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Giovanni Bongiorno

Ce ne sono pochi più duri di Dustin Poirier

Benoit Saint-Denis lo ha capito a sue spese.

Il ventottenne Benoit Saint-Denis – fighter francese con un passato nelle forza speciali, ex peso medio e peso welter e, oggi, dark horse della divisione dei pesi leggeri – veniva da 5 vittorie consecutive, ottenute, come tutte le altre della sua carriera, prima del limite. Si tratta di un fighter duro come la pietra che, a ragion veduta, mette il giusto timore all’intera divisione. Sabato notte, però, si è scontrato con qualcosa di più duro. E qual è la pietra più dura in natura? Il diamante. In questo caso un diamante di 35 anni nato e cresciuto in Lousiana. 

 

Per molti, compreso il sottoscritto, quello con Saint-Denis poteva essere l’incontro più duro per Dustin Poirier da tanto tempo, sia per l’età (i 35 anni sono, storicamente, un limite oltre il quale i fighter di MMA tradizionalmente iniziano la propria fase calante) sia per gli ultimi risultati e le ambizioni dei due avversari. 

 

Saint-Denis, forte di 13 vittorie in carriera e una sola sconfitta (arrivata ai punti nella divisione welter, contro l’estroso Elizeu Zaleski-Dos Santos) non poteva che essere il favorito per numerose ragioni, tra cui la capacità di finalizzare tutti gli avversari battuti e la versatilità con cui ha alternato TKO e sottomissioni. Saint-Denis, insomma, se non è ancora materiale da titolo lo sarà quasi sicuramente in futuro. Ma questo sport ci ricorda in continuazione come ci siano dei livelli, e degli step necessari per arrivare in cima. 

 

Contro Dustin Poirier il francese è partito in quinta, aggredendolo verticalmente per chiudere le distanze – probabilmente per giocarsi il tutto per tutto dal clinch e nel “ground game”, aree nelle quali il francese sentiva sicuramente di avere un vantaggio. Inizialmente la strategia ha pagato, tanto che nell’intervista post-match Poirier ha ammesso che il francese gli aveva preso le misure. 

 

Dopo essere maturato a seguito di sconfitte cocenti, Poirier si è sempre presentato nell’ottagono al proprio meglio. In questo caso veniva dalla sconfitta per KO nel rematch con Justin Gaethje che valeva il simbolico titolo BMF, c’era da aspettarselo quindi che ritornasse al proprio meglio. Dopo le difficoltà iniziali, infatti, Poirier ha dato vita ad una delle prestazioni più intense e importanti della propria carriera. 

 

Saint-Denis, come si diceva, ha subito forzato il pressing su Poirier, che ha risposto agli assalti in grappling del francese tentando di imprigionarlo nella sua guillotine choke per ben tre volte, fallendo in tutte le occasioni, anche per merito dell’ottima difesa di Saint-Denis, che riusciva a tornare sempre in posizione di vantaggio. Il primo round è stata davvero rocambolesco, con numerosi cambi di fronte nei fantastici scambi in grappling: in un’occasione Saint-Denis è riuscito a prendere la schiena di Poirier a parete, ma era molto alto col corpo, allora Poirier si è abbassato sulle mani e sfruttando i tre appoggi ne ha approfittato per farlo scivolare sopra alla propria schiena. 

 

Nel primo round si sono visti buoni scambi ma i due si sono sfiancati molto di più nello scramble della fase di lotta. Al termine della ripresa, l’allenatore Mike Brown ha detto a Poirier di non puntare più sulle ghigliottine. Di tutta risposta, alla ripresa dell’incontro, Poirier ne ha provata un’altra, prima di contenere fisicamente gli assalti del francese, che puntavano a riportarlo a terra per puntare sulla monta. Anche quando Poirier si è trovato a dover dare la schiena o a concedere la monta, non è mai rimasto fermo a subire, e questo ci restituisce un dato inconfutabile: dal punto di vista atletico, i 35 anni non si fanno sentire come in altri casi, Poirier pare ancora integro e capace di difendere la sua posizione numero 3 nei ranking dei leggeri.

 

Nell’ultima azione dell’incontro Saint-Denis ha forzato l’avanzamento e Poirier ha capito che avrebbe trovato sicuramente più successo con gli scambi corti. Mentre il francese ha ritentato il cambio di livello Poirier l’ha raggiunto con un montante dall’angolazione improbabile, che si è schiantato sul mento di Saint-Denis. 

 

L’inizio della fine.

 

 

Montante sinistro di Poirier a segno. Poco dopo andrà a segno anche con un diretto sinistro mortifero. 

 

Dalla distanza, l’illeggibile occupazione degli spazi della guardia mancina di Poirier, combinata alla stanchezza e ai danni subiti, hanno mandato in confusione Saint-Denis, che in pochi secondi si è ritrovato KO. 

 

A seguito del montante, al francese sono tremate le gambe e Poirier ha letto benissimo l’azione, affondando prima un diretto e chiudendo la pratica con un gancio destro pazzesco. Il colpo in ground and pound finale ha convinto l’arbitro ad intervenire.

 

 

Curiosamente, a Poirier sono bastati 2 minuti e 32 secondi del secondo round, l’esatto ammontare di tempo che gli servì per mettere KO Conor McGregor nel loro primo rematch. Prima dell’incontro Poirier era numero 3 di categoria, mentre Saint-Denis numero 12. Ma a Poirier non ha pesato concedergli questa occasione di salire velocemente il ranking. «È il nostro lavoro», ha detto alla fine ai microfoni di Joe Rogan, «è giusto dare la chance a chi viene dalle posizioni più basse, Eddie Alvarez era un ex campione del mondo e quando io stavo scalando le classifiche mi diede la chance. È giusto così». 

 

Sebbene Saint-Denis sembrasse il fighter momentaneamente più pericoloso, anche stilisticamente, per Poirier, così non è stato. Morale della favola: mai dare per scontato l’esito di un match, specie se c’è di mezzo Dustin Poirier. Dopo la difesa della sua posizione nel ranking, per Poirer adesso potrebbero aprirsi le ultime porte importanti: un’ultima eventuale title shot – contro un’altra bestia nera, Islam Makhachev – oppure la chiusura della trilogia contro Justin Gaethje, impegnato però a UFC 300 con Max Holloway, sempre per il titolo BMF. Dustin Poirier ha dimostrato di avere ancora delle buone cartucce da sparare per convincere anche i più scettici che il diamante è indistruttibile. (In realtà c’è un minerale più duro del diamante, ma viene dallo spazio, proprio quelli che sono stati in grado di battere Poirier).

 

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Giovanni Bongiorno scrive di MMA e ne parla nel podcast di MMA Talks.