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Giovanni Bongiorno

Tutto il talento di Sean O’Malley

Si è visto a UFC 299 contro "Chito" Vera.

UFC 299 è stata una card colossale, un evento che rischia di mettere in ombra persino l’attesissimo UFC 300, stabilendo uno standard difficile da raggiungere. Questo grazie soprattutto (ma non solo) al main event della serata in cui Sean O’Malley ha mostrato la maturità raggiunta, con una prestazione praticamente perfetta contro il suo rivale di sempre, l’unico che lo avesse battuto in precedenza sporcando il suo record perfetto, e che arrivava all’incontro da favorito, almeno per i fan: Marlon “Chito” Vera. 

 

La storia di Vera ha appassionato, comprensibilmente, molti di quelli che seguono l’UFC: un fighter arrivato dall’Ecuador con il sogno di diventare campione di MMA, sogno che si trasforma quasi in obbligo quando diventa genitore di una bambina affetta dalla sindrome di Moebius, una rara patologia che necessita di continue cure. “Chito” ha sempre dimostrato una particolare durezza psicofisica dentro l’ottagono, e anche stavolta non ha fatto eccezione: il dislivello di talento rispetto a O’Malley però è stato evidente sin dal principio del match. 

 

Sean O’Malley non è propriamente un idolo delle masse. Ha cercato in più maniere di abbracciare il pubblico à la Conor McGregor, ma è stato spesso snobbato e i numeri che genera sia nelle PPV che nei video promozionali ne sono la conferma. Non che non sia seguito, solo che lo è di meno rispetto ad altre superstar e questo dato cozza con quanto ha lavorato sul suo “personaggio” e anche con la spettacolarità del suo stile.

 

Per lavare l’onta dell’unica sconfitta patita in carriera, O’Malley aveva accettato di affrontare Vera, numero cinque di categoria. Nel loro primo scontro – agosto 2020, UFC 252 – O’Malley aveva lamentato un infortunio alla caviglia e il risultato è stato un TKO al primo round in favore di Vera. In questo secondo scontro la storia è stata completamente diversa: O’Malley ha danzato e pizzicato Vera, prima di riservargli una vera e propria punizione fatta di uno-due al volto, ginocchiate, calci in girata e… chi più ne ha, più ne metta. O’Malley ha giocato con Vera, ne ha esposto i limiti e ha consacrato il proprio stile funambolico e aggraziato nel processo. 

 

Forse la più grande differenza si è vista nel footwork dei due. Per chi non si fosse convinto del valore di O’Malley dopo la vittoria che gli valse il titolo su Aljamain Sterling, è evidente adesso che nulla può negare il suo talento e il valore della sua cintura. In un primo round partito con ritmo medio, Vera ha provato a rimanere all’esterno, lasciando l’iniziativa a O’Malley e cercando di intercettarlo. Il fighter degli Stati Uniti ha messo però in mostra tutta la sua rapidità con i piedi nettamente superiore, una velocità che lo faceva sembrare muoversi in una dimensione parallela, e un timing eccelso che gli ha consentito di andare a segno con più del 50% dei colpi tentati, in particolare grazie a secchi uno-due, che si sono quasi sempre schiantati sul volto di Vera. 

 

L’ecuadoriano, dal canto suo, ha provato a reagire con calci obliqui alla gamba avanzata di O’Malley – assorbiti benissimo – e con dei ganci, sempre dall’esterno, probabilmente per accorciare le distanze e mettere a segno le proprie combinazioni; una strategia che non ha pagato, dato che O’Malley ha sempre girato lateralmente mettendo a segno molti colpi al corpo con fulminei cambi di livello.

 

O’Malley ha anche affondato una ginocchiata saltata pazzesca, nel corso del secondo round, che è stata assorbita in maniera incredibile dal mento “d’acciaio” di Vera. 

 

La ginocchiata di O’Malley, definita dai commentatori americani come un “colpo di mazza di metallo”.

 

Col passare delle riprese Vera ha cominciato a incassare sempre di più e a rallentare. Nel terzo round, dopo aver subito una dura punizione, si è iniziato a irrigidire. O’Malley ha offerto una serie dei suoi tipici colpi “no look”: gira lo sguardo per un attimo, dà dei riferimenti che non c’entrano nulla con le sue intenzioni e poi affonda. Sebbene la logica volesse che “Chito” tentasse di interrompere le combinazioni di O’Malley per tentare di entrare in counterstriking, non riuscendo a eseguire le azioni chieste dal suo angolo ha lasciato che l’avversario terminasse praticamente sempre le sue combinazioni, tentando di raggiungerlo ad azione finita, e comunque invano. 

 

Vera ha avuto i suoi momenti, nelle ultime battute è riuscito anche a mettere a segno una bella ginocchiata al volto dal clinch, nel quarto round ha addirittura aggredito O’Malley, prendendo l’iniziativa, rischiando il rientro. Ma è stata l’unica occasione nella quale si è visto un Vera capace di poter creare dei problemi all’avversario, che nel resto del match e fino alla fine è rimasto in totale controllo di tempo e distanze, mettendo a segno una masterclass incredibile. Durante l’ultimissima azione del match, Vera è riuscito a mettere a segno probabilmente il suo colpo migliore: un montante al corpo che O’Malley ha accusato, ma è arrivato troppo tardi, quando la sirena stava per suonare. 

 

Vera ha mostrato una durezza eccezionale, con tutta probabilità qualunque altro peso gallo che accusi la mole e la potenza dei colpi accusata da lui (che in certi momenti ha vacillato, come nell’ultimo round a seguito di un diretto che gli ha colpito l’occhio sinistro, costringendolo a chiudersi a riccio e ad accusare altre combinazioni, senza mai però cedere) sarebbe andato KO.

 

In quello che è stato un match a senso unico, i giudici hanno assegnato unanimemente la vittoria al campione con verdetto di 50-45 (x2) e 50-44. Ovvero per tutti e 3 i giudici O’Malley ha “vinto” ciascuno dei 5 round (e un giudice in particolare ha dato un punto in meno a Vera considerando che in una ripresa fosse andato vicino a farsi finalizzare). Un manifesto dell’evoluzione, del controllo e del dominio di O’Malley. 

 

Nell’intervista post match, poi, O’Malley ha chiesto di poter affrontare Ilia Topuria in Spagna, perché «è un tizio spaventoso», ma anche perché il fascino di un match del genere – una sfida tra campioni di categorie diverse, Topuria è campione dei piuma – sarebbe impareggiabile. Si è detto pronto anche a mettere KO il tosto Merab Dvalishvili, ma preferendo (comprensibilmente) la soluzione Topuria. Difficile sapere se l’UFC lo preferirà a un rematch tra Volkanovski (l’ex campione battuto da poco) e Topuria. Di sicuro, lo star power di O’Malley è sicuramente cresciuto dopo UFC 299. Adesso tutti sanno che non è solo scena, che dietro il colore dei capelli e i tatuaggi c’è un talento di proporzioni enormi. 

 

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Giovanni Bongiorno scrive di MMA e ne parla nel podcast di MMA Talks.