato ed è molto bravo ad dettare verticalizzazioni, nonché a svariare in orizzontale per supportare il lato forte della manovra. Il

contro l'Eibar, ad esempio, è uno dei più belli realizzati dal Valencia in questa stagione proprio per il modo in cui la squadra di Celades è riuscita a far scorrere la palla velocemente in ampiezza con Rodrigo e Parejo a legare le catene laterali.

 



Dal punto di vista tattico ci sono le condizioni per cui "la Dea" possa fare male agli spagnoli, innanzitutto con l'aggressività senza palla: il Valencia non è abituato a giocare ad alti ritmi e i suoi centrocampisti possono andare in grande difficoltà se pressati, come si è visto contro il Getafe nonché in alcuni spezzoni dell'ultima gara contro l'Atleti (ad esempio nell'azione del gol di Thomas).

 

 

Inoltre, i due mediani dovranno essere puntuali nell'accorciare in avanti senza però dimenticare di schermare le ricezioni interne di Rodrigo (o Guedes), oltre ad essere reattivi sulle seconde palle. Qualche metro più indietro, i tre centrali dovranno essere molto attenti nelle transizioni difensive: quest'anno la retroguardia di Gasperini ha subito diversi gol in contropiede, spesso dovuti a tempi di intervento errati o errori tecnici banali a ridosso della metà campo avversaria (un ottimo esempio di ciò è il 2-2 casalingo col Genoa con un primo tempo di grande sofferenza contro la coppia Sanabria-Pinamonti).

 

In fase di possesso, poi, la naturale predisposizione dei bergamaschi a svuotare il centro per giocare sugli esterni e la passività degli spagnoli nei primi 60 metri (con annesse difficoltà nella propria area di rigore) possono favorire le caratteristiche di due trequartisti come Gómez ed Iličić, in particolar modo l'argentino che dalla scorsa stagione parte spesso in zone più centrali e arretrate a possesso consolidato: i due hanno bisogno di toccare tanti palloni per seminare il panico tra gli avversari con i loro dribbling, passaggi chiave e tiri da fuori.

 

Insomma, l'Atalanta ha tutte le carte in regola per passare il turno e accedere ai quarti di finale, ma non dovrà sottovalutare l'esperienza e il cinismo degli spagnoli in partite dal peso emotivo così grande. Senza sottovalutare il fattore strategico: sarà fondamentale vincere a San Siro per partire in condizioni vantaggiose al Mestalla (dove il Valencia è imbattuto in Liga) e provare a scrivere un'altra grande pagina nella storia del calcio italiano.

 

 

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